IL PAROLAIO

di Cornelio Galas

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Era così sicuro del fatto suo che si faceva tutti i giorni di fatti e parole. Annusando corollari, post scriptum, dati e non concessi. Presumeva innocenza, fino a quando non ne poteva più. Piantava, nel giardino, chiunque passeggiasse con lui, a lui non gradito. Nel silenzio della sera registrava sempre qualche rumore, di troppo.

Attendeva, con ansia, la tazza di camomilla. La mattina dopo sarebbe stato un gioco da ragazzi sognare di poter giocare nel letto, fino a tardi. Solo avesse immaginato che quelle che immaginava erano solo immagini, già immaginate da altri nelle sue stesse condizioni…

Ammazzò il tempo con un calibro. Indispensabile per misurare il diametro dei proiettili. Nascose il cadavere in un orto, con verze comprese nel canone. Pieno di botti e mogli ubriache. Aspettò ordini dalle rondini per la festa di primavera. Poi andò dal parroco. Sembrava un maschio d’ oca. Gli disse tutto. Anche delle candele accese in chiesa, senza monetina.

Aveva finito le sigarette, ed anche i pensieri. Uscì da una porta che, dalla parte opposta, recava la scritta “entrata”.

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