CEFALONIA 1943, TANTE “VERITÀ” – 6

a cura di Cornelio Galas

Ancora una serie di immagini tratte dal libro “Arrendersi o combattere – storia fotografica della Divisione Acqui” di Carlo Palumbo, presentato nel 2013 in occasione del settantesimo anniversario dei Caduti di Cefalonia.

Gruppo di soldati del 17° reggimento fanteria a Lakitra (Cefalonia), sbandati dopo la battaglia. Archivio Renzo Apollonio.

Cefalonia 1943. Soldati del 17° reggimento fanteria in marcia di trasferimento. Archivio Renzo Apollonio.

Faraò, Argostoli, 15 settembre 1943. Un cacciabombardiere Stuka svuota il suo carico di bombe sulle batterie italiane di Chelmata e Faraò. Archivio Renzo Apollonio.

Veduta aerea della zona nord occidentale dell’isola fra Attera, Kardakata, Ankona, teatro di violenti scontri fra italiani e tedeschi. Tratto da M. Filippini, La vera storia dell’eccidio di Cefalonia.

Procopata, 16 settembre 1943. Artiglieri del comando del 33° reggimento artiglieria osservano gli interventi aerei della Luftwaffe sul comando tattico divisionale. Archivio Renzo Apollonio.

Procopata, 16 settembre 1943. Due artiglieri seguono con ansia la traiettoria delle bombe lanciate dai cacciabombardieri tedeschi sulla città di Argostoli. Archivio Renzo Apollonio.

Cefalonia, settembre 1943. Sotto le bombe tedesche. Archivio Renzo Apollonio.

Presso Argostoli, soldati italiani sotto le bombe tedesche. Archivio Renzo Apollonio.

La compagnia Comando del 17° reggimento fanteria ad Argostoli nel settembre 1943. Tratto da R. Formato, L’Eccidio di Cefalonia.

Batteria antiaerea italiana colpita dai tedeschi a Cefalonia. Foto di propaganda tedesca: «Così colpisce la Wehrmacht!». Tratto da Rochat-Venturi, La divisione Acqui a Cefalonia.

La sala della villa Valianos a Keramies in cui avviene la firma della resa del generale Gandin il 22 settembre. Al centro padre Formato. Tratto da «Storia illustrata» n. 322.

Argostoli, prigionieri italiani nella ex caserma Mussolini. Archivio Renzo Apollonio.

Nell’Archivio Renzo Apollonio è collocata assieme alle altre foto della ex caserma Mussolini. Senza indicazioni. Archivio Renzo Apollonio.

Argostoli, dopo la battaglia. Campo di concentramento presso la Casetta rossa. Abitanti greci vengono a trovare i prigionieri italiani. Archivio Renzo Apollonio.

Argostoli, 1° ottobre 1943. Prigionieri italiani presso la ex caserma Mussolini. Archivio Renzo Apollonio.

Argostoli, prigionieri italiani nella ex caserma Mussolini. Archivio Renzo Apollonio.

Argostoli, ottobre 1943. Prigionieri italiani in attesa del rancio. Archivio Renzo Apollonio.

Argostoli, autunno 1943. L’accampamento dei prigionieri italiani presso la ex caserma Mussolini. Archivio Renzo Apollonio.

Marinai prigionieri. Foto scattata nell’ottobre 1943 a Lixuri, vicino al relitto della motonave Vittor Pisani, affondata nel luglio 1942. Tratto da E. Sfiligoi, Qui Marina Argostoli Cefalonia.

Cefalonia, Kardakata. Porta la data 25.12.1943. Chiesa cattolica, «dimora di prigionia». Archivio sconosciuto.

Cefalonia. Soldati italiani prigionieri. Tratto da Rochat-Venturi, La divisione Acqui a Cefalonia.

Soldati italiani prigionieri in attesa della tradotta. Località sconosciuta. Bundesarchiv Koblenz.

«La via della Patria vi sarà aperta dai camerati tedeschi!». I soldati italiani disarmati si avviano alla tradotta. Bundesarchiv Koblenz.

«Tornare a casa…». Nessuno di questi soldati italiani disarmati avrà pensato di andare verso la prigionia nei campi di concentramento tedeschi. Bundesarchiv Koblenz.

Il campo di concentramento di Zeithain, in Germania, dove saranno rinchiusi molti soldati sopravvissuti della divisione Acqui. Tratto da R. Formato, L’eccidio di Cefalonia.

Il postale Mario Roselli durante le operazioni di recupero nel dicembre 1951. Dopo la resa degli italiani a Corfù aveva imbarcato 5.500 prigionieri per il trasferimento sul continente. Il 10 e l’11 ottobre 1943 è attaccato da quattro cacciabombardieri americani con bombe e armi di bordo, che affondano la nave e uccidono centinaia di soldati italiani. Archivio Renzo Apollonio.

Troianata, 22 settembre 1943. Resti delle salme di 31 ufficiali e 601 sottufficiali e soldati del 2° battaglione del 17° reggimento fanteria e di altri reparti, sottoposti a esecuzione sommaria all’alba del 22 settembre 1943 dal maggiore Klebe. Le salme verranno sepolte dalla popolazione di Troianata in tre cisterne. Riesumate dopo la guerra, riposano oggi nel Sacrario dei Caduti d’oltremare in Bari. Archivio Renzo Apollonio.

Troianata, 22 settembre 1943. Resti delle salme di 31 ufficiali e 601 sottufficiali e soldati del 2° battaglione del 17° reggimento fanteria e di altri reparti, sottoposti a esecuzione sommaria all’alba del 22 settembre 1943 dal maggiore Klebe. Le salme verranno sepolte dalla popolazione di Troianata in tre cisterne. Riesumate dopo la guerra, riposano oggi nel Sacrario dei Caduti d’oltremare in Bari. Archivio Renzo Apollonio.

Troianata, 22 settembre 1943. Resti delle salme di 31 ufficiali e 601 sottufficiali e soldati del 2° battaglione del 17° reggimento fanteria e di altri reparti, sottoposti a esecuzione sommaria all’alba del 22 settembre 1943 dal maggiore Klebe. Le salme verranno sepolte dalla popolazione di Troianata in tre cisterne. Riesumate dopo la guerra, riposano oggi nel Sacrario dei Caduti d’oltremare in Bari. Archivio Renzo Apollonio.

Troianata, 22 settembre 1943. Resti delle salme di 31 ufficiali e 601 sottufficiali e soldati del 2° battaglione del 17° reggimento fanteria e di altri reparti, sottoposti a esecuzione sommaria all’alba del 22 settembre 1943 dal maggiore Klebe. Le salme verranno sepolte dalla popolazione di Troianata in tre cisterne. Riesumate dopo la guerra, riposano oggi nel Sacrario dei Caduti d’oltremare in Bari. Archivio Renzo Apollonio.

Il vallone Santa Barbara, dove il 21 settembre 1943 sono passati per le armi gli uomini del 3° battaglione del 317° reggimento fanteria del tenente colonnello Gaetano Siervo. Tratto da «Rivista Militare», n. 3/2001.

Argostoli, la Casetta rossa e il faro di punta San Teodoro. Archivio Renzo Apollonio.

Nel giardino di questa villa, detta la Casetta rossa, il 24 settembre 1943 sostarono per lunghe ore almeno 166 ufficiali italiani. Di essi almeno 129 vennero fucilati; 37 risparmiati all’ultimo momento per motivazioni varie. Le salme dei fucilati sono gettate, unitamente a quelle di 7 ufficiali prelevati il 25 mattino dal 37° ospedale da campo, in tre fosse naturali; nelle notti 27-28 e 28-29 settembre, per esplicito ordine del generale Lanz, vennero riesumate, trasportate al porto, caricate su un pontone della marina da guerra tedesca e disperse, dopo averle appesantite, al largo dell’isola di Vardiani. Archivio Renzo Apollonio.

Autocarro pesante OM Ursus impiegato per la traslazione delle salme degli ufficiali fucilati da capo San Teodoro al porto di Argostoli. Archivio Renzo Apollonio.

Argostoli, capo San Teodoro, con la Casetta rossa e l’indicazione del luogo della fucilazione di almeno 129 ufficiali della divisione Acqui. Archivio Renzo Apollonio.

Il muro di cinta della Casetta rossa. Tratto da «Rivista Militare», n. 3/2001.

Il fante Brancati dell’8a compagnia mitraglieri 50° reggimento fanteria Parma. Caduto a Corfù il 15 settembre 1943. Il reggimento proveniva dalla costa greco-albanese ed era sbarcato a Corfù nei giorni successivi all’armistizio. Archivio Renzo Apollonio.

I tedeschi

di Carlo Palumbo

In previsione dell’uscita dell’Italia dal conflitto, i tedeschi avevano costituito nel corso del mese di agosto 1943 un corpo d’armata sulla costa greca col compito di occupare i territori sotto controllo italiano e disarmare le nostre divisioni. Lo comanda il generale Hubert Lanz, che coordinerà le operazioni contro Corfù e Cefalonia assieme al generale von Stettner, a capo della divisione da montagna Edelweiss, in appoggio ai reparti che già prima dell’8 settembre erano sbarcati soprattutto nell’isola maggiore, al comando del tenente colonnello Barge.

UN’ALTRA VERITÀ – VIDEO

Già il giorno 10 viene chiesta agli italiani la consegna delle armi, secondo quanto concordato col comando di Atene del generale Vecchiarelli. A Corfù il colonnello Lusignani rifiuta, a Cefalonia il generale Gandin tratta. Il 13 settembre i tedeschi tentano un colpo di mano coordinato contro le due isole: uno sbarco a Benizza, a sud del capoluogo Corfù, con imbarcazioni provenienti da Igoumenitza, un altro nel porto di Argostoli, a Cefalonia, con due pontoni da sbarco arrivati da Patrasso carichi di uomini ed armi.

Ambedue i tentativi vengono respinti dalla reazione dell’artiglieria italiana. Lanz decide allora di preparare un secondo attacco ma con forze maggiori. Tocca per prima a Cefalonia, a partire dal 15 settembre. Circa 3.000 uomini della divisione Edelweiss si imbarcano a Prevesa e ad Astakos, sulla costa greca, e raggiungono le spiagge a sud della penisola di Paliki, quelle di Kyriaki e Mirto a nord dell’isola, il porto di Sami ad est. Le operazioni sul terreno sono condotte dai maggiori Hirschfeld, che sostituisce al comando Barge, Klebe e Hartmann.

Già al momento dell’imbarco hanno avuto l’ordine di non fare prigionieri. Poi il 18 arriva l’ordine speciale di Hitler, ma i soldati hanno cominciato ad applicarlo già dal 16 settembre. Con la resa italiana a Cefalonia l’attacco viene spostato su Corfù. Dal 23 al 25 settembre i reparti tedeschi si imbarcano a Prevesa, col capitano Dittmann, direzione le lagune di Corissia, sulla costa sud-occidentale, e a Igoumenitza, con il tenente colonnello Remold, comandante dei tre gruppi impiegati, e il capitano Feser, direzione Molo, sul versante nord della punta meridionale dell’isola.

Questa sezione fotografica è composta da due distinte parti. Nella prima sono presentati i comandanti tedeschi, i mezzi aerei utilizzati durante le operazioni a copertura degli sbarchi e per l’attacco al suolo, l’imbarco a Prevesa, il comando tattico a Cefalonia. Le immagini hanno diversa provenienza.

Numerose anche in questa occasione sono quelle comprese nel Fondo Apollonio, alcune quasi certamente recuperate in archivi tedeschi; altre foto vengono dagli archivi Filippini e Sfiligoi oppure sono tratte dalla biografia del generale Lanz realizzata da Burdick e dal volume collettivo curato da Rochat e Venturi. Nel complesso questa documentazione è molto disorganica e incompleta.

Diverso invece è il carattere della seconda parte. Si tratta di una serie di tre rullini fotografici conservati presso il Bundesarchiv Koblenz che presentano in successione le operazioni di imbarco a Prevesa del gruppo tattico Dittmann, il 23 settembre 1943, assieme al generale von Stettner, comandante della divisione Edelweiss, la traversata verso il settore meridionale dell’isola di Corfù, lo sbarco dei reparti nelle spiagge prospicenti le lagune di Corissia e l’avanzata verso il capoluogo, fino alla resa dei soldati italiani che sono avviati in lunghe colonne ai luoghi della prigionia, sotto lo sguardo compiaciuto dei tedeschi. L’autore dovrebbe essere un fotocronista militare della 1a Gebirgsdivision indicato come Hauptmann Rothfuchs.

Il generale Hubert Lanz, comandante del 22° corpo d’armata da montagna tedesco, da cui dipendeva la divisione Edelweiss. Sarà condannato per crimini di guerra dal Tribunale di Norimberga. Tratto da Sfiligoi, Qui Marina Argostoli Cefalonia.

Il tenente medico Helmolz, dirigente
servizio sanitario del 966° reggimento granatieri
d’assalto. Archivio Renzo Apollonio.

Quattro degli ufficiali tedeschi responsabili dei massacri a Cefalonia, insigniti della Croce di cavaliere: Michael Pössinger, Josef Salminger, Wilhelm Spindler, Harald von Hirschfeld. Sono tra i principali responsabili della stragi della Acqui. Tratto da H.F. Meyer, Il massacro di Cefalonia.

Aeroporto tedesco sul continente. Archivio Renzo Apollonio.

Junkers 87 in volo, scortati da CR 42. Archivio Renzo Apollonio.

Formazione di Junkers 87 Stuka. Archivio Renzo Apollonio.

Junkers 87 B. Archivio Renzo Apollonio.

Bimotori da bombardamento Heinkel 111 del KG. 4 a terra. Tratto da M. Filippini, La vera storia dell’eccidio di Cefalonia.

Messerschmitt 109. Archivio Renzo Apollonio.

Stukas su Cefalonia nel settembre 1943. La foto è tratta da un giornale tedesco. Tratto da E. Sfiligoi, Qui Marina Argostoli Cefalonia.

Sul continente greco era di presidio l’OBSO del generale von Weichs e reparti della Luftwaffe del generale Fiebig con circa 350 aerei di ogni tipo, fra cui gli Stukas del NS Gr. 7. Tratto da M. Filippini, La vera storia dell’eccidio di Cefalonia.

Zattere da sbarco tedesche L.M.B. dello stesso tipo di quella affondata il 13 settembre 1943 nella baia di Argostoli. Tratto da E. Sfiligoi, Qui Marina Argostoli Cefalonia.

Imbarco dei cacciatori da montagna della divisione Edelweiss a Prevesa. Tratto da C. B. Burdick, Hubert Lanz – General der Gebirgstruppe.

Unità navale tedesca all’attacco nelle Isole Ionie. Tratto da R. Formato, L’eccidio di Cefalonia.

Sbarco di reparti tedeschi a Cefalonia. Foto di propaganda militare. Il commento dice: «Dopo duri combattimenti e in coordinamento tra esercito, marina ed aviazione, Cefalonia, un’isola greca, strategicamente importante, cade in mano tedesca. Mentre unità della Marina si preparano a scortare il convoglio, l’artiglieria da montagna procede verso il pontile». Archivio Renzo Apollonio.

Una ronda a cavallo tedesca controlla il porto di sbarco a Cefalonia. Tratto da Rochat- Venturi, La divisione Acqui a Cefalonia.

Un mezzo della seconda batteria del 201° gruppo semovente di artiglieria d’assalto nel settembre 1943 nella zona del porto di Argostoli. Tratto da Meyer, Il massacro di Cefalonia.

Cefalonia, Baia di Aghia Kiriaky, metà settembre 1943. Sbarco di elementi della 1a divisione Edelweiss. Archivio Renzo Apollonio.

Cefalonia, settembre 1943. Un reparto tedesco in movimento. Archivio Renzo Apollonio.

Rinforzi tedeschi sull’isola di Cefalonia. Tratto da M. Filippini, La vera storia dell’eccidio di Cefalonia.

Cefalonia, settembre 1943. Il Comando tattico tedesco. Il generale Lanz (seduto con i pantaloni corti) discute con i suoi comandanti. Tratto da Rochat-Venturi, La divisione Acqui a Cefalonia.

Cefalonia, settembre 1943. Il Comando tattico tedesco. Archivio Renzo Apollonio.

Cefalonia, settembre 1943. Il maggiore von Hirschfeld spiega al generale Lanz lo svolgimento delle operazioni. Bundesarchiv Koblenz.

Il maggiore von Hirschfeld (a destra) in un’azione antipartigiana nell’estate 1943. Tratto da C. B. Burdick, Hubert Lanz – General der Gebirgstruppe.

Cefalonia, settembre 1943. I responsabili tedeschi studiano i piani operativi a Cefalonia. Archivio Renzo Apollonio.

Il maggiore Reinold Klebe (a sinistra con la decorazione al collo) a colloquio col generale Lanz. Tratto da C. B. Burdick, Hubert Lanz – General der Gebirgstruppe.

Alcuni militari tedeschi osservano Argostoli da un’altura sul lato opposto della baia. Archivio Richard Müller.

Un cappellano militare della divisione Acqui catturato dai tedeschi. Si tratta probabilmente di Duilio Capozzi che apperteneva alla 44a sezione sanità di stanza a Frankata. Tratto da Meyer, Il massacro di Cefalonia.

Le fotografie che seguono illustrano le operazioni contro Corfù e appartengono a tre rullini scattati da un fotocronista militare. Bundesarchiv Koblenz.

I reparti tedeschi si imbarcano a Preveza nella giornata del 23 settembre 1943, il giorno dopo partono quelli di Igoumenitza. In questa foto il generale von Stettner. Bundesarchiv Koblenz.

Ancora il generale von Stettner, comandante della divisione Edelweiss. A Preveza si imbarcano gli uomini del Gruppo tattico Dittmann. Bundesarchiv Koblenz.

L’imbarco a Pretesa: carico di mezzi cingolati da trasporto. Bundesarchiv Koblenz.

Sui pontoni da sbarco vengono fatti salire i pezzi dell’artiglieria. Bundesarchiv Koblenz.

Sui pontoni da sbarco vengono fatti salire i pezzi dell’artiglieria. Bundesarchiv Koblenz.

Sui pontoni da sbarco vengono fatti salire i pezzi dell’artiglieria. Bundesarchiv Koblenz.

L’imbarco a Prevesa: carico di munizioni. Bundesarchiv Koblenz.

L’imbarco a Prevesa: carico di munizioni. Bundesarchiv Koblenz.

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