CIAO FILIPPO …

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Sondrio, 27 agosto 2016 –  Sono rientrati solo nella mattinata di oggi, sabato 27 agosto, le squadre del Cnsas Lombardo allertate ieri sera intorno alle 22 per il recupero del corpo di un ragazzo di Bormio, F.G. le iniziali, (FILIPPO GALAS) di 22 anni. Insieme con amici stava cercando di raggiungere la zona in cui si trova una pozza di acqua termale.

Sono scesi lungo il sentiero, nel bosco, ma in un punto molto ripido è scivolato. Un salto verticale di una settantina di metri. È stato subito dato l’allarme e sul posto sono intervenuti una ventina di tecnici della Stazione di Bormio, otto di Santa Caterina Valfurva e nove appartenenti alla IX Delegazione Speleologica, specializzati per affrontare un intervento in forra, partiti da tutte le delegazioni regionali.

Con loro hanno operato i militari del Sagf (Soccorso alpino della Guardia di Finanza), i carabinieri e i Vigili del fuoco. Localizzare il punto esatto in cui il giovane si trovava è stato molto complesso, a causa del buio e per le caratteristiche morfologiche della zona, assai ripida, occupata da un bosco fitto e da rocce, con oggettive difficoltà di movimento.

I tecnici del Cnsas conoscono comunque molto bene quell’area, anche perché si sono già verificati altri incidenti. Per riuscire a vederlo si sono dovuti calare con le corde. Il ritrovamento del corpo è avvenuto all’alba. L’eliambulanza, che ha sempre a bordo l’équipe medica e il tecnico di elisoccorso del Cnsas, ha recuperato la salma con il verricello.

Ciao Filippo,

non so dove tu sia adesso. Ti sto cercando – così fan tutti in questi casi – nei files col tuo nome, nel mio cervello. Ed invece –not found – è nel disco molle, non rigido, dell’anima che devo avviare la ricerca. E’ lì che trovo il tuo ultimo sorriso a casa mia, a Vignole, davanti ad un video di Televignole dove mettevo all’asta le coppe vinte – sciando – da tuo padre Mariano, dall’altro zio Paolo.

Era bello vederti uomo, davanti ad un quadretto appeso sul muro – tu e tua sorella Allegra, piccoli – era bello immaginare le prospettive di un ventenne, captare la sua voglia di vivere, fare. Toccare con mano la tua esistenza futura. Pensavo, in quei momenti, che con ogni probabilità saresti venuto tu al mio funerale. Magari per dire che Cornelio era lo “zio matto”. Ed invece – il destino è cinico, crudele, sadico, stronzo – tocca a me darti l’ultimo saluto.

Caro Filippo, Pippo, come vedo ti chiamavano i tuoi amici, era bello sapere dei tuoi successi sulle piste innevate, era bello pensarti uomo libero, era bello darti un pugno per scherzo sulla schiena. Ti ho visto crescere, tuffarti nella piscina di plastica di Vignole, giocare nei prati sotto casa mia. Mangiare spaghetti nella mia cucina e rispondere con quel dialetto di Bormio.

Ti ho visto accarezzare i capelli di tua sorella Allegra. E diventar rosso per le prime malefatte, i primi rimproveri. Non doveva finire così presto la tua storia. Non è giusto.

Perché l’ho vista, giuro, nei tuoi occhi, pochi mesi fa, la luce di chi ha tanta voglia di fare, tanta voglia di vivere, di realizzare i propri sogni. L’ho vista. Ed ero fiero di avere un nipote così. Che avrebbe potuto fare anche cose che lo zio non era riuscito a fare. Avevi lasciato il tuo cellulare ad Andrea. Per restare in contatto. Sì, restiamo in contatto Filippo, ti prego. Ovunque tu sia.

Ciao, Cornelio, lo zio matto di Vignole

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