L’ULTIMA DIMORA
L’ULTIMA DIMORA
di Cornelio Galas
Qui, sì, proprio qui, sto bene,
come se fosse, se fosse …
una terra promessa.
Qui, dove sono nato e vivo,
dove ho lavorato e vivo,
dove vivo, per ora.
E non rido, non piango,
guardami, guardami …
sono quello di allora.
E non rinnego i peccati,
non morde il ricordo
di giorni più felici.
Si dilapida, piano piano,
la roccia levigata,
dall’acqua corrente,
Mi resta, tra le mani,
un acino d’uva acerba,
ad onta del palato.
Non amo le preghiere,
né quella sequenza
fredda dei rosari.
Ripetere, ripetere, ripetere …
senza capire perché,
cantilene, filastrocche.
Sento il mio sangue,
linfa vitale, nascosta,
preziosa, se è sana.
E dico solo arrivederci
a tutti questi miracoli,
sperando siano veri.
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