LE ATROCITÀ DELLA “BANDA CARITÀ” – 9

a cura di Cornelio Galas

Penultima puntata sulle atrocità della “banda Carità”. Diamo spazio oggi alle confessioni, rilasciate in carcere, di due componenti del “reparto” di Mario Carità. Quel che sorprende, che ci lascia perplessi è una sorta di auto-giustificazione di efferati delitti (definiti “malefatte”).

Insomma si ammettono le colpe ma le si attribuisce ad “ordini” ricevuti da Mario Carità e quindi a non ben precisati ricatti da parte del “maggiore”. Nella prossima, decima ed ultima, puntata, il testo integrale della sentenza nel processo alla banda fascista.

Ricostruzione fotografica delle torture inflitte ai prigionieri di Villa Triste. Esempio di una delle legature più comuni.

Ricostruzione fotografica delle torture inflitte ai prigionieri di Villa Triste. Esempio di una delle legature più comuni.

Confessione

di Umberto Usai, della banda Carità

Intanto per ordine del maggiore si era iniziata la costruzione di celle nel sottosuolo della caserma al 13 (di via Fratelli Albanese a Vicenza), celle che non furono mai ultimate perché mancava il legno per le porte. Già da qualche giorno era stato preso contatto con i seguenti organi di polizia: (1) GNR, capitano Bollavia e capitano Rossi; (2) Marina Montecchio, capitano Fiore e colonnello Spano; (3) Questura, colonnello Linari, commissario Feliciani e Stroppolatini; (4) B.d.S. Germanica, sottotenente Erke.

Gli uomini che facevano parte nostro servizio erano: (1) capitano Bacoccoli, comandante (sua segretaria Silvana Celiai); (2) tenente Sottili, capo servizio; (3) sottotenente Usai, sott’ordine; (4) aiutante Castellari, pratiche d’ufficio e perquisizioni; (5) caporale maggiore Antonelli, aiuto d’ufficio; (6) caporale Pomponi, aiuto d’ufficio; (7) soldato Dell’Orco, autista; (8) Calandri; (9) Fini; (10) FaIteri; (11) Martinelli: (12) Perfetti; (13) Lance; (14) De Molin; (15) Castagni: (16) Gurzoni; (17) Fontanelli: (18) Fanfani; (19) Castaldelli Artiade, impiegato civile, interprete; (20) Pinchetti; (21) Giglioli.

Su segnalazione portata dal Perfetti ed avuta credo da uno dell’UPI, la prima domenica di dicembre, il capitano Bacoccoli invia il tenente Sottili, me, l’aiutante Castellari ed altri 4 o 5 del reparto a Montecchio Precalcino, dove in un’osteria vicino al Ponte Ferroviario si diceva si ballasse.

Sul posto non è stato trovato niente; allora al ritorno Sottili si ferma in una fattoria, la prima a destra dopo la stazione di Montecchio, per prendere del latte per la sua signora; appena entrata la macchina in cortile, c’è un po’ di movimento e qualche uomo cerca di fuggire, si procede al fermo di quanti erano nel cortile e nella casa.

I fermati sono: (1) Campagnolo Giordano in possesso di un dischetto di latta con stella e scritto CLN; (2) Campagnolo Bruno; (3) Crema Agostino; (4) Graziani, in possesso di documenti d’identità falsi. AlI’operazione contribuirono anche i due marinai Martini Dario e Chiozza Enrico inviati da Montecchio e che poi tante iniziative prenderanno nel reparto.

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Arrivati a Vicenza a buio, il tenente Sottili consegna i prigionieri al tenente Bianchi e nella serata stessa vengono interrogati, se interrogatorio sì può chiamare, Campagnolo Giordano, Graziani, vengono bastonati sul sedere ma non parlano.

Presenti Sottili, Bianchi, Usai e molti uomini della sezione che inveiscono e cercano di picchiare. Come Dio vuole cessa il chiasso ed i fermati vengono sistemati alla meglio dato che si è senza mezzi. Il capitano Bacoccoli andando a casa aveva dato l’ordine così: «Se è necessario, pestare”.

L’indomani ancora interrogatorio di Campagnolo Giordano e botte a non dirsi presenti Bacoccoli, Sottili ed il sottoscritto. Il milite Martinelli Vasco faceva per ordine del capitano da boia. Anche Graziani e Campagnolo Bruno ne prendono, ma in dose minore e tacciono.

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Il maresciallo Castellari nella perquisizione domiciliare dei Campagnolo trova una pianta delle Carceri (?) e documenti di tre ufficiali tedeschi sporchi di sangue. Intanto interrogando Crema, Sottili riesce a sapere qualche cosa e così anche a decifrare certi scritti, e la faccenda diventa chiara. lo mi disinteresso della cosa , si fanno diversi altri fermi fra cui Faccio Luigi, Da Rin Henni, Gallo, Rossi Mariano, gli interrogatori dei quali sono condotti da Sottili e da me con umanità e gentilezza. Quello che avevamo fatto un po’ tutti prima, ci aveva riempito un po’ tutti di disgusto …

Intanto il tenente Sottili d’accordo con Il capitano Bacoccoli mette in libertà Crema Agostino, con il compito di portare informazioni; io non ne vengo informato … Su segnalazione pervenuta dal Comando di Padova viene arrestato il profumiere Pranovi e su segnalazione di un vecchio medico dell’Ospedale Civile (il colonnello) viene fermato il ragioniere Rizzoli. Al primo viene dato, non ricordo bene, buon trattamento, al secondo ne sono certo.

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Intanto, per ragioni professionali, avevo fatto la conoscenza con alcuni elementi dell’Ufficio Politico della Guardia NR. Questi erano: sottotenente Di Furo e sottotenente Salmi, i quali ed in special modo il primo si vantarono con me dei loro brillanti risultati e mi invitarono ad assistere a degli interrogatori.

Ho assistito ai seguenti: S … R … che con il mio concorso subì la svestizione, il taglio di un ciuffo di peli dal pube e parole di scherno. Un’altra donna, B … davanti ai su descritti e ad altri agenti venne fatta svestire e le venne applicata la corrente elettrica generata da un telefono da campo.

Il maresciallo Romano del Distretto, sempre davanti ai su descritti, fu picchiato dal brigadiere Borghesi e dal maresciallo Foggi e gli venne applicata la corrente elettrica (fu picchiato con una bandoliera contenente caricatori).

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Informatori del capitano Bacoccoli erano certo Antonini e suo cugino Signoretto, ex agenti di Polizia. Ausiliaria. Portarono una volta l’informazione su una tipografia di Sandrigo, ma l’operazione risultò sballata e non fu fatto niente. In seguito li feci fermare perché erano, in special modo Antonini, dei poco di buono e dei mestatori.

Li rilasciai su imposizione del tenente Erke del B.d.S. Siamo intanto arrivati agli ultimi di dicembre; il tenente Sottili su informazione di Crema Agostino dispone un servizio che porta al fermo di Gino Cerchio e della sua segretaria.

In suo possesso viene trovata una lettera ed un appunto che in certa qual maniera confermava l’informazione del Crema, il quale dà anche i particolari per il fermo di altri che dovevano trovarsi ad una riunione.

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infatti in Grossa.(Padova) vengono fermati: ingegner Maule, professar Zaccana, che interrogati da me con il telefono non fanno altri nomi. Viene fermato anche Magagnato Bruno e dopo un mese e mezzo rilasciato perché niente era apparso a suo carico.

Gino Cerchio interrogato da Bacoccoli e da me subisce un po’ di elettricità sempre con II telefono da campo. Nelle precedenti operazioni erano stati fermati e poi rilasciati su diffida il professor Nicoletti, un avvocato di cui non ricordo il nome e diversi altri, senza aver subito danni di sorta.

In tutte queste operazioni i più spinti fra gli uomini erano: Martini, Chiazza, Calandri, che volentieri alzavano le mani.

Sempre verso gli ultimi del ’44 su informazione del Comando di Padova (milite Grippaldi) veniva fermata da Calandri e Falteri una staffetta: Erminia, ed in mia presenza per ordine di Bacoccoli spogliata e elettrizzata molto.

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Sempre sulla stessa fonte di informazioni veniva fermato a Zanè certo Dal Maso che subito dopo il fermo fu bastonato a sangue dai russi ubriachi e che senza il nostro intervento sarebbe certo finito male.

Stando tutta questa gente stretta in caserma, scomoda per la pulizia se non per mangiare e per il trattamento, il Comando di Padova ne ordina gradualmente la traduzione a Padova.

Intanto dal Comando di Padova viene ordinato il trasferimento del capitano Bacoccoli a Padova, dove assume il comando in 3^ (Leiter II) del reparto; il tenente Sottili, inviato a Treviso in missione, ed io rimango a comandare la sezione di Vicenza per il servizio investigativo.

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Le consegne avvengono verso la metà di gennaio del 1945. Restano con me gli uomini, ad eccezione di Calandri, che va a Padova su mia proposta, e di Laner, Fontanelli, Fanfani che seguono il tenente Sottili a Treviso. Pinchetti segue il capitano a Padova.

Su segnalazione dell’aiutante Castellari viene fermato l’ingegner Griso, interrogato da me con signorilità e trattato bene, viene inviato poco dopo a Padova perché richiesto.

Da Martini viene portato il tipografo Gualandi trattato come il Griso e inviato a Padova su richiesta. Faccio liberare il professor Potoschnig, già rilasciato dal capitano Bacoccoli e ripreso dalle SS di Schio, recandomi a bella posta a Rovereto.

A Vicenza mi era rimasta in consegna una stanza con dentro un certo numero di grandi casse sigillate; da quando presi in consegna seppi trattarsi di un tesoro artistico che il Maggiore aveva portato via da Firenze, premendomi che nel trambusto non andasse perduto.

La "nave"

La “nave”

Requisii un camion con rimorchio della Sepral di Venezia, feci scaricare 151 quintali formaggio fresco alla Sepral di Vicenza perché il camion non poteva proseguire per Venezia e caricato il tesoro artistico lo lasciai in consegna a Leccini che nel frattempo, uscito il maggiore Carità, aveva preso possesso della (parola illeggibile).

Fra le casse c’erano anche alcuni sacchi di documenti della sezione di Vicenza. Non appena passato In consegna il carico, ,il maggiore era partito con la colonna o stava per partire. Io corsi a Padova ove arrivai in mattinata prestissimo e convinsi subito Castaldelli, che era lì,a liberare i prigionieri come io avevo già fatto fin dal giorno prima a Vicenza.

Infatti, fatto venire don Ugo Orso del Vescovado di Padova, si liberavano i prigionieri e il Cln di Padova ci forniva di dichiarazione attestante ciò, commentando il rischio corso perché i tedeschi volevano portar via i prigionieri ed i fascisti ugualmente.

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Il giorno di poi, trovato un mio ex fermato,Filato Valentino di Bassano, venivo con lui spontaneamente a Vicenza.

(Confessione rilasciata nelle carceri di Vicenza e consegnata a Bruno Campagnolo il 5 maggio 1945)

Dichiarazione

di Ferdinando Bacoccoli, della banda Carità

Più che dare un elenco di nomi degli appartenenti al reparto Carità, che del resto non saprei dare, sia per esservi stato dentro poco tempo, sia per il continuo cinematografo di gente nuova assunta o perduta di forza, citerò i nomi dei più sicuri responsabili di malefatte, come i nomi di coloro che sicuramente avversarono da sempre il maggiore Carità ed i suoi sistemi, per quanto di mia personale conoscenza.

(a) Maggiore Mario Carità, da Milano, vedovo con due figlie, Franca ed Isa (buone ragazze che non hanno fatto male a nessuno; sono anch’esse vittime dell’egoismo paterno. Il padre infatti aveva loro imposto la convivenza con la propria amante).

Mario Carità (al centro)

Mario Carità (al centro)

Quest’uomo deve rispondere di tutte le malefatte proprie e di quelle dei suoi dipendenti, poiché, profittando del suo posto di comando, ha imposto a tutti gli ufficiali e agli uomini sistemi di condotta deplorevoli e spesso deplorati dagli stessi dipendenti.

Ha imposto tale un sistema dittatoriale ed oppressore che spesso anche i più onesti e i più decisi a ribellarsi non sapevano come fare. Gli uomini predisposti alla disonestà, venivano spinti alle azioni disoneste per poi essere ricattati e rimanere così legati a lui a doppio filo.

Questa è la più grave responsabilità del maggiore Carità perché spesso sistemi usati nel suo reparto dagli uomini che ne dipendevano erano da lui imposti con ferocia dittatoriale e con mille altre forme di coercizione morale e materiale.

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Scendendo ai particolari che io conosco, ma che è giusto accertare presso altre fonti, il maggiore Carità deve poi rispondere, come già esposto nella relazione:

(1) della uccisione di 7 detenuti in Firenze prima del ripiegamento. Delitto che sembra fu fatto commettere dal vice brigadiere Corradeschi Antonio e non so se anche da altri;

(2) del furto, mediante scasso di 55 milioni presso la sede della Banca d’Italia in Firenze. Della cosa sarebbe al corrente il citato Corradeschi e tale sottotenente Perotto, già appartenente al reparto Carità e quindi trasferito al nucleo UPI della GNR di Ferrara;

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(3) della soppressione del sottotenente Manzella Fernando in Bergantino, allo scopo di eliminare uno dei principali testimoni alle proprie malefatte. A questo proposito devo aggiungere che in casa del maggiore Carità a Bergantino esisteva circa mezzo milione in lire italiane depositatovi dal Manzella e alcuni quadri rubati a Firenze dal Manzella stesso;

(4) del commercio di mobilia appartenente ad ebrei in Firenze, il cui profitto sarebbe stato diviso tra lui ed il Manzella. Circolava la voce nel reparto che tra l’altro sarebbero stati venduti i mobili di via Giusti 3, in Firenze, ove egli aveva un appartamento requisito;

(5) di tutti i sistemi violenti imposti negli interrogatori ai suoi dipendenti. E’ da ricordare che chi non intendeva usare sistemi violenti era da lui considerato un vigliacco e un debole, qualifica che fu anche a me attribuita;

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(6) della asportazione del tesoro della Sinagoga di Firenze e di quadri di altissimo valore. Ciò pare sia stato fatto in combutta con tale Cialdi Ugo, ispettore di polizia, Martelloni, addetto agli affari ebraici, e i suoi soliti fidi Corradeschi e Manzella e Chiarotto.

Altri eventuali gravi reati potranno emergere dalla inchiesta sulle persone citate.

(b) Signora Milly (il suo nome reale non è da me conosciuto). Trattasi dell’amante del maggiore Carità e della donna che è certamente corresponsabile in tutti i più loschi affari. Era in Firenze dedita al meretricio ed a tutti ben nota. Molti reati sarebbero stati compiuti dal maggiore su sua istigazione o con la sua complicità.

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Ella era sempre in stretto legame con le persone più losche. Il maggiore Carità avrebbe anche detto che la Milly aveva vittime sulla coscienza. In Bergantino deve certamente essere conosciuta come la donna degli scandali.

(c) Sottotenente Manzella Fernando, soppresso dal maggiore Carità, ma corresponsabile in molte malefatte.

(d) Vicebrigadiere Corradeschi Antonio, altro elemento losco e satanico. Trattasi dell’ex amante della Milly, con la quale avrebbe tuttavia avuto rapporti intimi anche durante il periodo in cui questa era notoriamente l’amante del maggiore Carità. Egli ha sulla coscienza i delitti di Firenze: e forse altri anche in Padova.

Sentii dire che egli fu l’uccisore di tale Pighin, non solo, ma che egli avrebbe applicato al Pighin moribondo scosse elettriche per farlo parlare. Questo non ricordo chi me lo abbia riferito, ma mi sembra il detenuto Biagini Mario. Su quest’uomo diabolico tutto il reparto può parlare e molte altre cose emergeranno.

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(e) Aiutante Chiarotto Valentino, uomo di fiducia del maggiore Carità; godeva di tutte le confidenze del suo Carità e deve certamente sapere ed essere corresponsabile in molte losche faccende. Tanto qa legato a1 maggiore che egli comandava nel reparto più degli ufficiali e specialmente più di me e del capitano Gentili, che dal maggiore venivamo chiamati «uomini perduti”.

(f) Carlotti Otello, detto Paperino, non ha forse reati sulla coscienza, ma era uomo pronto ad eseguire ciecamente qualsiasi ordine del maggiore Carità. lo lo ritenevo come uno dei miei presumibili sicari.

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(g) Tenente Gino Castaldelli, ex prete di Bergantino, è stato per molto tempo confidente del maggiore Carità e suo interprete presso i Comandi Germanici. Non so se abbia gravi responsabilità a carico, ma sa certamente molte cose.

(h) Sottotenente Perotto (non ne conosco il nome), rientra nel furto di 55 milioni, ma forse anche in altre cose gravi.

Per quanto non facessero patte del reparto Carità è da tener conto della cricca di Milano facente capo all’Albergo Commercio. Si tratta di tale Cialdi Ugo, Martelloni, Castellani e vari altri che non conosco, ma che avevano stretti legami con Carità ed esercitavano loschi affari.

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Credo fornissero indicazioni ai tedeschi su ingenti quantitativi di materiali da sequestrare, sui quali si facevano pagare larghe percentuali in denaro e in natura sottraendo tanta materia prima o lavorata al popolo italiano.

In merito a quanto richiestomi circa il fermo vostro (di Bruno e Giordano Campagnolo e Luigi Cerchio) del dicembre ultimo scorso posso confermare che si tratta di pura casualità.

Infatti gli ufficiali del servizio investigativo-operativo tenente Sottili Alberto e sottotenente Usai Umberto, su indicazioni fornite, credo, da due informatori della Marina, a nome Chiozza e Martini, partirono con due automobili diretti a Villaverla, ove si presumeva doveva avvenire una riunione di elementi del CLN.

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Nella abitazione indicata dalle informazioni non fu trovato nulla. Tutti si accingevano a rientrare, però il tenente Sottili intendeva prima trovare in campagna una bottiglia di latte. Per tale motivo le macchine si diressero verso il noto cascinale. Notato il fuggi fuggi di elementi sconosciuti, ufficiali e militi balzarono dalle macchine ed effettuarono i noti arresti.

Per quanto riguarda invece il fermo di Gino, posso precisare che, secondo quanto mi accadde di udire un giorno dal tenente Sottili, esso avvenne in seguito a esatte indicazioni fornite da Crema, già precedentemente arrestato e rilasciato perché dichiaratosi disposto a collaborare col predetto ufficiale almeno per la cattura di Luigi Cerchio.

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(Dalla deposizione di Ferdinando Bacoccoli consegnata a Bruno Campagnolo nelle carceri di Vicenza il 3 maggio 1945)

I prigionieri della banda Carità

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Abbate gen. dr. Biagio, Venezia

Agostini ing. Alfredo, Bassano del Grappa

Apolloni prof. don Giovanni, Padova

Avossa Umberto, Padova

Banchieri Carla, Padova

Banchini Giuseppe

Baticolo Dogo dr. Ottavia, Padova

Battaglia Giovanni, Caselle di Altivole (Treviso)

Bellini Emilio, Padova

Behrame Leonardo, Vicenza

Berion Giuseppe, Padova

Benon Giuseppina

Berlon Mario, Padova

Berion Tieghi Virginia, Padova

Biasioli Aldo, Padova

Bilato Zanella Anna, Cadoneghe (Padova)

Bonucci Giovanni, Valdagno (Vicenza)

Bordin Nilla, Padova

Bortolotto Luigi, Albignasego (Padova)

Boscardin Carlo, Padova

Boscardin Luigi, Padova

Boscardin Rina, Padova

Boscardin Sergio, Padova

Bovis Emilio, Grossa di Gazzo Padovano

Bressan Nino, Vicenza

Brunello Cornelio, Vicenza

Campagnolo Bruno, Vicenza

Campagnolo Giordano, Vicenza

Campagnolo Peruffo Lucia, Vicenza

Camporese Guido, Padova

Casarotto prof. Girolamo, Milano

Casilli ing. Attilio, Venezia

Caveggion Baldisseri Alberta, Vicenza

Cerchio Luigi, Vicenza

Cestari prof. Aldo, Padova

Contin Sante, Bosco di Rubano (Padova)

Dal Maso Giovanni, Zanè (Vicenza)

Dal Molin dr. Ettore, Padova

Damo Aldo, Venezia

Da Rin Henni, Vicenza

D’Este prof. Ida, Venezia

De Vivo prof. Francesco, Padova

Faccio Luigi, Vicenza

Fava Luigi, Padova

Favaro Sebastiano, Fiesso d’Artico (Venezia)

Filato Valentino, Vicenza

Fiorazzo dr. Vittorio, Padova

Fiorono Maria, Padova

Follieri dr. Luigi, Vicenza

Fraccon Torquato, Vicenza

Gallo prof. Ettore, Vicenza

Gasparini prof. Evel, Venezia

Gatto Angelo, Castelfranco Veneto

Gecchele Erminia, Zanè (Vicenza)

Geremia prof. Bruno, Padova

Giacomelli avv. Sebastiano, Padova

Giuliari Guerrino, Alte di Montecchio (Vicenza)

Giurialo avv. Libero, Vicenza

Gola dr. Mario, Padova

Gombia Attilio, Parma

Gombia Walter, Parma

Gomiero Giovanni, Padova

Graziani ing. Lamberto

Griso ing. Nilo, Vicenza

Gruppioni Rino, Bologna

Guerra Landi Emma, Padova

Lana Maria, Padova

Lobbio Zanardi Maria, Padova

Longobardi avv. Enrico, Venezia

Lorenzoni prof. Renzo, Padova

Magagnato Ing. Bruno, Vicenza

Maniori Levi. dr. Elvia, Venezia

Marangolo magg. Diego, Roma

Marini ten. col. Renato, Chiavari (Genova)

Mattignoni ing. Luigi, Venezia

Marziano ten. col. Luigi, Roma

Maule (ingegnere), Vicenza

Meneghettt prof. Egidio, Padova

Meoli dr. Umberto, Padova

Merlio avv. Umberto, Padova

Minato Ermenegildo, Castelfranco Veneto

Mingatti Mario. Padova

Miraglia dr. Mirko, Cona (Venezia)

Miraglia figlio, Cona (Venezia)

Mirri prof. Mario, Pisa

Molinari Aronne, Padova

Moschini Fanny, Venezia

Nicolè Antonio, Padova

Nicolè Luciana, Padova

Nicoletti prof. Giustino, Vicenza

Nuzzi dr. Francesco, Genova

Padoan Luigi, Albignasego (Padova)

Palmieri prof. Luigi, Padova

Panarotto don Antonio, Nove di Bassano

Pari prof. Andrea, Padova

Parnigollo prof. Enrico, Padova

Parpalola Adalgisa, Padova

Pedron Fortunato, Albignasego (Padova)

Pellegrini dr. Ludovico, Campodarsego (Padova)

Pengo Bruno, Correzzola (Padova)

Pengo Massimo, Correzzola (Padova)

Pierdicchi dr. William, Schio (Vicenza)

Pighin ing. Otello, Padova

Pizzinato, Venezia

Ponti dr. Giorgio, Venezia

Ponti prof. Giovanni, Venezia

Pranovi Remo, Vicenza

Quartesan Giuseppe, Padova

Randi rag. Guido, Padova

Rettore Umberto, Padova

Rizzoli Nicolò, Vicenza

Ronzani avv. Pino, Vicenza

Rossi prof. Mariano, Vicenza

Rossi Carraro Maurizia, Vicenza

Rumor avv. Giacomo, Vicenza

Sartori prof. Amleto, Padova

Sattin Orso, Cona (Venezia)

Simioni Margherita. Padova

Sotti dr. Leandro. Padova

Stappato Giovanni, Padova

Tursi prof. Angelo, Venezia

Vanzan Luigi. Monselice (Padova)

Volpalo prof. Gianfranco. Arzigano (Vicenza )

Zaccaria prof. Giacomo, Vicenza

Zagaia Aristide, Udine .

Zamboni prof. Aldo, Padova

Zancan Giorgio, Padova

Zanella Pietro, Padova

Zanocco Giovanni, Padova

Zanocco Luigi, Padova

Zanocco Santinello Emma, Padova

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