I POOH CONTRO IL TERRORISMO IN ALTO ADIGE

La versione audio integrale di “Brennero ‘66”.

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a cura di Cornelio Galas

Il 1966 è l’anno della recrudescenza del terrorismo in Alto Adige.

Ma è anche l’anno della nascita di un gruppo musicale (all’epoca si chiamava “complesso”) e di una sua canzone “maledetta”: a Bologna cominciano a suonare i Pooh.

Nella formazione originaria comparivano Valerio Negrini, Mauro Bertoli, Mario Goretti, Bob Gillot, Gilberto Faggioli. Il loro primo 45 giri è “Vieni fuori”, versione italiana del brano inglese “Keep on Running” dello Spencer Davis Group. Ma nel maggio di quell’anno Gillot se ne va, lasciando il posto a Roby Facchinetti.

In giugno i Pooh fanno la loro prima apparizione televisiva con il brano “Quello che non sai”. Poi – con l’uscita di Faggioli nel gruppo è entrato Riccardo Fogli – i Pooh si preparano a partecipare al Festival di San Remo.

Il gruppo punta su un brano, per così dire, di protesta (all’epoca l’unico a fare questo tipo di canzoni era Bob Dylan). Il pezzo si intitola “Brennero 66”. Composto ed intepretato da Facchinetti è dedicato al problema del terrorismo altoatesino.

La canzone viene bocciata dalla giuria incaricata di selezionare i brani ammessi alla kermesse canora. Riproposto nel settembre ’67 al Festival delle Rose, “Brennero 66” viene subissato dalle critiche. La radio e la televisione di Stato ne proibiscono la diffusione. E’ un brano troppo “politico”. “Brennero ‘66” diventa, così, una canzone all’indice, un brano inascoltabile, un pezzo maledetto.

Qui sotto vi propongo il testo. Testo e musica sono, certamente, un po’ fragili e molto acerbi. Ma questa canzone – e, soprattutto, la sua messa al bando – testimoniano del clima di un’epoca.

BRENNERO ’66

(Testo. Musica e Voce: Roby Facchinetti)

Ora

non senti nessuna voce

fra gli echi della sera.

Tanto, ma tanto silenzio lì intorno

non fa paura

si muore bene in silenzio.

E una campana tra i monti

racconta alla gente lontana

di te che sei morto per niente lassù.

Nella tua casa

di pietra bruciata

non han mai visto la neve.

Ora sul muro

è rimasta soltanto

quella tua foto

stringevi in mano il fucile.

E una campana in paese

racconta a una donna che piange

di quel tuo fucile che non servì a

niente.

T’hanno ammazzato

quasi per gioco

per dimostrare alla gente

che tra quei monti

la voce del tempo

degli uomini uccisi

non deve contare più niente.

E la campana un pò triste

che a te sembra tanto lontana

potrebbe tacere

e lasciare il silenzio per te.

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