1944 – 1945: LETTERE CENSURATE

a cura di Cornelio Galas

  • documenti raccolti da Enzo Antonio Cicchino

Stralci di lettere
censurate

1944 – 1945

Luglio 1944 

(da Arolo – Varese) “… Bisogna punire l’egoismo dei contadini che non hanno piú nessun limite. Questa canaglia non ha piú un filo di coscienza, invece di vendere la produzione allo schifoso commercio nero e con la loro esosità affamare chi non può spendere, dovrebbero portarla all’ammasso e le razioni verrebbero allora aumentate e sarebbero alla portata di tutte le borse…”

(da Benevagienna – Cuneo) “… Si ha paura dei ladri-briganti ché siamo ormai alla loro mercé. Ieri e stanotte i ribelli hanno distribuito il grano dell’ammasso alla popolazione ma come succede in casi simili il piú forte e prepotente ne prende quanto si vuole ed altri stanno senza. Anarchia completa!…”

(da Bolzano) “… Caro Dario, per ora è bene che tu stia a casa per la tua richiesta di lavorare alla Lancia, perché ci saranno cose molto brutte e da un giorno all’altro scoppieranno dei disordini spaventosi. Parlano di grandi sbarchi in Italia, della calata di migliaia di paracadutisti inglesi in Italia nel momento in cui i ribelli si muoveranno per occupare i grandi centri. Insomma ci saranno delle cose molto brutte. Le fabbriche le faranno saltare e noi poveri operai dovremo fuggire e darci alla campagna con molto pericolo di morire anche di fame…”

(da Borgosesia – Vercelli) “… Quí siamo alla mercé dei ribelli che possono fare di noi ciò che vogliono. Non ci sono piú presidi, non esiste piú la caserma dei carabinieri, tutti sono scappati con i partigiani, cosí è in tutta la vallata…”

(da Brescia) “… La nostra situazione si fa ogni giorno piú tragica. Il mio stipendio ci è sufficiente per vivere, anche questo rinunciando a tutto quello che non è lo strettissimo necessario per vivere, appena dieci giorni al mese. Si è venuta a determinare una impressionante sperequazione fra i vari impiegati. Ci sono alcuni che hanno avuto degli aumenti adeguati all’attuale situazione, ma la maggioranza ha voluto degli aumenti che sono sproporzionati al costo della vita. È un problema tragico tirare avanti…”

(da Cortina d’Ampezzo) “… Ieri per del burro ho dato un mio lenzuolo grande a doppio letto; anche tempo fa ho dato della biancheria in cambio di merce, perché i contadini non vogliono soldi, ma solo cambio merce…”

(da Crema – Cremona) “… Porta pazienza ancora un po’, perché tra breve è finita. In gamba a squagliartela. Fa attenzione di non agire come hai fatto a venire lí capito? Lasciarli far da soli, non pensarci, che sono in fuga…”

(da Cremona) “… Ti farò sapere che intorno ai nostri paesi ci sono molti tedeschi e anche loro dicono di essere già stanchi di questa vita e che per agosto tutto sarà finito…”

(da Cremona) “… Il pane è senza sale, frutta e verdura e vino con prezzi impossibili per gli operai, pietanze neanche a parlarne, il latte è come acqua. Tu mi devi dire come si fa a lavorare in queste condizioni. Vogliono abolire il mercato nero e invece lo favoriscono perché la gente deve stare pure in piedi in qualche maniera e quelli che appena possono a costo di vendere anche il letto ci ricorrono senza scrupoli…”

(da Genova) “… Ormai non siamo piú capaci di reagire. Ci lasciamo andare. Che cosa vuoi che piú ci interessi? Abbiamo perduto tutto e qualunque cosa succeda o in bene o in male, la nostra situazione non può cambiare…”

(da Genova) “… Qui a Genova l’altro giorno i tedeschi sono andati negli stabilimenti e ne hanno caricato 10 treni perfino delle donne, avessi visto che pianto tutte le moglie e mamme che piangevano e poi anche per piazza Defferari e altri posti. Cosí bisogna caro mio che mi nasconda come tanti ribelli. Speriamo che finisca presto…”

(da Genova) “… Ora non è piú in tempo per andarsene anche perché sono assediati dai ribelli che hanno svaligiato tutte le banche e molte cose. La popolazione li ha applauditi, il Capo della Guardia Repubblicana è scappato e la popolazione prepara il 2° 25 luglio, ma questa volta assai piú tragico. È inutile recriminare e soffermarsi in considerazioni piú o meno logiche. Non vi sono piú speranze altro che per gli illusi, il loro triste destino si compie e nessuna forza umana può ormai cambiarlo…”

(da Genova) “… La tranquillità che si godeva in questo paese è fuggita precipitosamente da un giorno all’altro, perché non abbiamo piú nessuna protezione. Carabinieri e soldati non ve ne sono piú, perciò siamo alla mercé di bande armate, che alla notte commettono saccheggi nelle case e nelle botteghe. Sono tre giorni che da questa altezza si sente il cannoneggiamento continuo delle grosse artiglierie del fronte…”

(da Guidizzolo – Mantova) “… sta attenta che nel suonare l’allarme li fanno andare nei rifuggi poi li prendono sui camion uomini e donne e poi li conducono in Germania. A Brescia tutto ieri hanno fatto cosí. Sta attenta a non andare nei rifugi e nemmeno sui trammi che li prendono anche sui trammi. State attenti tutti anche i tuoi signori avvertili anche loro…”

(da Milano) “… Ci voleva anche il pane senza sale. La carne dicono che automaticamente non la daranno piú. Non parliamo di borsa nera perché anche i ragazzi la fanno. Tu vedi gente che una volta erano spiantati e miserabili ed ora la fanno da gran signori. Mentre quelle che vivono onestamente devono vendere anche la camicia. Si continua a sperare intanto lentamente ci logoriamo…”

(da Oggiono) “… Gente che veniva da Milano hanno portato la novità che s’è sciolto il Partito Repubblicano ma qui tutto silenzio…”

(da Pieve di Teco) “… Il governo ci ha completamente abbandonati. Circa 15 giorni fa la signora F. mi disse che c’è pericolo, se sarà grave noi partiremo. Infatti la notte seguente sono partiti i tedeschi la milizia e il commissario e noi siamo rimasti soli. Qui attorno i patrioti scorazzano in camionette e sono armatissimi hanno occupato diverse caserme di carabinieri e sopraffatto i nostri reparti di presidio. Siamo indifesi e alla loro mercé…”

(da Pordenone) “… Per il mangiare è una disperazione ma per il condimento è peggio di tutto perché ci hanno dato mezzo decimo di olio e mezzo decimo di burro in un mese, pensa tu come si fa a condire. Piú di qualche volta ci tocca fare la minestra con un po’ di sale ed è poco anche quello perché ci passano due etti al mese a testa…”

(da Ravenna) “… Le novità non ci interessano piú. Succeda quello che può, ormai nulla piú ci impressiona. O tedeschi o inglesi per noi è lo stesso, purché finiscano presto questi tormenti, questo lento morire, questa continua ansia mortale…”

(da Trigesimo – Udine) “…Qui si uccidono a tutto andare; i partigiani uccidono un tedesco e loro impiccano 11 civili. Ti dirò sinceramente che siamo preoccupati perché stiamo attraversando un periodo molto grave. Lunedí sera ossia domani devono mettere a ferro e fuoco il paese intero ridurlo a un braciere e tutto ciò a causa dei ribelli le cui gesta provocano terribili repressioni che non colpiscono solo i responsabili…”

(da Udine) “…Le lotte fra partigiani e tedeschi e repubblicani sulle nostre montagne si fanno sempre piú accanite. Vendette indescrivibili forse per una vittima di un tedesco incendiano il paese completo, perquisiscono tutto quel che trovano, puoi immaginare quale incubo e quale sofferenza…”

(da Varano Mellegari – Parma) “…Questa mattina sono stati in Municipio e si sono fatti dare i fucili, e poi girano per il paese come se niente fosse. Ad ogni modo stai tranquillo che di male non ne fanno. Anzi alla popolazione vengono incontro con degli aiuti. In parecchi paesi hanno distribuito il grano e la carne. Il nostro timore piú grande è quello che vengano su i tedeschi e che succeda una battaglia da un momento all’altro. Ma credo che non avendolo fatto finora, non lo faranno piú…”

(da Varese) “…Digli che porta pazienza un po’ che presto si finirà questa baracca che non si capisce piú niente, è proprio una repubblica! È questione di poco tempo, tutto andrà a rotoli come in Settembre…”

(da Vergiate) “…Qui non c’è nulla da mangiare, facciamo il mangiare senza il condimento, danno due etti di burro al mese, non c’è proprio nulla, mangiamo due volte al giorno minestra e basta. La roba fuori tessera è un’esagerazione e bisogna essere milionari per comperarla. Bisognerebbe dare qualche cosa di sostanza ai bambini ma purtroppo non posso, un uovo costa 10 lire e la carne 138 lire al chilo, quella senza tessera. Poveri noi, cosí non possiamo tirare piú avanti…”

(da Villa Piccola – Belluno) “…L’altra sera i ribelli hanno tenuto un’adunata nascosta a tutti fuorché ai richiamati, giú dal barcadero. L’oratore ed i suoi compagni sono venuti per Col ed i nostri erano tutti arrivati alle nove e mezzo erano colà piú di 300 dei nostri. L’oratore li ha consigliati di non presentarsi, che stessero quieti e che non dessero noia a nessuno, che non vadano per le botteghe, non al cinema e nemmeno per le strade e tanti altri consigli. Disse se i Podestà hanno ottenuto per ora che non si presentino, possono avere ugualmente delle sorprese e che stiano tranquilli che loro li aiuteranno moralmente…”

(da Villa Santina – Udine) “…Giorni fa i tedeschi hanno bruciato un intero paese lasciando alla popolazione non piú di cinque minuti di tempo per scappare e proibendo di portare via roba, cosí sono stati bruciati animali nelle stalle e tutti gli averi della povera gente. Ogni giorno sono in giro circa duemila disgraziati senza casa che chiedono un po’ di vitto e i partigiani hanno fatto raccogliere roba per tutti i paesi da distribuire un po’ per ciascuno…”

Agosto 1944: 

(da Bologna) “…Non ne possiamo piú. Preghiamo Iddio che ci tolga la vita perché le sofferenze sono piú forti di noi e noi abbiamo raggiunti i limiti dell’umana sopportazione…”

(da Cremona) “…Siate calmi che l’epilogo si avvicina secondo i piani prestabiliti ed inesorabilmente. Tutto il resto sono buffonate che costeranno assai care ai loro autori. I fascisti ne fanno di tutti i colori e procedono spietatamente senza alcun discernimento contro colpevoli ed innocenti, ma non fanno che aumentare l’odio e l’esasperazione…”

(da Ferrara) “…Se non moriremo dai bombardamenti moriremo dalla fame. I partigiani hanno in programma di affamare le popolazioni ed hanno già incominciato col distruggere i raccolti, a impedire di trebbiare il grano e di far sí che i contadini non lo consegnino all’ammasso. Speriamo che non ci riescano. Siamo però tutti terrorizzati e abbiamo l’incubo della prossima carestia…”

(da Genova) “…Ora siamo sempre in allarme. Ieri quattro o cinque, oggi idem e domani sarà lo stesso. Con allarme o senza ci sono sempre intere famiglie che si portano dietro una coperta o un materasso, passano le notti in galleria stesi sui marciapiedi. Queste ed altre scene di miseria degli sfollati e di quelli che hanno dovuto perdere tutto e che sono esposti a tutte le privazioni, muovono a compassione e ti senti assalire da una tristezza indicibile che disanima…”

(da Genova) “…Basta con sofferenze morali e materiali. Tutto sarebbe ormai inutile e prolungare questa atroce agonia a milioni di esseri che qui non sperano a nulla, è un delitto. Nessuno avvenimento che non sia la pace, potrebbe darci maggiore sollievo…”

(da Milano) “…Viviamo dei giorni indescrivibili di depressione morale e fisica senza precedenti, anche se vogliamo darci coraggio c’è sempre qualcosa… che ti richiama alla realtà dei fatti e cosí ripiombi allo stato ormai diventato normale di depressione e di scoraggiamento. Certo che continuando cosí o si morirà o si finirà col fare un trionfale ingresso in manicomio, giacché c’è addirittura da impazzire con questo mondo diventato ormai un inferno di fuoco… C’è una cosa ancora che potrebbe aiutarti a vivere; è la speranza che Iddio metta fine con la sua Onnipotenza e misericordia a questo immane flagello. A noi non resta che scongiurarlo che ci aiuti…”

(da Milano) “…Siamo stanchi stanchissimi, non ne possiamo piú, eppure non sappiamo se sia meglio questa agonia o la fine della guerra perché la fine significa il comunismo, la bolscevizzazione dell’Europa e quindi stragi, deportazioni, e carestia. Qui tutti la pensano cosí ed in molti c’è la certezza che non potremo sfuggire a questa tremenda sorte…”

(da Recoaro Terme – Vicenza) “…Oggi siamo arrivati ad un punto in cui non c’è piú coscienza, e commettere un delitto non è cosa di importanza. Qui noi viviamo in un ambiente saturo di minacce e conduciamo la vita in continua apprensione con il pensiero alle conseguenze per questo accumularsi di odio…”

(da Spilimbergo) “…All’intermittente incubo delle incursioni aeree, siamo in continua ansia e preoccupazione per le azioni dei partigiani che di giorno e di notte distruggono, uccidono, rapinano e per le contromisure dei vari comandi tedeschi che ci fanno vivere tra l’incudine e il martello…”

(da Torino) “…Ma non vogliono capire che per noi italiani la sorte è ormai irrimediabilmente segnata? Prolungare le sofferenze al nostro popolo che è agli estremi della umana sopportazione, è un’azione delittuosa. Avvenga ciò che può, purché il popolo italiano abbia la pace e veda la fine delle sue sofferenze…”

(da Treviso) “…Gli eventi avevano fatto sorgere in tutti qualche speranza e poi… La pera non era ancora matura e magari solo per poco ma è rimasta appesa. Ma non potrà tardare di maturarsi, perché le cose precipitano. Per noi non c’è piú niente da fare e rammaricarsi non val la pena tanto sarebbe inutile. Che venga la pace poi si vedrà…”

(da Udine) “…Si vive sotto una cappa di piombo che opprime ed estenua. E l’amara e disperata sorte che ancora non ci ha colpiti, la vediamo però sempre in agguato e ci toglie il respiro…”

(da Venezia) “…Ma almeno venissero avanti gli inglesi e gli americani anche se staremo peggio non ce ne importa. Potremo almeno raggiungere le nostre case, ed anche cosí abbiamo aspettato già troppo, questa guerra ci ha rovinati tutti…”

(da Venezia) “…Siamo estenuati di forze, il morale è sempre piú giù perché questa vita ormai ben poco ci offre. Quanto sarebbe meglio morire…”

(da Verona) “…Dopo quattro anni di sofferenza causata dalla guerra non comprendiamo ancora cosa ci prepari l’avvenire che si presenta fosco sotto ogni riguardo. Il comunismo rappresenta lo sgomento di una buona parte della popo­lazione e l’allarmismo in tale senso è davvero preoccupante. Tutti, qualunque convinzione abbiamo, si attendono per il dopo-guerra rivolgimenti tali che do­vranno nel sangue squassare il nostro mondo. Ad ogni modo coloro che sono re­sponsabili del presente stato di cose dovrebbero essere tenuti a pagare il fio delle loro malefatte…”

Settembre 1944:

da Milano) “… Ormai siamo giunti al punto culminante di questa guerra e con animo sempre sospeso attendiamo la parola: Fine! I tedeschi sono in rotta dappertutto e la loro resistenza e quindi anche la nostra è perfettamente inutile e non fa altro che protrarre le sofferenze, le distruzioni gli eccidi. Auguriamoci dunque che presto, o bene o male, ritorni la pace e che possiamo arrivare alla fine con la pelle salva e poi si vedrà…”

(da Milano) “… L’odio contro i fascisti ed i militi repubblicani è terribile e questo traspare da diverse manifestazioni. Molti lo manifestano apertamente e non solo a parole, come se gli invasori fossero già qui. Ciò che succederà quando la situazione sarà in mano loro, è inconcepibile ed è meglio non pensarci…”

(da Modena) “… La fine della guerra è ormai vicina e nessun miracolo potrebbe piú salvare la Germania e noi, anche perché tutti sono stanchi e non vedono l’ora che la finisca in qualsiasi modo; la sfiducia è entrata in tutti e sarebbe stupido insistere di voler resistere perché anche potendolo ciò significherebbe nuovi e piú gravi sacrifici, lutti e massacri, privazioni. Ogni sforzo è vano; questo lo sentono tutti e pensano come arrivare alla fine salvando il salvabile e principalmente la pelle…”

Gennaio 1945: 

(da Cassine – Alessandria) “… Ora vi do nostre notizie, sono sempre cosí cosí si vive sempre con tanti fastidi, non ci sono i bombardamenti, ma c’è tanti disagi siccome in queste colline, come dire verso Maranzana, ci sono i ribelli, loro si dicono ” patrioti ” ma io dico che sono ladri, vengono qui di notte con delle prepotenze portano via tutto; a noi è capitata una po’ amara, sono capitati una notte ci sono venuti a prendere tutta la nafta che Carlo era andato a prendere molto distante per il trattore, di piú è lo spavento che abbiamo avuto, al Minè ci hanno preso il bue, a Pietro Bensi il cavallino con il biroccio e poi tanti altri mali, ora danno la caccia ai maiali, di notte non chiudiamo piú occhio…”

(da Mione d’Ovaro – Udine) “… Ora siamo presidiati da caucasici che hanno concetti molto personali sulla proprietà e sul valore della vita umana. Ogni giorno c’è qualche guaio extra piú la lotta per il mangiare… per esempio al grido ‘mongoli’ tu vedi tutti che si precipitano a nascondere orologi, sveglie, ecc. ecc. Poi non ci si ricorda piú dov’è la roba ed allora avvengono cacce stranissime. Non ti dico poi per arrivare a spiegarsi con quella gente! Disegnini, mimiche varie, versi onomatopeici e via dicendo. Purtroppo il lato tragico è molto piú grave di quello comico, [illeggibile] oltre che ad un giornaliero dissanguamento, ha avuto 5 morti, Muina 7, e via dicendo; Mione finora è stato relativamente fortunato, ma abbiamo avuto a tre riprese momenti di vera angoscia che ci han fatto sentire persi…”

(da Monale – Asti) “… A Monale non c’è niente di nuovo, ieri hanno ammazzato il maiale a casa nostra, speriamo che le bande ladresche che si aggirano nelle campagne non vengano a soffiarci i salami e i lardi. C’è da aspettarsi di tutto, sai chi è di Monale nelle bande ladresche? Guido delle cascine… non ha mai avuto voglia di lavorare ed ora ha trovato il mestiere che fa al caso suo e di questi tempi non bisogna piú meravigliarsi di nulla. Noi siamo tranquilli e poi siamo lontani dal centro di comunicazione, meno tranquillità di noi gode Baldichieri che oltre la ferrovia ha lo stradale provinciale che lo attraversa…”

(da Silvano d’Orba – Alessandria) “… Qui si starebbe abbastanza tranquilli riguardo alle bombe, ma vi sono altri pericoli di mascalzoni soldati mongoli che s’infilano nelle case e si servono di tutto ciò che loro fa bisogno… in una cascina qua vicina hanno seviziato 4 donne ed una bambina di 10 anni, due delle donne sono morte e la bambina è morente…”

(da Torino) “… Anche a S. Rocco tutti sono stufi dei ribelli; ho constatato con mia somma soddisfazione che l’opinione generale è molto, molto cambiata da un anno a questa parte i meno orgogliosi mi hanno anche detto: avevate ragione voi, ora ci siamo ricreduti molto; sono ritornata col morale ancora piú alto. Sono contenta per l’Italia…”

Febbraio 1945:

(da Buttigliera d’Asti) “… Quaggiú siamo in vera Repubblica; vengono e vanno e aggiustano… s’arrangi chi può… oramai si è raggiunto un limite d’andamento molto basso di vita e sempre piú in declino, sempre piú radente al precipizio; solo i prezzi salgono e l’egoismo li supera, a chi possono gridare evviva? Credo che le sembianze… aristocratiche siano in ribasso…”

(da Crosara di Marostica – Vicenza) “… Se non puoi venire porta pazienza che credo che i russi siano ormai vicini a fare capire a quelle bestie dalla testa dura che ancora con la corda alla gola gridano vincere, ma non credo che ci resti tanto, cioè ancora molto tempo a gridare ed a far soffrire molta gente di pane e di tutto…”

(da Givoletto – Torino) “… La vita materiale ci dà ogni giorno delle brutte sorprese e ce ne prepara certamente delle peggiori per l’avvenire. Se le voci che corrono circa gli approvvigionamenti dei mesi prossimi dovessero avverarsi sarebbero guai veramente serissimi. Scarseggia già e dovrebbe essere ridotta la razione del pane; fino a che nel mondo esistono esseri di questa risma non vi sarà mai pace, non benessere per l’umanità e poi si grida alla solidarietà umana! Pagliacciate, nient’altro che pagliacciate, talvolta assai tragiche…”

(da Milano) “… Fra le bombe, i mitragliamenti e la merce che viene a mancare sempre piú, facciamo una vera vita d’inferno. Se Dio non ci viene in aiuto davvero impazziremo. Qui si sta malissimo; dal mercato è sparito tutto, non c’è assolutamente piú verdura, non c’è frutta, non c’è carne, non c’è piú uova, non c’è burro, niente formaggio, non c’è nulla, nulla. In casa non ho nulla ed il mercato nero è troppo caro…”

(da Milano) “… Il brutto è che qui non si trova piú niente, e per prendere il pane bisogna starci 3 ore, perché chi dice che non ha farina, chi carbone o legna, perché i forni elettrici non funzionano causa la bassa corrente; ora non si trova piú niente, né insalata, né carote, né altro per fare la minestra e le patate a trovarle sono a 22 lire al chilo…”

(da Milano) “… Stamattina ho fatto un’ora di coda coi piedi nella neve per prendere la nostra razione di pane. La verdura poi è completamente sparita ed i negozi non aprono neppure perché non hanno nulla da vendere…”

(da Milano) “… Ora il pane difetta e bisogna fare la coda dalle sette del mattino… e con quel freddo… sono cosí scoraggiata che mi pare di non poter piú tanto lottare con tutte queste privazioni e a tirare innanzi ci vuole veramente del coraggio…”

(da Milano) “… Certo che noi siamo in momenti difficili, terribili; qui tanti fornai non fanno piú pane per mancanza di legna per cuocerlo; c’è da fare la fila per delle ore e poi magari rimani senza; donne con i bambini che piangono perché rimangono senza pane; hanno fatto queste mense a prezzo unico con la speranza che almeno quelle diano quello che basta…”

(da Milano) “… È una vita d’inferno per tutti e piú si va avanti è sempre peggio; giorno per giorno si peggiora; non danno piú latte, piú carne, piú zucchero e non c’è neanche sale, pochi condimenti, il pane bisogna strozzarsi per poterlo avere al mattino subito, altrimenti resti senza e si deve rivolgersi alla borsa nera per forza, non c’è roba, portano via tutto quel poco che c’è e che possono avere e chi la può nascondere la vende poi a caro prezzo o con scambio merce…”

(da Milano) “… È già da diverse mattine che se non ci si alza presto per andare per il pane si rimane senza. In molti posti bisogna fare la coda e poi magari rimanere senza. Che Iddio ci assista, ma è certo che il brutto comincia adesso. Il freddo è intenso e senza riscaldamento. Pensa come si può star bene. Poveri noi!…”

(da Milano) “… Qui la vita va peggiorando. Alla mancanza di gaS, di luce, alla scarsezza dei generi tesserati si aggiunge la mancanza di combustibile per il riscaldamento ora che fa un freddo eccezionale. Figurati che abbiamo avuto fino a 14 gradi sotto zero. E a tutto questo si aggiunge l’intensificarsi dei bombardamenti e mitragliamenti e ti puoi figurare come si sta freschi e con lo spavento addosso. Anche il pane scarseggia per mancanza di trasporti e di combustibili, e poi è peggiorato di qualità. La farina è miscelata con farina di grano turco. Va là che vai bene…”

(da Milano) “… Qui la vita diventa sempre piú insopportabile; carne un etto al mese; per avere il pane bisogna andare in coda alle 7 del mattino. Fra giorni dei forni sono chiusi; è il colmo, siamo agli estremi. E chissà quando finirà. Della tessera dobbiamo avere della roba di novembre e vogliono far sparire la borsa nera. Quando ce ne daranno abbastanza per vivere allora sparirà, altrimenti moriamo anche di fame. Legna e carbone neanche un chilo; gas un’ora al giorno, luce mezza giornata…”

(da Milano) “… Di gas ce n’è pochissimo e non si riesce a fare la minestra in una ora sola. Pensa che c’è stata la borsa nera per la legna e carbone. Fortunati chi ha potuto acquistarne perché ora hanno esaurito tutto…”

(da Milano) “… A Milano la maggioranza è al freddo, hanno buttato a terra tutte le piante dei viali, nel nostro rione perfino i pali della luce… i prezzi delle derrate è come costi: il burro a lire 600, zucchero lire 500. Prezzi che spaventano, almeno per noi che dobbiamo vivere su un misero stipendio… stanno bene davvero i contadini, oltre i denari hanno di tutto! Come ci hanno conciati male!…”

(da Milano) “… Il problema del riscaldamento è tragico le piante nelle strade durante la notte sono tagliate. Ma chi non può o non si sente di fare questo, come deve fare? C’è poi chi vende a 300 e 400 lire il quintale le piante verdi, appena segate nella notte e cosí la borsa nera allarga sempre piú le sue fauci…”

(da Milano) “… Gli uomini sono diventati tutti di un egoismo spietato. Si cerca di far soldi succhiandoli tutti al proprio prossimo. I contadini si sono fatti tutti ricchi e gli operai ricevono dai loro stabilimenti pacchi con dentro ogni ben di Dio e chi è destinato a pagare per tutti sono i pensionati e gli impiegati che non hanno altra risorsa che quella della misera pensione e del piú che misero stipendio e se non vogliono morire di fame sono costretti a sacrifici enormi…”

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