La vecchia “reclàm” in Trentino – 2

CAPELLI LUNGHI UN METRO E 85 CENTIMETRI

IN 14 MESI: ALTRO CHE “ESTENSCION”

REC20

di Cornelio Galas

Seconda puntata sulla vecchia “reclam” in Trentino. Occhio: nella galleria sotto le pagine più ingiallite sono in realtà quelle più recenti (o meno datate) visto che si riferiscono agli anni Venti. Le altre invece le ho trovate su giornali e riviste del 1905. Allora, come dicevo l’altra volta, bisogna ovviamente calarsi in quei tempi – all’incirca un secolo fa – e quindi ai bisogni, ai prodotti di quel tempo. Di largo consumo. O magari destinati ad un ceto sociale più benestante.

Ecco dunque, ad esempio, che la segheria offre oltre a legnami di ogni genere, anche carbone, paglia fieno. E Lubich, per dire, manterrà poi a Rovereto questa importazione di carbone prima di offrire, in epoca moderna, altri combustibili. C’è poi l’hotel Rovereto che punta molto, nella sua “reclàm”, sul fatto che è vicinissimo alla stazione. La lavorazione dell’alluminio accanto a negozio di “coloniali” e salumi. Non manca il Caffè Accademia in corso Rosmini a Rovereto. E nemmeno una libreria, cartoleria (in piazza Cesare Battisti) con un ricco assortimento di cancelleria, giornali e periodici.

Interessante anche gli “alimentari all’ingrosso”e la filiale roveretana della società “Italo-Danubiana”. Al Caffè delle Palme in piazza Mercato – sempre a Rovereto – si offre invece un ambiente signorile in posto centrale, con massime comodità e ricco assortimento di giornali. Insomma, anche allora i lettori dei quotidiani erano maggiori di chi il giornale se l’andava a comperare …

Tanti quelli che offrivano sculture e fabbricazioni di altari. Con “raccomandazioni” neanche tanto nascoste nel messaggio promozionale. Da Rovigno potevano arrivare tramite il rappresentante Baldessari di Trento le “Farine Gialle del Molino Ed. Calò”. Su richiesta la spedizione di campioni e prezzi. E a Tione era in vendita (anno 1905) un avviato albergo con stallo e macelleria annessi. A Fiera di Primiero cercavano un medico condotto (3.200 corone austro-ungariche lo stipendio). Per lavarsi bene? Bisognava dare un’occhiata all’etichetta: se c’era il cervo della Schicht si poteva star sicuri sulla qualità del sapone.

La famiglia cooperativa di Nago-Torbole aveva indetto invece un concorso per magazziniere contabile: salario: 800 corone all’anno). Requisiti? Piena conoscenza della contabilità per Famiglie cooperative, pratica fatta ed età (che però non era indicata sul bando del concorso).

A Cavedine c’era stata una affollatissima conferenza sul problema della pellagra: cause, sintomi e conseguenze di “questa brutta malattia”. E un negozio di colori, vernici e pennelli raccomandava i propri articoli a Famiglie Cooperative e Negozianti, avendo fatto un ribasso così grande da “non temere concorrenza alcuna”.

Anna Csillag, di Vienna, rappresentata a Trento dalla ditta Antonio Santoni assicurava invece – massimo in 14 mesi – una capigliatura da Lorekey: fino a 185 centimetri di lunghezza. Altro che “estènscion”. I suoi – scriveva – erano vasetti miracolosi anche per impedire la caduta dei capelli. Poi cure contro il catarro, le asme, le malattie della gola. L’inarrivabile qualità del cacao di Giovanni Hoff che, contenendo quantità minime di grasso, era facilmente digeribile, non produceva mai stitichezza ed era straordinariamente economico. E si aggiungeva: “trovasi dappertutto”.

Dall’Ungheria potevano essere spediti: salami ungheresi e paprica rosata ungherese. Robe da almeno tre punti esclamativi. Infine un avviso per le madri di famiglia che curavano “l’economia domestica”. Con kunerol, il miglior grasso vegetale, con metà spesa si poteva sostituire il burro. E attenzione: massimo risparmio, non diventa rancido, igienico.

 

 

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