a cura di Cornelio Galas
Lo storico Sergio Luzzato l’ha definita “la più sanguinosa azione militare antipartigiana che abbia avuto luogo durante i 20 mesi della guerra di Liberazione”. Ed in effetti, come vedremo nel dettaglio, si trattò di un vero e proprio massacro quello compiuto nel settembre 1944, in varie località nella zona del Monte Grappa, a cavallo fra le province di Belluno, Vicenza e Treviso.
Nazisti (comprese le milizie trentine e sudtirolesi arruolate nell’Alpenvorland) e fascisti repubblichini, forti di almeno 8 mila soldati e supportati anche da armi pesanti e mezzi blindati, sgominarono nel giro di 24 ore o poco più l’opposizione delle formazioni partigiane scarsamente armate. Nei giorni successivi attuarono invece scientemente quello che si dimostrò essere appunto un massacro pianificato, contro giovani partigiani ormai inermi e contro la popolazione civile.
Dopo i morti in combattimento, vennero le esecuzioni sommarie, le fucilazioni, le impiccagioni, gli incendi di paesi interi, di malghe e fienili, le uccisioni del bestiame, la distruzione del raccolto nei campi di famiglie “colpevoli” di aiutare chi lottava per respingere l’occupazione, mettere fine alla guerra, far rinascere l’Italia su basi nuove di libertà e partecipazione democratica.
Una conta precisa delle vittime del massacro non è possibile, ma si stima che i morti, partigiani e civili, siano stati almeno seicento: si tratta evidentemente di un episodio di dimensioni indicibili.
“Un massacro attuato mediante un progetto infame che sconvolse intere comunità e che fece sentire i suoi effetti per molti anni, visto anche la totale impunità dei colpevoli”, spiega Catia Costanzo Boschieri, curatrice della mostra “La pietra di Arten”, frutto della sua ricerca storica sul massacro e in particolare sulla tragica vicenda di suo zio Antonio Boschieri, comandante (nome di battaglia D’Artagnan) della brigata Matteotti.
Poco più che ventenne, fu preso dai nazisti, torturato nella cella allestita nel piccolo borgo di Arten (comune di Fonzaso, nel fazzoletto sud-occidentale della provincia di Belluno) e infine impiccato insieme con altri sei fra partigiani e civili.
Nel video che proponiamo, Catia Costanzo Boschieri illustra questa triste storia accompagnandoci nel percorso espositivo itinerante sulle atrocità narrate nell’allestimento attraverso testi, fotografie, documenti e oggetti d’epoca.
Ma torniamo a quella che chiamarono l’operazione “Piave”, studiata per annientare le formazioni partigiane attestate sul Massiccio del Grappa, fu realizzata da circa 8.000 nazifascisti, bene armati e sostenuti da postazioni di artiglieria.
I resistenti (tre Brigate e due Battaglioni) erano circa 1.200 – dotati solo di armi leggere e con una capacità di fuoco di poche ore – e tra essi c’erano numerosi civili privi di esperienza bellica, fuggiti in montagna all’ultimo momento vedendo arrivare le autocolonne di tedeschi i quali, a partire dal 18 settembre 1944, avevano invaso i paesi della pedemontana arrestando e rinchiudendo negli edifici pubblici tutti gli uomini tra i 15 e i 65 anni, imponendo ovunque un coprifuoco variabile tra le 20 e le 22 ore giornaliere.
Dopo un primo tentativo di attacco sferrato nel settore est nel pomeriggio del 20 settembre, rintuzzato dalla Brigata “Matteotti”, l’Operazione “Piave” ebbe inizio alle ore 6 del mattino del 21 settembre con un devastante fuoco di artiglieria che si protrasse per un’ora scardinando le difese partigiane; alle 7 in punto, le truppe nazifasciste mossero all’assalto da ogni lato.
I primi a risentire della pressione nemica furono i poco consistenti Battaglioni garibaldini posti a nord, a protezione della Strada Cadorna, che furono investiti dalle Compagnie ucraine e cosacche provenienti da Seren del Grappa e da Arsìe; invece la Brigata “Italia Libera Archeson”, a est, fu messa in difficoltà dal bombardamento che ne aveva colpito in pieno l’accampamento.
Il Comando Unico partigiano a Cima Grappa stava già per inviare dei rinforzi nei due settori, quando giunse la notizia che i garibaldini, assaliti anche dai legionari della “Tagliamento” provenienti dalla vallata del Brenta, avevano ceduto e che gli avversari stavano ormai dilagando liberamente alle spalle degli altri reparti impegnati a fronteggiare le colonne nemiche.
Alle ore 13,30 il comandante unico Angelo Pasini (“Dodici”) si vide costretto a ordinare il “Si salvi chi può”: la fase militare dell’operazione si era conclusa. Da quel momento i nazifascisti scatenarono la caccia all’uomo, ammazzando sul posto chiunque facesse resistenza.
I catturati furono avviati al Quartier Generale di Bassano oppure ai Comandi Tattici di settore per essere esaminati da sedicenti tribunali di guerra che fino al 28 settembre mandarono al patibolo centinaia di giovani – fucilati o impiccati in tutti gli abitati attorno alla montagna – deportandone altrettanti in Germania di dove molti non fecero più ritorno.
Martedì 26 settembre 1944, trentadue tra partigiani e patrioti sono appesi agli alberi di Bassano del Grappa con il cartello “bandito” sul petto. L’esecuzione, allestita su tre vie alberate trasformate in improvvisati patiboli, viene eseguita da giovani ex “Fiamme Bianche” della GNR, ora nella Flak Italien di Bassano.
I ragazzi, tutti sui 17 anni, accostano il camion sotto le piante, afferrano il laccio già posizionato, lo infilano al collo della vittima e poi la spingono fuori, talvolta dando due violenti strappi alle gambe per affrettarne la morte.
Secondo le testimonianze, a sovrintendere la macabra operazione, a dirigere l’impiccagione, vi era un componente del Kommando Andorfer, poi collaboratore di Perillo, il vice brigadiere SS Karl-Franz Tausch, un tedesco cecoslovacco.
Le vittime
- 1. Mario Aliprandi, cl. 26, da Mestre (Ve); partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 2. Emilio Beghetto di Odino, cl. 21, da Tombolo (Pd); partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 3. Armando Benacchio di Gio Maria, cl. 19, da Pove del Grappa; partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 4. Giacomo Bertapelle di Marco, cl. 25, da Borso del Grappa (Tv); partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 5. Giuseppe Bizzotto di Aurelio, cl.15, da Rossano Veneto; già sergente maggiore degli Alpini, partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 6. Pietro Bosa di Giovanni, cl. 21, da Pove del Grappa; partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 7. Gastone Bragagnolo di Antonio, cl.20, da Cassola; già sergente Alpino, partigiano della Brigata “Italia Libera-Campo Croce”, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 8. Ferdinando Brian di Innocente, cl. 20, da Pove del Grappa; partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa; viene impiccato due volte per la rottura del filo.
- 9. Bortolo Busnardo, cl. 20, da Mussolente; partigiano della Brigata “Italia Libera-Campo Croce”, partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 10. Alberto Carlesso, partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa; ex Ignoto, forse il “ Giovane vestito decente, aveva al collo una corona rossa”.
- 11. Francesco Caron di Giovanni, cl. 22, da Pove del Grappa; partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 12. Francesco Cervellin di Francesco, cl. 24, da Borso del Grappa (Tv), fratello di Giovanni; partigiano della Brigata “Italia Libera-Campo Croce” , tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 13. Giovanni Cervellin di Francesco, cl. 20, da Borso del Grappa (Tv); già Alpino e partigiano della Brigata “Italia Libera-Campo Croce” , tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 14. Pietro Citton di Giovanni, cl. 23, da Borso del Grappa (Tv); probabilmente già disertore della Divisione di Marina “S. Marco”, partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 15. Pietro Giovanni Cocco di Andrea, cl. 25, da Cassola; partigiano della Brigata “Italia Libera-Campo Croce”, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 16. Alberto Danieletto, da Modena; partigiano, ex Ignoto, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 17. Leonida De Rossi di Ferdinando, cl. 23, da Borso del Grappa (Tv); partigiano della Brigata “Italia Libera-Campo Croce”, partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 18. Gaspare Attilio Donazzan di Sebastiano, cl. 20, da Pove del Grappa, Partigiano del Btg. “Garibaldi”, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 19. Angelo Ferraro di Antonio, cl. 18, nato a Bassano e residente a Pove del Grappa; partigiano del Distaccamento “Anita Garibaldi”, Btg. “Garibaldi”, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 20. Carlo Fila di Quinto, cl. 14, da Tramuschio di Mirandola (Mo), insegnante; partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 21. Pietro Giuseppe Giuliani, cl. 15, da Cheremule (Sassari); Carabiniere-partigiano della Brigata “Italia Libera-Campo Croce”, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 22. Cesare Longo di Gio Maria, cl. 27, da Pove del Grappa; partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 23. Silvio Martinello di Domenico, cl. 21, da Pove del Grappa; partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 24. Girolamo Moretto di Pietro, cl. 14, da Borso del Grappa (Tv); partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 25. Giuseppe Moretto di Antonio, cl. 24, da Romano d’Ezzelino; partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 26. Fiorenzo Puglierin di Pietro, cl. 26, da Pove del Grappa; già disertore della Divisione di Marina “S. Marco”, partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
27. Gio Batta Romeo di Idreno, cl. 28, da Tripoli (Libia), profugo a Pove del Grappa; partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa. - 28. Luigi Giuseppe Stefanin “Dido”, cl. 26, da Cavaso del Tomba (Tv); partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 29. Albino Vedovotto di Ermenegildo, cl. 20, da Borso del Grappa (Tv); partigiano della Brigata “Italia Libera di Campo Croce” , tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 30. Ferruccio Zen, cl. 18, da Pove del Grappa; partigiano, tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 31. Partigiano Ignoto, probabilmente ex prigioniero Alleato: “Giovane con giacca grigia chiaro, calzini grigi, due tasselli ai ginocchi e capelli biondi”; tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.
- 32. Partigiano Ignoto, probabilmente ex prigioniero Alleato; “Giovane bruno dai capelli castani, camicia alla militare, golfetto bianco sport; giubba nera, mutande militari bianche corte, stringa cuoio, calzetti bianchi militare”; tra i 31 impiccati il 26.9.44 a Bassano del Grappa.