CEFAL0NIA 1943, TANTE “VERITÀ” – 5

a cura di Cornelio Galas

Archivio Donatello Viglongo.

Archivio Donatello Viglongo.

Soldato Donato Chiarotti, 44a sezione sanità. Archivio Renzo Apollonio.

L’autiere Luigi Zendri con il suo automezzo. Nei giorni della battaglia col suo camion trasporterà rifornimenti e feriti, facendo la spola tra Sami e Divarata. Archivio Renzo Apollonio.

Cefalonia 1943. Luigi Zendri, 317° reggimento fanteria. Archivio Renzo Apollonio.

Cefalonia 1943. Autieri del 317° reggimento fanteria. Archivio Renzo Apollonio.

Foto del sottotenente Sergio Ronzani del 317° reggimento fanteria, fucilato alla Casetta rossa il 24 settembre. Archivio Renzo Apollonio.

Cefalonia, 15 maggio 1943. Foto del tenente Galli, 317° reggimento fanteria. Archivio Renzo Apollonio.

Il sottotenente Giovanni Nusca (a destra) e altri soldati del 1° battaglione del 317° reggimento. Caduto in combattimento il 18 settembre. Archivio Renzo Apollonio.

Argostoli. 14 aprile 1943. Il sottotenente Giovanni Nusca. Archivio Renzo Apollonio.

Una squadra di artiglieri. Il caporale Guido Paris seduto sul cannone. Archivio Luigi Vender.

A sinistra il sottotenente Renato Calabrese, del Comando 317° reggimento fanteria. Fucilato assieme ai suoi uomini nel vallone di Santa Barbara il 21 settembre. Archivio Renzo Apollonio.

Il maggiore Oscar Altavilla comandante del 2° battaglione del 17° reggimento fanteria. Ucciso con i suoi uomini a Troianata il 22 settembre. Archivio Renzo Apollonio.

Il sottotenente Andrea Lanzi, 12a compagnia del 3° battaglione del 317° reggimento. Archivio Renzo Apollonio.

Porta la data 15 marzo 1943. Archivio Renzo Apollonio.

Senza nome. Archivio Renzo Apollonio.

Senza nomi. Archivio Renzo Apollonio.

Sottotenente Gianni Clerici, 2a compagnia del 1° battaglione del 317° reggimento. Fucilato alla Casetta rossa il 24 settembre. Archivio Renzo Apollonio.

Foto fatta il 23 aprile 1943 in Valsamata. Olindo Perosa, plotone esploratori del 317° eggimento fanteria. Sopravvissuto alla strage e tornato in Italia, scrive Divisione Acqui figlia di nessuno, pubblicata a Merano nel 1993. Archivio Renzo Apollonio.

Il capitano Pietro Gazzetti, ufficio assistenza del Comando divisione Acqui. Viene ferito al petto durante una colluttazione col maresciallo Branca, per il controllo di un’autocarretta con cui dovrebbe portare in sicurezza un gruppo di suore, il 12 settembre, e muore il giorno dopo. Archivio Renzo Apollonio.

In piedi al centro, il tenente Alfredo Casaretto, con la 5a sezione sussistenza. Sarà fucilato alla Casetta rossa il 24 settembre. Archivio Renzo Apollonio.

Senza nomi. Archivio Renzo Apollonio.

Senza nomi. Archivio Renzo Apollonio.

Ufficiali della Acqui. Archivio Renzo Apollonio.

Cefalonia 1943. Foto di Natale Del Bosco: «Martedì mattina». Archivio Renzo Apollonio.

Senza nome. Archivio Renzo Apollonio.

Senza nomi. Archivio Renzo Apollonio.

Tenente Aldo Villella, sottocomandante 2a batteria 3° gruppo contraerea. Sarà fucilato assieme agli altri ufficiali della «batteria dei filosofi», il capitano Arpaia e il sottotenente Ferdinando Poma, alla Casetta rossa il 24 settembre. Archivio Renzo Apollonio.

Argostoli, novembre 1942. I sottotenenti Ferdinando Poma e Cesare Magalini e il tenente Ferrari del terzo gruppo 75/27 del primo battaglione 33° reggimento. Appartengono alla «batteria degli ingegneri», la 1a, del tenente Silvio Martella. Gli uomini della batteria, con gli ufficiali Martella, Magalini, Ferrari e Granillo si arrendono il 22 settembre e sono tutti fucilati vicino all’ospedale civile di Argostoli. Archivio Renzo Apollonio.

A sinistra: il capitano Antonino Valgoi del reparto munizioni e viveri del 7° gruppo cannoni da 105/28. Da civile faceva il medico chirurgo a Venezia. Viene ucciso a freddo il 22 settembre dal maggiore Nennstiel con un colpo in faccia. Poco dopo sono massacrati tutti gli uomini del suo reparto. Archivio Renzo Apollonio.

Senza nomi. Archivio Renzo Apollonio.

Il capitano Angelo Longoni e altri uomini del 33° reggimento artiglieria. Longoni viene fatto prigioniero il 22 settembre, ma si salva grazie a un sottufficiale tedesco che si impossessa della sua moto Guzzi e lo fa condurre in caserma invece di farlo passare per le armi, poi prende l’identità di un sergente morto ed evita il massacro degli ufficiali. Archivio Renzo Apollonio.

Il capitano Gennaro Tommasi (a destra), Comando 33° reggimento artiglieria. È l’interprete della divisione e partecipa alle trattative tra il generale Gandin e il tenente colonnello Barge. Archivio Renzo Apollonio.

Il capitano Antonino Valgoi e il tenente Giovanni Mazzoleni del 7° gruppo 105/28. Archivio Renzo Apollonio.

Il capitano Amedeo Arpaia e il tenente Antonio Ferrari, del 3° gruppo contraerea; Arpaia comanda la seconda batteria, a San Teodoro, detta «dei filosofi». Archivio Renzo Apollonio.

Cefalonia 1942. Alcuni sottufficiali dell’ufficio comando del 3° gruppo contraereo. Archivio Renzo Apollonio.

L’artigliere Piero Martini. Archivio Renzo Apollonio.

Alcuni ufficiali del 33° reggimento artiglieria: il capitano Antonio Romanelli (primo a sinistra), comanda la 3a batteria da 105/28 del 7° gruppo, fucilato alla Casetta rossa, il tenente Franco Pascale (in piedi), caduto a Lardigò il 22 settembre, il capitano Antonino Valgoi (terzo da destra). Archivio Renzo Apollonio.

Fotografia inviata al generale Apollonio nel Natale 1987 dal puntatore Palmino Anselmi (al centro con la bocca da fuoco). Archivio Renzo Apollonio.

La 44a sezione sanità, trucidata a Valsamata. Archivio Renzo Apollonio.

Messa al campo sullo sfondo della baia di Argostoli. Tratto da «Oggi» n.1 /21 luglio 1945.

Da sinistra: il sottotenente Rabasco, il tenente Villella, il capitano Arpaia, il capitano medico Giuseppe Muscettola, il capitano Cervelli, il sottotenente Nando Poma, del 33° reggimento artiglieria. Archivio Renzo Apollonio.

Un gruppo di artiglieri della batteria del capitano Arpaia. Archivio Renzo Apollonio.

Un gruppo di componenti l’infermieria della Marina nella baia di Argostoli. La foto è dell’estate 1942. Tratto da Sfiligoi, Qui Marina Argostoli Cefalonia.

Argostoli 1943. A largo di Lixuri, nave che brucia. Archivio Aldo Maioli.

Cefalonia 1943. Gruppo di ufficiali. Archivio Aldo Maioli.

Baia di Argostoli, 13 giugno 1943. Un Cant 7 506 della 139a squadriglia. Archivio Renzo Apollonio.

Argostoli, piazza Valianos. Senza nomi. Archivio Renzo Apollonio.

Senza nomi. Archivio Renzo Apollonio.

Porto di Argostoli. Senza nomi. Archivio Renzo Apollonio.

Capitano Domenico Puzzone, aiutante maggiore gruppo 75/27 contraerea. Archivio Renzo Apollonio.

Il capitano Antonio Romanelli, 7° gruppo 105/28. Archivio Renzo Apollonio.

«Un gruppo di Acquini in un momento di svago al mare». Archivio Luigi Vender.

«Un gruppo di Acquini in un momento di svago al mare». Archivio Luigi Vender.

Cefalonia 22 agosto 1943. Sul retro: «alla mia cara sorella». Archivio Donatello Viglongo.

La 44a sezione sanità a Frankata, nel settembre 1943. Tratto da R. Formato, L’eccidio di Cefalonia.

 

La battaglia di Cefalonia e la strage

di Carlo Palumbo

La notizia dell’armistizio giunge a Cefalonia e a Corfù nel tardo pomeriggio dell’8 settembre. Soldati e popolazione civile festeggiano quella che a tutti sembra la fine della guerra.

I tedeschi operano immediatamente per isolare e disarmare i reparti  italiani: a Corfù sono poche centinaia, a Cefalonia circa 2.000, ma possono contare sui rinforzi provenienti dal territorio greco, per questo chiedono agli italiani la consegna delle armi in cambio della promessa del rimpatrio.

A Corfù il colonnello Lusignani rifiuta e blocca i loro tentativi di sbarco. A Cefalonia il generale Gandin avvia trattative per il rientro in patria con le armi al seguito.

I tedeschi possono così guadagnare tempo per preparare lo sbarco di propri rinforzi, prima a Cefalonia, dal giorno 15, poi a Corfù, dal 23 settembre. Tutte le operazioni tedesche sono accompagnate dal totale controllo dei cieli, dove sono attivi i loro aerei per l’attacco al suolo, che tengono sotto mira i nostri soldati ogni volta che procedono ad azioni all’aperto.

A Cefalonia, dopo qualche iniziale vittoria italiana attorno al capoluogo Argostoli, falliscono i tentativi di riprendere il nodo strategico di Kardakata, a nord dell’isola, e di conquistare il presidio tedesco di capo Munta, sulla punta meridionale.

Nei giorni 21 e 22 le nostre truppe sono travolte e annientate dai tedeschi che, a mano a mano che queste si arrendono, procedono a uccidere tutti i prigionieri.

I combattimenti terminano il 22 settembre con la resa offerta dal generale Gandin. Quasi tutti gli ufficiali superstiti, compreso il comandante della divisione, vengono fucilati il giorno 24 nei pressi di capo San Teodoro.

A Corfù tutto finisce il giorno 27, con la fucilazione, dopo la resa, del colonnello Lusignani e di un gruppo di ufficiali, senza però le stragi di massa avvenute a Cefalonia.

La sezione fotografica è divisa in tre parti. Nella prima vi sono immagini scattate nelle due settimane che seguono l’8 settembre, con le trattative seguìte dalla battaglia. Diverse sono dedicate agli scontri tra italiani e tedeschi del 13 settembre, quando vengono catturati alcuni soldati e un pontone tedesco viene affondato dalla nostra artiglieria.

Vi sono poi le drammatiche immagini dei nostri soldati sotto i bombardamenti degli aerei tedeschi tra il 15 e il 22 settembre e dei militari italiani sopravvissuti alla battaglia ormai prigionieri, ammassati nell’ex caserma Mussolini nelle settimane successive, prima del trasferimento ad Atene.

Alcune fotografie presentano le armi in dotazione ai soldati italiani e i luoghi della battaglia o delle fucilazioni, come la purtroppo famosa Casetta rossa di capo San Teodoro.

La seconda parte è dedicata al recupero delle salme dei soldati uccisi nei combattimenti o subito dopo la cattura. Sono documentate le operazioni di recupero attuate nel 1951-52 nella zona di Troianata, nel vallone di santa Barbara e nei pressi della cosiddetta «casa del dottore», dove vengono riesumati i resti del generale Gherzi.

Queste fotografie sono tratte principalmente dal Fondo Apollonio e non è possibile specificarne la provenienza. Vi sono anche immagini tratte dagli archivi di Filippini, Formato, Sfiligoi e dal Bundesarchiv Koblenz. La terza parte raccoglie le foto segnaletiche di tutte le medaglie d’Oro e d’Argento al Valor militare e parte di quelle di bronzo pubblicate da don Ghilardini e da don Formato nei loro libri.

Il motoveliero Trionfo, lasciò il portò di Argostoli la sera del 9 settembre 1943, raccolse 500 soldati italiani sulla costa albanese, arrivando a Otranto il giorno 13, dopo essere stato attaccato da aerei tedeschi. Tratto da E. Sfiligoi, Qui Marina Argostoli Cefalonia.

Dopo l’8 settembre ad Atene. Soldati italiani disarmati davanti alla stazione ferroviaria. Bundesarchiv Koblenz.

Argostoli. Militari italiani e civili greci durante una manifestazione causata dall’annuncio dell’armistizio. Tratto da M. Filippini, La vera storia dell’eccidio di Cefalonia.

Veduta della baia di Argostoli con la disposizione delle artiglierie italiane. Tratto da Storia illustrata n. 322.

Argostoli, 13 settembre 1943. Soldati italiani disarmano alcuni tedeschi dopo un primo scontro a fuoco. Tratto da M. Filippini, La vera storia dell’eccidio di Cefalonia.

Argostoli, 13 settembre 1943, presso il comando del 33° reggimento. Un pezzo da 100/17 viene spostato per controllare una batteria semovente tedesca. Archivio Renzo Apollonio.

Argostoli, 13 settembre. Soldati tedeschi in motocarrozzetta fatti prigionieri. Archivio Renzo Apollonio.

Argostoli, 13 settembre 1943. La cattura di un soldato tedesco. Archivio Renzo Apollonio.

13 settembre 1943. Arrivo in Argostoli di una sezione della 410a batteria al comando del tenente Ermete Ferrara, per la difesa del comando di artiglieria. Archivio Renzo Apollonio.

La batteria della Regia Marina ad Akrotiri. Tratto da M. Filippini, La vera storia dell’eccidio di Cefalonia.

Un pezzo da accompagnamento da 65/17. Gli italiani disponevano di circa centoventi cannoni di ogni calibro contrapposti ai ventuno cannoni tedeschi fra cui nove semoventi. Tratto da M. Filippini, La vera storia dell’eccidio di Cefalonia.

Stukas all’attacco delle posizioni italiane nella zona di Kardakata. Tratto da M. Filippini, La vera storia dell’eccidio di Cefalonia.

Fanti italiani all’attacco nel corso della battaglia di Cefalonia. Tratto da M. Filippini, La vera storia dell’eccidio di Cefalonia.

Una postazione antiaerea da 47/32 prima della battaglia. Tratto da I martiri di Cefalonia e Corfù, Sezione Parma Associazione Acqui. 217

 

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