La guerra sopra, sotto, a destra e a sinistra

di Cornelio Galas

Non m’importa di chi sia la la colpa o la “verità”. Vedo quello che riesco a vedere, leggo quello che posso leggere, ascolto quelli (non tutti) che parlano. Eppure cerco di capire (e non capisco) perché in questo mondo ci stiamo facendo tanto male. E’ come se non tutti venissimo da… O siamo solo contatti casuali, sessuali, volenti o violenti? Perché siamo venuti al mondo? Per pretendere il nostro spazio, le nostre voluttà? Non importa chi tu sia, al di là della linea di battaglia. Non me ne frega nulla delle tue speranze, del tuo passato, del tuo presente, di quello che pensi in questo momento, Fuoco, fuoco, fuoco. E muori, se puoi, senza vedere il tuo carnefice. Anche se sono io, a 100 chilometri di distanza, Con la coscienza tranquillla di chi non sa, non vede, non ti vede nell’agonia.

Non potrai nemmeno avere la mia faccia come incubo. Forse non sarai nemmeno onorato con la tua bandiera sopra quella buca saltata per aria.

Siamo tutti uomini, donne. Con sangue dentro. Materia cerebrale che custodisce elettricamente ricordi, rimorsi, voglia di vendetta. Di colpo cenere. Nel vento. O mescolata ad acqua nel fango di una trincea.

I giornali, le Tv, i libri di storia più avanti, parleranno di te come numero di vittime. Mai preciso. Forse non ti nomineranno mai. Nè ti troveranno nelle fosse comuni, E tu eri lì, vestito da guerra, per fare la guerra, per uccidere. Difendere la Patria. Occupare terreni. Andare avanti, come gridava il sergente alle tue spalle. Eri lì, richiamato al fronte da un ordine di mobilitazione. Quando ti mancava un anno alla laurea, O al colloquio per un lavoro.

Siamo qui, tutti quanti, sulla spianata dell’esistenza. Tra religioni che ci offrono la panacea. Tra politici che ci promettono migliori condizioni di vita. Tra movimenti di pensiero che inducono a nuovi, migliori, pensieri uguali per tutti. Siamo qui spettatori non paganti di un grande show mondiale, Non ci piace? Impossibile andar via da vivi. Qualcosa dobbiamo lasciare qui. Succede anche negli incontri di beneficenza: almeno un’offerta.

E così mi ritrovo, giorno dopo giorno, con un giorno in meno rispetto ai miei programmi di vita basati sulla conoscenza, sullo studio, sui riassunti delle puntate precedenti. Amo la vita, finché c’è. Addento gli attimi, finché ho i denti sani. Ma anche con la dentiera. Amo tutto e tutti, finché non posso farlo., Per odio altrui. Eppure continuo, nel mio io di dentro, a pensare che potrebbe esserci un mondo migliore di questo. Mi bastano due parole, almeno di speranza in questo, sulla mia tomba. Non vi disturbate: il pennarello è nascosto sotto i fiori finti.

No, non ci sono tessere di partito o strani sms da catalogare. Solo la mia carta d’identità: non parlo e non scrivo per conto d’altri.

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