SALO’, LA STORIA NELLE FOTO – 4

a cura di Cornelio Galas

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salo163Tre immagini della “fiorente e grande colonia IX maggio per i figli del Popolo” di Bardonecchia.

salo164Tra i grandi avvenimenti di quei 600 giorni di Salò va sottolineata la presenza e la partecipazione attiva delle donne. Qui l’immagine di una manifestazione a Venezia, Ca’ Foscari, per la partenza di uno scaglione (maggio 1944).

salo165Ancora a Venezia addestramento del Servizio Ausiliario Femminile “Italia”.

salo166Primo accantonamento del Servizio Ausiliario Femminile a Noventa Vicentina. salo167

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salo169Altre tre immagini dell’addestramento del Servizio Ausiliario Femminile “Italia”: le fotografie che ritraggono le donne arruolate nell’esercito di Salò le mostrano sorridenti e ottimiste, e infatti portarono una ventata di speranza e furono fondamentalmente più coinvolte nella “causa” di quanto non fossero gli uomini.

Nella prefazione al suo libro “Pane nero”, Miriam Mafai ne spiega il motivo, parlando sia delle donne partigiane, sia di quelle che avevano sposato la causa repubblichina: “Mi aveva sempre colpito il fatto che, parlando di quel periodo, Carla e Lucia, Marisa e Luciana, Lela e Cesira dicessero a un certo punto, come sovrappensiero: “ … però, in fondo, è stato bello”. Un’affermazione curiosa, imprevedibile, se si pensa che gli avvenimenti ai quali si riferivano sono stati certamente tra i più tragici della nostra storia e della loro vita.

Quell’affermazione doveva essere precisata e chiarita. “ … però è stato bello”: forse perché, sia pure tra le difficoltà e le tensioni della vita quotidiana, ognuna di loro dovette imparare in quegli anni a decidere da sola, senza l’aiuto né la tutela di padri, mariti, fidanzati. “ … però, è stato bello”: forse perché ognuna di noi divenne, nel pericolo e nella miseria, più padrona di sé stessa”.

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salo172Tre momenti dell’addestramento delle ausiliarie. “Il Corpo delle ausiliarie era stato istituito nella primavera del 1944, dopo che le autorità fasciste si erano rese conto della larga partecipazione delle donne al movimento partigiano.

Le ausiliarie furono destinate a servizi che si definiscono di assistenza: lavoreranno negli ospedali, appronteranno posti di ristoro per i militari, avranno incarichi di telefonista, archivista, dattilografa nei comandi militari e nelle caserme.

Ricevono uno stipendio che oscilla, a seconda del grado, dalle 350 alle 700 lire mensili. Sono vietati il fumo e i cosmetici. Nei corsi preparatori vengono addestrate anche all’uso delle armi. Ma dovranno ricorrervi, viene precisato, solo per legittima difesa” (Mafai).

salo173Presenza femminile alla manifestazione per il centenario dei Fratelli Bandiera e l’anniversario del 25 luglio nel Cortile di Palazzo Ducale a Venezia il 25 luglio 1944.

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salo177Quattro scene di addestramento del reggimento bersaglieri “Goffredo Mameli” a Jesolo nell’agosto 1944.

I volti sorridenti e ottimisti di bersaglieri.

I volti sorridenti e ottimisti di bersaglieri

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salo180L’immagine, un po’ troppo ottimista, mostra come vengano soccorsi i feriti dagli aerei della Croce Rossa …

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salo183 … e prontamente portati in ospedali e in sanatori come questo di Cortina d’Ampezzo, città praticamente trasformata in un grandissimo ospedale.

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salo187Uno “spettacolo d’arte varia” a favore dei mutilati organizzato dal Dopolavoro di Brescia nel maggio 1944.

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La Boheme inaugura la stagione lirica a Salò, il 30 aprile 1944

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salo189Concerto lirico sinfonico organizzato dal Dopolavoro Provinciale di Treviso per i lavoratori industriali.

Due Balilla leggono una lettera

Due Balilla leggono una lettera

Un bambino somalo

Un bambino somalo

Un altro Balilla

Un altro Balilla

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salo196Tre immagini degli stabilimenti Pirelli a Milano nell’agosto 1944.

salo195Uscita delle operaie dallo stabilimento Farmitalia Montecatini, Torino agosto 1944. “Il più grande stabilimento italiano per la fabbricazione di prodotti farmaceutici, malgrado le difficoltà contingenti, continua la lavorazione in pieno sviluppo”, dice la didascalia dell’Istituto Luce.

In realtà, le fabbriche, in mancanza di materie prime, erano costrette a orari ridotti. Per ottenere l’appoggio dei lavoratori Mussolini aveva puntato in primo luogo alla socializzazione delle grandi fabbriche, volendo così anche punire la borghesia che sentiva filo monarchica, filo liberale, filo inglese. C’era in questa politica, che i tedeschi disapprovavano, una nostalgia delle sue origini politiche.

Mensa aziendale della Pirelli

Mensa aziendale della Pirelli

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Una mensa collettiva a Milano

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Una mensa collettiva a Milano

salo198Una mensa assistenziale per sinistrati e sfollati, a Torino presso uno degli stabilimenti della FIAT. “I conviventi giornalieri sono 1900; ci sono 5 sale per la distribuzione del vitto, 3 cucine; sono serviti un primo e un secondo piatto. L’alloggio complessivo giornaliero è di L. 13”, spiega la didascalia dell’Istituto Luce.

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salo202Milano, maggio 1944: inaugurazione della prima mensa collettiva a Porta Vittoria. 500 pensioni, 3000 razioni giornaliere al prezzo di L. 4 compreso minestra e secondo piatto.

salo203Mensa popolare allestita a cura del PFR. La minestra costa 2 lire.

 

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