DALLA HO ALLA OH

Davo tre soldi a qualcuno che potesse dirmi: “Lo sto notando, mi dai tre soldi. Te li ridarò non appena possibile”.

-Ma non è un prestito…

“Te li ridarò, tranquillo”.

Davo tre soldi ad un tizio che stava dormendo. Non parlava.

Ed io avrei voluto svegliarlo. Per fargli notare che gli stavo dando tre soldi. Miei.

E scrutavo il mio portamonete: mancavano ora più di tre soldi.

Ma ne avevo altri. Suonavano, urtando tra loro, nelle tasche dei pantaloni.

Dove le mie dita erano padrone.

Alcune monete finirono per terra.

E di lì nel tombino. Tra liquami neri.

Un bambino rideva. Tenendo il sacchetto delle sue biglie appeso ad un dito.

Per gioco recuperai quelle monete, con una calamita.

Erano più di tre. Sporche. Puzzavano tra le dita. Che ora raccattavano. Come serve.

Il bambino non le accettò come regalo.

 

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