TRENTINO, L’IGIENE NEL SECOLO XIX – 2

a cura di Cornelio Galas

Seconda e ultima puntata sul libro «Igiene naturale del Trentino» del Dottor Comingio Bezzi, medico condotto di   Mori (1867). Si  tratta, come detto, di  un  lavoro  ricco  di notizie  e  di  idee  personali  per certi versi ancora valide nel campo dell’igiene e  della medicina  sociale,  e  che  rapportate  al periodo storico in cui sono  state  vissute  e  scritte (seconda  metà  del  secolo  XIX ), mostrano come l’autore sia stato un medico intelligente, colto e aggiornato coi progressi della scienza in genere e della medicina e igiene  in particolare.

Elie Metchnikoff (1845-1916), Russian biologist and Nobel laureate. Metchnikoff, also known as Ilya Ilyich Mechnikov, is best known for his pioneering research into the immune system, for which he won the Nobel Prize in Physiology or Medicine in 1908. He discovered phagocytosis while working at a private laboratory in Messina, Sicily. This is the process of cells engulfing large particles (such as bacteria or dead cells), and one of the ways that the white blood cells of the immune system fight disease. Image from 'La Conquete Du Monde Invisible' by Giuseppe Penso.

Elie Metchnikoff (1845-1916), Russian biologist and Nobel laureate

Vediamo quanto scrive Comingio Bezzi a proposito del tabacco: «Nel  Trentino  l’abuso del tabacco si fa sempre  più  generale,  onde  non  è  raro  il  vedere  persino ragazzi  di sei o sette anni colla pipa in bocca  o con  zigaro, con  manifesto  detrimento del  loro  fisico sviluppo; avendo  essi  bisogno  di  sani  alimenti,  di  aria  e di luce libera e pura, e di ginnastica  e  non di  un  veleno,  che  ottunde  il gusto  e  l’olfatto e  infiacchisce  i  muscoli ed  il cervello!».

E sul caffè: «Il caffè è l’amico degli uomini d’ingegno dei grandi pensatori, il liquore  che più  conferisce  all’intelletto.  Il  suo  abuso  però  può  dar a nevropatie da eccitamento, ed anche al tetano,  come  venne  dimostrato dalle  rane uccise  colla  caffeina».

Comingio Bezzi

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In un altro capitolo Bezzi tratta di: «un argomento quanto importante e solenne, altrettanto difficile e delicato: l’abuso  dei  piaceri  sensuali”. E scrive: “Per  quanto sia amara la medicina, quando  essa  apporta la  salute è sempre benefica» … «Non è un’esagerazione, ma un fatto comprovato dalla scienza medica sperimentale, che lo spreco di forze vive derivante dall’abuso dei piaceri sensuali, è la più grave perdita conosciuta di materia organica e di forza vitale … In mezzo a tanta distruzione nissuna meraviglia, se questi diseredati organismi si accorgono della loro fisica fiacchezza, e cercano  negli alcoolici  un  esilaramento fatale».

«Altro figlio omicida dell’abuso dei piaceri sensuali è il contagio  sifilitico,  che  secondo una  accreditata  opinione  trasse  origine dalla  mescolanza  degli  Europei  cogli Americani  ai  tempi   di  Colombo. Esso  portò  un  grave  colpo  alla  salute  pubblica della  razza  europea;  lasciato senza leggi repressive, si propagò nelle generazioni, e vive irreparabile  anche  ai  nostri  giorni.

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Se leggiamo la  storia  di  questa  turpe malattia dobbiamo persuaderci che nella macchina  umana  non  esiste  organo, tessuto, o umore, che ne possa  restare  immune  o  refrattario.

Oltre le forme già conosciute dai nostri antichi maestri, abbiamo  oggidì  la  sifilide del cuore, del cervello, del fegato, del polmone,  e  di  altri  visceri  importanti; oltre la sifilide visibile ad occhio nudo abbiamo la sifilide  microscopica.  Oggimai  è  dunque  una  onta al  progresso  ed  alla  sociale  dignità  la tolleranza  di questo  contagio  straniero, ed in nome  della  pubblica  igiene si dovrebbe pensare seriamente ai mezzi più idonei per porvi  un  valido  argine.   Il  primo   passo   sarebbe  l’interdire   il  meretricio  privato  e  peggio il  pubblico,   vero  centro  della  infezione».

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Quanto scriveva  il  Bezzi  sull’alcolismo,  il  tabagismo  e  il  caffè  mostra  – commenterà Beniamino Condini – dimostra come già allora si era  a  conoscenza  dei  fattori  tossici  e dell’anatomopatologia  relativa  all’abuso  delle  suddette sostanze. Nel  XX  secolo  si sono affinate  le  ricerche,  le  osservazioni e  le  nostre  attuali  cognizioni,  e  sono dimostrati  i veri   danni   alla   salute  dell’individuo  e della prole per l’alcolismo in particolare; per  il tabagismo,  sappiamo  che  è  un  fenomeno che coinvolge un numero di  individui  tale  da farlo  assurgere  a  importanza  medico sociale  primaria,  né  vanno trascurati  i  suoi effetti  nocivi  specie  sui  giovani  e sulle   donne.

Da Bezzi anche studi antropologici: «Il Trentino nutriva una razza distinta  per robustezza fisica,  e  per temperanza.   Oggidì  i  vegliardi  delle  nostre  alpi,  guardando  parecchi  dei figli dei loro  figli  crollano  il  capo  e  compiangono  queste  creature  vuote di vigoria,  e vittime degli eccessi  sensuali  loro  e  di  quelli  de’ loro genitori.

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«Anche la maggior frequenza dei figli illegittimi, e della sterilità tanto maschile che femminile, che cominciano ad osservarsi nel  nostro  paese, fanno prova del dilatarsi degli abusi sensuali, i quali però recano danni maggiori in quelle valli  ove  l’alimentazione vegetale  prevale  alla  animale, ed  i  grassi  sono  deficienti  nella  dietetica.

«Di fatto in certe vallate del Trentino i contadini e la loro prole somigliano  talvolta a  gente  testé  uscita  di  sotterra,  o  da  una  prigione …

«La stessa sifilide penetrò il baluardo delle nostre alpi, e se ne mostrano particolarmente infette  le  valli  d’onde  i  contadini  per  vivere  emigrano, e dove sono più frequenti i contatti colle persone militari. Io potrei esporre parecchie storie di malattie da me osservate indotte dalla passione di  venere. Ad onor del Trentino però del Trentino devo osservare, che in nessuna delle nostre città e borgate esiste il meretricio organizzato, e che perciò la  sifilide ben probabilmente  ci venne  importata  da  altri  luoghi, ove questo infame  abuso  viene  tollerato»  (siamo nel  1870).

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«Ognuno  potrà  di leggeri conchiudere quanto sia importante,  e necessario  il vivere  con ogni  riserbo.  (I figli nostri hanno  diritto  di  venire alla  luce  sani  e  robusti.  Le  donne poi hanno diritto di essere rispettate ed obbligo di rispettarsi e di farsi rispettare, onde non sia tradita la natura nel meraviglioso lavoro della procreazione»).

 Nel secolo XIX, i n conseguenza di un  complesso  di  fatti  di  varia natura (geografica-storica-sociale), si venne creando in  Europa e  quindi anche  nel  Trentino,  una  grave situazione  di  depressione  economica  estesa a larghi strati della popolazione , che il Bezzi chiama «pauperismo» e che oggi noi chiamiamo miseria, povertà, con tutte le conseguenze economiche, anche  alimentari   e  sociali  che  ne   derivano.

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Riferendosi in modo particolare al problema alimentare, Bezzi scrive: «In  Europa  esiste il pauperismo. Un  terzo  dei  suoi abitanti, mangia  meno di  quanto  dovrebbe. All’economia  ed  alle scienze sociali incombe di studiare i rimedi atti a  diminuire  almeno questa piaga della società civile, all’igiene di illuminare la società ed il povero sull’alimento  che è indispensabile per  la  vita  e  il lavoro» .

A questi concetti fa seguire un lungo brano di fisiologia dell’alimentazione, che è tuttora attuale e valido. Nei secoli XVIII e XIX, le scienze sperimentali (fisiologia, chimica, biologia ) hanno chiarito le leggi generali della nutrizione ed hanno approfondito le conoscenze sulla chimica e sulla  biologia  degli  alimenti e  dell’alimentazione.

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Il progresso delle conoscenze sulla composizione degli alimenti, lo sviluppo della fisiologia ed i risultati sperimentali sulle attività funzionali e biologiche dell’organismo, hanno chiarito i bisogni alimentari e nutritivi dell’ uomo. L’alimentazione è ragionevolmente naturale, quando attraverso la reciproca integrazione dei vari alimenti, offre la garanzia di un apporto nutritivo più equilibrato e completo dei vari fattori di cui l’organismo abbisogna .

Spiega Bezzi: « … da questo brano di fisiologia  scritta  per insegnare  al popolo i suoi alimenti necessari si può conchiudere, che esso ha bisogno di una dieta mista più abbondante di sostanze animali e vegetabili della passata e presente». «Il Trentino produce ottimi alimenti  tanto  animali che vegetabili; ottima carne di manzo, di castrato, e di porco, e squisito pollame, selvaggina ricca di carni nutritive, di osmazoma e di grassi aromatici … nei nostri laghi e fiumi: l’anguilla , la trota, il temolo, il barbio.

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E  se guardiamo  ai  vegetabili, noi abbiamo nel  maggior  numero delle valli il frumento, la segala, il frumentone, l’orzo, i legumi, le castagne, l’uva, l’oliva, e  le api  il  miele e  la cera.  Abbiamo  ogni  genere  di  frutta ed in tutta abbondanza, l’alimento  nervoso  per eccellenza,  il  vino,  anzi  nella valle dell’Adige se ne producono delle qualità che sono fra le migliori d’Europa. Quale fra i vini nazionali od esteri supera il Goccia d’oro  e l’Isera  per  sostanza  e  squisitezza  e ricchezza  di  composizione  chimica e naturale?

«Il nostro popolo ha bisogno di una abbondante alimentazione  animale e  vegetabile. Di questa  però  non  tutto  il  nostro  popolo  può  godere a  sufficienza;   poiché  nelle  città  e nelle  valli,  dove  la  gente  emigra,    in genere  mangia sufficientemente bene, predomina il vitto  animale e  si beve anche del buon vino; ma in certe  vallate  prevale  la  dieta vegetabile sulla animale, e vi  sono famiglie  intiere che  vivono  di  erbaggi,  di  patate, di orzo e di  granoturco,  e sono beate quando  possono bere  del  vino  acido e mangiare del formaggio pieno di putridume e di acari. In alcuni  paesi esiste il vero pauperismo, e molti patiscono la fame e in molte valli i contadini emigrano.

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Famiglie intere dormono assieme  agli  animali  domestici, in locali cui è pavimento la terra. Cicoria cotta la primavera, scarsa polenta la state, castagne e patate verdi o giallo-pallide l’inverno,  pochi legumi e della segale e dell’orzo rarissimi, scarso latte e formaggio costituiscono   il cibo  quotidiano» .

Il Bezzi continua:  «quì  ti  si presenta  il triste  spettacolo del male della miseria, della pellagra, e  vedi  visi  pallidi,  corpi  esangui, gente   melanconica,  cadaveri  ambulanti …  In  una serie di anni   infelici , nei quali fallirono i  prodotti dell’agricoltura e specialmente i bozzoli, crebbe il numero dei poveri , e crebbero anche le malattie per difetto di alimentazione o per alimentazione infetta, quali la pellagra, la scrofola, la tubercolosi, l’aglobulismo, le idropisie  d’inanizione,  il  gozzo,  il  cretinismo, lo scorbuto, e la verminazione.

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Egli è ben vero che in alcuni villaggi del Trentino, il pauperismo s’introdusse anche per una abituale tendenza all’inerzia, ma in ogni modo esiste nel nostro paese colla sequela delle sue malattie, e i soccorsi non sono riusciti  a  toglierlo. Una delle  principali  cause  è certamente  l’ignoranza  delle  popolazioni  rurali  e  artigiane  in   cui sono   lasciate» .

« Quando avremo un popolo veramente istruito noi vedremo sorgere tosto le mutue cucine economiche, i magazzini cooperativi, i prestiti sull’onore, il credito agricolo e tante altre associazioni, che abbellano grandemente questo nostro secolo, e che come c’insegna l’esperienza  sono  attissime  a  portare il  materiale  benessere nella casa del popolano laborioso ed economo; la pubblica e privata beneficienza completeranno”

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Nel 1880 esistevano nel Trentino: 298 ciechi;  339  sordomuti; 376 cretini ed  idioti; 498   pazzi; parte   raccolti nei   pubblici  istituti, e parte affidati alla carità privata».

Per quanto riguarda l’influenza reciproca dei fattori psichici ed organici sulla fisiopatologia  umana e quindi sociale, leggiamo:  “Malgrado le tante scoperte, resta ancora misterioso il meccanismo delle sublimi funzioni animali, e sei lontano dall’avere intravveduto dentro la fine compage del  cervello la formazione del pensiero,  il recapito delle sensazioni, il palpito dell’amore, il moto della  volontà, il volo della immaginazione, la rimembranza, il  genio».

«Io, nei mei convincimenti filosofici  ammetto la esistenza  nell’uomo di  sentimenti innati  ed  acquisiti,  interni  ed  esterni … Esiste  il fanatico in religione e in politica, l’entusiasta, il moderato, il rinnegato  e  il  traditore. Sono fatti compiuti della immensa varietà del sentire. Come è vario il sentimento, così è vario il pensiero.

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Abbiamo il cretino e per una  scala  graduale ascendente arriviamo  all’uomo  di  genio, alla  cui  volontà  direi quasi  nulla  sembra  ormai  impossibile .  Il  Vangelo  moderando  il sentimento e la passione è il migliore  trattato  di  Igiene  popolare.  Il  sentimento  di Dio e delle cose celesti si esalta in soggetti deboli e può degenerare  in  forme nervose».

«Sono ancora vive nella nostra memoria le estatiche di Caldaro e di Capriana, ed i medici negli ultimi anni hanno veduto crescere nel Trentino il numero delle affezioni nervose, specialmente nel sesso gentile, nel quale il sentimento facilmente si esalta.

Esiste un altro   sentimento naturale nell’uomo, l’amore di patria  e della  libertà, il quale in certe epoche critiche sociali, può favorire in un paese lo sviluppo di nevrosi melanconiche, delle viziature organiche del cuore, del ventricolo e del fegato e qualche volta anche la tubercolosi del polmone o di altri organi. In generale l’amore di patria e di libertà, allorché un  popolo è  soverchiamente  eccitato, come tutte le altre forti passioni,  debilita  la costituzione fisica».

Paolo Mantegazza

Paolo Mantegazza

Nel capitolo dal titolo «I patemi d ‘animo», Bezzi ricorda gli esperimenti fatti da M. Schiff  sugli animali e quelli di E. Oehl, di Lossena e Mantegazza  sull’uomo, dai quali si desume come il dolore fisico   ( e nell’uomo anche psichico) influisca sinistramente sull’organismo e sui suoi organi .

«Il dolore dell’anima agisce come il dolore fisico, non essendo esso altro che una spina, la quale tormenta  le fibre e le  cellule  sensitive  del cervello, donde  per  i  nervi,  per  i  vasi, e per  il  sangue  può  influire su tutti gli organi della vita nutritiva». «Alcuni distinti fisiologi e clinici Tedeschi, dopo aver indarno cercato nella materia del cervello e degli organi la causa  anatomica  di  molte  malattie  della  vita  nervosa,  vanno studiando le malattie della psiche, principio semplice, che esiste  nel  cervello  e  nei nervi.

Così il dolore dell’animo agirebbe direttamente sullo spirito, e per mezzo di  esso sul  cervello, sui nervi  vasomotori,  e  sui  tessuti  organici, dei  quali può  favorire  i   successivi mutamenti. Il Prof. A. Cantani a  Pavia, allievo della  scuola  di  Praga,  definisce  la ipocondria, una malattia

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nella quale, per l’abbattimento della psiche (o dell’animo) il cervello  non regola  più  l’eccitamento  dei  nervi  periferici  e  dei  gangli  e  da  ciò    risulta l’eretismo generale periferico, senza lesione materiale degli organi centrali. Vi sono dolori del pensiero, e del cuore. Uno scirro di ventricolo (neo formazione eterologa) uccise a S. Elena per patema d’animo il più famoso, e il più infelice degli Italiani».

«La storia della medicina registra  vari casi di morti  improvvise avvenute in seguito a novella dolorosa». «A tutti i cataclismi sociali  tenne dietro nei popoli  una certa decadenza fìsica. Così fu del popolo francese dopo la sanguinosa sua  rivoluzione …».

«Le razze latine sono fisicamente più deboli, e vanno soggette ad un numero proporzionalmente maggiore di malattie; perché furono le più infelicemente travagliate da agitazioni sociali. Anche le lunghe guerre e le rivoluzioni abbandonano dietro di se dei dolori che debilitano il cervello e il cuore di parecchie generazioni. È deplorabile lo stato sanitario della più sventurata delle nazioni europee, la Polacca … ».

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«Tra gli altri anche il Trentino ebbe i suoi dolori sociali … ». «Abbiamo perciò osservato nel nostro caro paese aumentarsi il numero delle melanconie, dei cancri, delle malattie di cuore, delle tisi prodotte da patema d’animo, dei suicidi cagionati da dolore, degli omicidi frutto di vendetta, la quale potrebbe definirsi un crudele spasimo concentrato che cerca una espansione sanguinosa» …

«Fui chiamato a curare una grave  ipocondria,  che  fece  soccombere, per  stasi biliare, una persona onesta gettata nella  povertà  dal fallimento  di un  suo amico. Ho osservato più casi da alienazione mentale  cagionata  da patema d’animo». «Io credo con convincimento, che  una  delle  principali cause di quella certa decadenza fisica che minaccia  il  Trentino,  siano  i  patemi  d’animo».

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Rileggendo quanto scrive il Bezzi sui «Patemi  d’animo», si può  dire che il filo ideale della teoria  dei  rapporti  psicosomatici e somatopsichici – commenta sempre Beniamino Condini – non si sia mai spezzato da Ippocrate a oggi. Indubbiamente il concetto dell’influenza dei fattori emotivi sulle funzioni organiche e  che fattori organici patologici possono provocare  una risonanza  emotiva, è  noto  fin dai primordi della medicina e della stessa umanità (e questo giustifica la cosiddetta doppia origine della medicina psicosomatica attuale).

Ai  discepoli  di  Crotone,  Pitagora  insegnava  che  «i  gravi  turbamenti   passionali  e  i forti patemi d’animo, possono essere la causa di molti mali fìsici». Ma fu Ippocrate che introdusse con sufficiente  esattezza  e  costante  convinzione  nel pensiero greco antico il concetto dei rapporti psiche-corpo:  « … se l’anima ammala, essa consuma il corpo», e altrove: « … gli organi obbediscono  ai sentimenti ». Dopo  Ippocrate, anche  Platone: «Questo è il grande  errore   dei   medici  del  nostro tempo   –   tenere  l’anima   separata  dal  corpo».

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L’intera civiltà greca  è pervasa dal concetto dell’importanza  che hanno  i fattori psichici sulla salute del corpo. La civiltà romana non fu da meno. Ricordiamo Giovenale: «orandum  est  ut  sit  mens  sana  in  corpore  sano»  e, prima ancora, Virgilio: «mens agitat molem et magno se corpore  miscet». Ma anche durante il Medio Evo i rapporti  tra  psiche  e il corpo  non  sono stati persi di vista ( ricordiamo la Scuola  Salernitana  e  anche  la  corrente degli  scolastici).

Proseguendo attraverso i secoli, vediamo in G. Baglivi ( 1668-1707) l’importanza che hanno le passioni dell’anima sul corpo; per G. M. Lanisci (1654-1720), le passioni dell’anima possono portare alla  malattia  e  persino alla morte; per B. Ramazzini (1633- 1714) il fondatore della medicina del lavoro, era nota la reciprocità somato-psichica. Anche in altri Paesi il movimento di pensiero e gli studi furono altrettanto  notevoli.

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Morgagni (1682- 1771) e Virchow ( 1821- 1902) sanzionarono il trionfo dell’anatomia patologica, e con essa un nuovo orientamento della medicina che portò alla condanna di ogni  empirismo, purtroppo includendo  anche  i  fattori  psichici.

Nel secolo «fattori emotivi», «patemi d’animo» erano evidenti e non potevano non interessare il medico studioso e «di famiglia» e non attirare l’attenzione dei grandi clinici; ma non venivano mai approfonditi, a differenza di quanto accadeva nella stessa epoca in ogni altro campo della medicina, forse perché, per il medico del  tempo,  valorizzare la psiche avrebbe potuto meritare la qualifica  di  «empirico»  o comunque  la  fama  di non essere aggiornato ai concetti del più rigido organicismo.

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Indubbiamente nel secolo XX le  cose  cambiarono  e  si  approfondirono i  rapporti  soma-psiche  e psiche-soma, specialmente per  opera  di Freud e discepoli (neuropsichiatria), e in seguito si venne creando così il termine    di medicina psico-somatica, che non è una nuova specialità. È il sintomo benefico di un più giusto atteggiamento dei medici verso   le malattie.

È un perenne memento che ogni malattia non è, come supponevano molti medici del secolo XIX, solo  da  disfunzione di uno o  più  organi,  bensì un turbamento dell’equilibrio di  tutto  l’organismo  e  in  genere  il risultato  di cause multiple e non singole. Il medico moderno, se preparato, tende sempre a considerare la malattia un processo in cui si mescolano  eventi fisici  e psicologici  dei  quali  occorre  tener conto.

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Molto interessante per il Trentino nel  secolo  XIX,  è  il capitolo di Bezzi che riguarda l’”abuso  del  salasso  e  dei  medicamenti  deprimenti» nel  quale  si può  notare come la terapia in quel tempo risente l’azione del grande impulso degli studi fisiologici e biochimici e si avvia a divenire per quanto possibile, razionale e positiva. La farmacologia, poi, viene tolta, almeno in gran parte, dalle mani degli empirici e passa in quella dei medici e dei fisiologi. Essa divenne veramente scientifica quando poté provare e riconoscere gli effetti fisiologici e terapeutici di antiche droghe e dei sempre nuovi prodotti chimici.

Ecco  quanto  scrive Bezzi con  esperienza  personale e  garbato umorismo: «Si ritiene dai naturalisti moderni quale un fatto positivo la necessità della integrità del sangue all’ordine  del suo moto idraulico nei vasi; cosicché il salasso, spogliato da ogni potere trascendentale, diventa oggimai un semplice modificatore idraulico, e fisico dell’organismo umano. Tutto infatti il suo danno, od utile si fonda sul vuoto e sulla perdita  di cellule ferruginose galvanizzanti, che esso genera inevitabilmente nelle arterie e nelle vene» …

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«Di fronte al moltiplicarsi  giornaliero  di  tanti lavori sulla importanza fisiologica, e patologica del sangue, noi medici italiani  abbiamo  il  rimorso d’avere troppo abusato della  sua  sottrazione a danno della salute pubblica delle nazioni».

Il Professore Concato (contemporaneo di Guido Baccelli, 1832-1916), clinico insigne, deplorando l’abuso del salasso fatto dai discepoli di Tomasini, Rasori e altri, arditamente professa l’opinione, che  gl’Italiani hanno perduto più sangue per i  salassi, che nelle battaglie  della  indipendenza …

«Anche nelle valli del Trentino si abusò spesso della  lancetta, e non solo dai medici; ma anche dalle mammane,  dai  maniscalchi, dai veterinari, e perfino da altre persone non qualificate … So di un Comune ove  tre persone tenevano lancetta sempre aperta a disposizione  dei  dilettanti  di salassi … Conosco anche un maniscalco, il quale dava salassi  al  piede delle donne clorotiche.

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Nelle nostre città i vecchi pratici prudenti hanno limitato l’uso del salasso. Ne abusarono per lo contrario i  chirurghi  flebotomi, i quali finiscono col credersi, e coll’essere creduti dal volgo famosi medici; essi non possiedono che nel salasso un mezzo di guadagno, e perciò difficilmente stanno agli ordini dei medici. Un grave sperpero di sangue consumano  le  copette  scarificate,  e  le  sanguisughe  lasciate  in   balia   del popolo senza alcuna legge moderatrice … Una valletta nel Trentino era abitata da gente floridissima.

Un medico, che riteneva i salassi di mezza libra, suggeriti dal Borsieri , buoni da darsi ad un passero, e che il vero salasso dovesse essere di due libre almeno, indusse nel popolo di quella valle montanina, una reale debolezza sanguigna; cosicché tu vi cerchi ora indarno le vergini robuste, l’uomo tipo della  bella razza latina,  e  la  donna sabina!».

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«Ma non solo nel Trentino si abusò del salasso; ma anche dei veleni deprimenti della medicina curativa, e dei purgativi, e ciò dallo stesso popolo, potendoli essi avere a bell’agio. Al Leroy  ed  al  Pagliano  seguì  l’ Acqua  di Vienna,  i  di  cui componenti, senna, saleamaro,  manna,  fra  noi  si  vendono  per  beneficio  di legge … da tutti  i droghieri,  i pizzicagnoli,  e  possono  darsi senza ricetta  medica  dei  farmacisti  …

È  una  legge  contraria  alla scienza,  alla  onestà  generale, e ai  progressi della Igiene Pubblica   quella che  alle  mani  di  un  droghiere,  o  d’un   pizzicagnolo   ignari   del buon uso loro, affida sostanze, medicamentose e purgative, le quali abusate possono diventare veleni, sia per  forza intrinseca, sia per le funeste conseguenze che lasciano negli organismi umani …

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So, che in certe valli del Trentino, ove per illudere la legge si instituì una vera camorra di preti, di capo¬ comuni, di pizzicagnoli, e di medici, si ordinano e si prendono a capriccio il tartaro emetico, la santonina, i purgativi e drastici, che si ebbero dal grande commercio, e da qualche farmacista traditore de’ suoi doveri …

Conosco il fatto che da una grande città commerciale di Europa si può ottenere colla falsa firma di una farmacista un’oncia di acido arsenioso … E tu sai, che questo veleno dato a piccole dosi può lentamente mandarti all’altro mondo, senza che nessuno , e perfino il tuo medico se ne accorga … e che egli è il classico, gentile assassino di molte vittime, che la barbara invidia sacrificò sull’altare della intolleranza! »

“Tornando al salasso,  è  certo  che  da  quando  prevalse  nel  Trentino la scuola dei  sanguimani,  da  quando  si  lasciarono  vendere impunemente  da tutti sanguisughe, e scaricare copette, una seria  debilitazione  fisica  in¬colse  le  nostre popolazioni.  Contro l’abuso del salasso sorge oggidì  in tutte le scuole d’Italia, dell’Europa, ed anche d ‘America una concorde protesta … In  Italia  si  viene  al  salasso  con  grande  circospezione  e  se  ne fa uso molto cauto.

Ogni  medico  saggio  deve severamente  sperimentare  nel campo della pratica ogni nuova teoria,  ed  ispirarsi  alla  sola  logica  dei fatti.  Io  non   posso  dimenticare   precetti   del   canuto  mio   padre,   il quale era  un  allievo  d’Ippocrate, di  Franch, e del  trentino Borsieri così  parco e guardingo nel salassare, e nelle cui opere stanno scritti nella bella lingua del Lazio i precetti, riguardo alla sottrazione nelle  infiammazioni  di petto, che si vantano come nuovi dalle scuole  boreali.

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Sarebbe poi  ben fatto, che una legge superiore levasse il diploma ai  chirurghi  flebotomi, che  si  vietasse  alle mammane di dare  salassi;  così  pure  ai  maniscalchi,  ai  veterinari, e ad altri individui non qualificati. Questa legge dovrebbe concentrare almeno per ora nei soli farmacisti la vendita di saguisughe dietro ricetta medica, e nei medici il diritto di dare copette; nei soli farmacisti,  chimici laureati e giurati la vendita di qualunque siasi medicamento e  preparato chimico pericoloso, o inserviente ad usi medici , escludendo affatto i droghieri,  ed  i  negozianti in  genere …

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Un simile ordine sanitario domina da molto tempo in Prussia, in Sassonia, e nel Wirtenberg, e si medita di metterlo in pratica anche in Italia. Di fronte a tanta moltitudine i abusi sarebbe tempo che la società   procurasse   di   avere   buoni farmacisti … il farmacista  non sarebbe  nel  comune  soltanto  il  centro  intorno  al quale si affollano gli oziosi,  i  maldicenti  e  gli  armeggioni,  ma  il positivo campione della scienza chimico sperimentale. Ma una organizzazione sanitaria degna dei tempi nei quali viviamo è ancora un  desiderio  anche  presso  le  nazioni   più  illuminate» .

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Altro capitolo: «Difetto d’istruzione igienica popolare, di fisica educazione, e di opportune leggi igieniche» . In quest’ultimo capitolo, per quanto riguarda l’igiene della persona,  del suolo e dell’abitato, egli riassume il frutto dei suoi studi, delle sue esperienze e delle sue osservazioni come medico aggiornato e come uomo di cultura, che ama veramente il suo paese, che vede  e ne vive i problemi di vita e, data l’evoluzione delle scienze e  della medicina e quindi dell’Igiene, nel secolo XIX, sente profondamente quanto si debba ancor fare e quali siano i nuovi orizzonti della medicina sociale per le popolazioni  trentine.

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Egli  scrive:  «A  canto  del  catechismo  religioso le nostre popolazioni avrebbero il diritto di  ottenere dalla istruzione comunale e governativa un altro catechismo, ossia i primissimi elementi  di storia naturale, di chimica, di fisica pratica applicata all’agricoltura, ed anche  di igiene; e non si insegna loro  il  modo  di  conservare la  loro  salute  in  mezzo a tanti elementi di dissoluzione organica. La ginnastica  non  figura punto tra gli  elementi  di  educazione.

Dappertutto  in  vece  si  moltiplicano le osterie, i bordelli, e i tranelli immorali  del  gioco  del  lotto,  fomiti  di pazzia, di ozio e  di  disinganno.  In Svizzera  ogni  scuola  popolare  possiede un sistema di ginnastica  semplicissimo,  che  costa  assai poco; fra  noi  nulla  di simile … Non si inculca sufficientemente ai nostri contadini che frequentano le scuole, di lavarsi con acqua fresca … essi non si addestrano generalmente al nuoto, alla musica, al ballo, i quali danno alla persona leggiadria e leggerezza, sommo elemento di economia vitale.

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Non si  istruiscono i  nostri fanciulli sulla qualità e quantità dei  loro alimenti, sulla maniera di maturare  e  rendere  innocue  le  granaglie, sulle  malattie  dei vegetabili e degli animali, sull’aria, sulle acque,  sulla  polizia  e  costruzione di case sane.

Insomma non si insegna loro nulla … Eppure  sarebbe  facile ed opportuno all’educatore religioso il far  risaltare  la  buona  armonia che passa fra il fisico e il morale, e dimostrare l’interesse fisico di  essere virtuosi, e temperanti nel mangiare e nel bere, e  la  intima  relazione  esistente fra la moralità evangelica e  le  regole  per conservare  una buona salute … Il medico condotto dovrebbe visitare spesso le scuole, dare saggi consigli igienici …».

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«Ma questi saggissimi e pratici dettami della scienza non si  praticano, e contenti di andare alla vecchia, si lascia progredire la già avanzata decadenza fisica della popolazione, alla quale seguirà inevitabile  la  decadenza morale  e  quella  intellettiva.

Ad  arrestare  tale  malanno  almeno  per  la crescente generazione noi non sapremmo quindi consigliare nulla di più efficace, che insegnare nelle scuole l’igiene popolare, la quale si riassume nell’igiene  della  economia  generale  della  vita ».

«Ma  la popolazione  rurale non  è  la  sola, che  manchi  di   educazione fisica, ne patiscono difetto fra  noi  anche  il cittadino e  l’operaio.  Nella nostra educazione cittadina si deve poi lamentare, che nissun medico dia  lezioni  pubbliche e  gratuite d’igiene ai  propri concittadini,  come   si  usa dai bravi medici di Milano, di  Torino,  e di Firenze.

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Eppure Trento, Rovereto e le altre borgate possedono un ceto medico distinto e disinteressato. Mi  sembra  pure un difetto  che non si  istruiscano   nell’Igiene   i   chierici del Seminario, così pure gli allievi delle scuole reali, del ginnasio, le mammane, e le fanciulle  che  si  educano  a  Trento,  a  Riva,  ed  a  Rovereto  fra le melanconiche mura dei conventi, o  da  institutrici  private: essi  potrebbero col tempo riformare  i  nostri costumi,  con  gran giovamento della  salute  fisica  e  morale  del  nostro  popolo  … ».

«Quale medico igienico io veggo più volentieri, le monache, figlie sublimi dell’amore cristiano, soavi e caritatevoli negli ospitali presso il capezzale  di  un  infermo o  di  un  moriente,  piuttostochè meste  educatrici  in mezzo a vispe fanciulle sfavillanti di riso e di speranze. Non havvi  pertanto da meravigliarsi, se nel difetto di fisica educazione cresca nelle nostre città, anche fra le classi agiate il numero dei  scrofolosi,  dei  rachitici,  dei tisici,  ed  in  genere  tutte  le  discrasie  sanguigne e nervose. È poi straordinario il rachitismo, che si osserva  nelle due  città  di  Rovereto  e di Ala.

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Di questa affezione si incolparono le fabbriche di manifatture, che si trovano in queste città industriali, ma io credo, che la causa sia piuttosto riposta nella costruzione di queste due città, la quale è straordinariamente difettosa, e contraria alle buone regole d’igiene della casa … Le nostre fabbriche di Rovereto e di Ala si trovano assai spesso rinchiuse nelle ristrette straduzze di quelle città, e talvolta in antiche case di abitazione adattate a scopo di fabbrica senza tener conto ed alcun calcolo dei riguardi igienici … La città di Trento posta  fortunatamente  in  condizioni  più  favorevoli  è  una  delle più  avanzate  in fatto di igiene pubblica».

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“Non si può  a meno di tributare un sincero omaggio di gratitudine al cittadino Giovanelli, che ad onta di una cieca opposizione, ebbe il coraggio di riunire l’ordine estetico coll’igienico … Ma a lato di tanto progresso igienico, anche in Trento si lamenta il puzzare che esala da qualche vicolo centrale ove si trovano i conciapelli, le esalazioni ributtanti che escono talvolta da qualche bottega di pizzicagnolo, e dai fondachi ripieni di formaggi e crauti sparsi e tollerati imprudentemente nell’interno della città … Sarebbe poi un bene …  Che si procurasse di  allontanare  dai  centri abitati le fabbriche romoreggianti con grave danno dei timpani delicati».

«Vi  sarebbe  molto  da  dire  sui  fabbricati  che  servono  al pubblico insegnamento … si deve cambiare il metodo di ventilazione delle scuole tutte, ed anche delle chiese, e sostituirvi l’inglese ad aria entrante continuamente . Il presente sistema di ventilazione dei luoghi pubblici è fatale alla salute.

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La città di Rovereto  ha  bisogno  di  riforme  igieniche  radicali …  Si può però tutto superare dalla dotta e gentile città, la quale con l’opera veramente romana del suo acquedotto ha  provveduto  il popolo della più eccellente  acqua  potabile,  che  si  trovi  nella valle dell’Adige».

«È deplorabile lo stato igienico dei comuni rurali, anche delle principali nostre borgate. Non parlo dei piccoli villaggi, ove animali e uomini vivono assieme, e la  notte  si  passa  nelle stalle  a  imbastardire  in  mezzo  a  una  atmosfera  graveolente …».

«Manca generalmente nel Trentino uno Statuto, il quale regoli la pulizia sanitaria delle case e delle contrade, e sia al livello della scienza igienica moderna. Manca nelle città e nelle borgate , nei villaggi una commissione sanitaria illuminata, che sorvegli … Alla testa della commissione sanitaria da noi invocata dovrebbero collocarsi persone intelligenti  e ricche di cognizioni di chimica  igienica ».

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«Ma prima di tutto si dovrebbe studiare con  tutti i mezzi  offerti dalle scienze sperimentali analitiche la natura geognostica, minerale, vegetabile ed animale del nostro paese e non da trascurarsi l’aria, la terra,  le acque, ed in modo  speciale l’alimentazione  umana  animale e vegetabile …

Io  non  parlerò  delle  leggi che  regolano  la  condotta dei  comuni  di  fronte alle epidemie ritenute contagiose. Tutte le epidemie, meno l’ultima, di cholera asiatico invasero impunemente il nostro paese, mietendo gli uomini più vigorosi, e lasciando dietro se una certa decadenza fisica nella popolazione».

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«Come tutti i governi d’Europa, così pure  anche  quello  che  ci  regge,  pare che non sia convinto della contagiosità assoluta  del  Cholera,  e  della necessità  di  leggi  di  Igiene  radicale,  onde  allontanarlo  per   sempre.  Quest’è un voto di sfiducia verso que’  medici  benemeriti  e  una ingratitudine  verso quei valorosi filantropi che seppero morire nella cura e  nell’analisi  degli  appestati,  ma  prima  dimostrarono ..  il   contagio   letale  …

Nel   Trentino in questi ultimi anni dominò una  vasta  epidemia  di  vajuolo,  anzi  in  alcune città   e  borgate   essa   assunse   la   forma   maligna,  e   sacrificò   molte giovani vittime. Non  fa  meraviglia  questo  fatto  quando  si  sa,  che  perlomeno un terzo  della  nostra  popolazione  resta  da   vaccinarsi,  e   nessuno   mai   pensò alla  rivaccinazione  degli  adulti, e  quando la  legge  della  vaccinazione,   o  non  è,  o  non  viene  ritenuta   obbligatoria   dalle   popolazioni».

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«Se  tutti  i  comuni  del  Trentino  facessero  vaccinare  i  loro  amministrati servendosi all’uopo dell’intervento della autorità, il vajuolo  non  mieterebbe  tante  vittime  …  Io  ho  sperimentata la  utilità  della rivaccinazione in Vermiglio, ove tutti  quelli  che  si  sottomisero  si  salvarono … Nissuna  misura  preventiva  non  si  prende nel  nostro  paese  contro   una malattia contagiosa  terribile,  e  purtroppo  frequente,  la  sifilide … È  dunque mancante nel Trentino la educazione fisica del popolo  agricolo  e  cittadino,  difettando  le  leggi  d’Igiene  privata  e  pubblica,  o  se  esistono  nessun vi pon mano.

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Sarebbe  urgente  la  formazione  di  una  commissione   igienica, la  quale  introducesse   tutte   le riforme  sanitarie,   che a nostro disonore e di  chi ci  regge, sono un pio   desiderio”.

Nella «conclusione» del  suo prezioso  libretto, il Bezzi scrive:  «Il Trentino, come per positiva intelligenza e per carattere morale, così supera ancora per energia fisica il popolo che abita le province centrali e meridionali del bel paese. Dopo aver visitati  per  scopi  di  geografia igienica  varie città,  borgate  e  villaggi  d’Europa,  io  ritorno  volentieri a questa Alpe natia, ove traveggo ancora nel mezzo del popolo la robusta costituzione  dei  padri  latini,  ed  ove  la  invadente  fisica   decadenza   trova ancora  dei  potenti  baluardi  di  reazione  naturale.

Perciò è  dovere di tutti gli intelligenti di tener calcolo dei  buoni elementi  che  rimangono  in  paese, per  resistere  alla  minacciata  fisica  decadenza dei  nostri compatrioti,  la quale quando si verificasse,  apre  sempre  la  strada  alla  barbarie,  ed allontana  i  tempi  della  pienezza  della  vita  intellettuale  e  morale, a cui   ogni mente e  cuore  elevato deve  aspirare … Quando una società  è  ammalata ai medici si dovrebbero accrescere i  poteri  …

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Con  savie  leggi  si  limiterebbero  possibilmente  il  numero  delle  malattie  ereditarie,   ed   i   matrimoni  tra  malati  … Tornerebbe   certo   utile   il   subordinare   il   matrimonio ad  un  certificato  medico   di   salute,   e   ad   un   parere,   se   i   temperamenti dei coniugi  siano  conciliabili  … Certo  diminuirebbero  i  morbi   quando il  medico  fosse più  adoperato  in  fatto  d’Igiene  pubblica  e  privata,  e  quando i suoi consigli  prudenti  venissero  ascoltati   ed  eseguiti».

Allora l’influenza però dell’igiene e in genere della medicina sulla legislazione  era   ancora impotente e  Bezzi   scrive   « Quando   mercé   l ‘intervento della medicina si arrivasse a far armonizzare la forza  fisica  di  un  popolo colla intellettuale, l’Igiene avrebbe raggiunto il suo fine, avrebbe celebrato il più bello dei suoi trionfi. Sparsi su tutto  il  globo,  i medici, questi solitari filantropi, questi pensatori, questi amici della natura, intendono, quantunque  con  forze  disperse,  al  bene   della   umanità.

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«Nell’ultima guerra che insanguinò l’Europa centrale,  i  medici, dichiarati neutrali dal  Congresso di Ginevra (Comitato  internazionale della Croce Rossa – Ginevra –  Convenzione  1864 ),  accorsero  numerosi  nelle  armate  combattenti … Non  si  ritirarono  giammai  di  fronte al  Cholera  e  al tifo,  che precedettero e seguirono la  guerra …

Nissuna   delle  classi   sociali fu  tanto  produttiva  di  lavori   scientifici,  di  studi  analitici  profondi come la classe medica nella vecchia Europa, e nella stessa giovane America. Nell’ultimo congresso dei  medici italiani tenuto in Firenze  nell’ottobre  1866 erano rappresentati cinquanta comitati e si conchiuse, che la  classe  medica fu pari al suo dovere, ed ha ben meritato  del  paese.  Si  comportarono con pari sacrificio e bravura nelle ultime  guerre  i  medici,  che  servirono nelle armate dell’Austria, della Francia, e della Prussia … ».

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«Ed io confido non sia  lontano il tempo nel quale anche gli  intelligenti miei  concittadini,  smessa  ogni   apatia,  associeranno le  loro  forze  per  far  progredire  più  rapidamente  queste  nostre   valli  nella via  della  civiltà   e  tenendo calcolo della decadenza  fisica   che per l’incuria dei  nostri  padri  e  nostra,  fece  così  rapidi  passi  a  danno  delle popolazioni del Trentino una volta così vigorose, procureranno con ogni  sforzo,  che l’Igiene aquisti nelle nostre leggi comunali e nei nostri costumi quella influenza, che a bon diritto  le compete».

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