L’ALTRA FACCIA DELLE FOSSE ARDEATINE – 12

a cura di Cornelio Galas

Kappler: il giorno della fuga
testimonianza del noto giornalista P. G.

raccolta da Enzo Cicchino

Herbert Kappler

(ottobre 2000)

Era il giorno di Ferragosto e Roma era vuota, non c’era nessuno. La fuga di Kappler, come poi si è ricostruito, era avvenuta tra la mezzanotte e l’una della notte fra il 14 e il 15 agosto, di conseguenza fu resa nota solo nella tarda mattinata. Forse furono i giornali o la radio dell’una. Io ero al mare nelle vicinanze di Roma.

Herbert Kappler

Sapemmo della fuga di Kappler così come tutti gli altri redattori di giornali che chiamarono i loro cronisti perché si mettessero sulle sue tracce e seguissero questo caso che aveva scosso l’opinione pubblica. Della sua possibile fuga si era parlato già da qualche tempo. C’era stato il decreto di Forlani che aveva accolto le istanze tedesche per una semilibertà di Kappler, che probabilmente doveva preludere ad una sua possibile uscita. C’erano state però delle proteste forti, violente non solo della comunità ebraica italiana ma anche delle sinistre.
     Si capisce, l’evento era fortemente scandaloso e sembrava improbabile questa evasione di Kappler, che si trovava in ospedale come detenuto e ammalato. Sembrava impossibile che la moglie fosse riuscita a mettere il marito malato e ridotto ai minimi termini, piegato come un lenzuolo, in una grande valigia e portato via dall’ospedale militare del Celio, nel quale Kappler era un ricoverato volontario.

Sembrava impossibile che una donna fosse riuscita a trasportare una valigia tanto pesante fino alla 132 Fiat, che era stata appositamente parcheggiata. E che poi lui fosse stato portato via con una serie di sequenze che noi abbiamo ricostruito fino all’uscita dal Brennero.

Herbert Kappler

Alcune cose di cui si parlò, erano non dico comiche ma fanno parte del romanzesco. Come la macchina che fonde il motore, i meccanici, il misterioso uomo che parlava solo tedesco con poche parole di italiano.

Kappler era molto malato, per questo una buona parte dei suoi ex-camerati e una parte dell’opinione pubblica tedesca chiedevano che “venisse a morire in Germania” come in effetti accadde. Si disse subito che era impossibile che una moglie così potesse avere fatto tutto da sola, distraendo l’attenzione dei carabinieri, con delle bottiglie di vino e dei dolci. Ma è da dire pure che questi carabinieri non avevano avuto l’ordine di sorvegliare Kappler come un condannato, ma piuttosto di lasciarlo un po’ in pace, visto che la sua vita era agli sgoccioli.     

Herbert Kappler

Era il giorno di Ferragosto e faceva molto caldo, non c’era aria condizionata. I carabinieri pagarono ingiustamente per tutto quest’accaduto. Non è affatto certo che l’Arma fosse colpevole, fatto è che funse da capro espiatorio.

I tempi – 1977 – erano tali che si vedeva il complotto anche dove non c’era. Ma in quel caso io penso che ci fosse, infatti il Ministro della Difesa si prese delle responsabilità politiche, pressato fortemente dai giornali, decise di dimettersi.       

Quanto alle modalita’ della fuga ancora non esiste una versione definitiva, non si sa se Kappler fu messo o no nella valigia, o se Annelise lo abbia accompagnato barcollante all’ascensore. Comunque il percorso fu breve, fino alla Fiat 132, che peraltro servì solo per un breve spostamento, perché la macchina realmente usata per far arrivare Kappler oltre il Brennero era una Audi, o una Opel, non è mai stato chiaro. 

Herbert Kappler

La 132 fu trovata invece con il motore fuso nel Trentino, ma anche questi aspetti minimi di dettaglio sembravano confermare che la donna agiva in uno stato di impunità. Era una donna di fegato, abile, ma davvero non dovette superare degli ostacoli insormontabili.       

La domanda è: fu favorita dall’alto questa fuga di Kappler, qualcuno chiuse un occhio, oppure no? Nessuno è mai riuscito a stabilire esattamente le responsabilità.  C’era un clima di complotto. Erano gli anni ’70 i nazisti erano ancora vivi, erano organizzati.        

Immediatamente si disse che questa fuga non poteva essere stata realizzata, come le apparenze volevano suggerire, soltanto da una infermiera – che in seguito diventò sua moglie – Annelise Kappler, facendosi aiutare sembra solo dal figlio di primo letto. Si sono cosi’ fatti tanti nomi, si è parlato dell’organizzazione Gelen. Gelen era stato un grande capo dello spionaggio fin dai tempi di Hitler.

Poi c’era l’organizzazione Odessa, nota per molti film e romanzi. Il clima era come quello di “Notorius”, il film di Hitchcock che racconta la storia dei nazisti rifugiati in Brasile con i loro intrighi. C’era l’organizzazione Spinner, l’organizzazione Paladin. L’Europa e il mondo erano piene di questi personaggi e di queste reti.

Qui possiamo aggiungere l’organizzazione Gaeta, che era quella che sosteneva dalla Germania i detenuti nazisti che in Italia erano rinchiusi, come Kappler e Reder, nella fortezza di Gaeta. Su tutto questo governavano poi i servizi segreti ufficiali, allora non era ancora nato il SISMI, sorto dalla riforma del 1978, l’anno successivo. I servizi segreti erano a loro volta strettamente connessi con i carabinieri.     

Herbert Kappler

A tutto si aggiunga che certamente ci furono dei sostegni che venivano da un’opinione pubblica tedesca che chiedeva che si voltasse la pagina delle responsabilità naziste nella seconda guerra mondiale. Kappler aveva avuto sì un ruolo nella selezione e nell’esecuzione delle povere vittime delle fosse Ardeatine, nonostante i suoi reduci tedeschi ne chiedevano fortemente la liberazione.        

Io da giornalista posso dire che allora fummo sicuri e oggi resto ancora sicuro che l’Italia chiuse un occhio. Si trattava di fare un piacere all’amica Germania, ossia alla Repubblica Federale Tedesca, in un clima di guerra fredda, alleanza militare, servizi segreti strettamente unificati fra di loro.

Di qui è facile intuire che probabilmente c’era un consenso del governo italiano che si era reso conto di questa necessità diplomatica alla quale comunque non si poteva dire di sì apertamente. C’era il comandante dei carabinieri Mino, che io ricordo benissimo e che poi morì in maniera tragica, qualche tempo dopo, una pala di un elicottero gli tagliò di netto la testa.

Era un uomo della P2, come molti altri protagonisti di questa vicenda, anche se allora la P2 non era nota. Questo comandante dei carabinieri ordinò una inchiesta che si risolse con una volata di stracci perché furono solo dei brigadieri semplici, forse un maresciallo, che pagarono per la loro disattenzione.        

Tempo dopo, in una intervista, Annelise Kappler, disse che il giorno prima della fuga aveva comperato delle attrezzature da alpinista con le quali aveva calato il marito imbracandolo. E a riprova di questa versione furono trovati nella cella di Kappler dei pezzi di corda ed altri materiali che dovevano esser serviti per questa impresa.       

Emerse però, dalle indagini, che Annaliese Kappler aveva effettivamente comperato le attrezzature da alpinista, con cui fu fatta la messa in scena della finestra, ma le aveva comperato non 1 o 2 giorni prima, come aveva detto, ma con un anticipo di 2-3 settimane.

Herbert Kappler

Questo significa che, poiché c’era stato il decreto Forlani che aveva lasciato apparentemente libera l’uscita di Kappler, sostenendo che l’uomo era malato e che quindi poteva sostenere un regime di semilibertà, l’acquisto del materiale alpinistico dimostrò che fu subito preparata una seconda uscita di Kappler, nel caso che le cose si fossero messe male.        

Le cose si misero male perché la procura interruppe gli effetti di questo provvedimento di Forlani e allora scattò il piano B dell’evasione facilitata, ma che non doveva sembrare tale, perciò doveva comprendere anche la messa in scena della fuga dalla finestra. Era necessario diminuire le responsabilità dirette e far vedere che la fuga era avvenuta in maniera tale che il personale di guardia non poteva accorgersene.       

Herbert Kappler

Il tutto fu comunque un momento traumatico molto forte che scosse l’opinione pubblica ma per brevissimo tempo. La tempesta di Kappler durò forse una settimana o poco più, forse fu poi ricordata annualmente. Poi Kappler ebbe modo di morire per conto suo e la pagina Kappler fu definitivamente chiusa.

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