LA RESISTENZA IN TRENTINO – 18

a cura di Cornelio Galas

Lionello Bertoldi, di Bolzano, ex senatore e presidente dell’Anpi di Bolzano, segue – e per noi è un onore oltre che motivo di soddisfazione – da qualche tempo queste puntate sulla Resistenza in Trentino. Ci ha scritto:

“Caro Cornelio, leggo quanto riporti in Televignole sulla Resistenza in Trentino. Mi piacerebbe fosse ricordato un evento: settembre 1944, al Centro scolastico di Caldonazzo (Trento)  uno degli universitari, che fungeva da nostro professore, ci trattenne in un angolo, bisbigliando prudentemente.

Lionello Bertoldi

Lionello Bertoldi

Nella prima quindicina di agosto, i nazisti e i fascisti hanno fucilato 16 uomini tra partigiani e malgari, presi lassù alla malga Zonta, verso passo Coe”. Una mia compagna sussurrò: “Si, era il 12 agosto, sono venuti anche a Centa, sono entrati in casa mia ed hanno rubato tutto anche i miei vestiti.”

Rimanemmo silenziosi a lungo. Poi, io, che ero un frugolo di terza scientifico, non mi trattenni. “Prof. cosa sono i partigiani?”

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Sollecitati da Bertoldi non possiamo quindi esimerci dal rievocare quel tragico fatto, peraltro al centro, negli anni Ottanta, di una serie di polemiche e “rivisitazioni”. Abbiamo riscontrato anche “numeri” diversi sul tragico bilancio di quell’eccidio. Alla fine, la versione di Lorenzo Gardumi, inserita nella recente “Mappa delle stragi nazifascisti in Italia” ci è sembrata quella, storiograficamente, più documentata e quindi attendibile.

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“Dal giugno 1944, in Valleogra, tra il Pasubio e Schio, i nazifascisti subirono l’iniziativa dei ribelli con colpi di mano, agguati, esecuzioni mirate, attacchi, sabotaggi e azioni, tutte organizzate e portate a termine dalle formazioni della Brigata Garibaldi Ateo Garemi.

Le relazioni tedesche delimitarono un’area precisa, dove la presenza partigiana era particolarmente virulenta, tra Belluno, la Valsugana, Rovereto, Schio, Bassano del Grappa e Vittorio Veneto.

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L’imprevista espansione della guerriglia partigiana coincise, da parte nazista, con una riorganizzazione della lotta contro le bande che doveva riportare in sicurezza le valli e le vie di comunicazione tra Veneto e Trentino in previsione di un ripiegamento tedesco che, nell’estate 1944, sembrava imminente.

Inoltre, il ripristino di un controllo militare sull’area avrebbe permesso la prosecuzione dei lavori di costruzione di una nuova linea difensiva (Blaue linie), ulteriore argine all’avanzata alleata verso Nord e la Germania.

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Il ciclo operativo repressivo tedesco ebbe inizio nel giugno 1944 con alcune azioni di assaggio e proseguì, tra agosto e settembre 1944, con una serie di violenti rastrellamenti che, potendo contare su reparti particolarmente addestrati nell’attività di controguerriglia, avevano lo scopo di annientare le forze partigiane presenti.

L’operazione Belvedere scattò tra il 12 e il 14 agosto 1944 e colpì la zona libera di Posina coinvolgendo anche una porzione di territorio trentino: nel luglio precedente, i partigiani inquadrati nel Gruppo Brigate Garemi, formazione nata dall’espansione della preesistente brigata, si erano insediati nell’area di confine veneto-trentina, intorno alle malghe di passo Coe, in attesa di un aviolancio alleato. Un gruppo di partigiani guidati da Bruno Viola si sistemò a Malga Zonta.

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All’alba del 12 agosto, gli uomini di Viola furono circondati da forze tedesche soverchianti e, dopo una sparatoria durata alcune ore, furono costretti alla resa. I sopravvissuti furono raggruppati assieme ad altri 15 civili rastrellati nel corso dell’operazione: alla fine, i tedeschi fucilarono i 14 partigiani più tre malgari accusati di averli aiutati; da parte loro, i tedeschi ebbero tre morti e quattro feriti.

I rastrellamenti nazifascisti continuarono con le operazioni Hannover (altopiano di Asiago, 5-7 settembre), Pauke (monti Lessini e valle del Chiampo, 9-15 settembre), Piave (monte Grappa, 21-27 settembre), Grüne woche (Vicentino, primi di ottobre).

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Si trattò di un’operazione antipartigiana diretta a rastrellare l’intera area: i partigiani e i civili catturati nel corso dell’azione furono fucilati e i loro corpi sepolti nei pressi di Malga Zonta”.

Altra versione dei fatti (da “La Resistenza in Trentino” ed. Temi 2006): “La notte dell’11 agosto pioveva e faceva freddo, perciò il gruppo stabilitosi a malga Zonta decise di rientrare nell’edificio , situato vicino alla strada militare che da passo Coe scende in val Posina per Campoluzzo.

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I tedeschi arrivarono al buio e in silenzio, circondando la malga; furono notati dalle sentinelle quando era troppo tardi per aprirsi un varco e ritirarsi.

Il “Marinaio” decise di trincerarsi nella malga con i suoi rifiutando la resa. si sviluppò una battaglia durata molte ore, in cui caddero diversi assedianti; i partigiani riuscirono perfino a catturare alcuni ufficiali tedeschi che si erano avvicinati troppo; il Marinaio decise di lasciarli andare dopo averli disarmati.

Bruno Viola "Marinaio"

Bruno Viola “Marinaio”

La battaglia si concluse dopo che i partigiani esaurirono le munizioni; i tedeschi allinearono davanti alla porcilaia i prigionieri fatti nella malga.

Il distaccamento del Battaglione Ismene (che in seguito diventò Brigata) mostrò dignità davanti ai fucilatori, al punto che, dopo l’esecuzione, i tedeschi resero onore alle armi; gli ultimi istanti sono documentati da due famose fotografie scattate da un soldato tedesco”.

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Come premesso, le versioni su questo episodio furono più d’una, non tanto sulla dinamica dell’agguato nazista, quanto sulla possibilità di intervento di altri distaccamenti che stazionavano in zona in difesa del gruppo del “Marinaio” avvisati da staffette di quello che stava accadendo.

Estate 1945, scavi di recupero delle salme a Malga Zonta

Estate 1945, scavi di recupero delle salme a Malga Zonta

Varie versioni si trovano, anche sulle ultime parole pronunciate dal “Marinaio” prima di essere fucilato, la motivazione della medaglia d’oro, parla di un … “prima di morire lanciava in faccia ai carnefici il grido Viva l’Italia”, altre fonti, meno istituzionali parlano di “Guerra alla guerra”.

Malga Zonta, recupero delle salme

Malga Zonta, recupero delle salme

Elenco dei partigiani fucilati:

  1. BARBIERI, Marcello (nome di battaglia, Elica) – Valdagno (VI), 5 dicembre 1926-malga Zonta, 12 agosto 1944.
  1. COCCO, Antonio – Monte di Malo, 17 giugno 1912-malga Zonta, 12 agosto 1944.
  1. CORTIANA, Romeo (nome di battaglia, Roma) – Castelgomberto (VI), 6 giugno 1925-malga Zonta, 12 agosto 1944.
  1. DAL MEDICO, Angelo – Monte di Malo (VI), 8 novembre 1923-malga Zonta, 12 agosto 1944.
  1. DALLA FONTANA, Fernando (nome di battaglia, Soli) – Arsiero, 3 luglio 1924-malga Zonta, 12 agosto 1944.
  1. DE VICARI, Giocondo (nome di battaglia Baldo) – Costabissara (VI), 15 novembre 1926-malga Zonta, 12 agosto 1944.
  1. GASPARONI, Gelsomino – Vito di Leguzzano (VI), 17 marzo 1925-malga Zonta, 12 agosto 1944.
  2. MAISTRELLO, Angelo – Marano, 28 luglio 1922-malga Zonta, 12 agosto 1944.
  1. MARCANTE, Giuseppe – Monte di Malo (VI), 26 settembre 1925-malga Zonta, 12 agosto 1944.
  1. MARCHET, Eupremio – Vito di Leguzzano (VI), 8 ottobre 1922-malga Zonta, 12 agosto 1944.
  2. SCORTEGAGNA, Mario – Vito di Leguzzano (VI), 9 maggio 1925-malga Zonta, 12 agosto 1944.
  3. TESSARO, Giovanni (nome di battaglia Zampa) – Malo (VI), 18 agosto 1925-malga Zonta, 12 agosto 1944.
  1. VIOLA, Bruno (nome di battaglia (nome di battaglia Lampo-Marinaio) – Vicenza, 6 settembre 1924-malga Zonta, 12 agosto 1944. Di umili origini contadine, nel 1938 trovò impiego come operaio nella polveriera SAREB di Montecchio Precalcino seguendo le scuole serali a Vicenza. Nel 1942 entrò volontario nella Regia marina frequentando i corsi per radiotelegrafista a La Spezia e prestando servizio dall’ottobre 1942 al settembre 1943. Dopo l’armistizio, rientrò a Caldogno rimanendo sbandato in famiglia fino al gennaio 1944. Critico nei confronti della RSI, in febbraio raggiunse un gruppo di renitenti alla leva raccoltisi sui monti vicentini ma, ben presto, contrario alle loro requisizioni illegali, si unì agli uomini di Luigi Faccin (Negro) del Battaglione Marzarotto in Val Posina, reparto della Brigata Garibaldi Ateo Garemi. Nell’agosto 1944 ricopriva il grado di comandante di squadra.
  1. ZORDAN, Domenico – Monte di Malo (VI), 2 settembre 1921-malga Zonta, 12 agosto 1944.
Malga Zonta, recupero delle salme

Malga Zonta, recupero delle salme

Civili fucilati

  • DAL MASO Dino
  • DE PRETTO Gildo
  • FUSCO Angelo

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RESPONSABILI

I reparti impiegati furono la 2. e la 3. Compagnia del Gruppo operativo Bürger (Einsatzkommando Bürger), il Battaglione orientale (263. Ost-Bataillon), il 4. Reparto operativo mobile della Marina (MarineKraftwagen-Einsatz-Abteilung 4., MKWA) di stanza a Lavarone, la 5. Compagnia del Corpo di sicurezza trentino (CST) e reparti della Guardia nazionale repubblicana (GNR) non meglio identificati.

La documentazione militare tedesca, conservata presso gli archivi di Coblenza, ha fornito i nominativi di alcuni soldati coinvolti nell’operazione Belvedere agli ordini del colonnello delle SS Karl Heinz Bürger: non vi è alcuna certezza sulla loro effettiva partecipazione al plotone di esecuzione.

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1) BERTRAM, Wilhelm – Hannover, 6 settembre 1897. Il maresciallo maggiore Bertram della Schutzpolizei aveva già combattuto nella prima guerra mondiale. Nel corso del secondo conflitto, fu inquadrato nella 3. Compagnia del Gruppo Bürger distinguendosi «nel corso di tutte le operazioni nell’Est come anche nell’area italiana, dimostrando accortezza e combattività come fuciliere». Durante l’operazione Belvedere dell’11 e 12 agosto 1944, aveva dato nuovamente «prova di sangue freddo negli scontri a fuoco».

2) GUGGENBERGER, Karl – Ersingen, 8 dicembre 1902. Il maresciallo maggiore Guggenberger, distaccato come caposquadra presso la Compagnia del Gruppo operativo Bürger, si era messo in luce nella lotta alle bande nel Caucaso e nell’Italia settentrionale. Durante l’operazione Belvedere, aveva «guidato i suoi uomini al successo grazie al suo coraggio» svolgendo «un ruolo rilevante nella cattura di 20 banditi e nella requisizione di un ricco bottino».

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3) HEUER, Fritz – Hildescheim, 21 giugno 1903. Il sergente maggiore Heuer della Schutzpolizei di riserva faceva parte della 2. Compagnia del Gruppo Bürger. Sia sul fronte orientale sia in Italia, fu impiegato come portaordini e il suo impiego risultò addirittura «decisivo» tra l’11 e il 12 agosto 1944 (operazione Belvedere) quando «in condizioni estremamente difficili e sotto un intenso fuoco nemico» trasmise «importanti ordini, necessari per mobilitare e far intervenire ulteriori forze»; «l’intervento di nuove riserve» permise «di liberare i camerati incorsi in difficoltà». Il 12 settembre successivo (operazione Pauke) si distinse in uno scontro a fuoco con i partigiani a S. Andrea in val d’Illasi.

4) MIEHE, Willy – Zilly, 7 maggio 1902. Il maresciallo maggiore della Schutzpolizei Miehe era caposquadra nella 3. Compagnia del Gruppo Bürger. Distintosi già sul fronte orientale e in Piemonte (Dronero), l’11 e 12 agosto 1944 guidò «in modo esemplare il suo gruppo nell’ambito dell’operazione Belvedere» contribuendo «al successo della compagnia». Il 12 settembre 1944, durante l’azione condotta a Vestenanuova nelle valli del Chiampo (operazione Pauke), diede ulteriore «prova della propria costanza mettendosi nuovamente in luce nello scontro a fuoco con il nemico».

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Heinrich Wolf

5) WOLF, Heinrich – Laurensberg, 3 dicembre 1897. Maresciallo maggiore della Schutzpolizei, distaccato presso il comandante delle SS e della Polizia Alta Italia-Centro, Gruppo operativo Bürger, 3. Compagnia. Il maresciallo maggiore Wolf faceva parte del Gruppo Bürger dal 22 agosto 1942. Nell’ambito di tutte le operazioni di lotta alle bande, nell’Est come in Italia, si era «distinto come caposquadra e […] come comandante di plotone, adempiendo in maniera esemplare ai compiti che gli erano stati affidati». Il 25 e il 26 marzo 1944 aveva combattuto con grande coraggio a nord-ovest di Dronero (Piemonte) ed era stato di «esempio per i suoi camerati dimostrando sangue freddo e accortezza». Tra l’11 e il 14 agosto 1944, aveva guidato «in modo esemplare il suo gruppo nell’ambito dell’operazione Belvedere contribuendo ai successi della compagnia». Il 27 agosto successivo, durante l’operazione Dosso Alto, diede «nuovamente prova di tenacia e ha adempiuto al proprio dovere nello scontro a fuoco». Nel 1943 gli era stata conferita la Spilla alla Croce di ferro di 2. classe.

Non esistono procedimenti giudiziari di alcun tipo, né da parte della magistratura militare né da parte della Corte d’assise straordinaria di Trento.

1946, prima commemorazione dell'eccidio a Malga Zonta

1946, prima commemorazione dell’eccidio a Malga Zonta

MEMORIA

L’esumazione dei corpi dei caduti ebbe luogo nell’estate 1945; nel 1946, si terminò la costruzione di una piramide-monumento nei pressi della malga con una targa indicante solo i nomi dei partigiani.

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Nel corso degli anni sessanta, la malga originale fu abbattuta per far posto a una base missilistica della Nato: il monumento piramidale fu spostato in cima a passo Coe, mentre, adiacente alla base, fu ricostruita una nuova sede con una lapide che riportava i caduti civili a parte. Nel 1981, un’altra targa riportava l’elenco definitivo delle 17 vittime in ordine alfabetico e senza alcuna distinzione tra civili e partigiani.

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Luogo della memoria particolare, quello di Malga Zonta, situato tra i crateri delle granate della prima guerra mondiale e le rampe di missili della guerra fredda, in certi momenti vituperato dai suoi detrattori intenti a rivisitare strumentalmente l’esperienza partigiana accusando Bruno Viola e i suoi uomini di essere stati solamente un gruppo di banditi e di aver messo in pericolo la comunità locale.

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In tempi più o meno recenti, le accuse lanciate soprattutto dal versante trentino erano per lo più rivolte a denigrare il movimento partigiano utilizzando i ricordi di alcuni testimoni civili, memorie certamente utili a ricostruire le vicende ma politicamente pericolose se svincolate da una ricostruzione storica oggettiva più ampia.

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Nel 2010, la Fondazione Museo storico del Trentino, in collaborazione con l’amministrazione pubblica e gli istituti della Resistenza veneti, ha allestito la mostra “Feuer! I grandi rastrellamenti antipartigiani dell’estate 1944 tra Veneto e Trentino”.

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ONORIFICENZE

Medaglia d’oro al valor militare a Bruno Viola, con la seguente motivazione: «Comandante di una pattuglia di partigiani, teneva fronte per lungo tempo a soverchianti forze tedesche che l’avevano circondato. Terminate le munizioni, abbatteva in lotta a corpo a corpo due nemici e con le armi ad essi strappate prolungava l’eroica resistenza finché sparata l’ultima cartuccia, veniva sopraffatto e catturato. Condotto alla fucilazione, insieme ad altri compagni, li incitava al supremo sacrificio e prima di morire lanciava in faccia ai carnefici il grido: Viva l’Italia».

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COMMEMORAZIONI

Dal 1946 in poi, ogni 15 d’agosto si tengono cerimonie e manifestazioni a ricordo dell’eccidio con la partecipazione delle autorità civili e militari locali, dell’ANPI e delle associazioni d’arma, nonché di una folta rappresentanza di cittadini provenienti soprattutto da Vicenza e dal suo hinterland, territori d’origine dei 17 caduti.

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