RUINA DANTESCA: QUELLA DI MARCO
OPPURE QUELLA DI CALLIANO?
Dante Alighieri ne parla nella Divina Commedia, ma le teorie riguardo alla sua collocazione non sono univoche
di Maurizio Panizza
Erminio Lorenzini, l’ex assessore provinciale alla Sanità, in un interessante commento ad un libro che racconta la comunità di Marco, ha riportato recentemente su l’Adige un passaggio della Divina Commedia, Canto XII dell’Inferno (…“Qual è quella ruina che nel fianco di qua da Trento l’Adice percosse o per tremoto o per sostegno manco…”) attribuendone la titolarità alla piccola frazione di Rovereto. Di fronte a tanta sicurezza dell’ex assessore, mi permetto avanzare seri dubbi sulla reale genesi del passo dell’Alighieri. Infatti, basterebbe fare una semplice parafrasi del testo per andare più in là della consuetudine storica fin qui adottata che vorrebbe essere proprio la frana di Marco quella descritta nell’Inferno. Prima cosa: il Sommo Poeta scrive di una frana (ruina) di cui pare essere ben documentato, al punto che è lecito pensare ad un fatto relativamente recente, impressionante e calamitoso. Orbene, la frana di Marco non può esserlo, essendo la sua origine di natura glaciale e quindi precedente di almeno 10 mila anni rispetto a quando Dante compone la sua opera. In più non ha niente a che vedere con un eventuale terremoto o crollo per cedimento strutturale. Quale allora la spiegazione? A circa 10 chilometri da Marco, in direzione Trento, troviamo un’altra frana, quella di Calliano. A ben guardare, questo altrettanto imponente fronte di massi nei pressi di Castel Pietra, seppur coperto in parte dalla vegetazione pare dirci molto in proposito. Può dirci, ad esempio, che il “Cengio rosso” pare che crollò sull’alveo sottostante del fiume Adige nell’anno 883, quindi poche centinaia di anni prima di Dante. E la causa fu appunto il cedimento della parete per terremoto o per “mancato sostegno”. Inoltre recenti ipotesi storiche sembrano avallare la circostanza che sotto la frana rimase un nucleo abitativo, denominato Villa della Pietra. Questo fatto, non secondario, potrebbe aver contribuito a suggestionare ulteriormente la fantasia del poeta.
Seconda cosa: la localizzazione. Si legge testualmente nel passo citato che detta “ruina” si troverebbe “…nel fianco di qua da Trento…”. Personalmente sostengo che neppure in questo caso può essere Marco la località in oggetto in quanto troppo distante dal capoluogo, almeno 30 chilometri. La frana di Calliano, invece, è perfettamente in vista di Trento e dista dalla città solo alcuni chilometri in linea d’aria. In più si colloca sul medesimo versante senza soluzione di continuità.
Teorie, certamente, tutte da dimostrare, oppure da accogliere a seconda del proprio modo di vedere, di pensare, di credere. Del resto sappiamo bene che in mancanza di prove, sono gli indizi a condurre qualsiasi ricostruzione. Il campanile, poi, può fare il resto.