a cura di Cornelio Galas
Negli ultimi mesi di vita, quindi nella sua dimora a Villa Feltrinelli sul Garda, Mussolini cercò davvero di portare avanti una trattativa segreta con gli inglesi? Ci sono molti indizi che lo fanno supporre.
Intercettazioni telefoniche e postali effettuate dai tedeschi, numerose dichiarazioni dello stesso Mussolini e testimonianze di suoi collaboratori: sono molti i segnali che portano a concludere che ci furono dei contatti segreti tra Mussolini ed emissari inglesi. Tra gli altri l’ha ricordato un attendente del dittatore, Pietro Carradori, tuttora vivente: Carradori ha più volte detto di aver accompagnato due volte il capo del Fascismo a incontri segreti con emissari inglesi a Porto Ceresio, presso Varese, a un passo dalla Svizzera. E di aver saputo di altri incontri sul lago di Iseo, nella casa di un noto fabbricante d’armi.
Mussolini, con la sua borsa di pelle da cui non si separò mai fino al momento dell’arresto, partiva sempre da Gargnano. Qui, a guerra finita, vennero gli uomini dei servizi segreti inglesi a cercare carte e documenti. Era la fase finale di una caccia iniziata già durante la guerra. Segno che gli inglesi sapevano che tra i dossier del Duce c’era qualcosa che li poteva interessare molto.
Villa Feltrinelli venne perquisita e venne stilato un lungo elenco dei documenti che vi trovavano. Un rapporto conservato a Londra, all’archivio di Stato di Kew Garden ci dice quello che fu trovato e, soprattutto, quello che non è mai stato restituito dopo essere stato microfilmato.
Sempre a Gargnano, a Villa delle Orsoline, Mussolini aveva fissato il suo quartier generale per il periodo della RSI. Qui c’era il suo ufficio e qui accadde un episodio molto significativo nel febbraio 1945.
Convocato nel suo ufficio il direttore dell’Istituto LUCE, Nino d’Aroma, Mussolini gli chiese se era in grado di far riprodurre segretamente circa 200 documenti. D’Aroma rispose che non poteva garantire l’assoluta segretezza e rimase stupito quando Mussolini gli fece una strana domanda: “Conoscono l’inglese i vostri fotografi?”. Da varie fonti sappiamo che comunque negli ultimi mesi di vita Mussolini fece fare varie copie di documenti e che affidò i dossier a varie persone. Mentre gli originali erano sempre con lui, in una borsa di pelle che non lasciava mai.
A Milano, nei giorni immediatamente precedenti il 25 aprile 1945, Mussolini si stabilisce nella Prefettura. Da qui partono i suoi ultimi tentativi per raggiungere un compromesso con i partigiani. E sempre qui, nel suo studio, riordina per l’ultima volta le sue carte.
Bisogna sottolineare poi un fatto: l’archivio di Mussolini fu – a guerra finita – saccheggiato da molti. Non erano solo gli inglesi ad avere interesse per le sue carte e non è solo il carteggio con Churchill ad essere sparito. Ma curiosamente solo in questo caso molti storici – soprattutto se inglesi – diventano improvvisamente molto scettici.
Gli originali dei documenti riprodotti e affidati a vari uomini di fiducia restarono sempre col dittatore. Proprio qui, in questa stanza, la sera del 25 aprile 1945, partendo per Como, Mussolini ne diede conferma indirettamente al suo attendente, Carradori. Erano quasi le 20:
“Mussolini mi chiamò e, con una espressione seria e solenne, aprì un cassetto della scrivania, ne estrasse una borsa di cuoio marrone chiaro, con cerniera e senza manico, la stessa borsa – la riconobbi immediatamente – che aveva con sé le due sere degli incontri con emissari inglesi a Porto Ceresio, e mi disse queste precise parole: “Carradori, tutto potete abbandonare, meno questa borsa. Qui dentro ci sono i destini d’Italia””.
Il pomeriggio del 27 aprile 1945 Mussolini viene arrestato dai partigiani in questa piazza, a Dongo. Da questo momento le testimonianze sull’esistenza di un carteggio tra Mussolini e Churchill non si interrompono ma cambiano, se così si può dire, colore: prima ne parlavano soprattutto i fascisti, ora saranno molte le testimonianze che possiamo far risalire al mondo della Resistenza.
A Dongo, nel salone d’oro, dopo il fermo e la cattura della colonna di Mussolini, vennero riuniti i gerarchi e le varie borse con i documenti e i preziosi sequestrati. In uno stanzone al piano di sotto, al partigiano Bill che prendeva in consegna la borsa che continuava a portare con sé, Mussolini disse: “Guarda che questi documenti sono molto importanti per il futuro dell’Italia”.
In realtà Bill – cioè Urbano Lazzaro – non fece molta attenzione perché affidò per qualche ora le borse ad alcuni partigiani che ne approfittarono – pare proprio in questa sala – per dare una sbirciatina. In tempi e modi diversi ben tre persone hanno confermato che in quelle borse esisteva, tra le altre cose, una cartellina su era scritto “Corrispondenza Mussolini-Churchill”.
Pochi giorni dopo, le carte di Mussolini furono portate a Como, alla federazione comunista e qui, ai primi di maggio, il capo della federazione, Dante Gorreri, fece fare una prima copia dei documenti. In seguito, arrivò un dirigente comunista da Roma e Gorreri tornò da Ballarate e fece una seconda copia, tacendo di averne già fatta una. Così che una copia del carteggio finì a Roma, alla sede del PCI, insieme ad alcuni originali, mentre una copia restò in mano di Gorreri che forse pensava di venderla agli inglesi. Ma un imprevisto cambiò i suoi piani …
Servizi segreti, diplomatici, addirittura l’ambasciatore inglese in Italia: non si contano le operazioni messe in piedi per recuperare con le buone o con le cattive le carte di Mussolini. Churchill stesso venne nel nostro Paese più volte e il suo comportamento suscitò molti sospetti.
Nel settembre 1945 Churchill compie il primo di una serie di viaggi nel nord Italia: la motivazione ufficiale era quella di una vacanza per dipingere ma già all’epoca non sfuggirono alcune curiose coincidenze. Churchill infatti si stabilì prima sul Lago di Como e qualche tempo dopo sul lago di Garda.
Sul lago di Como l’ex premier inglese non solo scelse la stessa sponda che aveva visto lo strano peregrinare di Mussolini nell’aprile 1945 ma – tra un quadro e l’altro – compì una serie di azioni decisamente “sospette”: visitò il direttore della banca di Domaso dove erano state depositate le borse di Mussolini dopo la cattura; si intrattenne con l’ufficiale della Guardia di Finanza che aveva curato la prima parte della prigionia del dittatore fascista; si recò, non invitato, in una villa dove i partigiani di Dongo avevano custodito documenti sequestrati alla colonna Mussolini.
Successivamente, sul Garda, Churchill si stabilirà a poche centinaia di metri da Villa Fiordaliso, ex residenza di Claretta Petacci, amante e confidente del Duce e incontrerà il falegname che aveva costruito – su indicazioni dello stesso Mussolini – delle casse impermeabili capaci di custodire dossier, poi gettate nel lago. Sempre in quei giorni Churchill cercò – invano – di incontrare anche uno dei capi dei servizi segreti della RSI, il colonnello Tommaso David, uno degli uomini a cui Mussolini avrebbe affidato una copia del suo carteggio.
Che le carte di Mussolini potessero avere un certo interesse anche per chi abitava all’estero è confermato, una volta di più dagli stessi documenti inglesi. Infatti, in un rapporto redatto dai servizi segreti inglesi prima della fine della guerra, si può leggere che “Poiché una parte del materiale può essere compromettente per i governi Alleati e alte personalità italiane, è nell’interesse degli Alleati mettere al sicuro gli archivi”.
Sia prima che dopo la cattura, Mussolini disse di sapere che agenti inglesi erano sulle sue tracce per ucciderlo. La cosiddetta “Pista inglese”, l’ipotesi che cioè uomini dei servizi inglesi abbiano avuto una parte attiva nella morte di Mussolini, divide da anni gli storici.
Per non essere mai esistito, come dicono gli scettici, il carteggio Mussolini-Churchill ha lasciato veramente molte tracce. Una tra le piste più importanti porta a Roma, al Quirinale. C’è da considerare seriamente l’ipotesi che, dopo mille peregrinazioni, una copia del carteggio Mussolini/Churchill sia finita – anzi sia tornata – a Roma, a guerra finita. Ovviamente all’ultimo re d’Italia non fu consegnato solo il carteggio, ma molti documenti provenienti dalle carte del dittatore. Pare, infatti, che pochi mesi fa sono venute alla luce alcune carte proprio provenienti dall’archivio di Mussolini.
Quelle carte sono state custodite per oltre 50 anni da un ex ufficiale monarchico che servì proprio qui, al Quirinale, nell’ufficio dell’Aiutante di Campo di Umberto II. Quell’ufficiale si chiamava Mario Alicicco e i suoi eredi hanno consegnato all’Archivio Centrale dello Stato le carte che Alicicco aveva ricevuto proprio qui, da Umberto II poco prima di partire per l’esilio.
“Il giorno 13 giugno alle 10 del mattino – ha ricordato l’allora maggiore Mario Alicicco, addetto all’anticamera del Sovrano – Sua Maestà è uscito dalla sua stanza, ha attraversato l’anticamera dove ero io. Io l’ho seguito e lui è sceso per andare al portone della Manica Lunga, quel portone che a Casa Reale sta sulla via XX settembre e c’era una macchina che lo aspettava.
Portava un gran pacco sotto il braccio: arrivato sul portone si è girato da me e mi ha detto: “Alicicco, in questo pacco ci sono documenti riservati. Li consegno a te con l’incarico che non prendano la luce prima di cinquant’anni. Me lo prometti?”. “Sì, sì Maestà”. E infatti lui mi ha dato il pacco, si è avvicinato, mi ha abbracciato ed è salito in macchina ed è andato a Ciampino dove l’aspettava l’aereo che l’ha portato a Cascais”
Umberto II consegnò ad Alicicco solo alcune delle carte che aveva. Sembra infatti che, come Alicicco, anche altri ufficiali fedeli ai Savoia abbiano ricevuto altri dossier. Tra quelle carte c’era anche il carteggio Mussolini-Churchill? E’ molto probabile.
Una parte importante della documentazione che Mussolini portava con sé negli ultimi giorni sarebbe stata recuperata e consegnata al Quirinale, a Umberto II di Savoia, pochi mesi prima della fine della monarchia in Italia. Chi consegnò quelle carte al Re? Aristide Tabasso.
E chi era Aristide Tabasso? Fu un agente segreto che era al corrente dei rapporti riservati tra Italia e Gran Bretagna durante la Seconda guerra mondiale. Tra l’altro fu incaricato dal SIS (Servizio Informazioni e Sicurezza) della Marina, nel 1942, di rubare in Eritrea, a Massaua, i piani segreti per l’attacco dell’Europa e l’Italia. La missione pur pericolosissima fu portata a termine con successo, ma poi fu chissà perché, insabbiata a Roma dai vertici dello Stato Maggiore italiano.
La vita di Aristide Tabasso ? Piena di colpi di scena, densa di intrighi, colma di pericoli e di cambiamenti. Il suo volto una maschera, una maschera malleabile pronta a cambiare forma trasformandosi bene ad ogni occasione. Una volta terminata la missione che gli era stata affidata, inizia un doppio gioco ai danni degli inglesi, gli viene consegnata una lettera da Churchill che porterà al Re.
Conosce il carcere, finisce a Regina Coeli, prima aderisce alla Repubblica Sociale poi diventa partigiano. Infallibile segugio riesce a recuperare il carteggio Mussolini-Churchill che consegnerà al Re Umberto II, il Re, purtroppo, con sommo dispiacere, perderà i faldoni. Anche questo intrigo si insabbia.
E’ certo, comunque, stando alle varie fonti che abbiamo consultato, che Aristide Tabasso, in possesso della famosa valigia, si recò, da Umberto II, al Quirinale, a porre al sicuro il carteggio, ed a scrivere la parola fine alla emozionante ricerca. “Re Umberto lo accolse.
Alla consegna era presente l’ ex partigiano dottor Gianni Marini”: questa dichiarazione la fece il figlio del Tabasso, Franco, nel 1957, spiegando che il padre gli fece promettere, prima di morire, di dire chi aveva il carteggio Mussolini – Churchill, e di dirlo quando lui, Aristide, fosse scomparso. Ciò che appunto Franco Tabasso fece.
In ogni caso Aristide Tabasso si sentì in obbligo di costruirsi una prova dell’ avvenuta consegna. Eccola: il 30 gennaio 1951, spedì da Verona la raccomandata n. 1619 delle Poste Ferrovia, diretta al Conte di Sarre Umberto di Savoia 34, Avenida Don Carlos Premiers Cascais (Portogallo). Il testo: “Forse Vostra Maestà non potrà subito ravvisare e ricordare lo scrivente. Ebbi l’ onore di essere ricevuto a Palazzo Reale, per consegnare, ed io volli che tanto avvenisse con le mie mani, un blocco di fascicoli formanti una raccolta di documenti che provenivano da Dongo.
Vostra Maestà si benignò di trattenermi circa un’ ora (c’ era anche l’ ex partigiano dottor Gianni Marini) e volle conferirmi la Commenda della Corona d’ Italia. Comandavo allora il Battaglione Mobile della Guardia di P.S., pur provenendo dai Servizi Speciali della Marina. Tanto per essere ravvisato. Scopo della presente è quello di pregarla vivamente, nell’ interesse della Casa di V.M., della Storia e di questo travagliato Popolo Italiano, di voler pubblicare quei documenti. E’ il momento che tutti sappiano la grande verità, e non è più generoso il grande sacrificio della rinunzia alla pubblicazione di questo materiale. In Italia siamo stanchi di certi andazzi politici, che stanno riducendo una grande Italia ad un feudo di dominio di un gruppo di incoscienti.
Questa è la preghiera di uno dei tanti italiani che hanno lavorato in silenzio per il bene della Patria e del Re. Ove possibile, gradirei avere una fotografia di V.M. con autografo, per sostituirla a quella che ho in ufficio e che è una riproduzione altra. Vostra Maestà vorrà benignarsi di accettare i sensi della mia profonda devozione e dedizione.
Capitano Aristide Tabasso
Via Leoncino 47 Verona”
Un commento del Tabasso, che ha tutta l’ apparenza di riferirsi a questa sua lettera, dice: “Se vi sono personalità politiche desiderose di avere particolari, o per lo meno notizie sul carteggio, possono attendere con pazienza. L’ ex Sovrano Umberto II dovrà pure obbedire alla volontà paterna. Non è maturo il momento per rendere di dominio pubblico queste grandi verità . Così ha disposto il Sovrano scomparso”.
Descrizione sommaria del carteggio, secondo gli appunti di Aristide Tabasso: “La raccolta di documenti pesa circa 40 kg. Qualche cartella riguarda Churchill; cartelle riguardano Badoglio, Cavagnari, De Vecchi, Grandi, Michele Bianchi, Rommel, la Santa Sede. Entrando nei particolari: lettera di Churchill dove si definisce la politica di Mussolini “sana, saggia e dotta”; pareri di Badoglio sulla posizione dell’ Italia nei confronti del conflitto imminente; parere del SIM che sconsiglia Mussolini da entrare in guerra contro l’ Inghilterra (con 3 tavole: A piano aggressivo; B piano di alleanza; C neutralità; documenti comprovanti che Vittorio Emanuele III sconsigliava l’ entrata in guerra dell’ Italia; documenti dell’ammiraglio Cavagnari sulla situazione della flotta italiana nell’ imminenza della guerra; situazione delle coste, di Malta, del S.IS. Marina, con elenco di ammiragli italiani con mogli di nazionalità inglese; lettere di Vittorio Emanuele III a Mussolini”.
Si vocifera dell’esistenza di un libro ed effettivamente esiste, ma tra i rari è forse il più raro, fu sequestrato prima della distribuzione e mai comparse in libreria fu vietata qualsiasi successiva ristampa. Dell’originale se ne sono salvate poche copie, solo due copie cartacee presenti in due biblioteche le altre due, Nazionale di Roma e Firenze, in digitale.
Pochissime altre copie sono apparse in commercio in questi anni, ultimamente una copia a delle cifre da capogiro per un libro del 1957. Il libro riporta la testimonianza di Aristide Tabasso attraverso la penna del figlio Franco. La guerra era ormai finita da tredici anni, ma le notizie segrete e scabrose contenute nel libro facevano tremare ancora molti personaggi del momento.
La censura divenne tagliente come una ghigliottina e una volta sequestrato e distrutto del libro se ne persero le tracce, occhio che non vede cuore che non duole, scomparso lo scritto scottante terminato il problema, tutti potevano respirare a pieni polmoni anche perché vigeva il divieto di una successiva ristampa. In realtà una copia anastatica sarebbe in commercio, senza indicazione di luogo né di casa editrice né di anno, anche questa in poche copie ed anche questa a dei prezzi molto alti.