LA RESISTENZA IN TRENTINO – 9

a cura di Cornelio Galas

Prima di affrontare il periodo in cui, in Trentino, presero forma i primi comitati di liberazione, vorrei approfondire la biografia di due figure alle quali, nelle puntate precedenti, per ragioni di spazio ho potuto fare solo dei cenni.

Marcello Tondin (Borgo Valsugana 1909 – 1987)

Marcello Tondin (Borgo Valsugana 1909 – 1987)

Cominciamo da Marcello Tondin (Borgo Valsugana 1909 – 1987). Fece parte della “Formazione Salvadori” della città di San Miniato,” partecipando alle spedizioni di polizia politico-militare più rischiose e a una missione speciale che doveva stabilire il contatto tra il comandante della formazione e il comando delle truppe americane. In ogni circostanza dimostrò coraggio, volontà e sprezzo del pericolo”, come recita un attestato rilasciatogli dal Cln di San Miniato.

fronte

E’ stato insignito del diploma Alexander, concesso nel dopoguerra ai partigiani combattenti. Da giovane Tondin era stato tra i migliori specialisti di nuoto e tuffi della provincia. In seguito la moglie di Marcello, Pina Moggio, fu incarcerata a Borgo con l’accusa di essere a conoscenza del nascondiglio del marito, e inserita nella lista dei partenti per la Germania. Un “cari saluti da San Miniato”, spedito da Marcello, la scagionò da ogni sospetto e fu rilasciata.

125145837_-la-vita-di-vittorio-gozzer-9788873462125-giovanni-

Nel marzo 1945 fu rinchiuso invece nel carcere di Borgo Giovanni Gozzer, fratello di Giuseppe (medaglia d’oro al valor militare) e di Vittorio. Pina Moggio gli indicò una via di fuga: un finestrino non sigillato in fondo al corridoio, attraverso il quale avrebbe potuto uscire. L’impresa ebbe successo, seppur per altra via, come racconterà Gozzer in seguito.  Va detto che Giovanni Gozzer fu arrestato una prima volta nel marzo 1944 presso il Centro scolastico di Castelnuovo del quale era responsabile. Fu rilasciato alcuni giorni dopo perché contro di lui non trovarono prove.

Nel marzo 1945, come detto, fu nuovamente arrestato a Telve, dove il centro scolastico si era trasferito. E incarcerato a Borgo in attesa del suo trasferimento nel Lager di Bolzano. Dopo la fuga, Gozzer, con documento rispondente al nome “Mario de Bernardis”, raggiunse i partigiani del Consiglio dove c’era il fratello Vittorio con la missione militare Simia.

gozzer

Sul registro dell’archivio della Pretura di Borgo il nome di Giovanni Gozzer è contrassegnato, dal 28 marzo 1945, con l’epiteto di “latitante” e quel marchio gli resterà per sempre. Giovanni, dopo la Liberazione, sarà il primo Provveditore agli studi di Trento.

Il Cln era stato costituito a Roma nel settembre 1943 dai partiti antifascisti più rappresentativi; suoi componenti erano Enrico Mattei per la Dc, Giancarlo Paietta per il Pci, Edgardo Sogno per il Pli, Ferruccio Parri per il Partito d’Azione (“Giustizia e Libertà”) e un rappresentante del Psi (allora Psiup).

Il braccio armato del Cnl era il Cvl (Corpo volontari della Libertà), un vero e proprio esercito regolare in tutto, tranne che nella divisa e nei rifornimenti. Ognuno dei cinque partiti, ove presente sul territorio, organizzò delle formazioni partigiane: nell’autunno del 1944 vennero tutte azzerate e si formò l’Esercito di Liberazione Nazionale (Eln).

RAFFAELE CADORNA

RAFFAELE CADORNA

Il comando militare fu affidato al generale Raffaele Cadorna che dopo la liberazione di Roma fu paracadutato oltre le linee tedesche in Lombardia. Il Cvl faceva capo al generale Harold Alexander, comandante supremo delle forze alleate del Mediterraneo. Il Cln di Milano divenne la centrale di direzione della Resistenza armata e si trasformò in Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia (Clnai).

2702600

Si era andato formando complessivamente nelle varie regioni un esercito popolare di oltre duecentomila volontari. Nella Rsi (repubblica sociale di Salò), collaborazionista degli occupanti, tra volontari e arruolati dal bando Graziani del 18 febbraio 1944, che comminava la pena di morte ai disertori, vi erano oltre 550 mila soldati che, nonostante le minacce, andarono sempre più diminuendo. Naturalmente, accanto a molti partigiani convinti ed altrettanto convinti fascisti, molti furono gli opportunisti e gli attendisti.

IVANOE BONOMI

IVANOE BONOMI

Il primo Ministro Ivanoe Bonomi, succeduto a Badoglio il 10 luglio 1944, aveva formato un governo di coalizione con Giovanni Gronchi, Benedetto Croce, Alcide Degasperi, Palmiro Togliatti e Giuseppe Saragat.

Bonomi, il 26 dicembre 1944, delegò i pieni poteri al Clnai. A Trento, dopo la decapitazione dei vertici nel giugno 1944, il locale Cln fu presieduto da Giovanni Gozzer: ne facevano parte Ivo Monauni per il Partito d’Azione, Aldo Paolazzi per il Pci, Pietro Romani per la Dc e Giovanni Lorenzi per il Psi. Verso la fine della guerra il Cln pubblicò un giornale, “Liberazione Nazionale”, sotto la direzione di un comitato editoriale composto da Giuseppe Ferrandi, Gino Lubich, Eugenio Russolo e Flaminio Piccoli.

FLAMINIO PICCOLI

FLAMINIO PICCOLI

In Valsugana un primo nucleo del Cln fu costituito a Borgo con Peruzzo e Silvestri. Dopo la loro cattura, fu riorganizzato verso la fine della guerra, da Guido Bertagnolli e Sandro Boneccher per il Pci e da Pio Boneccher per la Dc. Nell’agosto del 1944 a Castello Tesino fu costituito il più attivo dei comitati locali con Italo Franceschinelli “Calligaris”, Riccardo Fattore “Lina” (che fu il primo sindaco dopo la Liberazione), Clorinda Menguzzato “Veglia” e Battista Stefani “Lilli”. A Pieve Tesino risulta componente del Cln Giovanni Buffa (Schievano), poi primo sindaco.

riunione-partigiana-app-ligure

A Strigno presidente del Cln era Ugo Defant “Falco”, e suoi componenti l’avvocato Manlio Romolo Tullio Alimonta, il professor Bruno Castelpietra e il maestro Narciso Ferrari che sarà sindaco del Comune dopo la Liberazione. A Roncegno componevano il comitato Sabino Zottele, primo sindaco del dopoguerra, Luigi Boccher (fratello di Filomena, nota per il suo diario sulle vicende della prima guerra e padre di Lenina), Pietro Jobstraibizer e altri.  Facevano parte del locale Cln anche Domenico Frainer ed Egidio Fiorentini, che avevano militato quali partigiani nelle fila della “Garemi”, distaccamento “Panarotta-Trentino”.

Marcellin_(dx)

Molti partigiani della zona di Roncegno, di Novaledo e dell’Alta Valsugana parteciparono alla lotta armata nelle formazioni dell’Altopiano di Asiago: Antonio Jacquinta (del Cln di Levico), Pietro Cantellegher, Elia Locatelli, Adriano Libardoni, poi sindaco socialista di Levico e altri. Nella relazione del Cvl di Levico “Btg. Panarotta” alla Commissione provinciale Patrioti di Trento, si segnala un solo caduto: il carabinioere Cesare Furlan di Novaledo, che morì – lo abbiamo già ricordato – alla fine di aprile 1945 in seguito a uno scontro a fuoco con i tedeschi lungo la ferrovia della Valsugana.

Guerrino Gaio “Valasco” in licenza a Lamon nel 1942

Guerrino Gaio “Valasco” in licenza a Lamon nel 1942

A Lamon il Cln fu costituito già durante l’inverno del 1943 con Guerrino Gaio “Valasco” presidente. Componenti furono Bruno Mastel “Achille”, Pietro Brunetto e Daniele Poletti, Ottone Battista Resenterra, Luigi Faoro, Enoc Collesei, Livio Giacomin e Remo Sommariva. Tra i primi a entrare a far parte del movimento furono Carlo Pante “Orso” e Italo (Ino) Resenterra “Trento”, i quali, poco dopo lo scioglimento del “Gherlenda”, caddero nelle mani dei tedeschi e morirono tutti e due a Mauthausen.

Ottone Battista Resenterra fu il primo sindaco (del Pci) dopo la Liberazione: “Su indicazione dei capifamiglia e del locale Cln (…) il primo liberamente scelto ad oltre un ventennio dall’avvento del fascismo”. Tra la popolazione di Lamon, che a quel tempo contava quasi settemila abitanti, molti furono i partigiani, in parte nel “Gherlenda” e in parte nella brigata “Gramsci” in Pietena o altrove: complessivamente una trentina.

I fratelli Danilo e Tarcisio Ballerin e Ilario Zampiero sono ricordati a Mauthausen accanto alla targa di don Narciso Sordo

I fratelli Danilo e Tarcisio Ballerin e Ilario Zampiero sono ricordati a Mauthausen accanto alla targa di don Narciso Sordo

Una squadra Gap della “Gramsci”, e quindi anche del “Gherlenda”, era composta da Luigi Parer “Pronto” di Lamon, Dario Zampiero “Mosca” di Castello Tesino e Primo Gaio (“Telelin” per i lamonesi). Quest’ultimo si rivelò poi essere una figura quanto mai ambigua. Risulterebbe essersi recato in Spagna nel 1937 (era nato nel 1908), quale infiltrato, per fornire notizie al Consolato Generale d’Italia a Parigi circa i nominativi dei volontari.  Dalla documentazione dell’Archivio centrale di Stato di Roma risulta che il Gaio “elemento di dubbia moralità, operava il doppio gioco”.

Anche Guerrino Gaio ricorda che il sunnominato si fece consegnare un buono di requisizione senza mai rendere conto dell’uso che ne fece: riscosse roba per conto suo anche con la matrice. Alla fine fu giustiziato per rapina dai partigiani stessi.

LAMON

LAMON

Già nell’autunno del 1943 alcuni lamonesi, guidati da Paolo Poletti “Roma 2” riuscirono a impossessarsi della Mercedes Benz di Antonio Canal di Lamon, addetto all’ambasciata italiana a Vienna. La macchina fu smembrata e le parti più ingombranti, parafanghi, carrozzeria e sedili, furono nascoste in casa di Guerrino Gaio; poi tutto fu venduto.

In Primiero si organizzò il Cln, specialmente ad opera di Augusto Toffol del Partito d’Azione, con la partecipazione delle rappresentanze socialista, comunista e democristiana. A Feltre, nell’autunno del 1943, al già esistente Comitato di Assistenza, subentrò il Cln con Manlio Pat e Gigi Doriguzzi per la Dc, Giuseppe Barbante per il Psi, Natale Cecchet per il Pci e Luigi Bortolon per il Pli.

feuer2

Pur sotto la imponente presenza di truppe tedesche e polizie di ogni genere, anche a Bolzano fu costituito il Comitato con Luciano Bonvicini, don Daniele Longhi e altri. Il loro impegno fu tra l’altro di portare aiuto ai detenuti nelle carceri di via Dante e nel Lager di via Resia.

Con l’arrivo degli Alleati i vari Cln provinciali e regionali si trasformarono in Giunte Consultive per appoggiare e facilitare i compiti del Governo Militare Alleato.

Il contributo dato alla lotta di Liberazione dai partigiani, anche in Trentino, fu quanto mai vario secondo le capacità, lo spirito di sacrificio di ognuno, le possibilità organizzative. Accanto al partigiano combattente, con almeno tre mesi di appartenenza a reparti armati, c’erano i patrioti con meno di tre mesi di lotta armata o inquadrati in formazioni clandestine di pronto impiego.

papappdd

Ogni formazione di una certa consistenza aveva un intendente, un furiere, possibilmente un medico e un addetto alla cucina. Le formazioni garibaldine avevano inoltre un commissario: di solito un ufficiale con mansioni politiche e incaricato di tenere le relazioni con la popolazione civile. I collaboratori svolgevano servizio di informazione e assistenza logistica e rimanevano spesso nei centri abitati, da dove segnalavano la presenza e gli spostamenti di truppe tedesche.

Carmela “Rosina” Franzoi (1915 – 2003) in Val Calamento nel 1946

Carmela “Rosina” Franzoi (1915 – 2003) in Val Calamento nel 1946

Le staffette servivano ai collegamenti tra il Comando e i vari reparti. Correvano a volte più rischi degli stessi combattenti e spesso erano proprio le donne addette a questa mansione. L’appoggio dato dalle donne fu importantissimo nel raccogliere informazioni e nell’assistenza ai partigiani che scendevano a valle. In Val Calamento c’erano le sorelle Rosina e Lorenzina Franzoi, a Carzano la baronessa Buffa. A Castello Tesino suor Antonia Bertamini ospitò la famiglia Marighetto dopo che i tedeschi avevano fucilato il capofamiglia, bruciato la casa di campagna e devastato quella in paese rendendola inutilizzabile.

Notevole fu poi il contributo dato alla Resistenza da Teresa Fattore e dal fratello Gaspare, che furono catturati assieme a don Narciso Sordo. Il terzo fratello, Riccardo, faceva parte del Cln di Castello Tesino. I Fattore erano proprietari dell’albergo Italia in piazza Molizza, dove si faceva la “Birra Italia” (terminata l’attività, l’attrezzatura sarà acquistata dalla birreria di Pedavena).

Val Calamento: dalla Valsugana verso nord attraverso il Passo del Manghen e la Val Cadino porta in Val di Fiemme; a ovest attraverso il Passo Cagnon di Sopra si arriva in Val dei Mocheni e quindi a Pergine (foto studio Trintinaglia di Borgo Valsugana)

Val Calamento: dalla Valsugana verso nord attraverso il Passo del Manghen e la Val Cadino porta in Val di Fiemme; a ovest attraverso il Passo Cagnon di Sopra si arriva in Val dei Mocheni e quindi a Pergine (foto studio Trintinaglia di Borgo Valsugana)

All’albergo dei Fattore i tedeschi avevano trovato una certa quantità di lana depositata dai partigiani che l’avevano requisita al Passo del Brocon. Gli incontri del Comitato con altri partigiani avvenivano di notte nell’albergo dei Fattore, che era situato proprio vicino al presidio tedesco. Di giorno i partecipanti fingevano di non conoscersi.

Anche il medico condotto, dott. Mario Tommasini, aiutava gli uomini del “Gherlenda” con cure e medicine. Raccontava che nel suo ambulatorio, situato sotto l’appartamento dove abitava in piazza Crosara, angolo via S. Ippolito, c’erano quelli del Cst che marcavano visita, mentre al piano superiore lo attendevano quelli del “Gherlenda”. Fu lui che nell’agosto 1944 dovette procedere alla constatazione di morte di Remigio Sordo, primo caduto civile per mano nazista.

veglia

Nell’ottobre successivo andò sul luogo dove fu assassinata “Veglia”, ma l’esame della salma fu eseguito dal medico di Pieve Tesino, dott. Luciano Gioseffi, dal momento che si trovava nel territorio di sua competenza. L’11 ottobre fu nuovamente Tommasini a dover espletare il rito della constatazione di morte di quattro assassinati dai tedeschi il giorno precedente in piazza Molizza. Ma di questo parleremo più avanti. A Strigno c’era Teresita Bruna Defant, sorella di Marcello. Erano figli di Ugo “Falco” che faceva parte del Cln locale.

A Roncegno il maresciallo dei carabinieri Michele Guidone e la moglie Maria cercarono in tutti i modi di aiutare i detenuti, tra questi don Narciso Sordo in attesa di partire per via Resia prima e per i campi di sterminio poi.

nazisti-in-italia2

Dopo il proclama Alexander del novembre 1944, che “invitava” i partigiani a sospendere l’attività in montagna durante i rigori dell’inverno per riprenderla in primavera, alcuni di coloro che tornarono a casa lavorare anche nella O.T., a volte fornendo generalità false pr di avere un documento e un salario.

Alcuni del “Gherlenda” furono isciritti negli elenchi della Todt di Grigno, dove dirigeva i lavori Carlo Zanghellini. Altri lavorarono nel Bellunese. In quella provincia furono inserite nella Todt intere formazioni di partigiani per poter favorire in questo modo i sabotaggi.

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento