Bormio, 28 agosto 2016 – Morire in un banale incidente in montagna è sempre assurdo, se a morire, poi, è un ragazzo di appena 22 anni, amante dello sport e con la testa sulle spalle, la tragedia è ancor più difficile da raccontare. Filippo Galas, classe 1993, dopo gli studi al Liceo scientifico Leibniz di Bormio, dove viveva, ora lavorava come maestro di sci presso la International ski school, era riuscito a trasformare la sua passione in un lavoro.
Che la montagna, in tutte le sue sfacettature, fosse la sua passione lo si capisce sfogliando le sue fotografie sulla pagina di Facebook: in bicicletta, con gli sci, escursioni con gli amici, Filippo era sempre sui monti, quei monti che venerdì sera lo hanno tradito. Con un gruppo di amici aveva deciso di passare la serata alla «Pozza degli alpini» in Valdidentro, lungo il torrente Braulio, probabilmente per cercare anche un po’ di sollievo dal caldo. Ma lì, Filippo, non c’è mai arrivato.
Insieme agli amici stava scendendo lungo il sentiero, nel bosco, ma in un punto molto ripido e scivolato. Un salto verticale di una settantina di metri che non gli ha lasciato scampo. È stato subito dato l’allarme e sul posto sono intervenuti una ventina di tecnici della Stazione di Bormio, otto di Santa Caterina e nove appartenenti alla IX Delegazione Speleologica, specializzati per affrontare un intervento in forra, partiti da tutte le delegazioni regionali.
Con loro hanno operato i militari del Sagf, i carabinieri e i Vigili del fuoco. Localizzare il punto esatto in cui il giovane si trovava è stato molto complesso, a causa del buio e per le caratteristiche morfologiche della zona, assai ripida, occupata da un bosco fitto e da rocce, con oggettive difficoltà di movimento. I tecnici del Cnsas, per riuscire a vederlo, si sono dovuti calare con le corde. Il ritrovamento del corpo è avvenuto all’alba di ieri. L’eliambulanza, che ha sempre a bordo l’équipe medica e il tecnico di elisoccorso del Cnsas, ha recuperato la salma con il verricello.
Dio Misericordioso, vita, amore, verità: perché non hai preso me al posto suo? La mia vita l’ho fatta. Ho peccato di certo più di Filippo. Se proprio volevi definire un destino, perché non hai dato a lui la gioia e i dolori di una vita più lunga?