DON TULLIO CORRADINI
Viva la Fiorentina, don
di Cornelio Galas
El prossìm tré de dezembre
l’è zamai dese ani, don Tulio,
che te n’hai lassà chì soli,
su sto mondo, tuti quanti
con ‘l so bel bilièt en man.
Quel che serve (meio tardi)
per ciapàr la to stessa coriera.
Con t, puteloti, la prima comunion,
po’, pu grandèi, anca la cresima,
i cine a l’oratorio e …davanti
quante partìe al balom.
Con ti tute quele domande
scrite sul catechismo,
funerai e matrimoni,
incensi, campanèi da sonar
se te eri ‘n ceregòt.
T gavévi na voze da cantante
e no sol den ‘n cièsa.
L’era del rest la chitara
una dele tante passion.
E dir viva la Fiorentina
quando te passèvi denor
per schivar ‘n to pizegòt
o la finta de ‘n peadon.
El me modo de creder, don,
el s’è fermà a quei ani,
quando la messa l’era ‘n latin,
ma i preti no i féva dani.
Anzi, l’era propri en piazèr,
far dispèti aposta …
tanto lù, don Tulio,
no l’n’avrìa mai fat mal.
Arco, 4 dicembre 2005 – giornale l’Adige
È morto ieri mattina, don Tullio Corradini, 83 anni compiuti lo scorso 14 marzo, penitenziere della parrocchia di Arco, molto conosciuto in tutto il Trentino per i suoi precedenti impegni pastorali. Stava male da tempo.
Ieri, alle 10, con quella serenità che l’ha sempre contraddistinto, ha dato l’ultimo saluto, in canonica ad Arco, a chi gli è stato sempre vicino.
Nato a Rallo, don Tullio era stato ordinato sacerdote nel 1947 a Trento. Poi è stato cappellano e vice parroco a Cavalese dal ’47 al ’50 e vice parroco a S. Marco di Rovereto dal ’50 al ’54. Il suo impegno è proseguito fino al ’63 come parroco a Molveno e poi per dieci anni a Bolognano di Arco. Dal ’73 all”87 è stato alla guida della parrocchia di S. Giuseppe, a Rione Degasperi di Riva. Questo in un momento molto difficile per quella comunità pastorale. Dove è riuscito a riportare la tranquillità prima di accettare l’incarico di parroco a Cavedine dove è rimasto fino al 2000.
In questi ultimi cinque anni è stato penitenziere nella parrocchia di Arco. Il decano mons. Luigi Amadori lo ricorda come un «grande pastore» e soprattutto per la gioia di vivere che trasmetteva al prossimo, ai fedeli. «Nonostante i problemi di salute – ci ha detto ieri mons. Luigi – don Tullio era sempre presente alle confessioni, alle celebrazioni in Collegiata. Aveva a cuore soprattutto i problemi degli anziani. Che andava a trovare. E che aiutava soprattutto con le sue grandi doti umane, la sua inconfondibile ironia».
A Bolognano, don Tullio ha «tirato su», invece negli anni Sessanta decine di scolari «scapestrati» che lo prendevano in giro per quel suo incondizionato attaccamento – atipico in quel periodo – per la squadra di calcio viola. Le sue ore di religione erano uniche. Con sfottò che servivano a far entrare nel modo più naturale nel mistero della fede anche i più indisciplinati.
Ma anche i parrocchiani di Molveno e di Rione Degasperi, a Riva, ne ricordano la grande disponibilità. E quel modo di fare, tra il serio e il faceto, che spesso e volentieri aveva una risata sana come epilogo. Anche e soprattutto quando si trattava di sdrammatizzare.
Mancherà a tanti don Tullio. Un prete di quelli di una volta. Che però sapeva stare perfettamente a proprio agio, con la testa, non solo in un presente sempre più complicato. Ma anche nel futuro. Addio, con Tullio. E, come le si diceva per stizzicarla nel cortile delle elementari di Bolognano: abbasso Fiorentina. Anzi no, viva. Come il suo ricordo. Ci perdoni. (c.g.)