LUCIANO BARONI
Luciano Baroni nacque a Riva del Garda il 30 maggio 1925.
Laurato in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano nel 1949 si dedicò all’insegnamento nella città natale dal 1951 al 1960. Successivamente si trasferì a Torino dove, oltre all’insegnamento, ha esercitato l’attività di pubblicista e critico cinematografico per le pagine piemontesi de “l’Unità”.
Fece parte del gruppo “Figli della Montagna”, nato all’interno del liceo A. Maffei di Riva del Garda. Ne facevano parte Eugenio Impera, Enrico Meroni, Giorgio Tosi, Renato Ballardini. Il gruppo nacque in base ai valori trasmessi da tre insegnanti: Guido Gori e Adolfo Leonardi.
Scampò alla strage del 28 giugno 1944. In quell’occasione perse i suoi più intimi e cari amici, con cui fino ad allora aveva condiviso tutto. Alla fine della guerra riuscirà a riabbracciare Ballardini e Tosi che sopravvissero anch’essi alla strage, il primo nascondendosi in montagna per 306 giorni ed il secondo perchè considerato troppo giovane per poter aver voce all’interno della Resistenza.
Decise di iniziare a scrivere per raccontare quanto accaduto. Il romanzo centrale della sua vita, dopo “Paspartù“, “Le stagioni interrotte” descrive le modalità della formazione dei giovani studenti rivani, alle prese con il fascismo e l’antifascismo, l’ansia di libertà e la terribile vendetta del 28 giugno, con la strage studiata a tavolino dalle SS per colpire il desiderio di libertà. Un classico romanzo di formazione, con al centro la tragica vicenda degli studenti del Liceo e i loro insegnanti, come Franchetti, Leonardi e Gori, che per la sua esemplarità era stato scelto dal Comitato provinciale per la pubblicazione per i giovani studenti di oggi. Significativo l’unico cambiamento rispetto alla prima edizione, l’aggiunta delle due poesie all’inizio e alla fine del volume intese a invitare il giovane d’oggi a cogliere l’insegnamento della generazione che spese la vita per la libertà:
“Impara ora tu,
ragazzo senza storia,
a vivere una vita uguale a quella
libera e fiera
che prima di morire
così anzitempo
tanti altri per te
allora avevano sognata.”
Luciano Baroni scrisse inoltre “Se sarà un altro vivere” una raccolta di poesie per non dimenticare. Tra questi poemi riportiamo qui di seguito la poesia “Eugenio” che l’autore dedicò alla memoria del compagno di classe Eugenio Impera, staffetta parigiana, assassinato a soli 19 anni nel suo letto la mattina di quel sanguinoso 28 giugno 1944 e a cui fu dedicato anche il nome di un battaglione partigiano.
“Eugenio
il bel nato
da una donna minuscola
del paese degli arrotini
e da un guardiano di sale e tabacchi
stava seduto al tuo posto
in un banco di legno vero
e Anna Karenina sulle ginocchia
copriva spesso il testo
di grammatica greca.
Non voglio assillarti
ma soltanto farti sapere
che i nazi lo uccisero
a diciannove anni
prima ancora che potesse imbracciare un fucile.”
Una delle sue poesie più famose che non a caso da il titolo all’intera raccolta è “Il lascito” che riportiamo qui sotto:
“Di noi
del nostro tempo
cosa direte
ai vostri figli
ed ai figli dei figli?
Se sarà un altro vivere
più equo per tutti
più sereno,
ditegli almeno che quel gusto
nuovo di vita
discende anche dagli anni
e dal sangue
della Reasistenza!“