a cura di Cornelio Galas
C’è un vero e proprio percorso storico e turistico per scoprire i luoghi e i palazzi della Repubblica Sociale Italiana dal 1943 al 1945. L’iniziativa è stata promossa tempo fa a Salò, la cittadina del lago di Garda che diede il nome a questo strano Stato diffuso sul territorio, da Milano e Bergamo fino a Verona e Venezia,ma privo di una vera capitale.
Un progetto – quello del Comune di Salò con il patrocinio del Centro Studi della Repubblica Sociale, animato dallo storico Roberto Chiarini – partito tra l’altro nel 1996, quando alla guida della provincia di Brescia come del Comune gardesano c’era il centro-sinistra. L’idea – hanno spiegato – è nata dalle richieste provenienti dai turisti del Garda, in gran parte tedeschi, che volevano saperne di più sulle sedi istituzionali dell’ultimo tentativo di rilancio del fascismo, guidato dal redivivo Mussolini, liberato dai nazisti dalla prigionia del Gran Sasso il 12 settembre 1943.
«Finalmente siamo usciti dalla demonizzazione per fare seriamente i conti con la storia — dichiarò a suo tempo Chiarini, docente di Storia contemporanea alla facoltà di Scienze politiche dell’Università Statale di Milano — prima della fondazione del nostro centro studi, in Italia c’erano una settantina di istituti storici sulla Resistenza e neppure uno sulla Repubblica Sociale”.
Ma di cosa stiamo parlando? Intanto ci sono tremila volumi della biblioteca dell’Unione combattenti della repubblica di Salò. Poi una emeroteca di Filippo Anfuso, ambasciatore a Berlino e sottosegretario agli Esteri al tempo del fascismo: comprende giornali rarissimi dell’epoca, alcuni pubblicati un’unica volta. Infine un volume presente forse in un solo esemplare: “Hitler mi ha detto” di Hermann Rausching.
C’è il rischio che Salò si trasformi magari in una nuova Predappio? Chiarini l’ha escluso: «L’iniziativa e il Centro Studi vogliono documentare un pezzo della storia nazionale: ma per tutti gli italiani, non solo per i nostalgici. Non a caso abbiamo già tenuto quattro grandi congressi con la partecipazione di molti storici di sinistra. Qui nel Bresciano c’è una sensibilità acutissima sui temi del fascismo».
La biblioteca del Centro Studi e documentazione sul periodo storico della Repubblica Sociale Italiana fa parte della Rete Bibliotecaria Bresciana come biblioteca specializzata. Si trova nella sala del Caminetto nel Palazzo Fantoni, di fianco alla Biblioteca Comunale e all’Ateneo di Salò.
Il centro studi sul periodo della Repubblica Sociale Italiana di Salò è stato istituito nel 2002 con partecipazione del Comune di Salò, Regione Lombardia e Provincia di Brescia come Enti fondatori. Il centro oltre che raccogliere documenti e materiali sul periodo storico dal 1943 al 1945, promuove ricerche e conferenze ed è aperto al pubblico e agli studiosi per la consultazione e il prestito dei documenti.
La biblioteca è composta da alcune sezioni:
RSI libri riguardanti il periodo dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945.
FASCISMO libri riguardanti il fascismo, neofascismo e nazismo.
MEMORIE diari e memorie di reduci, volontari e ausiliarie che hanno aderito alla RSI.
FONDO RODOLFO GRAZIANI il fondo è costituito dalla Biblioteca personale del gerarca Rodolfo Graziani, ministro della difesa durante la Repubblica Sociale. Il fondo è stato donato dalla regione Lombardia e viene custodito e conservato in comodato d’uso gratuito. Tutti i 1.500 documenti sono consultabili in sede e sono esclusi dal prestito.
FONDO UNC 2.600 libri riguardanti il periodo della Repubblica sociale, donati in comodatu d’uso gratuito dall’Unione Reduci e Combattenti di Roma. Tutti i documenti sono consultabili in sede e sono esclusi dal prestito.
Il sito: http://www.centrorsi.it/notizie/
Un po’ di storia di Salò. Salò aveva acquistato già il rango di capitale quando, nel 1337, era divenuta sede del Governo della “Magnifica Patria”- in cui confluirono, oltre ai paesi della riviera occidentale, anche alcuni della retrostante Valle Sabbia – e rimase tale fino al 1797, garanzia di libertà per i suoi cittadini e di autonomia dal potere centrale sia di Venezia che di Milano.
Verso la fine del 1800 la Riviera gardonese e salodiana conobbero una nuova centralità: vi sorsero infatti, per iniziativa di famosi medici tedeschi e austriaci, grandi complessi alberghieri – come il Grand Hotel Gardone, il Grand Hotel Fasano, il Savoy Palace – e Case di Cura dotate di attrezzature modernissime, nonché Ville lussuose (come Villa del Sogno, oggi Hotel, Villa Alba e Villa Simonini, ora Hotel Laurin) destinate ad ospitare l’elegante clientela mitteleuropea. Il clima era ideale per la cura delle malattie dell’apparato respiratorio e per il riposo; l’area si trasformò così in una delle località di soggiorno più rinomate d’Europa.
Durante il secondo conflitto mondiale, Salò non si attendeva di tornare ancora in primo piano; di nuovo il rango di capitale, per di più d’Italia, anche se di un’Italia divisa a metà a causa dell’avanzata a sud delle forze angloamericane.
Nell’ottobre del 1943 nasceva qui, e precisamente tra Salò e Gargnano, la Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.), detta anche Repubblica di Salò, ultimo tentativo di Mussolini e Hitler di riorganizzare l’Italia fascista. Torniamo un attimo indietro, agli antefatti della “Rsi”. Dopo la storica riunione del Gran Consiglio che il 25 luglio 1943 approvò a maggioranza l'”ordine del giorno Grandi”, Benito Mussolini veniva arrestato per ordine del Re a Villa Savoia e trasferito a Campo Imperatore.
A seguito della clamorosa liberazione ad opera di un “commando” di paracadutisti tedeschi agli ordini del maggiore Mors e del capitano delle SS Skorzeny, avvenuta il 12 settembre (4 giorni dopo l’armistizio), Mussolini raggiungeva in volo Monaco di Baviera; l’attendevano la moglie e i figli, Roberto Farinacci, Alessandro Pavolini, Renato Ricci, Giuseppe Preziosi ed altri gerarchi rifugiati in Germania: loro obiettivo era quello di dare vita ad un nuovo governo.
Raggiunto il quartiere generale di Rastenburg, ove incontrava Hitler, Mussolini si rivolgeva via radio agli italiani e annunciava i punti fondamentali della resurrezione fascista: ” … riprendere le armi a fianco della Germania e del Giappone, … preparare senza indugio la riorganizzazione delle forze armate attorno alle formazioni della Milizia … “.
Più tardi, da radio Monaco, comunicava ai “fedeli camerati di tutta Italia” di aver assunto “nuovamente la suprema direzione del fascismo”; impartiva le prime disposizioni; nominava Alessandro Pavolini segretario del Partito Nazionale Fascista (P.N.F.) che si chiamerà Partito Repubblicano Fascista (P.R.F.); invitava tutte le autorità a riprendere i loro posti e i loro uffici.
Nominava quindi il Luogotenente Generale Renato Ricci Comandante in capo della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale che diventerà Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.). Il 24 settembre dava l’annuncio del suo primo Gabinetto. Teneva per sé la Presidenza del Consiglio e il dicastero degli Esteri.
La scelta della sponda occidentale del Garda come sede del nuovo Governo non era casuale. Il Garda – come abbiamo già detto in precedenti puntate – era una località tranquilla, lontana dalle tensioni sociali delle grandi città, con una attività partigiana ridotta e con un basso rischio di attacchi aerei o di commando.
Con l’annessione alla Germania del Trentino Alto Adige e di buona parte dell’alto lago, i confini del Reich erano stati portati a Limone, a soli 20 chilometri da Gargnano: l’area risultava facile da raggiungere e difendere. Inoltre, la presenza sul territorio di numerosi alberghi, case di cura, eleganti ville e comode dimore private assicurava senza grossi problemi sistemazioni ideali per i Ministeri, gli uffici amministrativi, i gerarchi e gli ufficiali italiani e tedeschi. Salò e la sua Riviera divenivano quindi il centro del controllo politico-amministrativo dell’Italia fascista.
La nascita ufficiale della Repubblica Sociale reca la data del 14 novembre 1943, in coincidenza con l’Assemblea Nazionale del partito tenuta a Verona. In quella occasione veniva stilato il “Manifesto di Verona”, sorta di statuto, con il quale si dichiarava decaduta la Monarchia dei Savoia e si gettavano le basi della nuova Repubblica che si richiamava ai valori primitivi del fascismo.
Essa veniva denominata “sociale” allo scopo di dimostrare agli italiani, ormai alla miseria, che l’obiettivo era: – il miglioramento della qualità della vita della gente comune unitamente allo sviluppo delle attività sociali; – la partecipazione del popolo italiano alla vita politica, coinvolgendolo in prima persona nelle sorti del conflitto; il richiamo forte ai valori di una nazione contadina.
Il 1° dicembre il nuovo Stato prendeva il nome definitivo di “Repubblica Sociale Italiana”, detta anche “Repubblica di Salò”, in ricordo del passato storico della cittadina già capitale della Magnifica Patria sotto il dominio della Serenissima.
L’organizzazione dei Ministeri era complessa. Mussolini aveva il suo quartier generale a Gargnano; la Presidenza del Consiglio era a Bogliaco, frazione di Gargnano; l’organizzazione dei Ministeri degli Interni e del Partito a Maderno; gli Esteri e la Cultura Popolare erano sistemati a Salò; la Giustizia a Brescia; l’Economia a Verona; l’Agricoltura a Treviso; l’Educazione Nazionale a Padova; i Lavori Pubblici a Venezia.
Di fatto la Repubblica era composta da una galassia di centri dotati di scarso potere e che erano nella impossibilità di comunicare velocemente tra loro. Accadeva infatti che con l’intensificarsi dei bombardamenti e il peggioramento della situazione bellica, i ministri dovessero affrontare uno o due giorni di viaggio per andare in udienza da Mussolini.
In seguito ai profondi mutamenti del quadro politico-militare, la popolazione della Riviera si trovava a dover superare inconsueti problemi di ricettività e numerose difficoltà logistiche create dall’improvviso arrivo di migliaia di persone catapultate dalla Germania e da ogni parte d’Italia.
Tutta la Riviera, in parte le valli e la stessa Brescia erano in fermento. Per avere un’idea approssimativa della valanga umana riversatasi sul territorio gardesano, è sufficiente pensare che anche gran parte delle case private ospitavano una o più persone e, in alcuni casi, anche un’intera famiglia.
E veniamo ad un ideale percorso in questi, ad una mappa dei Ministeri e delle ville dei personaggi di spicco della Repubblica di Salò partendo da Villa Feltrinelli, a Gargnano, residenza della famiglia Mussolini.
Mussolini arrivò a Gargnano Gargnano il 10 ottobre 1943 e occupò, in località San Giacomo, Villa Feltrinelli; disponeva, al primo piano, di un ampio studio che trasferiva in seguito nella vicina Villa delle Orsoline. La Villa era “arredata modestamente … piccoli corridoi, grandi stanze disadorne …”.
Dopo il trauma della destituzione e della prigionia, in Mussolini “lo sguardo rivelava la presenza costante di uno strazio intimo, malgrado che talvolta i suoi occhi sprizzassero ancora scintille”. Viveva accanto alla moglie, donna Rachele, ai figli Romano e Anna Maria, alla vedova di Bruno Mussolini, donna Gina, con la figlia Marina e, per qualche tempo, con Edda Ciano e i nipotini.
Salvo l’interruzione dei pasti, Mussolini trascorreva le giornate in ufficio. Brevi e saltuari gli svaghi che si concedeva: faceva passeggiate in bicicletta nel parco, giocava a tennis, si cimentava alle carte con la moglie e giocava con i nipotini che adorava. La sua unica vera passione era il giornalismo: il suo stile era sempre diretto, efficace, polemico. Usciva dalla zona del Garda soprattutto per visitare le truppe in addestramento in Germania o quelle impiegate sulla linea gotica; raggiungeva inoltre Hitler presso il suo quartiere generale.
Con il passare del tempo, Mussolini scriveva, esortava, riceveva, ma tutto questo spesso mancava di rispondenza. Si lamentava dell’eccessivo controllo della censura tedesca che frequentemente poneva veti e ritardi alla diffusione dei suoi comunicati. Si sentiva isolato.
Annotava:”Sono solo un prigioniero … sono soltanto la semplice figura di un gioco …”. Su di lui – ne abbiamo già parlato – pesava come un macigno la tragedia familiare del genero Galeazzo Ciano che, dopo il pronunciamento del 25 luglio 1943, era stato rinchiuso nel carcere degli Scalzi a Verona. Gli incontri a Gargnano tra lui e la figlia si facevano sempre più angosciosi, man mano che la data dell’esecuzione si avvicinava.
Mussolini sperava di scongiurare la tragedia, presentando Galeazzo meno responsabile degli altri. Qualche giorno prima della tragedia, stanco e senza reali poteri, confessava con amarezza a Edda che “non poteva fare nulla per Galeazzo”.
L’11 gennaio 1944 Galeazzo Ciano, insieme ad altri quattro condannati, cadeva sotto il piombo del plotone d’esecuzione, nello spiazzo nevoso del poligono veronese della fortezza di San Procolo. Villa Feltrinelli era vigilata da 30 “SS” della guardia personale di Hitler (solo più tardi un reparto italiano poté affiancarsi ai tedeschi) accasermate nelle cantine della villa e comandate dal tenente Kisnat; un pezzo antiaereo era installato sul tetto.
In un primo momento, l’unico collegamento con l’esterno era assicurato da un telefono da campo sotto sorveglianza tedesca e contrassegnato dal nome in codice di “Batavia”.
Fra gli assidui frequentatori della villa, vi era il Dottor Zachariae, medico personale di Mussolini, che svolgeva anche compiti di controllo. Donna Rachele viveva a Gargnano una esistenza semplice, lontana dalla mondanità; da buona romagnola, era sempre attiva, si occupava del ménage familiare prendendo parte personalmente ai lavori, faceva con naturalezza rare e brevi uscite per la spesa.
Si intratteneva spesso con gli ufficiali e con le persone vicine al marito mai rinunciando alla vivace e schietta manifestazione del proprio pensiero.
A 600 metri da Villa Feltrinelli, nel centro di Gargnano, la Villa delle Orsoline (oggi Università) ospitava le Segreterie particolari e politiche affidate a Vittorio Mussolini e a Giovanni Dolfin. Villa Giulia (oggi hotel), sulla strada che collega Villa Feltrinelli con le Orsoline, era occupata da ufficiali delle SS al seguito di Mussolini: a loro disposizione particolari linee telefoniche.
Sul lungolago, adiacente alle Orsoline, a Villa Avanzini era installato il Comando del presidio germanico e a Villa Parisini, in frazione Bogliaco, c’era l’abitazione privata di Giovanni Dolfin. Poco lontano, sulla strada statale, la Caserma degli alpini “Magnolini” era sede delle guardie di Mussolini; il campo da golf era infine occupato da uno dei più grandi accampamenti di truppe della R.S.I.
Sempre a Bogliaco, il settecentesco Palazzo Bettoni era sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri le cui riunioni venivano convocate dal Sottosegretario Barracu; in parte il Palazzo venne danneggiato dai festeggiamenti della liberazione. Poi fu abitato dai Conti Bettoni; splendido e curatissimo il giardino all’italiana.
Prima di proseguire per Maderno, è interessante ricordare che, nascoste nelle gallerie tra Gargnano e Riva, numerose officine meccaniche erano adibite alla riparazione e manutenzione di motori di aerei, automobili e armi. Esse occupavano metà galleria e pertanto il traffico automobilistico funzionava a senso unico alternato.
A Maderno, vicino al Municipio, le Scuole elementari erano sede del Ministero degli Interni con a capo Buffarini Guidi; a pianterreno alloggiavano Renzo Montagna (Capo della Polizia di Salò dopo Tamburini e Cerutti) e Herbert Kappler, il responsabile della strage delle “Fosse Ardeatine”, allora ufficiale di collegamento con la Polizia Italiana. Sul lungolago tre ville: Villa Cavallero, residenza privata di Alessandro Pavolini, responsabile del Partito Nazionale Fascista. Frequenti erano qui le visite della bellissima attrice Doris Duranti.
Poi Villa Adele dove aveva il proprio ufficio Eugenio Apollonio, alto funzionario della Segreteria di Mussolini che con Tullio Tamburini veniva deportato, per ordine del generale Wolff, a Dachau perchè sospettato di doppiogioco.
Apollonio svolgeva inoltre il delicatissimo compito di controllare e fotografare le lettere che, quasi ogni giorno, Mussolini scriveva alla sua amante, Claretta Petacci. E infine l’Hotel Bristol, oggi Istituto infantile cremonese, occupato da Buffarini Guidi.
Nel centro del paese, l’Hotel Milano e l’Hotel San Marco erano adibiti a mensa per funzionari e a foresteria per ospiti di passaggio. A Palazzo Bianchi, oggi Hotel Golfo, erano la Segreteria del Partito Fascista Repubblicano con a capo Alessandro Pavolini e il Comando delle Brigate Nere che rappresentavano, come scrive Silvio Bertoldi, “l’ultimo tentativo di affrontare militarmente le formazioni partigiane”.
In via Roma: Villa Gemma, di proprietà Triboldi, era abitazione privata dei ministri Buffarini e Biggini, quest’ultimo responsabile del Ministero dell’Educazione Nazionale con sede a Padova; a Villa Mimosa, risiedevano Friedrich Moellhausen, Console generale, e Karl Dieme, alto ufficiale della Wermacht.
Villa Bassetti (poi Hotel Golfo), nei pressi di Fasano, era invece la residenza di Von Rahn, Ambasciatore tedesco. Due bombe, sganciate da caccia anglo-americani il 4 dicembre, provocarono il crollo della torretta della villa e la morte di un guardiano. A Fasano era molto rilevante la presenza tedesca: oltre all’Ambasciatore Von Rahn, a Villa Ideale (di proprietà Pedrazzi) aveva preso dimora il Dottor Georg Zachariae, medico personale di Mussolini.
Poco lontano, in riva al lago, Villa Elvira (di proprietà Lanfranchi, poi “Hotel Il Riccio”) e l’Hotel Bellariva (poi Villa Mater Ecclesiae) erano state attrezzate per le installazioni radio tedesche. Sulla strada statale, in direzione di Gardone, la Villa Benvenuti (poi Ospedale Santa Corona) era sede del Consolato tedesco; poco oltre, la Casa di cura Villa delle Rose (diventata un residence) era stata trasformata in ospedale con reparto chirurgico.
Di fronte, in margine alla strada statale, sotto il parco dell’Hotel Florida Residence, venne ricavato un grande rifugio antiaereo con tre accessi; all’interno, una sala attrezzata da adibirsi, in caso di emergenza, ad interventi chirurgici. A fianco, inserita nel suo splendido giardino, la Villa del Sogno (già di proprietà Breda ed oggi hotel) era adibita a luogo di convalescenza e di riposo per ufficiali tedeschi. Gardone Riviera, grazie alle sue splendide ville e ai suoi grandi alberghi, viveva la duplice figura di località di prestigio e di presidio ospedaliero.
Claretta Petacci, la giovane amante di Mussolini, abitava una delle più belle ville della zona, Villa Fiordaliso (di proprietà Polenghi, oggi Villa Fiordaliso), all’interno del Vittoriale, nella residenza lasciata da Gabriele D’Annunzio in eredità alla vedova Maria Hardouin Gallese, Principessa di Montenevoso.
Nel nuovo soggiorno fu assistita dalle premure della Contessa Caterina, sotto la sorveglianza del tenente delle SS Spoegler. Alcune stanze erano adibite ad uffici dell’Ambasciata giapponese con il fine non dichiarato di rendere, attraverso la promiscuità, meno evidente la presenza di Claretta. Sempre a lago e a fianco di Villa Fiordaliso, la neogotica Torre San Marco, chiamata anche Torre Ruhland, era l’ambiente più romantico per gli incontri tra Benito e Claretta.
Di fronte alla Torre San Marco, la splendida Villa Alba, imponente edificio neoclassico con evidenti richiami al Partenone (oggi Centro Congressi), era adibita a luogo di cure a base di fanghi che giungevano quotidianamente con camion dalle terme di Abano.
A 100 metri, in direzione Fasano e adiacente a Villa Fiordaliso, Villa Itolanda (di proprietà Van Waveren) era la dimora di Vittorio Mussolini e della sua famiglia. Procedendo verso il centro di Gardone, si arriva a Villa Turati, che ospiyava il comando della Wermacht; poco sopra, in via Brusada, Villa Margherita era sede della Feld Gendarmerie; tra il Savoy Palace e il Rimbalzello, Villa Besana ospitava il comandante generale delle SS Karl Wolff, vero arbitro di tutta la situazione militare italiana.
Egli infatti godeva della protezione di Himmler, Ministro degli Interni e capo di tutte le forze di Polizia del Reich. Gardone Riviera, e in parte anche Fasano e Barbarano, costituivano Presidio ospedaliero dichiarato zona franca in base alla Convenzione ospedaliera Internazionale di Ginevra. Il Grand Hotel Gardone, il Grand Hotel Fasano e il Savoy Palace erano adibiti ad ospedali sotto la direzione del colonnello Hunnermann, medico che comandava l’intera zona ospedaliera.
Della trasformazione di queste grandi strutture turistiche si era occupato l’architetto Giancarlo Maroni, sovrintendente al Vittoriale. Il Grand Hotel Gardone disponeva di reparti d medicina, chirurgia, oculistica (vi subirà un intervento agli occhi anche il figlio di Mussolini, Romano). radiologia e persino una divisione per la terapia malarica.
Venivano offerti ai ricoverati alcuni svaghi come la proiezione di film (spesso di assoluta novità come le pellicole inglesi e americane trovate nelle navi o sommergibili catturati dai tedeschi), spettacoli e concerti. Ad uno di questi partecipò la famosa cantante Zarah Leander. Negli ospedali venivano ricoverati i militari feriti al fronte, senza distinzione di parte, e civili che non potevano trovare posti nell’ospedale di Salò in gravi difficoltà per l’eccezionale sovraffollamento.
Il quadro dell’organizzazione ospedaliera si completa citando l’Hotel Bellevue, a pochi passi dal Grand Hotel Fasano, trasformato in ospedale riservato ai reduci di Montecassino; la Villa Maria Elisabetta (oggi casa per ferie), a lago e confinante con il Grand Hotel Fasano, ospedale per tedeschi; la Villa Paolina, in via Roma, convalescenziario per italiani; e l’Hotel Spiaggia d’Oro, al porto di Barbarano, riservato anch’esso ai soldati tedeschi reduci da Montecassino e dalla linea gotica (Garfagnana).
Sempre a lago, poco lontano, Villa Cavaccini era occupata dal questore Uccelli; sulla strada statale, l’Albergo Barbarano, requisito dal Ministero degli Affari Esteri, era destinato all’Agenzia Stefani.
Proseguendo verso la cittadina di Salò, poco prima del Carmine, Villa Simonini (oggi hotel Laurin) era la sede del Ministero degli Esteri presieduto dallo stesso Mussolini; il responsabile era Serafino Mazzolini. Dimora di inizio secolo riccamente ornata in stile liberty, risultava particolarmente adatta al ruolo conferitole.
La sua ricurva scala doppia appariva nei film Luce in occasione delle sia pur limitate visite di diplomatici stranieri. La trasformazione in hotel è stata realizzata successivamente tenendo conto del rispetto delle strutture e delle splendide decorazioni sottoposte ad un accurato restauro. Si trovavano qui anche gli uffici di Nicola Bombacci (comunista passato dalla parte di Mussolini, particolarmente impegnato nella propaganda fascista) e la Divisione Spettacolo.
In curva sulla discesa del Carmine, la Villa ex Angelini era occupata da cabine telefoniche riservate ai giornalisti delle varie testate, mentre, poco oltre, nel Liceo Scientifico, in via Fantoni, stazionavano un reparto della “Muti” e uno della X flottiglia MAS al comando del Principe Junio Valerio Borghese. Sul lungolago la Casa del Fascio (poi Bar Italia) era a disposizione della guardia di Mussolini agli ordini del Console della Milizia Albonetti.
In Piazza Vittorio Emanuele, allora Piazza Ettore Muti (eroe della prima guerra mondiale e seguace di D’Annunzio nella impresa di Fiume), l’ex Palazzo Castagna, poi sede della Banca Valsabbina, ospitava il Comando della Polizia di Salò con a capo Tullio Tamburini.
Nei pressi della stazione delle autolinee, la famosa Agenzia Stefani, l’agenzia di stampa della propaganda fascista, si trovava nel grande edificio delle scuole elementari; ne era presidente il senatore Luigi Barzini e segretario Ernesto Daquanno. L’agenzia era in collegamento con il Palazzo del Capitano-rettore veneto (incorporato nell’attuale residenza municipale), sede dell’ufficio interpreti per la traduzione dei comunicati esteri.
A pochi passi dall’Agenzia Stefani, l’ex Collegio Civico era sede del Comando della Guardia Nazionale Repubblicana (C.N.R.) che aveva sostituito la soppressa Arma dei Carabinieri; la Guardia era al comando di Renato Ricci. Altri uffici si trovavano in via Garibaldi presso l’ex Caserma dei Carabinieri, mentre nell’oratorio maschile vi era invece organizzato un raggruppamento delle Brigate Nere.
Fin qui, col percorso da Gargnano a Salò, si è tracciata la parte più interessante della Repubblica Sociale, il fulcro insomma del regime. Non va comunque sottovalutata la sponda del Garda compresa tra Salò e Desenzano dove si trovavano, non con la stessa concentrazione, altre ville e dimore importanti adibite a sedi ed servizi.
Procedendo da Salò verso Portese per la strada costiera, in splendida posizione sul golfo, Villa Portesina (poi villaggio turistico) era abitazione privata di Serafino Mazzolini, Sottosegretario agli Esteri. Poco lontano, a San Felice del Benaco, in direzione del centro, Villa Amadei e il Palazzo della Croce Rossa Italiana era il Ministero della Cultura Popolare (MINCULPOP) diretto da Fernando Mezzasoma e con Giorgio Almirante.
Infine, per convegni e assemblee politiche veniva utilizzato il Teatro Comunale, di fronte alla Chiesa di San Bernardino; vi si tenevano spesso spettacoli di eccezionale valore artistico ai quali parteciparono anche Emma Gramatica, Tito Schipa, Annibale Ninchi, Ricci, Baseggio, Brignone e altri.
Di fronte a San Felice, la splendida Isola del Garda, ex proprietà dei Principi Borghese e poi dei Conti Cavazza, ospitava il nipote di Mussolini, Vito – figlio di Arnaldo – già direttore del Popolo d’Italia, circondato da numerosi parenti fra i quali il Conte Vanni Teodorani che curava i collegamenti militari.
A Sudano, poco lontano da Manerba, Villa Omodeo, ora Garda Golf, era la sede del Ministero della Difesa diretto dal Maresciallo Rodolfo Graziani, il quale la raggiungeva quotidianamente dalla sua abitazione privata a Villa Tassinara, splendida costruzione del XVII secolo, tra Desenzano e Colombare di Sirmione.
Il proprietario era Giuseppe Tassinari, Ministro dell’Agricoltura nel precedente governo, molto vicino a Mussolini, morto in seguito a un mitragliamento aereo mentre percorreva in auto la strada Salò-Desenzano.
A Desenzano all’Albergo Savoia Splendid (poi Park Hotel), abitava Giuseppe Preziosi, longa manus della politica razziale tedesca. Mussolini, che non condivideva le sue idee, dovette creare per lui la “Direzione generale per la demografia e la razza”.
Le due Italie, quella badogliana e quella della Repubblica di Salò, proseguirono in parallelo il loro cammino dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, data della liberazione. Mussolini, la Petacci e gli altri gerarchi trovavano la morte il 28 aprile, non sul Garda, ma nei pressi del lago di Como.
Nei mesi successivi gli hotels, le ville e le dimore, sedi dei Ministeri e degli uffici sopra descritti, venivano restituiti ai loro proprietari. Tutto tornava tranquillo come prima della guerra: gli splendidi alberghi a disposizione degli ospiti, le ville trasformate in eleganti ristoranti o in esclusivi luoghi di ritrovo, i giardini decorati da migliaia di fiori coloratissimi.
Anche Winston Churchill, dopo la fine della guerra, era rimasto incantato dalla bellezza dei luoghi e dall’effetto magico dell’azzurro dell’acqua che si trasforma in tenue verde delle colline. Alloggiava a Gardone Riviera occupando una suite del Grand Hotel; aveva sempre con sé il cavalletto per soddisfare l’hobby della pittura e forse sperava di raccogliere riservate testimonianze che potessero far luce sugli ultimi momenti della Repubblica. In suo onore venne intitolato l’esclusivo bar del Grand Hotel Gardone (Winnie’s Bar).