a cura di Cornelio Galas
Seconda e ultima puntata sul libro «Igiene naturale del Trentino» del Dottor Comingio Bezzi, medico condotto di Mori (1867). Si tratta, come detto, di un lavoro ricco di notizie e di idee personali per certi versi ancora valide nel campo dell’igiene e della medicina sociale, e che rapportate al periodo storico in cui sono state vissute e scritte (seconda metà del secolo XIX ), mostrano come l’autore sia stato un medico intelligente, colto e aggiornato coi progressi della scienza in genere e della medicina e igiene in particolare.
Vediamo quanto scrive Comingio Bezzi a proposito del tabacco: «Nel Trentino l’abuso del tabacco si fa sempre più generale, onde non è raro il vedere persino ragazzi di sei o sette anni colla pipa in bocca o con zigaro, con manifesto detrimento del loro fisico sviluppo; avendo essi bisogno di sani alimenti, di aria e di luce libera e pura, e di ginnastica e non di un veleno, che ottunde il gusto e l’olfatto e infiacchisce i muscoli ed il cervello!».
E sul caffè: «Il caffè è l’amico degli uomini d’ingegno dei grandi pensatori, il liquore che più conferisce all’intelletto. Il suo abuso però può dar a nevropatie da eccitamento, ed anche al tetano, come venne dimostrato dalle rane uccise colla caffeina».
In un altro capitolo Bezzi tratta di: «un argomento quanto importante e solenne, altrettanto difficile e delicato: l’abuso dei piaceri sensuali”. E scrive: “Per quanto sia amara la medicina, quando essa apporta la salute è sempre benefica» … «Non è un’esagerazione, ma un fatto comprovato dalla scienza medica sperimentale, che lo spreco di forze vive derivante dall’abuso dei piaceri sensuali, è la più grave perdita conosciuta di materia organica e di forza vitale … In mezzo a tanta distruzione nissuna meraviglia, se questi diseredati organismi si accorgono della loro fisica fiacchezza, e cercano negli alcoolici un esilaramento fatale».
«Altro figlio omicida dell’abuso dei piaceri sensuali è il contagio sifilitico, che secondo una accreditata opinione trasse origine dalla mescolanza degli Europei cogli Americani ai tempi di Colombo. Esso portò un grave colpo alla salute pubblica della razza europea; lasciato senza leggi repressive, si propagò nelle generazioni, e vive irreparabile anche ai nostri giorni.
Se leggiamo la storia di questa turpe malattia dobbiamo persuaderci che nella macchina umana non esiste organo, tessuto, o umore, che ne possa restare immune o refrattario.
Oltre le forme già conosciute dai nostri antichi maestri, abbiamo oggidì la sifilide del cuore, del cervello, del fegato, del polmone, e di altri visceri importanti; oltre la sifilide visibile ad occhio nudo abbiamo la sifilide microscopica. Oggimai è dunque una onta al progresso ed alla sociale dignità la tolleranza di questo contagio straniero, ed in nome della pubblica igiene si dovrebbe pensare seriamente ai mezzi più idonei per porvi un valido argine. Il primo passo sarebbe l’interdire il meretricio privato e peggio il pubblico, vero centro della infezione».
Quanto scriveva il Bezzi sull’alcolismo, il tabagismo e il caffè mostra – commenterà Beniamino Condini – dimostra come già allora si era a conoscenza dei fattori tossici e dell’anatomopatologia relativa all’abuso delle suddette sostanze. Nel XX secolo si sono affinate le ricerche, le osservazioni e le nostre attuali cognizioni, e sono dimostrati i veri danni alla salute dell’individuo e della prole per l’alcolismo in particolare; per il tabagismo, sappiamo che è un fenomeno che coinvolge un numero di individui tale da farlo assurgere a importanza medico sociale primaria, né vanno trascurati i suoi effetti nocivi specie sui giovani e sulle donne.
Da Bezzi anche studi antropologici: «Il Trentino nutriva una razza distinta per robustezza fisica, e per temperanza. Oggidì i vegliardi delle nostre alpi, guardando parecchi dei figli dei loro figli crollano il capo e compiangono queste creature vuote di vigoria, e vittime degli eccessi sensuali loro e di quelli de’ loro genitori.
«Anche la maggior frequenza dei figli illegittimi, e della sterilità tanto maschile che femminile, che cominciano ad osservarsi nel nostro paese, fanno prova del dilatarsi degli abusi sensuali, i quali però recano danni maggiori in quelle valli ove l’alimentazione vegetale prevale alla animale, ed i grassi sono deficienti nella dietetica.
«Di fatto in certe vallate del Trentino i contadini e la loro prole somigliano talvolta a gente testé uscita di sotterra, o da una prigione …
«La stessa sifilide penetrò il baluardo delle nostre alpi, e se ne mostrano particolarmente infette le valli d’onde i contadini per vivere emigrano, e dove sono più frequenti i contatti colle persone militari. Io potrei esporre parecchie storie di malattie da me osservate indotte dalla passione di venere. Ad onor del Trentino però del Trentino devo osservare, che in nessuna delle nostre città e borgate esiste il meretricio organizzato, e che perciò la sifilide ben probabilmente ci venne importata da altri luoghi, ove questo infame abuso viene tollerato» (siamo nel 1870).
«Ognuno potrà di leggeri conchiudere quanto sia importante, e necessario il vivere con ogni riserbo. (I figli nostri hanno diritto di venire alla luce sani e robusti. Le donne poi hanno diritto di essere rispettate ed obbligo di rispettarsi e di farsi rispettare, onde non sia tradita la natura nel meraviglioso lavoro della procreazione»).
Nel secolo XIX, i n conseguenza di un complesso di fatti di varia natura (geografica-storica-sociale), si venne creando in Europa e quindi anche nel Trentino, una grave situazione di depressione economica estesa a larghi strati della popolazione , che il Bezzi chiama «pauperismo» e che oggi noi chiamiamo miseria, povertà, con tutte le conseguenze economiche, anche alimentari e sociali che ne derivano.
Riferendosi in modo particolare al problema alimentare, Bezzi scrive: «In Europa esiste il pauperismo. Un terzo dei suoi abitanti, mangia meno di quanto dovrebbe. All’economia ed alle scienze sociali incombe di studiare i rimedi atti a diminuire almeno questa piaga della società civile, all’igiene di illuminare la società ed il povero sull’alimento che è indispensabile per la vita e il lavoro» .
A questi concetti fa seguire un lungo brano di fisiologia dell’alimentazione, che è tuttora attuale e valido. Nei secoli XVIII e XIX, le scienze sperimentali (fisiologia, chimica, biologia ) hanno chiarito le leggi generali della nutrizione ed hanno approfondito le conoscenze sulla chimica e sulla biologia degli alimenti e dell’alimentazione.
Il progresso delle conoscenze sulla composizione degli alimenti, lo sviluppo della fisiologia ed i risultati sperimentali sulle attività funzionali e biologiche dell’organismo, hanno chiarito i bisogni alimentari e nutritivi dell’ uomo. L’alimentazione è ragionevolmente naturale, quando attraverso la reciproca integrazione dei vari alimenti, offre la garanzia di un apporto nutritivo più equilibrato e completo dei vari fattori di cui l’organismo abbisogna .
Spiega Bezzi: « … da questo brano di fisiologia scritta per insegnare al popolo i suoi alimenti necessari si può conchiudere, che esso ha bisogno di una dieta mista più abbondante di sostanze animali e vegetabili della passata e presente». «Il Trentino produce ottimi alimenti tanto animali che vegetabili; ottima carne di manzo, di castrato, e di porco, e squisito pollame, selvaggina ricca di carni nutritive, di osmazoma e di grassi aromatici … nei nostri laghi e fiumi: l’anguilla , la trota, il temolo, il barbio.
E se guardiamo ai vegetabili, noi abbiamo nel maggior numero delle valli il frumento, la segala, il frumentone, l’orzo, i legumi, le castagne, l’uva, l’oliva, e le api il miele e la cera. Abbiamo ogni genere di frutta ed in tutta abbondanza, l’alimento nervoso per eccellenza, il vino, anzi nella valle dell’Adige se ne producono delle qualità che sono fra le migliori d’Europa. Quale fra i vini nazionali od esteri supera il Goccia d’oro e l’Isera per sostanza e squisitezza e ricchezza di composizione chimica e naturale?
«Il nostro popolo ha bisogno di una abbondante alimentazione animale e vegetabile. Di questa però non tutto il nostro popolo può godere a sufficienza; poiché nelle città e nelle valli, dove la gente emigra, in genere mangia sufficientemente bene, predomina il vitto animale e si beve anche del buon vino; ma in certe vallate prevale la dieta vegetabile sulla animale, e vi sono famiglie intiere che vivono di erbaggi, di patate, di orzo e di granoturco, e sono beate quando possono bere del vino acido e mangiare del formaggio pieno di putridume e di acari. In alcuni paesi esiste il vero pauperismo, e molti patiscono la fame e in molte valli i contadini emigrano.
Famiglie intere dormono assieme agli animali domestici, in locali cui è pavimento la terra. Cicoria cotta la primavera, scarsa polenta la state, castagne e patate verdi o giallo-pallide l’inverno, pochi legumi e della segale e dell’orzo rarissimi, scarso latte e formaggio costituiscono il cibo quotidiano» .
Il Bezzi continua: «quì ti si presenta il triste spettacolo del male della miseria, della pellagra, e vedi visi pallidi, corpi esangui, gente melanconica, cadaveri ambulanti … In una serie di anni infelici , nei quali fallirono i prodotti dell’agricoltura e specialmente i bozzoli, crebbe il numero dei poveri , e crebbero anche le malattie per difetto di alimentazione o per alimentazione infetta, quali la pellagra, la scrofola, la tubercolosi, l’aglobulismo, le idropisie d’inanizione, il gozzo, il cretinismo, lo scorbuto, e la verminazione.
Egli è ben vero che in alcuni villaggi del Trentino, il pauperismo s’introdusse anche per una abituale tendenza all’inerzia, ma in ogni modo esiste nel nostro paese colla sequela delle sue malattie, e i soccorsi non sono riusciti a toglierlo. Una delle principali cause è certamente l’ignoranza delle popolazioni rurali e artigiane in cui sono lasciate» .
« Quando avremo un popolo veramente istruito noi vedremo sorgere tosto le mutue cucine economiche, i magazzini cooperativi, i prestiti sull’onore, il credito agricolo e tante altre associazioni, che abbellano grandemente questo nostro secolo, e che come c’insegna l’esperienza sono attissime a portare il materiale benessere nella casa del popolano laborioso ed economo; la pubblica e privata beneficienza completeranno”
Nel 1880 esistevano nel Trentino: 298 ciechi; 339 sordomuti; 376 cretini ed idioti; 498 pazzi; parte raccolti nei pubblici istituti, e parte affidati alla carità privata».
Per quanto riguarda l’influenza reciproca dei fattori psichici ed organici sulla fisiopatologia umana e quindi sociale, leggiamo: “Malgrado le tante scoperte, resta ancora misterioso il meccanismo delle sublimi funzioni animali, e sei lontano dall’avere intravveduto dentro la fine compage del cervello la formazione del pensiero, il recapito delle sensazioni, il palpito dell’amore, il moto della volontà, il volo della immaginazione, la rimembranza, il genio».
«Io, nei mei convincimenti filosofici ammetto la esistenza nell’uomo di sentimenti innati ed acquisiti, interni ed esterni … Esiste il fanatico in religione e in politica, l’entusiasta, il moderato, il rinnegato e il traditore. Sono fatti compiuti della immensa varietà del sentire. Come è vario il sentimento, così è vario il pensiero.
Abbiamo il cretino e per una scala graduale ascendente arriviamo all’uomo di genio, alla cui volontà direi quasi nulla sembra ormai impossibile . Il Vangelo moderando il sentimento e la passione è il migliore trattato di Igiene popolare. Il sentimento di Dio e delle cose celesti si esalta in soggetti deboli e può degenerare in forme nervose».
«Sono ancora vive nella nostra memoria le estatiche di Caldaro e di Capriana, ed i medici negli ultimi anni hanno veduto crescere nel Trentino il numero delle affezioni nervose, specialmente nel sesso gentile, nel quale il sentimento facilmente si esalta.
Esiste un altro sentimento naturale nell’uomo, l’amore di patria e della libertà, il quale in certe epoche critiche sociali, può favorire in un paese lo sviluppo di nevrosi melanconiche, delle viziature organiche del cuore, del ventricolo e del fegato e qualche volta anche la tubercolosi del polmone o di altri organi. In generale l’amore di patria e di libertà, allorché un popolo è soverchiamente eccitato, come tutte le altre forti passioni, debilita la costituzione fisica».
Nel capitolo dal titolo «I patemi d ‘animo», Bezzi ricorda gli esperimenti fatti da M. Schiff sugli animali e quelli di E. Oehl, di Lossena e Mantegazza sull’uomo, dai quali si desume come il dolore fisico ( e nell’uomo anche psichico) influisca sinistramente sull’organismo e sui suoi organi .
«Il dolore dell’anima agisce come il dolore fisico, non essendo esso altro che una spina, la quale tormenta le fibre e le cellule sensitive del cervello, donde per i nervi, per i vasi, e per il sangue può influire su tutti gli organi della vita nutritiva». «Alcuni distinti fisiologi e clinici Tedeschi, dopo aver indarno cercato nella materia del cervello e degli organi la causa anatomica di molte malattie della vita nervosa, vanno studiando le malattie della psiche, principio semplice, che esiste nel cervello e nei nervi.
Così il dolore dell’animo agirebbe direttamente sullo spirito, e per mezzo di esso sul cervello, sui nervi vasomotori, e sui tessuti organici, dei quali può favorire i successivi mutamenti. Il Prof. A. Cantani a Pavia, allievo della scuola di Praga, definisce la ipocondria, una malattia
nella quale, per l’abbattimento della psiche (o dell’animo) il cervello non regola più l’eccitamento dei nervi periferici e dei gangli e da ciò risulta l’eretismo generale periferico, senza lesione materiale degli organi centrali. Vi sono dolori del pensiero, e del cuore. Uno scirro di ventricolo (neo formazione eterologa) uccise a S. Elena per patema d’animo il più famoso, e il più infelice degli Italiani».
«La storia della medicina registra vari casi di morti improvvise avvenute in seguito a novella dolorosa». «A tutti i cataclismi sociali tenne dietro nei popoli una certa decadenza fìsica. Così fu del popolo francese dopo la sanguinosa sua rivoluzione …».
«Le razze latine sono fisicamente più deboli, e vanno soggette ad un numero proporzionalmente maggiore di malattie; perché furono le più infelicemente travagliate da agitazioni sociali. Anche le lunghe guerre e le rivoluzioni abbandonano dietro di se dei dolori che debilitano il cervello e il cuore di parecchie generazioni. È deplorabile lo stato sanitario della più sventurata delle nazioni europee, la Polacca … ».
«Tra gli altri anche il Trentino ebbe i suoi dolori sociali … ». «Abbiamo perciò osservato nel nostro caro paese aumentarsi il numero delle melanconie, dei cancri, delle malattie di cuore, delle tisi prodotte da patema d’animo, dei suicidi cagionati da dolore, degli omicidi frutto di vendetta, la quale potrebbe definirsi un crudele spasimo concentrato che cerca una espansione sanguinosa» …
«Fui chiamato a curare una grave ipocondria, che fece soccombere, per stasi biliare, una persona onesta gettata nella povertà dal fallimento di un suo amico. Ho osservato più casi da alienazione mentale cagionata da patema d’animo». «Io credo con convincimento, che una delle principali cause di quella certa decadenza fisica che minaccia il Trentino, siano i patemi d’animo».
Rileggendo quanto scrive il Bezzi sui «Patemi d’animo», si può dire che il filo ideale della teoria dei rapporti psicosomatici e somatopsichici – commenta sempre Beniamino Condini – non si sia mai spezzato da Ippocrate a oggi. Indubbiamente il concetto dell’influenza dei fattori emotivi sulle funzioni organiche e che fattori organici patologici possono provocare una risonanza emotiva, è noto fin dai primordi della medicina e della stessa umanità (e questo giustifica la cosiddetta doppia origine della medicina psicosomatica attuale).
Ai discepoli di Crotone, Pitagora insegnava che «i gravi turbamenti passionali e i forti patemi d’animo, possono essere la causa di molti mali fìsici». Ma fu Ippocrate che introdusse con sufficiente esattezza e costante convinzione nel pensiero greco antico il concetto dei rapporti psiche-corpo: « … se l’anima ammala, essa consuma il corpo», e altrove: « … gli organi obbediscono ai sentimenti ». Dopo Ippocrate, anche Platone: «Questo è il grande errore dei medici del nostro tempo – tenere l’anima separata dal corpo».
L’intera civiltà greca è pervasa dal concetto dell’importanza che hanno i fattori psichici sulla salute del corpo. La civiltà romana non fu da meno. Ricordiamo Giovenale: «orandum est ut sit mens sana in corpore sano» e, prima ancora, Virgilio: «mens agitat molem et magno se corpore miscet». Ma anche durante il Medio Evo i rapporti tra psiche e il corpo non sono stati persi di vista ( ricordiamo la Scuola Salernitana e anche la corrente degli scolastici).
Proseguendo attraverso i secoli, vediamo in G. Baglivi ( 1668-1707) l’importanza che hanno le passioni dell’anima sul corpo; per G. M. Lanisci (1654-1720), le passioni dell’anima possono portare alla malattia e persino alla morte; per B. Ramazzini (1633- 1714) il fondatore della medicina del lavoro, era nota la reciprocità somato-psichica. Anche in altri Paesi il movimento di pensiero e gli studi furono altrettanto notevoli.
Morgagni (1682- 1771) e Virchow ( 1821- 1902) sanzionarono il trionfo dell’anatomia patologica, e con essa un nuovo orientamento della medicina che portò alla condanna di ogni empirismo, purtroppo includendo anche i fattori psichici.
Nel secolo «fattori emotivi», «patemi d’animo» erano evidenti e non potevano non interessare il medico studioso e «di famiglia» e non attirare l’attenzione dei grandi clinici; ma non venivano mai approfonditi, a differenza di quanto accadeva nella stessa epoca in ogni altro campo della medicina, forse perché, per il medico del tempo, valorizzare la psiche avrebbe potuto meritare la qualifica di «empirico» o comunque la fama di non essere aggiornato ai concetti del più rigido organicismo.
Indubbiamente nel secolo XX le cose cambiarono e si approfondirono i rapporti soma-psiche e psiche-soma, specialmente per opera di Freud e discepoli (neuropsichiatria), e in seguito si venne creando così il termine di medicina psico-somatica, che non è una nuova specialità. È il sintomo benefico di un più giusto atteggiamento dei medici verso le malattie.
È un perenne memento che ogni malattia non è, come supponevano molti medici del secolo XIX, solo da disfunzione di uno o più organi, bensì un turbamento dell’equilibrio di tutto l’organismo e in genere il risultato di cause multiple e non singole. Il medico moderno, se preparato, tende sempre a considerare la malattia un processo in cui si mescolano eventi fisici e psicologici dei quali occorre tener conto.
Molto interessante per il Trentino nel secolo XIX, è il capitolo di Bezzi che riguarda l’”abuso del salasso e dei medicamenti deprimenti» nel quale si può notare come la terapia in quel tempo risente l’azione del grande impulso degli studi fisiologici e biochimici e si avvia a divenire per quanto possibile, razionale e positiva. La farmacologia, poi, viene tolta, almeno in gran parte, dalle mani degli empirici e passa in quella dei medici e dei fisiologi. Essa divenne veramente scientifica quando poté provare e riconoscere gli effetti fisiologici e terapeutici di antiche droghe e dei sempre nuovi prodotti chimici.
Ecco quanto scrive Bezzi con esperienza personale e garbato umorismo: «Si ritiene dai naturalisti moderni quale un fatto positivo la necessità della integrità del sangue all’ordine del suo moto idraulico nei vasi; cosicché il salasso, spogliato da ogni potere trascendentale, diventa oggimai un semplice modificatore idraulico, e fisico dell’organismo umano. Tutto infatti il suo danno, od utile si fonda sul vuoto e sulla perdita di cellule ferruginose galvanizzanti, che esso genera inevitabilmente nelle arterie e nelle vene» …
«Di fronte al moltiplicarsi giornaliero di tanti lavori sulla importanza fisiologica, e patologica del sangue, noi medici italiani abbiamo il rimorso d’avere troppo abusato della sua sottrazione a danno della salute pubblica delle nazioni».
Il Professore Concato (contemporaneo di Guido Baccelli, 1832-1916), clinico insigne, deplorando l’abuso del salasso fatto dai discepoli di Tomasini, Rasori e altri, arditamente professa l’opinione, che gl’Italiani hanno perduto più sangue per i salassi, che nelle battaglie della indipendenza …
«Anche nelle valli del Trentino si abusò spesso della lancetta, e non solo dai medici; ma anche dalle mammane, dai maniscalchi, dai veterinari, e perfino da altre persone non qualificate … So di un Comune ove tre persone tenevano lancetta sempre aperta a disposizione dei dilettanti di salassi … Conosco anche un maniscalco, il quale dava salassi al piede delle donne clorotiche.
Nelle nostre città i vecchi pratici prudenti hanno limitato l’uso del salasso. Ne abusarono per lo contrario i chirurghi flebotomi, i quali finiscono col credersi, e coll’essere creduti dal volgo famosi medici; essi non possiedono che nel salasso un mezzo di guadagno, e perciò difficilmente stanno agli ordini dei medici. Un grave sperpero di sangue consumano le copette scarificate, e le sanguisughe lasciate in balia del popolo senza alcuna legge moderatrice … Una valletta nel Trentino era abitata da gente floridissima.
Un medico, che riteneva i salassi di mezza libra, suggeriti dal Borsieri , buoni da darsi ad un passero, e che il vero salasso dovesse essere di due libre almeno, indusse nel popolo di quella valle montanina, una reale debolezza sanguigna; cosicché tu vi cerchi ora indarno le vergini robuste, l’uomo tipo della bella razza latina, e la donna sabina!».
«Ma non solo nel Trentino si abusò del salasso; ma anche dei veleni deprimenti della medicina curativa, e dei purgativi, e ciò dallo stesso popolo, potendoli essi avere a bell’agio. Al Leroy ed al Pagliano seguì l’ Acqua di Vienna, i di cui componenti, senna, saleamaro, manna, fra noi si vendono per beneficio di legge … da tutti i droghieri, i pizzicagnoli, e possono darsi senza ricetta medica dei farmacisti …
È una legge contraria alla scienza, alla onestà generale, e ai progressi della Igiene Pubblica quella che alle mani di un droghiere, o d’un pizzicagnolo ignari del buon uso loro, affida sostanze, medicamentose e purgative, le quali abusate possono diventare veleni, sia per forza intrinseca, sia per le funeste conseguenze che lasciano negli organismi umani …
So, che in certe valli del Trentino, ove per illudere la legge si instituì una vera camorra di preti, di capo¬ comuni, di pizzicagnoli, e di medici, si ordinano e si prendono a capriccio il tartaro emetico, la santonina, i purgativi e drastici, che si ebbero dal grande commercio, e da qualche farmacista traditore de’ suoi doveri …
Conosco il fatto che da una grande città commerciale di Europa si può ottenere colla falsa firma di una farmacista un’oncia di acido arsenioso … E tu sai, che questo veleno dato a piccole dosi può lentamente mandarti all’altro mondo, senza che nessuno , e perfino il tuo medico se ne accorga … e che egli è il classico, gentile assassino di molte vittime, che la barbara invidia sacrificò sull’altare della intolleranza! »
“Tornando al salasso, è certo che da quando prevalse nel Trentino la scuola dei sanguimani, da quando si lasciarono vendere impunemente da tutti sanguisughe, e scaricare copette, una seria debilitazione fisica in¬colse le nostre popolazioni. Contro l’abuso del salasso sorge oggidì in tutte le scuole d’Italia, dell’Europa, ed anche d ‘America una concorde protesta … In Italia si viene al salasso con grande circospezione e se ne fa uso molto cauto.
Ogni medico saggio deve severamente sperimentare nel campo della pratica ogni nuova teoria, ed ispirarsi alla sola logica dei fatti. Io non posso dimenticare precetti del canuto mio padre, il quale era un allievo d’Ippocrate, di Franch, e del trentino Borsieri così parco e guardingo nel salassare, e nelle cui opere stanno scritti nella bella lingua del Lazio i precetti, riguardo alla sottrazione nelle infiammazioni di petto, che si vantano come nuovi dalle scuole boreali.
Sarebbe poi ben fatto, che una legge superiore levasse il diploma ai chirurghi flebotomi, che si vietasse alle mammane di dare salassi; così pure ai maniscalchi, ai veterinari, e ad altri individui non qualificati. Questa legge dovrebbe concentrare almeno per ora nei soli farmacisti la vendita di saguisughe dietro ricetta medica, e nei medici il diritto di dare copette; nei soli farmacisti, chimici laureati e giurati la vendita di qualunque siasi medicamento e preparato chimico pericoloso, o inserviente ad usi medici , escludendo affatto i droghieri, ed i negozianti in genere …
Un simile ordine sanitario domina da molto tempo in Prussia, in Sassonia, e nel Wirtenberg, e si medita di metterlo in pratica anche in Italia. Di fronte a tanta moltitudine i abusi sarebbe tempo che la società procurasse di avere buoni farmacisti … il farmacista non sarebbe nel comune soltanto il centro intorno al quale si affollano gli oziosi, i maldicenti e gli armeggioni, ma il positivo campione della scienza chimico sperimentale. Ma una organizzazione sanitaria degna dei tempi nei quali viviamo è ancora un desiderio anche presso le nazioni più illuminate» .
Altro capitolo: «Difetto d’istruzione igienica popolare, di fisica educazione, e di opportune leggi igieniche» . In quest’ultimo capitolo, per quanto riguarda l’igiene della persona, del suolo e dell’abitato, egli riassume il frutto dei suoi studi, delle sue esperienze e delle sue osservazioni come medico aggiornato e come uomo di cultura, che ama veramente il suo paese, che vede e ne vive i problemi di vita e, data l’evoluzione delle scienze e della medicina e quindi dell’Igiene, nel secolo XIX, sente profondamente quanto si debba ancor fare e quali siano i nuovi orizzonti della medicina sociale per le popolazioni trentine.
Egli scrive: «A canto del catechismo religioso le nostre popolazioni avrebbero il diritto di ottenere dalla istruzione comunale e governativa un altro catechismo, ossia i primissimi elementi di storia naturale, di chimica, di fisica pratica applicata all’agricoltura, ed anche di igiene; e non si insegna loro il modo di conservare la loro salute in mezzo a tanti elementi di dissoluzione organica. La ginnastica non figura punto tra gli elementi di educazione.
Dappertutto in vece si moltiplicano le osterie, i bordelli, e i tranelli immorali del gioco del lotto, fomiti di pazzia, di ozio e di disinganno. In Svizzera ogni scuola popolare possiede un sistema di ginnastica semplicissimo, che costa assai poco; fra noi nulla di simile … Non si inculca sufficientemente ai nostri contadini che frequentano le scuole, di lavarsi con acqua fresca … essi non si addestrano generalmente al nuoto, alla musica, al ballo, i quali danno alla persona leggiadria e leggerezza, sommo elemento di economia vitale.
Non si istruiscono i nostri fanciulli sulla qualità e quantità dei loro alimenti, sulla maniera di maturare e rendere innocue le granaglie, sulle malattie dei vegetabili e degli animali, sull’aria, sulle acque, sulla polizia e costruzione di case sane.
Insomma non si insegna loro nulla … Eppure sarebbe facile ed opportuno all’educatore religioso il far risaltare la buona armonia che passa fra il fisico e il morale, e dimostrare l’interesse fisico di essere virtuosi, e temperanti nel mangiare e nel bere, e la intima relazione esistente fra la moralità evangelica e le regole per conservare una buona salute … Il medico condotto dovrebbe visitare spesso le scuole, dare saggi consigli igienici …».
«Ma questi saggissimi e pratici dettami della scienza non si praticano, e contenti di andare alla vecchia, si lascia progredire la già avanzata decadenza fisica della popolazione, alla quale seguirà inevitabile la decadenza morale e quella intellettiva.
Ad arrestare tale malanno almeno per la crescente generazione noi non sapremmo quindi consigliare nulla di più efficace, che insegnare nelle scuole l’igiene popolare, la quale si riassume nell’igiene della economia generale della vita ».
«Ma la popolazione rurale non è la sola, che manchi di educazione fisica, ne patiscono difetto fra noi anche il cittadino e l’operaio. Nella nostra educazione cittadina si deve poi lamentare, che nissun medico dia lezioni pubbliche e gratuite d’igiene ai propri concittadini, come si usa dai bravi medici di Milano, di Torino, e di Firenze.
Eppure Trento, Rovereto e le altre borgate possedono un ceto medico distinto e disinteressato. Mi sembra pure un difetto che non si istruiscano nell’Igiene i chierici del Seminario, così pure gli allievi delle scuole reali, del ginnasio, le mammane, e le fanciulle che si educano a Trento, a Riva, ed a Rovereto fra le melanconiche mura dei conventi, o da institutrici private: essi potrebbero col tempo riformare i nostri costumi, con gran giovamento della salute fisica e morale del nostro popolo … ».
«Quale medico igienico io veggo più volentieri, le monache, figlie sublimi dell’amore cristiano, soavi e caritatevoli negli ospitali presso il capezzale di un infermo o di un moriente, piuttostochè meste educatrici in mezzo a vispe fanciulle sfavillanti di riso e di speranze. Non havvi pertanto da meravigliarsi, se nel difetto di fisica educazione cresca nelle nostre città, anche fra le classi agiate il numero dei scrofolosi, dei rachitici, dei tisici, ed in genere tutte le discrasie sanguigne e nervose. È poi straordinario il rachitismo, che si osserva nelle due città di Rovereto e di Ala.
Di questa affezione si incolparono le fabbriche di manifatture, che si trovano in queste città industriali, ma io credo, che la causa sia piuttosto riposta nella costruzione di queste due città, la quale è straordinariamente difettosa, e contraria alle buone regole d’igiene della casa … Le nostre fabbriche di Rovereto e di Ala si trovano assai spesso rinchiuse nelle ristrette straduzze di quelle città, e talvolta in antiche case di abitazione adattate a scopo di fabbrica senza tener conto ed alcun calcolo dei riguardi igienici … La città di Trento posta fortunatamente in condizioni più favorevoli è una delle più avanzate in fatto di igiene pubblica».
“Non si può a meno di tributare un sincero omaggio di gratitudine al cittadino Giovanelli, che ad onta di una cieca opposizione, ebbe il coraggio di riunire l’ordine estetico coll’igienico … Ma a lato di tanto progresso igienico, anche in Trento si lamenta il puzzare che esala da qualche vicolo centrale ove si trovano i conciapelli, le esalazioni ributtanti che escono talvolta da qualche bottega di pizzicagnolo, e dai fondachi ripieni di formaggi e crauti sparsi e tollerati imprudentemente nell’interno della città … Sarebbe poi un bene … Che si procurasse di allontanare dai centri abitati le fabbriche romoreggianti con grave danno dei timpani delicati».
«Vi sarebbe molto da dire sui fabbricati che servono al pubblico insegnamento … si deve cambiare il metodo di ventilazione delle scuole tutte, ed anche delle chiese, e sostituirvi l’inglese ad aria entrante continuamente . Il presente sistema di ventilazione dei luoghi pubblici è fatale alla salute.
La città di Rovereto ha bisogno di riforme igieniche radicali … Si può però tutto superare dalla dotta e gentile città, la quale con l’opera veramente romana del suo acquedotto ha provveduto il popolo della più eccellente acqua potabile, che si trovi nella valle dell’Adige».
«È deplorabile lo stato igienico dei comuni rurali, anche delle principali nostre borgate. Non parlo dei piccoli villaggi, ove animali e uomini vivono assieme, e la notte si passa nelle stalle a imbastardire in mezzo a una atmosfera graveolente …».
«Manca generalmente nel Trentino uno Statuto, il quale regoli la pulizia sanitaria delle case e delle contrade, e sia al livello della scienza igienica moderna. Manca nelle città e nelle borgate , nei villaggi una commissione sanitaria illuminata, che sorvegli … Alla testa della commissione sanitaria da noi invocata dovrebbero collocarsi persone intelligenti e ricche di cognizioni di chimica igienica ».
«Ma prima di tutto si dovrebbe studiare con tutti i mezzi offerti dalle scienze sperimentali analitiche la natura geognostica, minerale, vegetabile ed animale del nostro paese e non da trascurarsi l’aria, la terra, le acque, ed in modo speciale l’alimentazione umana animale e vegetabile …
Io non parlerò delle leggi che regolano la condotta dei comuni di fronte alle epidemie ritenute contagiose. Tutte le epidemie, meno l’ultima, di cholera asiatico invasero impunemente il nostro paese, mietendo gli uomini più vigorosi, e lasciando dietro se una certa decadenza fisica nella popolazione».
«Come tutti i governi d’Europa, così pure anche quello che ci regge, pare che non sia convinto della contagiosità assoluta del Cholera, e della necessità di leggi di Igiene radicale, onde allontanarlo per sempre. Quest’è un voto di sfiducia verso que’ medici benemeriti e una ingratitudine verso quei valorosi filantropi che seppero morire nella cura e nell’analisi degli appestati, ma prima dimostrarono .. il contagio letale …
Nel Trentino in questi ultimi anni dominò una vasta epidemia di vajuolo, anzi in alcune città e borgate essa assunse la forma maligna, e sacrificò molte giovani vittime. Non fa meraviglia questo fatto quando si sa, che perlomeno un terzo della nostra popolazione resta da vaccinarsi, e nessuno mai pensò alla rivaccinazione degli adulti, e quando la legge della vaccinazione, o non è, o non viene ritenuta obbligatoria dalle popolazioni».
«Se tutti i comuni del Trentino facessero vaccinare i loro amministrati servendosi all’uopo dell’intervento della autorità, il vajuolo non mieterebbe tante vittime … Io ho sperimentata la utilità della rivaccinazione in Vermiglio, ove tutti quelli che si sottomisero si salvarono … Nissuna misura preventiva non si prende nel nostro paese contro una malattia contagiosa terribile, e purtroppo frequente, la sifilide … È dunque mancante nel Trentino la educazione fisica del popolo agricolo e cittadino, difettando le leggi d’Igiene privata e pubblica, o se esistono nessun vi pon mano.
Sarebbe urgente la formazione di una commissione igienica, la quale introducesse tutte le riforme sanitarie, che a nostro disonore e di chi ci regge, sono un pio desiderio”.
Nella «conclusione» del suo prezioso libretto, il Bezzi scrive: «Il Trentino, come per positiva intelligenza e per carattere morale, così supera ancora per energia fisica il popolo che abita le province centrali e meridionali del bel paese. Dopo aver visitati per scopi di geografia igienica varie città, borgate e villaggi d’Europa, io ritorno volentieri a questa Alpe natia, ove traveggo ancora nel mezzo del popolo la robusta costituzione dei padri latini, ed ove la invadente fisica decadenza trova ancora dei potenti baluardi di reazione naturale.
Perciò è dovere di tutti gli intelligenti di tener calcolo dei buoni elementi che rimangono in paese, per resistere alla minacciata fisica decadenza dei nostri compatrioti, la quale quando si verificasse, apre sempre la strada alla barbarie, ed allontana i tempi della pienezza della vita intellettuale e morale, a cui ogni mente e cuore elevato deve aspirare … Quando una società è ammalata ai medici si dovrebbero accrescere i poteri …
Con savie leggi si limiterebbero possibilmente il numero delle malattie ereditarie, ed i matrimoni tra malati … Tornerebbe certo utile il subordinare il matrimonio ad un certificato medico di salute, e ad un parere, se i temperamenti dei coniugi siano conciliabili … Certo diminuirebbero i morbi quando il medico fosse più adoperato in fatto d’Igiene pubblica e privata, e quando i suoi consigli prudenti venissero ascoltati ed eseguiti».
Allora l’influenza però dell’igiene e in genere della medicina sulla legislazione era ancora impotente e Bezzi scrive « Quando mercé l ‘intervento della medicina si arrivasse a far armonizzare la forza fisica di un popolo colla intellettuale, l’Igiene avrebbe raggiunto il suo fine, avrebbe celebrato il più bello dei suoi trionfi. Sparsi su tutto il globo, i medici, questi solitari filantropi, questi pensatori, questi amici della natura, intendono, quantunque con forze disperse, al bene della umanità.
«Nell’ultima guerra che insanguinò l’Europa centrale, i medici, dichiarati neutrali dal Congresso di Ginevra (Comitato internazionale della Croce Rossa – Ginevra – Convenzione 1864 ), accorsero numerosi nelle armate combattenti … Non si ritirarono giammai di fronte al Cholera e al tifo, che precedettero e seguirono la guerra …
Nissuna delle classi sociali fu tanto produttiva di lavori scientifici, di studi analitici profondi come la classe medica nella vecchia Europa, e nella stessa giovane America. Nell’ultimo congresso dei medici italiani tenuto in Firenze nell’ottobre 1866 erano rappresentati cinquanta comitati e si conchiuse, che la classe medica fu pari al suo dovere, ed ha ben meritato del paese. Si comportarono con pari sacrificio e bravura nelle ultime guerre i medici, che servirono nelle armate dell’Austria, della Francia, e della Prussia … ».
«Ed io confido non sia lontano il tempo nel quale anche gli intelligenti miei concittadini, smessa ogni apatia, associeranno le loro forze per far progredire più rapidamente queste nostre valli nella via della civiltà e tenendo calcolo della decadenza fisica che per l’incuria dei nostri padri e nostra, fece così rapidi passi a danno delle popolazioni del Trentino una volta così vigorose, procureranno con ogni sforzo, che l’Igiene aquisti nelle nostre leggi comunali e nei nostri costumi quella influenza, che a bon diritto le compete».