I Cappuccini di San Lorenzo Arco (Trento)
a cura di Cornelio Galas
Una storia fatta di tante difficoltà, ostacoli, chiusure quella del convento dei cappuccini di S. Lorenzo di Arco. Praticamente rinato tre volte, nel corso dei secoli, dalle proprie ceneri. Ho cercato di ricostruirla consultando il Fondo Segala (Biblioteca di Trento) e gli Archivi di Arco e Oltresarca.
Il convento venne fondato, circa nel 1585, presso l’antica, venerata chiesetta di San Lorenzo in Oltresarca, tra i modesti centri abitati di San Martino, Massone, Caneve e Mogno. Si trattava di un luogo isolato, e dunque adeguato all’austera vita di ritiro e orazione propria dei frati cappuccini. I frati cappuccini furono chiamati dalla comunità e dai conti d’Arco tra il 1577 e il 1586; sicuramente erano insediati ad Arco dopo il 1593, anno di consacrazione della chiesa conventuale dedicata a San Lorenzo. Furono gli stessi conti a concedere il terreno in Oltresarca per l’erezione del convento, invece la chiesetta di San Lorenzo affidata agli stessi cappuccini rimase in beneficio all’arciprete di Arco.
Inizialmente compresi nella provincia di Sant’Antonio di Venezia, i conventi trentini dell’ordine cappuccino (Trento, Rovereto, Arco e Ala) nel 1734 vennero elevati a custodia, che nel 1750 fu unita a quella mantovana formando la provincia di Mantova. Intorno alla metà dello stesso secolo i Cappuccini di Arco procedettero all’ampliamento del loro edificio conventuale, perché divenisse sede anche di noviziato. Quest’ultima funzione venne mantenuta dopo la costituzione della provincia di Santa Croce, di cui nel 1785 vennero a fare parte i conventi trentini. Tuttavia la soppressione disposta dall’imperatore Giuseppe II nel 1787, malgrado le istanze dei conti, del clero e della comunità locali, comportò l’allontanamento dei frati dal loro convento. Il fabbricato e l’orto furono venduti dal fondo di religione e pervennero a privati.
Le vicissitudini del convento negli anni del tracollo dell’Antico Regime sino alla Restaurazione, dal 1795 al 1818, sono documentate da un voluminoso incartamento nella “Collezione Segala” della Biblioteca comunale di Trento (ms. BCT1-2531).
Tale documentazione proviene dall’archivio del marcante archese Francesco di Francesco Muzzi (m. 1811/1812) e della sua vedova Margherita, che, dopo la soppressione del convento, acquisirono diritti di proprietà sull’edificio insieme con altri loro conterranei.
Per ordine dell’imperatore Francesco II, in risposta ai desideri della comunità di Oltresarca, i Cappuccini poterono fare ritorno nella loro antica sede nel 1800. Dei due proprietari dello stabile, Francesco Muzzi accettò di cedere la sua porzione dietro risarcimento in denaro, mentre il conte Luigi d’Arco Meraviglia conservò il monticello. Nel 1801 la nuova famiglia religiosa di Arco era ormai formata, ma il riattamento del fabbricato richiese ancora molto tempo.
Una seconda soppressione, più radicale della precedente, si abbattè sul convento per decreto napoleonico del 1810. Fu necessario attendere la Restaurazione, e cioè il 1816, perché i Cappuccini fossero autorizzati a rientrare nel loro convento. L’opera di ricostruzione spirituale e materiale fu piuttosto impegnativa: si estese per decenni e si poté definire sostanzialmente conclusa con l’acquisto del monticello a seguito della morte dei coniugi conti d’Arco Meraviglia (1815). Lentamente, da ospizio abitato da pochi frati, il luogo ridiventò convento e fu ripetutamente sul punto di ospitare il noviziato dei frati trentini dell’ordine. Anzi nel 1909 fu realizzato un ampliamento della struttura verso est.
I tragici eventi della prima guerra mondiale comportarono danni ingenti per gli edifici conventuali, tuttavia la terza ricostruzione ebbe inizio già con il 1918. Negli spazi del convento poté finalmente stabilirsi il noviziato, che fu ospitato ad Arco dal 1921 al 1951 e ancora dal 1956 al 1968.
Attività precipua dei Cappuccini è la contemplazione, che nella pace della terra di Arco trovò per molti anni una sede particolarmente propizia. La vita quotidiana dei frati trascorreva tra penitenze, sacrifici, preghiere in comune e meditazioni, secondo le regole dell’ordine.
Nel 1698 lo scarso coinvolgimento dei Cappuccini nella cura d’anime della popolazione arcense, a parte sporadiche predicazioni, indusse la comunità di Arco a esigere una loro presenza nel confessionale. Questa fu effettivamente concessa agli Archesi, sempre nel 1698, dal padre generale dell’ordine per le feste di Pasqua, Pentecoste, Natale, Porziuncola e Ognissanti. La comunità di Arco supplicò quindi che Pentecoste fosse sostituita con il Rosario e Ognissanti con l’Assunta, ma non è noto il tenore dell’eventuale risposta.
Non si deve dimenticare, tuttavia, l’eroica assistenza medica e spirituale prestata dai frati durante la peste che colpì il territorio archese nel 1630 e ancora nell’epidemia di colera del 1836 a Gargano, Villa, Nago, Dro, Cavedine, Drena, San Giovanni, Fiavè, Ballino e Stenico.
Già nella seconda metà del XV secolo i conti Andrea e Odorico avevano affidato la zona posta verso il Benaco ai Padri dell’Osservanza che, nel 1483, eressero il convento delle Grazie. Nella zona posta al di là del Sarca, i conti d’Arco pensarono di invitare i Cappuccini; le trattative iniziarono attorno al 1580, quando capo della dinastia era il conte Sigismondo e Vicario Provinciale di Venezia era Padre Domenico dalla Costa. Di lui – annota Padre Marco da Cognola – si conserva una lettera, datata Rovereto 18 aprile 1580, nella quale si legge che ” pregato dai conti d’Arco di fondare colà un convento, l’arciduca Ferdinando del Tirolo donò il legname, che rimase depositato a Rovereto, perchè per ora non si può dare esecuzione a detta fabbrica per alcuni accidenti accorsi”.
Nel 1580, dunque, le pratiche per la nuova costruzione erano già state avviate ed il 1585 è unanimemente considerato come l’anno della fondazione del convento.
Nel suo archivio si conserva un documento scritto nel 1670 dal Guardiano padre Ignazio da Calliano, dove si legge: ” Il Monastero è stato fatto l’anno 1585. In Spirituale il Monastero è sotto Trento, in temporale ci sono l’Ill.mi Sig.ri Conti, li Padroni, et Supremo è l’Imperator. Il sigillo è un S.Lorenzo, e questo mai è stato mutato. Li antenati conti dell’Ill.mo Sig.r Conte Massimiliano vivente sono stati quelli che hanno comprato il sito, et si sono riservati dominio”.
L’Imperatore Giuseppe II, famoso per le sue lotte contro il Papato, nel 1782 aveva ordinato che i religiosi residenti all’interno dei confini imperiali non dipendessero dai Generali dei loro Ordini. Si era arrogato dunque il diritto di comandare anche sulla vita e sull’organizzazione dei frati cappuccini. Inoltre, ritenendo che gli Ordini Contemplativi non avessero il diritto di esistere, Giuseppe II pensò bene di sopprimere più Monasteri possibile. “Il fine delle soppressioni giuseppinistiche – spiega padre Marco da Cognola – non era quello di arricchire l’erario; i beni dei monasteri soppressi venivano devoluti al così detto ” fondo per la religione ” destinato a sostenere le spese delle chiese e delle scuole. La ragione ultima di tali soppressioni va ricercata nella mentalità dell’imperatore. In genere, Giuseppe II non era amico dei frati. I cappuccini, poi, costituenti la “Provincia di Mantova”, non valeva a dirigerli; laonde tentò ogni mezzo per distruggerli. Anzitutto separò i conventi tridentini dai mantovani, e i mantovani lasciò andare alla deriva, finchè si spensero; i tridentini, più organizzati e più volitivi, resistettero …
Dei sei conventi ch’erano, quattro entro il principato di Trento e due ne’ suoi dintorni, quei due, Rovereto ed Arco, comandò che fossero soppressi. A Rovereto non riuscì; perché, come narra il Zandonati nella sua cronaca, i roveretani tanto seppero dire e fare, che insomma il turbine fu scongiurato…. Non così per Arco”.
Il decreto di soppressione riporta la data del 31 maggio 1787; l’intimazione del decreto quella del 18 giugno. Ai religiosi vennero concessi tre mesi di tempo per andarsene, ma solo il 29 novembre, dopo varie resistenze, il convento venne abbandonato. Tutta la proprietà fu affittata, finché il 15 maggio 1794 venne messa all’asta: la rilevò tale Francesco Muzzi che versò all’erario 3821 fiorini. Nel marzo del 1800, la comunità arcense e di Oltresarca presentò un memoriale all’imperatore chiedendo che i cappuccini potessero tornare e quando meno se l’aspettava, il 13 ottobre, giunse risposta positiva da parte del potere imperiale. Alla fine dello stesso mese, il clero, i rappresentanti della comunità ed una grande folla accompagnarono i religiosi a riprendere possesso del loro convento.
DATE E FATTI DA RICORDARE
1585 – Fondazione del convento. La Provincia Veneta, per l’interessamento e la munificenza dei conti d’Arco, dinasti della zona, costruisce il convento presso l’antica chiesetta “Sancti Laurentii de monte, ultra flumen Sarchae”. La chiesetta rimane proprietà della Parrocchia e il convento ha una nuova chiesa, pure dedicata a San Lorenzo. E’ consacrata il 25 marzo 1593 da Gabriele Alessandrini, suffraganeo del Cardinale di Trento.
1630 – “Annus pestilentialis” – è l’anno della peste: muoiono sei frati del convento, assistendo gli appestati.
1787 – 31 maggio – soppressione del convento per ordine di Giuseppe II: è l’unico convento della Provincia a subire questa disavventura. Il convento è posto all’asta e comprato dal Sig. Francesco Muzzi e, in parte, dal conte Luigi d’Arco. Nel 1800 l’Imperatore Francesco II ricostituisce il convento e il Sig. Muzzi restituisce la sua parte; non così il conte d’Arco, che innalza invece la palazzina sul monte.
1810 – Il convento viene soppresso un’altra volta assieme a tutti gli altri conventi della Provincia da Napoleone: rinasce con gli altri nel 1815.
1842 – Si compra la villetta costruita sul monte dal Conte Luigi d’Arco: congiunta al convento con galleria, vi si colloca la biblioteca. Distrutta dal bombardamento nel 1916, ne rimane l’attuale nicchione.
1909 – Si ingrandisce il convento con l’aggiunta dell’ala est.
1915 – Il convento è evacuato per la prima guerra mondiale; a custodia vi rimane solo P.Fortunato Sommadossi. Il 29 maggio 1916 è bombardato dai cannoni del monte Baldo: abbatttuta l’ala meridionale del convento, sconquassata la chiesa e tutto il resto.
1921 – E’ ricostruito dal genio militare.
Il convento di Arco fu sede di Noviziato durante gli anni della Custodia Tridentina e poi della Provincia mantovana. Lo ridivenne dopo la ricostruzione del 1921, quasi in continuità.
Nel gennaio del 1998 il Ministro Provinciale, padre Modesto Sartori, con il suo Definitorio offrì al Ministro Provinciale dei Frati Cappucini di Venezia la possibilità di un Noviziato comune nel convento di Arco, che nel frattempo era stato completamente ristrutturato e rinnovato. I cappuccini veneti accettarono l’offerta, per cui con il settembre 1998 il convento di Arco ridiventò ancora una volta sede di Noviziato, e questa volta sede di Noviziato Interprovinciale.
Si presta, per la sua ubicazione, povertà e semplicità, anche per incontri di preghiera, esercizi, incontri, esperienze di spiritualità, convegni OFS etc.
Dal settembre 2007, con lo spostamento del Noviziato Interprovinciale (delle Province di Venezia, Trento e Milano) a Lovere (Bg), la Fraternità di Arco è diventata fraternità di accoglienza e animazione per la Pastorale Giovanile e Vocazionale.
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