I SERVIZI SEGRETI ITALIANI DAL 1919 AL 1949 – 5

a cura di Cornelio Galas

di *Maria Gabriella Pasqualini

1940. L’entrata in guerra e la costituzione del C.S.M.S.S (Controspionaggio Militare e Servizi Speciali )

Il 1° settembre 1939, con l’invasione della Polonia, era iniziata la seconda guerra mondiale. L’Italia non aveva ancora deciso il suo intervento nel conflitto – non belligeranza -, o quantomeno lo aveva rimandato, ma esso era comunque da prevedere, anche se non nell’immediato.

Le Forze Armate si sarebbero trovate impegnate in ben cinque teatri d’operazione: il metropolitano, l’albanese, il mediterraneo (l’Egeo), il nord africano e l’etiopico… una impresa titanica, anche per stati più forti militarmente e l’Italia non era ancora pronta a simile possibilità, essendosi prodigata e dissanguata durante il conflitto con l’Etiopia e l’intervento in Spagna.

Molti aspetti, diplomatici e soprattutto militari, dovevano essere ancora definiti, ma la mobilitazione era nell’aria. Peraltro, come di prassi avveniva, erano già stati fatti negli Anni Trenta numerosi studi per l’ordinamento dell’Esercito in caso di guerra e per la mobilitazione. Il 22 febbraio 1933, erano state approvate le Norme generali circa la costituzione e il funzionamento del comando in capo dell’esercito mobilitato, abolendo quanto già era stato stabilito nel 1929.

La predisposizione normativa, sulla base di una interessante analisi dei rapporti precedenti – una lesson learned – tra Comandi e Governo durante il primo conflitto mondiale e dei raffronti con quanto era successo negli altri stati belligeranti, fu fatta sotto l’impulso del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito dell’epoca, il generale Alberto Bonzani, che ricoprì la carica dal 4 febbraio 1929 al 1° ottobre 1934, quando fu nominato comandante designato d’Armata (Bologna).

È opportuno ricordare che la legge del 1925 (la n. 866 dell’8 giugno 1925), attribuiva alla nuova carica Capo di Stato Maggiore Generale una funzione di coordinamento di tutte le attività in tempo di guerra, assistito da un Sottocapo che si sarebbe dovuto prevalentemente occupare dell’Esercito. Inoltre la carica di vertice era riservata solamente a un Maresciallo d’Italia o a un generale dell’Esercito, ma era preclusa ai vertici della Marina e dell’Aeronautica.

Come fa notare lo studioso Ceva, l’aspetto più interessante è che in realtà si consuma nel decreto la diretta subordinazione del Capo di SMG (Capo di Stato Maggiore Generale) al potere politico, al Ministro e al Capo del Governo, cioè a Mussolini che le ricopriva ambedue.

Il successivo decreto del 1927, che ripristinava la carica di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, nulla stabiliva però rispetto alle effettive attribuzioni, rinviando alle decisioni del Governo; in effetti anche quel decreto era stato fatto con ordini diretti di Mussolini, ormai saldamente alla guida dell’Italia: aveva ridimensionato la carica del Capo di Stato Maggiore Generale, che in quel momento diveniva “solo” un consulente tecnico del Capo del Governo.

Un elemento era molto chiaro: il decreto del ’27 si era limitato a stabilire che (art. 10) in tempo di guerra il Capo di Stato Maggiore Generale eserciterà le attribuzioni che saranno stabilite per la sua carica dal Governo… Tutto questo comportò una complessa attività di studio per definire sfere di competenza e attribuzioni, soprattutto focalizzate sullo stato di mobilitazione delle Forze Armate.

In un promemoria successivo al 1927, preparato internamente per il Capo di Stato Maggiore Generale, ben si notava che il problema atteneva alla delicata questione dei rapporti fra Comando e Governo, ma si riteneva di dover comunque avviare l’analisi della questione. In sintesi, secondo uno dei numerosi studi predisposti nel 1933, le attribuzioni del Capo di Stato Maggiore Generale avrebbero dovuto avere, oltre alla funzione e al carattere di consulenza militare del Capo del Governo, anche un ruolo di coordinamento delle operazioni per assicurare la concordanza d’azione delle singole Forze Armate, nel tempo e nello spazio e il contributo di forze.

Ritornando alle Norme del 1933, riguardanti il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito mobilitato, si può notare che il Servizio Informazioni Militare, rimasto nell’alveo dell’Esercito, doveva dipendere dal Sottocapo di Stato Maggiore dell ‘Esercito, subordinato a sua volta al Capo di Stato Maggiore Generale. L’Ufficio Stampa e Propaganda, definitivamente staccato dal Servizio era invece sottoposto al Generale Addetto, anch’egli però dipendente dal Capo di Stato Maggiore Generale.

Nella premessa alle Norme, che venivano proposte, era espresso chiaramente che il Comando in capo dell’Esercito (o Alto Comando) sarebbe derivato dalla mobilitazione del Comando del Corpo di Stato Maggiore e degli Ispettorati della Motorizzazione e del Genio, in base al criterio che ogni ente o ufficio avrebbe conservato le stesse attribuzioni del tempo di pace, sia pure con la fiessibilità richiesta dalla particolare situazione bellica.

Le norme generali regolavano la costituzione e il funzionamento dell’Alto Comando che veniva così orientato verso un decentramento del lavoro, informato ad uno spirito di costante, intensa e premurosa cooperazione. Sulla base delle istruzioni che avrebbe ricevuto dal Comandante Supremo delle Forze Armate (il Re o chi per lui), l’Alto Comando provvedeva all’impiego dell’Esercito mobilitato, prendendo gli accordi necessari per il coordinamento con i Comandanti della Regia Marina e della Regia Aeronautica.

Nel quadro delle attribuzioni, anche il Servizio Informazioni Militare avrebbe dovuto continuare nel disimpegno delle attività normalmente attribuite in tempo di pace, ovviamente conformandosi alle nuove necessità, nell’interesse preminente della condotta della guerra. Il S.I.M. rimaneva dunque l’organo centrale e direttivo del settore e quindi manteneva la direzione tecnica di tutti gli organi informativi militari in zona d’operazioni, nella zona territoriale e all’estero.

I suoi compiti sarebbero stati principalmente i seguenti:

  • – determinare e tenere aggiornata la situazione militare e politico-militare degli avversari;
  • – seguire l’attività militare e politico-militare degli stati neutrali ed alleati;
  • – provvedere alla difesa del segreto militare: controspionaggio e polizia militare;
  • – dirigere il servizio di censura miitare;
  • – compilare e distribuire i cifrari militari;
  • – provvedere al servizio di decrittazione e allo studio dei cifrari dell’avversario;
  • – concorrere a determinare le condizioni di spirito dei combattenti e delle popolazioni civili;
  • – mantenere il collegamento con le missioni militari degli stati alleati e con gli organi militari alleati per la reciproca collaborazione nel campo informativo;
  • – trattare Le questioni relative alla destinazione delle missioni militari italiane presso gli alleati e mantenere il collegamento con esse.

Era previsto un Ufficio Stampa e Propaganda che doveva compilare e diramare i comunicati, in accordo con l’Ufficio Operazioni; questo Ufficio doveva altresì avere competenza sui corrispondenti di guerra. Avrebbe provveduto alla censura della stampa e a quella fotografica. Tra i compiti vi era quello di monitorare lo spirito delle truppe, riferendo all’Ufficio Operazioni le notizie utili.

L’Ufficio si sarebbe occupato anche dello svolgimento e del coordinamento della propaganda sia per le truppe sia verso il nemico. Altre attribuzioni erano quelle di provvedere a pubblicazioni e a servizi foto-cinematografici, per la propaganda all’interno e all’esterno. Qualora poi fossero state costituite Commissioni centrali interalleate per la propaganda, l’Ufficio avrebbe inviato un proprio rappresentante. Doveva altresì curare l’accompagnamento delle missioni militari estere in visita. In sintesi, una lunga serie di competenze piuttosto delicate, in stretta connessione anche con la difesa del segreto militare.

Nell’aprile 1939, la Segreteria del Sottocapo di Stato Maggiore per le Operazioni notava che alle dipendenze del Capo del Servizio Informazioni venivano poste due branche a carattere, finalità e modalità di azione completamente opposte: servizio informazioni (particolarmente occulto); servizio propaganda (decisamente palese).

Notava l’estensore della nota che le persone e i mezzi propri della propaganda, conosciuti da tutti, potevano nuocere al carattere segreto del S.I.M. Ragione per la quale egli proponeva di staccare l’Ufficio Propaganda e Stampa del Servizio, per costituirne uno autonomo alle dipendenze dirette del Sottocapo di Stato Maggiore alle Operazioni. Furono esaminate varie alternative per le attribuzioni di competenze, fino allo scoppio del conflitto, in merito appunto alla organizzazione dell’Alto Comando dell’Esercito.

Alla vigilia dell’entrata in guerra, il 17 aprile 1940, l’Ufficio Ordinamento e Mobilitazione aveva previsto per le informazioni un IV Reparto, costituito da un Ufficio Informazioni e un Ufficio Stampa e Propaganda: il primo sarebbe stato un’aliquota del Servizio Informazioni Militare del Ministero della Guerra e avrebbe diretto l’attività informativa presso l’esercito operante; il secondo, da costituire, doveva compilare e diramare comunicati; provvedere alla censura della stampa e alla propaganda dell’interno e per l’estero; occuparsi di tutto quanto concerneva le missioni alleate.

Il 15 novembre 1938, in risposta ad una richiesta del 6 ottobre precedente, l’Ufficio Operazioni del Comando del Corpo di Stato Maggiore indicava all’Ufficio Segreteria dello stesso Comando, i criteri secondo i quali dovevano essere elaborati gli studi per l’organizzazione delle sedi tattiche e nuclei mobili di un Comando Supremo. Furono designati anche gli ufficiali per la mobilitazione del Comando Supremo e tra essi vennero compresi anche quelli in servizio presso il S.I.M., i quali sarebbero stati mobilitati per far parte del nucleo tattico dell’Alto Comando Supremo, a seconda dello scacchiere operativo.

In realtà il Servizio Informazioni dell’Esercito (S.I.E.) sarebbe stato istituito solo nel settembre del 1941, quando il S.I.M. sarebbe divenuto organo superiore, alle dipendenze del Comando Supremo e avrebbe ripreso, almeno in parte, l’originaria funzione interforze. Nei documenti relativi alla costituzione interna del Ministero della Guerra e del Comando del Corpo di Stato Maggiore, consegnati a Roatta nel giugno del 1939, il S.I.M. dipendeva però ancora dal Sottocapo di Stato Maggiore per le Operazioni (a quel tempo il generale Soddu).

Come fa ben notare il Viviani, per meglio comprendere la storia dell’organizzazione del Servizio, le sue dipendenze e la sua operatività durante la guerra, occorre conoscere la struttura del Comando nel 194 0, alla vigilia del conflitto: Mussolini, Capo del Governo, per delega del Re era il Comandante Supremo delle Forze Armate e anche ministro della Guerra, della Marina e della Aeronautica, senza considerare che era anche Primo Maresciallo dell’Impero. Come Comandante Supremo, esercitava la sua azione a mezzo del Capo di Stato Maggiore Generale, il quale disponeva di un suo Stato Maggiore, che, tuttavia, si avvaleva degli Stati Maggiori delle Forze Armate per assolvere alla propria funzione, oltre ad altri enti quali la Commissione Suprema di Difesa e il Commissariato Generale per le fabbricazioni di guerra.

Benito Mussolini

I tre Capi di Stato Maggiore di Forza Armata dipendevano dunque dal Capo di Stato Maggiore Generale; come il Capo di Stato Maggiore della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) per i reparti mobilitati, mentre per i reparti non mobilitati continuava a dipendere direttamente dal Capo del Governo.

Il Sottosegretario di Stato alla Guerra (cioè per l’Esercito), continuava a dipendere dal Ministro e Capo del Governo (cioè Mussolini), ma gli incarichi di Sottosegretario alla Marina e all’Aeronautica coincidevano con quelli dei relativi Capi di Stato Maggiore, i quali dunque avevano una doppia dipendenza: in quanto come Capi di Stato Maggiore dipendevano dal Capo di Stato Maggiore Generale e come Sottosegretari, quindi con funzione politica, direttamente da Mussolini… ma il Duce era anche titolare dei Ministeri militari… in sintesi un caotico sovrapporsi di incarichi e dipendenze, che avrebbero nociuto alla chiarezza della situazione e concorso alle responsabilità degli insuccessi che sarebbero stati collezionati nel corso del conflitto.

Negli scacchieri d’oltremare (Africa Orientale Italiana, Libia, Egeo) vi erano tre Comandi Superiori delle Forze Armate, che dipendevano direttamente dal Capo di Stato Maggiore Generale, mentre il Comando Supremo dell’Albania dipendeva dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito.

A guerra iniziata, ricorda ancora il Vìviani, vi furono altri abbinamenti di cariche, come ad esempio avvenne per i generali Sottosegretari di Stato che al tempo stesso erano Sottocapi di Stato Maggiore o Capi di Stato Maggiore e Comandanti di scacchiere; altri problemi comportarono le differenti sedi per coloro che ricoprivano tali cariche: ad esempio il Comandante Supremo risiedeva a Roma, il Capo di Stato Maggiore Generale in Albania, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito in Libia… una organizzazione che indubbiamente non agevolava il facile coordinamento, anche per una organizzazione complessa come un Servizio Informazioni Militare.

Il 30 maggio 1940 – l’Italia sarebbe entrata in guerra il 10 giugno – veniva costituito il Comando Supremo delle Forze Armate (cioè quello che precedentemente era stato designato come Alto Comando), che avrebbe potuto avvalersi in pieno del S.I.M., dandogli direttive e ricevendone comunicazioni dirette, né più né meno come fosse organo proprio. Ma gli a vvenimenti successivi dimostrarono l’esigenza che il S.I.M. fosse realmente incardinato nel Comando Supremo, come avvenne nel 1941.

Quale che fosse la dipendenza allo scoppio della guerra, fu gioco forza …determinare e conferire al Servizio un nuovo ordinamento che consentisse ai vari organi attività più decentrata ed elastica, adeguata ai bisogni in atto ed ispirata alle prevedibili necessità di ulteriore allargamento: così si esprimeva Amè nella già citata relazione sintetica per il suo successore, colonnello Pompeo Agrifoglio, redatta nel novembre 1944.

Le osservazioni dell’ex Capo del Servizio furono peraltro molto critiche, anche se riconosceva obiettivamente che molti e difficili erano stati i problemi che il Servizio aveva affrontato prima e agli inizi del conflitto. L’organigramma del Comando Supremo delle Forze Armate, in caso di guerra, prevedeva che il S.I.M. fosse alle dirette dipendenze del Sottocapo di Stato Maggiore del Regio Esercito, nelle due previste Sezioni di informazione e stampa e propaganda.

Al 16 dicembre 1939 l’ordinamento della Centrale del S.I.M., probabilmente in vigore dal 1936, era il seguente: un Capo Servizio, un vice Capo Servizio (l’allora colonnello Cesare Amè), tre Uffici denominati “Calderini”, “Zuretti”, “Bonsignore”; una Sezione amministrativa e un Ufficio di collegamento con il Ministero degli Esteri, entrambi alle dipendenze del Capo Servizio. Il Vice Capo Servizio rappresentava e sostituìva il titolare, in caso di assenza, o ogni qualvolta gli fosse stato ordinato e
era coadiuvato da una sua segreteria.

L’Ufficio “Calderini” che prendeva il nome dalla Medaglia d’Oro al Valor Militare (M.O.V.M.), colonnello Mario Calderini (Vicecapo del S.I.M. negli anni precedenti, che era caduto in Etiopia), era la Sezione “offensiva” del Servizio e si componeva di una Segreteria del Capo Ufficio e sei Sezioni alle quali facevano capo la “Segreta” del Poligrafico; il collegamento con gli Addetti militari esteri; la cifra; il reparto speciale radio trasmissioni e il laboratorio fotografico.

L’Ufficio “Zuretti” (intitolato al tenente colonnello M.O.V.M. Gianfranco Zuretti, pure caduto in Etiopia), comprendeva la parte “situazione” del Servizio e si componeva di una Segreteria del Capo Ufficio e quattro sezioni. L’Ufficio “Bonsignore”– in un primo tempo aveva preso il nome del capitano dei Carabinieri Reali M.O.V.M. Pietro Verri in servizio all’Ufficio Informazioni e caduto per la conquista della Libia, mentre il capitano dell’Arma, Antonio Bonsignore, anch’egli decorato di M.O.V.M., era caduto come i due precedenti colleghi in Etiopia  -, comprendeva la parte “difensiva” del Servizio e si componeva di una Segreteria del Capo Ufficio, quattro Sezioni e un numero vario di “centri difensivi speciali” (CEDIS). Capo di questo Ufficio era stato nominato il colonnello dei Carabinieri Reali Santo Emanuele.

IL PRINCIPE UMBERTO CON FILIPPO ANFUSO

Questo ordinamento si riprometteva di consentire ai vari organi della Centrale una attività decentrata ed elastica, per cui ogni Ufficio poteva disporre di una relativa autonomia “controllata” e sotto la responsabilità del rispettivo Capo Ufficio che firmava “d’ordine” le pratiche di ordinaria amministrazione, mentre rimaneva la titolarità del Capo Servizio per quelle di rilievo.

Al Capo dell’Ufficio “Bonsignore” in particolare venivano date le attribuzioni e facoltà di comandante di corpo e la firma per tutte le questioni di carattere tecnico-professionali inerenti al controspionaggio, consentendo alla Sezione una particolare e forte autonomia, forse proprio in conseguenza dell’attività svolta negli anni precedenti e della stretta collaborazione fra il colonnello Emanuele, da tempo alla direzione della “Bonsignore”, Ciano e Anfuso.

Queste furono comunque le direttive del Capo Servizio, generale di brigata Giacomo Carboni, che aveva assunto l’incarico nel novembre 1939 per !asciarlo ad Amè il 15 settembre 1940. Dopo pochi mesi il controspionaggio, come si vedrà, sarebbe stato scorporato dal S.I.M. e reso totalmente autonomo: non fu tale però che per breve tempo.

Quali che fossero le proposte del passato trentennio relative alla riorganizzazione del Servizio, è opportuno ricordare che al 1° gennaio 1940 la sua struttura era la seguente: vi era la divisione in tre branche, che corrispondevano alle attività previste, cioè  situazione, offesa, difesa. Continuava la doppia dipendenza del Servizio dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito per quanto riguardava la parte informativa tecnico-militare e dal Ministero della Guerra per la parte amministrativa, disciplinare e organizzativa.

Il Servizio aveva una Direzione Centrale comprendente una Sezione offensiva caratterizzata da una poliedrica attività operativa e da una notevole libertà di iniziativa. La Sezione situazione doveva analizzare le informazioni pervenute, e gli analisti lavoravano per aree geografiche. La Sezione era anche il pilota delle attività di ricerca informativa. La Sezione difensiva aveva il compito di contrastare, in termini preventivi e repressivi, lo spionaggio e il controspionaggio nemico.

Altre Sezioni erano la Tecnica, per le intercettazioni; la Crittografica per la codificazione e decodificazione; la fototipografica per le riproduzioni di ogni genere necessarie agli uffici; la Sezione chimica. Nel 1941, come si vedrà oltre, fu aggiunta una Sezione Censura, già quarta Sezione della “Calderini”, che doveva occuparsi degli organi di censura, della loro direzione nonché della elaborazione e diramazione dei risultati ottenuti.

Il panorama della raccolta delle informazioni e il controspionaggio non è completo: vi erano infatti gli Uffici “I” (Informazioni) delle Grandi Unità, ma questi, a giudizio di Amè, erano privi di qualsiasi funzionalità per deficienza qualitativa di personale e di mezzi e … non erano sorretti da comprensione e da collabarazione presso gli Stati Maggiori rispettivi.

Il 3 febbraio 1940 furono emanate le disposizioni per il Servizio in guerra, relative anche al servizio di polizia in guerra, a volte, tra l’altro, diretto ad impedire lo spionaggio e il sabotaggio. All’art. 19 delle disposizioni, si precisava che il S.I.M. presso l’Alto Comando era l’organo centrale di polizia militare della zona di guerra che interessava l’esercito mobilitato; doveva dirigere e coordinare il servizio di controspionaggio. Gli Uffici Informazioni di Armata avevano gli stessi compiti del S.I.M., ma limitatamente ai rispettivi territori di competenza. Per quanto riguardava l’estero, vi erano i Centri e gli osservatori militari.

Il problema vero, sostanziale, sorse il 24 aprile 1940, quando per disposizioni del generale Soddu, Sottosegretario di Stato alla Guerra, il S.I.M., come sopra anticipato, venne diviso in due organismi separati e indipendenti fra loro, frazionandolo ed indebolendolo: fu creato così il Servizio Offensivo, competente sulla situazione, sulla ricerca, sullo sfruttamento ed elaborazione delle notizie, sempre denominato S.I.M.; il Servizio Difensivo, che si sarebbe occupato di Controspionaggio Militare e Servizi Speciali, il C.S.M.S.S.; in tempo di pace avrebbe dovuto avere competenza su tutto il territorio militarmente sottoposto al Ministero della Guerra.

In caso di conflitto, così come il S.I.M., il C.S.M.S.S. sarebbe stato inserito nell’Alto Comando, quale organo centrale di polizia militare anche per i territori occupati dall’esercito operante, provvedendo direttamente alle pratiche inerenti a mobilitazione dei propri organi. Nella stessa circolare si indicava che le relazioni tra i due Servizi avrebbero dovuto condurre alla integrazione delle rispettive attività con contatti che dovevano essere stretti e continui, nonché il reciproco scambio di ogni notizia o materiale interessante l’altro.

ll nuovo Ente avrebbe avuto anche una gestione amministrativa autonoma regolata con la stessa procedura seguita dal S.I.M., nell’uso dei mezzi finanziari e della loro rendicontazione. Fu forse questo il problema burocratico-finanziario più “delicato” da risolvere perché si trattava di togliere al Servizio Offensivo, che resisteva a questa pianificazione, parte delle risorse per allocarle al Difensivo, che avrebbe quindi potuto disporre in modo autonomo.

L’organizzazione del S.I.M. nel maggio 1940

Gli altolocati appoggi (Ciano e Anfuso) del colonnello Emanuele erano riusciti a sottrarre il controspionaggio, con le sue attività “particolari”, alla dipendenza di vertice del Servizio. Nella dizione di questo nuovo organismo si trovano quei “Servizi Speciali”, che, secondo il Viviani, erano già presenti nel 1936.

Pochi giorni dopo, il 18 maggio 1940, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Graziani, nel confermare le disposizioni impartite, inviava una lettera al Sottosegretario, indirizzata per conoscenza al generale Carboni per il S.I.M. e al colonnello Emanuele, per il C.S.M.S.S., indicando le direttive in caso di entrata in funzione dell’Alto Comando: il S.I.M. avrebbe avuto appunto una duplice dipendenza e cioè, per gli aspetti prettamente militari (le notizie su eserciti stranieri, attività degli organi del Servizio nelle Grandi Unità sottoposte all’Alto Comando) dal Sottocapo di Stato Maggiore; per servizi di altra indole dal Sottosegretario alla Guerra (Soddu).

il generale Ubaldo Soddu

Anche il nuovo Ente, in caso di conflitto, avrebbe avuto una duplice dipendenza, ovvero dall’Alto Comando (Sottocapo di Stato Maggiore) per quanto aveva tratto con le Grandi Unità, ad esso sottoposte e la zona di operazioni, mentre sarebbe dipeso dal Sottosegretario alla Guerra per ogni diversa questione.

In quel documento si legge all’ultimo capoverso che il C.S.M.S.S. avrebbe tenuto al corrente …come attualmente, V.E. e L’A.C. (Alto Comando) delle principali questioni esorbitanti dall’ambito di dipendenza rispettiva.  Non era però indicato quali fossero queste questioni. Il 17 giugno 1940, a conflitto iniziato, dunque il C.S.M.S.S. dipendeva dallo Stato Maggiore dell’Esercito per quanto riguardava la difesa dallo spionaggio nemico e dal Ministero per il resto e per i servizi speciali.

L’organizzazione del S.I.M. nel giugno 1940

L’organizzazione informativa offensiva periferica all’estero all’11 giugno 1940 era la seguente: dalla seconda Sezione “Calderini” dipendevano gli informatori e gli agenti della Centrale; l’organizzazione periferica all’interno (Sezioni Statistica e Nucleo Palermo, dalle quali dipendevano gli informatori); l’Ufficio Albania Centrale; i Centri all’estero; gli Addetti militari all’estero, per l’attività informativa.

Per quanto riguardava le Sezioni Statistica, ve ne era una a Torino (MED) competente sulla Francia con particolare attenzione alla frontiera alpina; Milano (IGE) orientata alla Svizzera e in funzione antifrancese, con particolare riguardo al teatro d’operazioni alpino (italo-francese, italo-svizzero, franco-svizzero); Trieste (PAN) che aveva come obbiettivo la Jugoslavia in particolare e la penisola balcanica in generale. Esisteva un Nucleo a Palermo, competente sull’Africa settentrionale, specialmente focalizzato sulla Tunisia e sull’Egitto. Vi era l’Ufficio di Albania, competente sulla Grecia e Jugoslavia, che comprendeva la Centrale di Tirana con i sottocentri informativi di Berat, Burli, e Kruja e i Centri di Argirocasto, Durazzo, Corista con sottocentro a Pogradec, Pishkopja, Scutari con sottocentro a Kukes, Valona.

I Centri all’estero erano localizzati ad Algeri (per il nord Africa); Basilea (con competenza per la Francia, specialmente Alta Savoia); Beirut (Siria, Libano, Turchia, Iraq, Transgiordania, Palestina, Egitto, Grecia e Cipro, con particolare riguardo a questi ultimi quattro territori); Cairo (Egitto e Palestina); Janina (Grecia); Salonicco (Grecia, Bulgaria e Turchia).

Erano attivi anche gli Addetti militari, per lo stato di accreditamento e quelli limitrofi ad Ankara, Atene, Berlino, Belgrado, Berna, Bruxelles, Bucarest, Budapest, Helsinki, Lisbona, Londra, Mosca, Parigi, Riga, Shangai, Sofia, Stoccolma, Tangeri, Tokyo, Washington.

Per quanto riguardava l’organizzazione informativa offensiva periferica presso le Unità operanti, gli Uffici “I” d’Armata erano situati a:- Rivoli, per la 4^ Armata: la sfera d’azione era la frontiera alpina occidentale da

  • Monte Granaro al confine franco-svizzero;
  • – Mondovì, per la l^ Armata: competente per la frontiera alpina occidentale, dal Monte Granaro al mare;
  • – Gorizia, per la 2^ Armata, con competenza per la frontiera;
  • – Torino, per la 7^ Armata e Verona per la 6^ Armata (Po), che garantivano una massa di manovra alla frontiera alpina orientale dal Monte Pomario al confine tedesco-jugoslavo;
  • – Trieste, per l’8^ Armata, competente per la frontiera orientale dal Monte Pomario al mare. Fuori del territorio metropolitano vi era un Ufficio in Tripolitania per la 5^ Armata, con sfera d’azione sulla frontiera tunisina; in Cirenaica per la 10^ Armata, per la frontiera egiziana.

Per gli Uffici “I” di Corpo d’Armata:

  • a Palermo, per il XII C.A., deputato alla raccolta delle notizie su eventuali azioni nemiche in Sicilia;
  • a Cagliari, per il XIII, per le notizie sulle possibili azioni nemiche in Sardegna e in Corsica.

Vi era inoltre un Ufficio Albania a Tirana, competente per la Jugoslavia e la Grecia, oltre al già ricordato Ufficio Albania del Servizio.

Il S.I.M. aveva alle sue dipendenze l’Ispettorato Uffici Segreteria Statistica Militare con sede a Alessandria, Bologna, Roma, Napoli, Bari, Cagliari, Siracusa, che si occupavano della censura della posta militare da e per le Armate, l’Africa Orientale Italiana (Napoli), l’Albania (Bari).

Non era semplice l’organizzazione di un servizio di censura e nel giugno del 1940 fu svolta, a quanto ricorda il Diario Storico di quel mese, una azione continua per assicurare una unità di lavorazione e di efficienza. In quel mese, in base al decreto n. 2247 del 12 ottobre 1939 che lo prevedeva in caso di guerra, la censura passò da occulta a palese e ciò comportò il cambiamento di denominazione degli Uffici Statistica Militare in Uffici Censura posta militare. Inoltre il Nucleo di Palermo ebbe l’incarico di studiare ed eventualmente predisporre il suo spostamento a Bari, per avviare un’attività particolarmente rivolta all’Oriente Mediterraneo.

Per quanto riguardava alcune razionalizzazioni, la direzione del S.I.M. si orientò al riutilizzo di personale che già apparteneva a Centri ormai in territorio nemico: in particolare il Centro di Beyruth si ridislocava a Smirne; quello del Cairo a Barcellona; quello di Algeri a Tetuan (Marocco spagnolo). Fu dato forte impulso alle intercettazioni delle radiodiffusioni estere, attivando anche altri posti di ascolto h24. A Forte Braschi fu installato l’impianto del gruppo di stazioni RT della Centrale. Furono messe in funzione anche cinque stazioni RT per il collegamento fra la Centrale S.I.M. e gli uffici “I” delle Armate del gruppo ovest.

Fu altresì messa in cantiere, in quel primo mese di guerra, la costituzione di un Ufficio “Propaganda Truppe Operanti” (U.P.T.O.) alle dipendenze del S.I.M., il compito del quale era di preparare e diffondere propaganda di carattere militare sia presso le unità operanti dell’Esercito Italiano, sia verso le truppe avversarie.

L’Ufficio fu costituito pochi giorni dopo, il 21 giugno, anche in relazione agli accordi intervenuti fra lo stesso S.I.M. e il Ministero della Cultura Popolare, dunque totalmente ex novo, con: un Capo Ufficio; una prima Sezione “collegamento con Ministero della Cultura Popolare” che consentiva il raccordo con i rappresentanti della stampa italiana e estera; la Sezione poteva distribuire alle truppe opuscoli, pubblicazioni e riviste di carattere militare, relative all’Italia e agli Stati con i quali il Governo aveva mantenuto relazioni o erano potenziali nemici, a volte pubblicate dallo stesso Ufficio. Avrebbe dovuto anche curare le richieste di materiali e mezzi al Ministero della Cultura Popolare.

Gli organi periferici del S.I.M.: le Sezioni Statistica e il Nucleo Palermo

Vi era una seconda Sezione “propaganda verso le truppe operanti” che, tra l’altro, era in contatto con l’organizzazione di censura militare, per comprendere lo spirito delle truppe, analizzandolo e proponendo le misure necessarie a mantenerlo elevato. Una terza Sezione “propaganda verso le truppe avversarie”, in collegamento con il Ministero degli Esteri e quello della Cultura Popolare doveva contrastare la propaganda avversaria e effettuare la propria, allo scopo di ridurre l’ efficienza dee forze armate avversarie, deprimendone il morale, agendo sulle minoranze etniche incorporate, sugli uomini di colore eccetera.

È di particolare interesse il fatto che, nell’approntamento di personale e mezzi, fossero richieste anche alcune auto-cinema, provviste di sonoro, per iniziare subito a proiettare dei film di carattere militare fra le truppe. Alle auto-cinema potevano essere aggiunte anche delle macchine da presa, per riprendere momenti importanti sulla vita delle Forze Armate e proiettarli in seguito presso le truppe: il cinema da tempo aveva fatto il suo ingresso nella vita militare e si pensava alle prime combat troupe.

La radio era già piuttosto diffusa in Italia e il fascismo ne aveva fatto un utile mezzo di propaganda per un ventennio: ma si decise comunque di dare un ulteriore sviluppo all’organizzazione radiofonica, in modo che una azione di propaganda ben concertata potesse raggiungere in viva voce le unità avanzate. In un secondo momento, in accordo con i Ministeri degli Esteri e della Cultura Popolare e quello dell’Aeronautica, si sarebbe potuto dare inizio alla propaganda verso le truppe avversarie, dopo aver deciso come agire.

Per quanto riguardava la censura, quella civile, il 22 giugno erano stati costituiti: gli Uffici Provinciali di censura postale; gli Uffici censura postale estera; l’Ufficio censura posta prigionieri di guerra; la Sezione censura telegrammi estero.

Il S.I.M. prese contatto con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, per impedire che vi fossero sovrapposizioni tra il servizio di censura militare e quello della censura civile. Il 12 luglio successivo, con disposizione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, anche la censura della corrispondenza militare sarebbe dovuta passare alle dipendenze dell’autorità politica (i prefetti delle province).

Il S.I.M. non era affatto d’accordo e fece presente al Gabinetto del Ministero della Guerra che la censura attuata dai vari uffici militari aveva scopi e finalità diverse da quella effettuata dall’autorità politica; inoltre sottrarre la censura della posta militare all’autorità militare voleva dire perdere uno dei mezzi più importanti per conoscere lo spirito delle truppe, quello delle popolazioni e soprattutto per salvaguardare il mantenimento del segreto militare; ed era quindi altamente consigliabile che l’organizzazione della censura militare rimanesse così come era, almeno per la parte preesistente alla dichiarazione di guerra.

In particolare, il Servizio propose che rimanessero in funzione gli Uffici preesistenti alla data del 10 giugno: gli Uffici di censura posta militare di Alessandria, Bologna, Bari e Siracusa (revisione della posta militare, per tutela del segreto militare e controllo dello spirito delle truppe). Propose altresì l’abolizione, perché costituiti dopo il 10 giugno, degli Uffici posta estera, le Sezioni telegrammi estero, la Sezione censura speciale Vaticano (costituita circa un mese prima), l’Ufficio censura posta prigionieri di guerra.

Questi Uffici, ad eccezione dell’Ufficio Centrale censura posta militare di Roma (che rimase in funzione limitatamente alla censura della posta aerea, alla censura speciale e a quella della posta aerea estera in transito), furono sciolti il 20 luglio successivo e il personale fu congedato.

La funzione di censura fu accentrata presso le Commissioni Provinciali dipendenti dai prefetti. Fu comunque data disposizione ai Comandi di Armata, al Comando Superiore delle Truppe d’Albania e ai Comandi del XII, XIII e XIV Corpo d’Armata, affinché la censura militare presso le Unità mobilitate fosse svolta saltuariamente, allo scopo di evitare ritardi possibili, e su determinati blocchi di corrispondenza.

Gli organi di censura del S.I.M. e le loro dipendenze

Contemporaneamente fu preparato un promemoria per il Sottosegretario alla Guerra, affinché venisse costituita presso ciascuna Commissione provinciale, una Sezione censura militare, attivata da ufficiali: le corrispondenze militari avevano un notevole volume e soprattutto l’autorità militare doveva essere messa al corrente di tale censura, mediante relazioni compilate dai Capi Sezione; vi era dunque la necessità e la convenienza ad attuare un indirizzo unitario di censura militare, proprio mediante direttive impartite dal S.I.M. ai Comandi di difesa territoriale, ai Capi Sezione censura e, per conoscenza, ai presidenti delle Commissioni Provinciali.

Per quanto riguardava l’effetto propaganda, la cui necessità sorgeva anche dalle notizie ricavate dalla censura della posta militare, solamente nel luglio successivo fu possibile costituire in modo embrionale un U.T.P.O, al quale furono assegnati alcuni ufficiali per permetterne l’immediato inizio d’attività. Verso la metà di luglio ne venne defmita l’organizzazione interna su tre Sezioni.

Il S.I.M. decise in quei primi giorni di guerra come e quando compilare i documenti informativi periodici, che si sarebbero concretati in un “Notiziario giornaliero”, da diramare fino ai Comandi di Armata: questo foglio doveva contenere quelle notizie che interessavano in particolare i piani di operazioni attuati ed eventuali; doveva essere inoltre preparata una “situazione settimanale”, diramata fino ai Comandi di Corpo d’Armata, che presentava l’esame della situazione del momento finalizzata ai piani operativi, interessanti direttamente l’Italia. In questo tipo di “situazione” si doveva anche redigere una situazione politico-militare riguardante le tre grandi potenze mondiali che non erano ancora entrate in guerra e cioè l’URSS, il Giappone e gli Stati Uniti.

Doveva essere anche compilato un “Notiziario mensile”, diramato fino ai Comandi di Divisione, con l’esame della situazione per tutti quegli Stati ai quali il Servizio si interessava; erano pubblicati inoltre studi particolari compilati in base ad ordini specifici pervenuti. Vennero anche potenziati il servizio fotografico e quello chimico, con aumento di personale, in modo che potesse essere garantita la necessaria efficienza nella fase ormai operativa.

Il 20 giugno fu istituito un nucleo del S.I.M. destinato a seguire la Sezione operativa dello Stato Maggiore dell’Esercito in zona di operazioni; fu nominato l’ufficiale di collegamento fra il S.I.M. e gli organi di vertice dell’Esercito, e fu attivato il collegamento radiotelegrafico necessario tra l’ufficiale e la Centrale. Vari furono i cambiamenti di dislocazione o di competenze dei Centri o delle Sezioni in quella primissima fase del conflitto, tanto che il 22 giugno furono predisposte ulteriori misure atte a assicurare l’aderenza del Servizio alla mutante situazione militare e politica: infatti la Sezione MED (di Torino) ebbe l’ordine di spostarsi in territorio francese, con compiti informativi diretti rivolti verso avvenimenti e orientamenti politici e militari in fase di armistizio di controllo.

La copertina “standard” del Notiziario mensile.

Nel luglio successivo, infatti, furono impartite direttive affinché fossero reclutati degli informatori oltre frontiera, in modo da predisporre una rete efficiente per una intensa attività informativa, stabilendo anche la costituzione di un collegamento radio tra MED e i suoi informatori. Anche IGE (Milano) doveva tener pronto un nucleo da poter spostare oltre confine appena possibile.

Il 24 giugno, in seguito all’avvenuta dichiarazione di guerra, anche il S.I.M. fu mobilitato a tutti gli effetti, con la qualifica di ente organizzativo del Ministero della Guerra, invece che di organo operativo dello Stato Maggiore, come sarebbe stato più corretto, alla luce della lettera del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito  e il 2 luglio successivo fu stabilito che l’Ufficio del generale Capo Servizio, l’Ufficio del Vice Capo Servizio, le Sezioni dell’Ufficio situazione “Zuretti”, le Sezioni operative dell’Ufficio “Calderini” (esclusa la quinta crittografica e la sesta collegamento intercettazioni), dovevano venire considerati come presenti in zona di operazioni: questa decisione aveva effetto anche per quanto atteneva al trattamento economico del personale del S.I.M.

Per quanto riguardava la Commissione d ‘armistizio tra Italia e Francia, elementi del S.I.M. furono assegnati per le sessioni di lavoro, e un ufficiale fu incaricato del collegamento con la Sezione MED – Torino. Altro personale fu inviato a Parigi per ricercare (e asportare) materiale documentale interessante l’Italia presso quei ministeri: una pratica sempre attuata dopo una occupazione, che ha coinvolto oltre la Francia, al momento opportuno, anche l’Italia e la Germania, da parte delle Forze armate occupanti.

Alla fine di giugno 1940, come conseguenza della nuova situazione che si era creata nella regione balcanica e la necessità di vigilanza sull’accresciuto traffico diplomatico tra la Russia e gli Stati balcanici, la Centrale del S.I.M. decise di far ripiegare il Centro offensivo di Algeri, il cui Capo giunse a Roma via Tripoli; i Centri offensivi del Cairo e di Beyruth, via Turchia. Pochi giorni dopo però il personale rientrato in patria da quei Centri ritornò nelle sedi originali come membro delle sottocommissioni italiane, ivi inviate per sorvegliare l’esecuzione delle clausole dell’armistizio italo-francese.

Ad esempio, il Capo Centro di Algeri il 13 luglio ripartì in aereo da Roma per raggiungere nuovamente la città che aveva lasciato pochi giorni prima, proprio in qualità di membro della commissione italiana d’armistizio in Tunisia. A mano a mano, con vari inserimenti, tutto il personale rimpatriato iniziò di nuovo la propria attività nel Nord Africa francese.

Il 26 luglio 1940 il Centro di Livorno fu soppresso in quanto ritenuto non più necessario. La stessa sorte toccò dopo soli quattro giorni, il 30 luglio, al Centro occulto di Barcellona. Proprio in quei giorni fu deciso che l’indirizzo telegrafico convenzionale del S.I.M. sarebbe rimasto quello usato fmo a quel momento e cioè Guerra SERVIMILES – Roma: forse sarebbe stato più opportuno apportare una variazione, considerato che poteva essere già conosciuto da molto tempo anche da chi non avrebbe dovuto.

In quel periodo il collegamento con l’Egitto non risultava molto soddisfacente in quanto saltuario e incerto; una delle conseguenze fu quella di prendere più stretti contatti con il Servizio Informazioni ungherese, per costituire in Egitto una base informativa tramite agenti stranieri. Per quanto riguardava i collegamenti telegrafici, furono presi degli accordi generali con il Servizio Informazioni della Marina, per attuare una più stretta collaborazione, allo scopo di avere una celerità ed efficienza nelle trasmissioni delle notizie che provenivano da Gibilterra e da altri centri del Mediterraneo occidentale.

L’Egitto era un punto particolarmente importante per la conoscenza di quanto avveniva in Africa settentrionale, ma fu sempre abbastanza complesso raggiungerlo e organizzare in loco una buona rete: ai primi di settembre un agente del Servizio fu inviato in Turchia con l’ordine di cercare di raggiungere l’Egitto attraverso la Siria e la Palestina, la prima ancora sotto la Francia per mandato della Società delle Nazioni e la seconda, sotto quello britannico.

Le risorse umane che lavoravano nella Centrale del S.I.M. al 10 agosto 1940, erano le seguenti: ufficiali 231; sottufficiali, 207; truppa, 220; impiegati civili, 1; porta ordini G.I.L., 3. I problemi di personale, in sede e in periferia, non erano trascurabili in quanto, a far data dal 12 settembre 1940, il Gabinetto del Ministero della Guerra aveva disposto che gli ufficiali inferiori in s.p.e., addetti agli organi informativi delle Grandi Unità, dovessero essere tutti sostituiti con ufficiali di complemento e il S.I.M. doveva provvedere a tali sostituzioni. Ma il Servizio non disponeva degli elementi per eseguire l’ordine e quindi, con una circolare diretta ai Comandi di Armata sul territorio, comunicò che i Comandi interessati avrebbero dovuto provvedere autonomamente.

Nonostante quanto più volte ripetuto dal Servizio verso la fine di ottobre del 1940 circa la difficoltà concreta di procedere, il Gabinetto confermò che gli ufficiali in s.p.e. dovevano fare ritorno ai reggimenti di provenienza. A dicembre il S.I.M. rappresentò ulteriormente al Gabinetto che gli ufficiali di complemento avevano fornito un rendimento molto inferiore alle aspettative nell’assolvimento dei compiti previsti e propose che gli ufficiali in s.p.e. (servizio permanente effettivo), già in servizio al S.I.M., fossero inviati quanto meno in Albania per le nuove esigenze informative colà manifestatesi nelle Armate.

Malgrado il lungo e dettagliato promemoria, il Gabinetto confermò che il compito informativo doveva esser affidato ad ufficiali di complemento, avendo quelli in s.p.e. ben altre incombenze da svolgere… i commenti su questa decisione – che rappresenta bene in quale considerazione fosse tenuto il S.I.M.-  sono superflui … !

L’organizzazione dell’Ufficio “I” Albania del S.I.M

Sempre nell’agosto si provvide ad organizzare in Albania una rete radiotelegrafica per il collegamento dei Centri informativi periferici e vennero date le indicazioni affinché al più presto fosse iniziato il servizio di intercettazione radiotelegrafica alla frontiera greco-albanese. A Tirana fu infatti attivata una stazione speciale per il S.I.M., o Ufficio Albania, con il compito specifico di intercettare quelle campali militari jugoslave e greche.

Si dava intanto grande importanza alla propaganda interna prendendo ad esempio accordi di massima con il Ministero della Marina affinché il sabato fossero fatte delle trasmissioni sulle “notizie da casa”, ritenute molto importanti per lo spirito dei marinai in zona di operazioni; anche con il Ministero dell’Educazione Nazionale furono presi accordi per trasmettere, via radio, informazioni e notizie agli studenti che si trovavano sotto le armi; il Ministero della Cultura Popolare si impegnò ad inserire nel “Giornale del soldato”, settimanale di notizie per i militari, compilato a cura dell’Ufficio Propaganda Truppe Operanti, temi, racconti e altro materiale finalizzato all’indottrinamento della truppa.

Non fu trascurato nemmeno il cinematografo, in quanto furono presi accordi con l’Ente Nazionale Italiano del Cinema (ENIC) per produrre dei programmi cinematografici destinati alle truppe. Furono fatte varie riunioni con i rappresentanti del Ministero dell’Africa Italiana, per provvedere all’invio di materiale di propaganda in quei territori lontani o per produrlo in sede, considerate le difficoltà di farlo pervenire dalla madrepatria.

L’U.T.P.O., o Ufficio “Capitano Verri”, era stato costituito presso lo Stato Maggiore dell’Esercito, S.I.M., ai primi di agosto 1940 con dei compiti specifici: doveva presiedere all’attuazione della propaganda di carattere militare presso le unità operanti dell’esercito esaltando i sentimenti patriottici e nazionali, sostenendo l’efficienza morale e lo spirito combattivo delle truppe e dando vita ad iniziative assistenziali verso i militari e le loro famiglie. Organizzare e svolgere la propaganda ai danni delle truppe avversarie allo scopo di deprimerne il orale, combattendo la propaganda nemica... l’organo direttivo centrale era appunto il S.I.M.; gli organi esecutivi erano le sezioni propaganda presso gli Uffici di informazione d’Armata e le sottosezioni propaganda presso gli  Uffici o Sezioni Informazioni dei Corpi d’Armata. Erano anche previsti ufficiali P., cioè ufficiali addetti alla propaganda presso i reggimenti.

L’attività doveva essere svolta tramite opuscoli, pubblicazioni, giornali, riviste, cartoline, fotografie, fogli di soggetto patriottico militare, messi a disposizione dall’organo centrale di propaganda, il quale avrebbe organizzato, con la collaborazione delle Sezioni, rappresentazioni teatrali e cinematografiche o speciali trasmissioni radiofoniche. Il Servizio inoltre forniva le direttive generali per lo svolgimento dell’attività.

Intanto si concretava un piano di pubblicazioni orientative anche sulla Jugoslavia, ritenuta importante sia dal punto di vista militare, sia dal punto di vista della penetrazione comunista in un territorio così vicino all’Italia e di notevole interesse bellico.

Il Servizio Informazioni Militare tedesco in Francia, secondo il S.I.M.

Nei primi mesi di guerra ci fu una notevole attività informativa da parte del S.I.M., che si dovette attrezzare per far fronte alle nuove esigenze del conflitto e per approfondire l’organizzazione di Servizi di informazione stranieri (soprattutto francese e inglese), anche cercando di comprendere le loro procedure nel controspionaggio, per l’individuazione di agenti nemici. Particolare interesse fu rivolto anche al Servizio Informazioni tedesco, specie alla sua struttura, organizzazione, dislocazione e attività in Francia.

Ai primi di settembre 1940 il generale Giacomo Carboni, ancora Capo del Servizio, si recò a Venezia per incontrarsi con il Capo del Servizio Informazioni tedesco, ammiraglio  Canaris. Gli incontri tra l’ammiraglio tedesco e il Capo pro-tempore del Servizio italiano erano stati numerosi anche nel passato, soprattutto quando si trattò di coordinare l’intervento in Spagna.

Quella riunione durò quasi due giorni, durante i quali fu analizzata la situazione dell’Africa settentrionale francese e fu valutata l’opportunità di inviare degli osservatori tedeschi che si appoggiassero alle delegazioni presenti nella Commissione di armistizio italiana con la Francia. Fu anche valutata la possibilità di impiegare in eventuali operazioni dei cittadini tedeschi, che erano stati recentemente rimpatriati e conoscevano l’area e le lingue locali.

La recente costituzione di dodici nuove divisioni in Inghilterra fu oggetto di colloquio. L’incontro prese in considerazione inoltre i pozzi petroliferi romeni e la difesa da atti di possibile sabotaggio. Alla controparte italiana fu comunicato che era stato organizzato un servizio di informazioni tedesco verso l’URSS e che era stata intensificata l’attività informativa nella Francia non occupata e in Spagna.

Sempre ai primi di settembre fu attivato il collegamento a mezzo telescriventi tra il S.I.M. e il S.I.A., per cui il S.I.M. veniva collegato rapidamente con lo Stato Maggiore Generale, con lo Stato Maggiore tedesco a Berlino, con il Reparto Informazioni della Marina e il Servizio Informazioni dell’Aeronautica.

Il 9 settembre il Sottosegretario di Stato Soddu ritenne necessario intervenire di nuovo sulla divisione di competenze tra il S.I.M. e l’organo di controspionaggio militare. Al S.I.M. competeva la ricerca, i vaglio e l’elaborazione delle informazioni per poter conoscere, in ogni momento, le effettive situazioni militari straniere, con un campo operativo esclusivamente militare ed una proiezione considerata prevalentemente esterna.

Il C.S.M.S.S. doveva provvedere alla difesa della corrspondente attività informativa straniera, azione e quindi difesa tanto interna quanto esterna. Le attività dei due servizi avrebbero dovuto comunque svolgersi attraverso una propria rete di centri che dal territorio si irradiasse all’estero. Il rispetto assoluto e totale della propria sfera d’azione, avrebbe evitato interferenze dannose e disperdimento di energie e avrebbe agevolato ad un tempo la più redditizia convergenza delle particolari attività.

I due Servizi dovevano continuare a dipendere direttamente dal Sottosegretario di Stato e non avrebbero dovuto stabilire contatti con altri Ministeri. Potevano corrispondere direttamente soltanto con gli organi similari del Ministero della Marina e dell’Aeronautica, esclusivamente per quanto riguardava la collaborazione nelle rispettive competenze.

Cesare Amé

A metà settembre l’allora colonnello Cesare Amè assunse la carica di Capo del Servizio Informazioni Militare, al posto del generale Giacomo Carboni. Il suo nome in codice, per tutta la durata del suo mandato, fu “Armando”, per cui tutte le comunicazioni firmate con quel nome provenivano direttamente da lui. Gli altri ufficiali avevano anch’essi un nome in codice la cui lettera iniziale corrispondeva a quella del loro cognome.

Il giorno successivo alla nomina di Amè, a far data dal 20 settembre successivo, il Sottosegretario di Stato Soddu dispose che l’Ufficio degli Addetti militari e l’Ufficio del S.I.M. che provvedeva alla propaganda dell’esercito, cioè l’ex Ufficio “Verri”, passavano alle dirette dipendenze del Gabinetto del Ministero della Guerra.

Lo stesso 20 settembre, sempre per ordine del Gabinetto, le relazioni quindicinali, le lettere incriminate e tutte le altre notizie relative alla censura dovevano essere inviate dalle Commissioni provinciali al Ministero della Guerra, cioè al C.S.M.S.S. a Roma. Parimenti il S.I.M. proponeva al Gabinetto di sopprimere la carica del Vice Capo Servizio poiché non più di alcun interesse, considerata la semplificazione apportata; dal punto di vista operativo, Amè propose di potenziare l’attività del S.I.M., soprattutto nei paesi del Mediterraneo dai Centri della Spagna per il Nord Africa francese e da Salonicco per la Palestina e la Siria. Amè propose anche di ristabilire l”organizzazione informativa verso la Francia e le terre da essa controllate o in qualche modo influenzate.

Era evidente che l’interesse politico-militare verso la Turchia, l’Egitto, la Palestina e la Siria era sempre più forte, in quanto era chiara la funzione strategica del Mediterraneo non solo ai fmi delle operazioni italiane, ma soprattutto con riferimento alla risoluzione stessa della guerra. In particolare occorreva quantomeno aumentare l’efficienza pratica degli organi informativi stabiliti nel Nord Africa francese (Tunisia, Algeria, Marocco), dove in realtà la rete era già stata attivata precedentemente e dava garanzie di efficienza. Era quindi necessario ristabilire la rete che era stata limitata dalla guerra e per far questo erano stati appunto inviati elementi alle sottocommissioni di controllo dell’armistizio con la Francia.

Erano partiti ufficiali preparati, i quali però venivano quasi totalmente assorbiti dal lavoro delle sottocommissioni e non potevano riferire direttamente quanto potevano raccogliere in termini informativi: questi elementi venivano quindi considerati completamente perduti ai fini del S.I.M. Il primo promemoria operativo di Amè, in qualità di Capo del Servizio, tracciava linee chiare e direttive già piuttosto precise per quanto riguardava il lavoro informativo nel Mediterraneo.

L’organizzazione del S.I.M. nel settembre 1940.

Al 22 settembre 1940 l’organizzazione del S .I.M. divenne la seguente:
Capo Servizio; da lui dipendevano direttamente:
– la Sezione personale e amministrazione;
– la Sezione crittografica;
– l’Ufficio “Calderini” con tre Sezioni: la prima: ordinamento, mobilitazione, addestramento, Segreta, Poligrafico, cifra. La seconda: spionaggio e revisione stampa. La terza: mezzi tecnici, collegamenti, intercettazioni;
– l’Ufficio “Zuretti” con quattro Sezioni: la prima, Europa occidentale, impero britannico, Mediterraneo e Vicino Oriente. La seconda: Europa centrale e orientale. La terza: Balcani. La quarta: Asia e America. Da questo Ufficio dipendeva anche il gabinetto fotografico e riproduzione.

Pochi giorni dopo aver assunto la direzione del Servizio, Amè fece presente alcuni problemi riguardanti il personale, tornando sul problema dell’utilizzo dei capitani in s.p.e., per i quali il Gabinetto aveva deciso il rientro ai reggimenti di provenienza con l’eventuale sostituzione di personale di complemento. I capitani presenti nel S.I.M. facevano parte di
un personale ormai addestrato o con particolari specialità, per essere ad esempio degli esperti crittografi.

La sostituzione di questo personale, insieme alle continue sottrazioni di ufficiali effettivi specializzati per promozioni, cessione, turni di rotazione, trasferimenti, portava il Servizio a perdere in modo preoccupante personale specializzato in alcuni settori vitali e addirittura funzionava con un inquadramento generale inferiore agli organici di pace, sempre in termini di specializzazioni.

Era vero che si potevano addestrare altri ufficiali, ma il tempo necessario per giungere a dei risultati soddisfacenti dal punto di vista operativo, andava dai quattro ai sei mesi, mentre il conflitto non consentiva dilazioni. La forza presente in Centrale era già diminuita nell’ottobre, rispetto al momento dell’inizio del conflitto: infatti gli ufficiali erano 156, i sottufficiali, 194, la truppa, 187, gli impiegati civili, quattro, mentre tre erano rimasti i portaordini della G.I.L.

Agli inizi di ottobre furono impartite nuove disposizioni per la costituzione di Centri informativi ad Algeri e Orano e per attivare un Centro informativo che affiancasse gli organi della costituenda sottocommissione mista di controllo italo-tedesca in Marocco, a Rabat. Anche Beirut fu notevolmente potenziata per il suo particolare interesse informativo proteso verso l’Egitto.

Fu anche istituito un organo di collegamento fra il S.I.M. e la commissione italiana di armistizio con la Francia (C.I.A.F.), soprattutto per poter meglio coordinare e valorizzare il materiale informativo che affluiva sulla situazione politico-militare in Francia e in Nord Africa. Procedeva ovviamente l’attività degli altri Centri disposti in Albania e nei Balcani e di tanto in tanto i Capi centro venivano convocati a Roma, dove venivano impartite le nuove direttive circa l’attività da svolgere.

In realtà si prevedeva la costituzione di una Sezione informativa facente parte organica del Comando Superiore Truppe Albania (C.S.T.A.), nel quadro delle Grandi Unità dipendenti. Sarebbe stata formata da un’aliquota di personale tratto dall’organico del S.I.M. in Albania, nucleo che avrebbe potuto essere opportunamente rinforzato.

Veniva prevista poi la costituzione di un Centro C.S. dipendente direttamente dal C.S.M.S.S. Anche gli elementi di questo Centro sarebbero stati tratti dal personale S.I.M. già residente in Albania, che si era occupato fino a quel momento di controspionaggio. Il Centro doveva agire in piena collaborazione con il Comando delle truppe, aderendo ad eventuali richieste, specialmente nel campo della polizia militare.

In Albania comunque sarebbe continuato ad esistere un Centro, dipendente direttamente dal S.I.M., che avrebbe comunque collaborato col C.S.S.T.A.; per migliorare le potenzialità vennero inviate all’Ufficio Informazioni Albania due stazioni radio, che dovevano essere ovviamente impiegate oltre frontiera.

Il Sottosegretario di Stato nel dare disposizioni per la nuova organizzazione in Albania dei servizi di informazioni, faceva presente che la questione era molto urgente e di conseguenza si dovevano predisporre le conseguenti varianti all’organico del Comando Superiore delle truppe in Albania; l’organo di informazione e quello di controspionaggio a loro volta dovevano provvedere con urgenza all’immediata ripartizione del personale. Ma tutto questo non era ancora sufficiente per quella che veniva chiamata esigenza G. (Grecia).

I principali provvedimenti adottati dal S.l.M. alla fine di ottobre 1940 per far fronte alle necessità informative connesse con quella esigenza si potevano così riassumere:

  • un maggiore impulso dato all’Ufficio Albania affinché fosse sviluppata adeguatamente la rete in territorio greco, anche con l’assegnazione dei mezzi necessari (stazioni radiotelegrafiche, macchine fotografiche, etc.);
  • era stato costituito un apposito organo informativo, come sopra visto, e era stato costituito un altro organo informativo speciale presso il Comando Difesa “Bari”; erano stati rinforzati i centri di Skoplje e di Bitolj (Jugoslavia);
  • era stata organizzata in Bulgaria una rete informativa che aveva azione sulla Tracia e sulla Macedonia greca; erano stati predisposti due Centri ad Atene, aventi come operatori anche funzionari di potenze neutrali amiche;
  • erano stati organizzati collegamenti speciali con agenti che operavano in Grecia a mezzo trasmissioni EIAR; erano stati inviati agenti di nazionalità jugoslava, di provata fedeltà, in Macedonia per reclutare degli informatori da inviare in Grecia;
  • era stata compilata una monografia con la descrizione dettagliata degli itinerari del territorio compreso tra il meridiano di Salonicco e il parallelo di Creta;
  • era stato predisposto un organo informativo speciale da dislocare a Corfù, dopo averla occupata, per agire a tergo dello schieramento greco alla frontiera albanese, al seguito del Comando Difesa di Bari;
  • si era anche provveduto alla distribuzione di cifrari di riserva e cifrari speciali per le comunicazioni tra i Comandi operanti.

Sempre agli inizi di ottobre fu prevista la costituzione provvisoria di sottocentri C.S.M.S.S. presso le truppe operanti, in particolare a Fiume, Postumia, Tarvisio, alle dipendenze del Centro di Trieste; Como, del Centro di Milano; Cuneo, del Centro di Torino; Ancona, del Centro di Roma.

La divisione di competenze tra S.I.M. e C.S.M.S.S. in Albania

La divisione di competenze tra S.I.M. e C.S.M.S.S. in Albania (secondo foglio)

Tale previsione fu fatta dal colonnello Santo Emanuele, capo di quel Servizio di controspionaggio, secondo il quale quei sottocentri avrebbero consentito ai Centri di controspionaggio di intensificare la propria attività, garantendo alla Centrale la possibilità di avere pronti e ben preparati i mezzi occorrenti per l’impianto e funzionamento immediato del servizio di controspionaggio nei territori di eventuale occupazione.

A volte anche alcuni Addetti militari venivano convocati, come ad esempio il 12 ottobre, quello accreditato ad Ankara, quando la loro attività fosse risultata alla Centrale del S.I.M. non propriamente redditizia, per dare loro chiare indicazioni di lavoro verso una raccolta informativa più interessante e maggiormente focalizzata su interessi operativi.

Sempre nei primi d’ottobre 1940 furono iniziati studi per il potenziamento della rete informativa in Arabia Saudita, Yemen, Iraq e Iran. In quei giorni il Gabinetto approvò il programma redatto dal S.I.M. per la riorganizzazione del servizio informazioni in Francia e nelle terre francesi del Nord Africa.

In effetti nell’ambito dell’attività informativa, il S.I.M. in questo primo periodo redasse molte relazioni sia sui Balcani sia su tutta la costa sud del Mediterraneo, Marocco francese incluso, con particolare attenzione al movimento di De Gaulle, alla Siria, Palestina, Turchia, Egitto e ovviamente ai Balcani, in particolare anche all’operato della Germania nazista, nonostante fosse un alleato, visto sempre, nonostante la collaborazione, come a volte un po’ invadente …

E infatti veniva monitorata anche quella che era una crescente, forse preoccupante, penetrazione tedesca in Bulgaria, il che lasciava presupporre che la Germania volesse prepararvi una base di schieramento delle proprie truppe, analogamente a quanto già fatto in Romania, soprattutto in vista dello sviluppo che avrebbero potuto prendere gli avvenimenti in quel settore della penisola balcanica.

Schema della distribuzione dei Cifrari

Amè propose al riguardo al Gabinetto di istituire un collegamento ufficioso diretto tra il S.I.M. e il servizio omologo bulgaro; collegamento analogo a quello che era stato preso con altri paesi amici e alleati, cioè con la Germania, l’Ungheria, la Spagna e la Romania. Il servizio di raccolta delle informazioni nelle sedi di armistizio era particolarmente importante e quindi i compiti dei Centri che si riusciva a organizzare in quelle località, erano fondamentalmente di rivolgere l’attività preminente alla costituzione o riattivazione delle reti informative; un secondo compito era quello di sfruttare elementi idonei per la ricerca informativa sia su richiesta dei Capi degli organi di armistizio, sia soprattutto con l’intento di collaborare con la Centrale del Servizio; la raccolta delle informazioni da parte di questi Centri poteva ovviamente avvenire anche su direttive della stessa Centrale.

Ciascuno dei Centri del Nord Africa sarebbe stato dotato di una stazione radiotelegrafica trasmittente ricevente, che avrebbe usato uno speciale cifrario, in diretto collegamento con la Centrale. Era evidente che, in base agli accordi presi, ogni ufficiale dei Centri doveva tenere informato il Capo della Delegazione dell ‘organo di armistizio più vicino, delle notizie che fossero arrivate in suo possesso relative alle trattative armistiziali.

L’attività organizzativa in questa prima fase della gestione di Amè era abbastanza frenetica, nel desiderio di incrementare l’efficienza del Servizio: tra l’altro fu deciso di inviare al Comando Superiore delle Forze Armate dell’Africa Settentrionale e al Comando Truppe dell’Egeo, del personale destinato a migliorare la collaborazione informativa con quegli organi; furono anche chiamati quasi tutti i Capi Sezione Statistica e Capi Centro per ricevere nuove direttive: ad esempio il Capo Centro di Padova ne ricevette in ordine all’organizzazione e sviluppo della rete informativa del Vicino Oriente, che da lui dipendeva; anche gli ufficiali di collegamento con i servizi informazioni ‘amici’ furono orientati ad una più concreta azione e coordinamento.

Amè dunque stava dedicando ogni energia per lo sviluppo della rete informativa all’estero, in linea con il pensiero del Sottosegretario di Stato. Cercò dunque di colmare le lacune esistenti in Francia e nelle terre francesi  nordafricane, proseguendo poi nell’opera di potenziamento della rete nel Vicino Oriente, in Turchia, Siria, Iraq. Per quanto riguardava l’Iran, furono presi contatti con il Servizio di Informazioni della Marina (S.I.S.), per organizzare un Centro informativo sulle coste del Golfo Persico, destinato a sorvegliare l’afflusso di truppe, di materiali nemici verso l’Egitto e il Vicino Oriente per conto degli anglo-americani.

Fu ordinato al Capo Sezione Statistica di Trieste di intensificare l’attività informativa del Centro di Skoplje verso la Macedonia. Furono moltiplicati i collegamenti radiotelegrafìci diretti, in cooperazione stretta con i Servizi della Marina e dell’Aeronautica. Continuò la produzione di complessi “Notiziari Mensili Stati Esteri”, indubbiamente di grande interesse, ma in ritardo rispetto alle esigenze operative, in quanto venivano preparati e diramati circa a metà del mese successivo a quello a cui si riferiva.

Questi notiziari mensili, peraltro oggi di grande interesse per capire la situazione del periodo, rappresentavano l’analisi delle informazioni già inviate a chi di competenza e la sintesi della situazione. Ma la complessità della redazione toglieva freschezza e interesse operativo al Notiziario. In questo periodo Amè, con notevole insistenza, fornì continue direttive per lo sviluppo e il potenziamento dell’attività informativa verso la Palestina e l’Egitto, stimolando il Centro di Beirut anche con l’invio di un ufficiale inferiore che era stato destinato quale segretario interprete.

Nonostante l’attivismo di Amè, comunque la situazione per il S.I.M. non era facile: il Gabinetto del Ministero della Guerra, verso la fine di ottobre 1940, aveva ottenuto con ripetute pressioni che il Ministero degli Esteri non inviasse più direttamente al S.I.M. il materiale informativo di fonte diplomatico-consolare, avocando quelle notizie a se stesso.

Nel Diario Storico Amè annota che così veniva potenzialmente a mancare al S.I.M. una fonte importante e immediata di notizie che venivano deviate per tramite burocratico. Inoltre il Gabinetto aveva disposto che le Sezioni e sottosezioni “P” (propaganda), di Armata e di Corpo d’Armata assegnate agli Uffici Informazioni, dovessero passare alle dirette dipendenze dei Capi di Stato Maggiore.

La collaborazione con il Ministero degli Esteri era assolutamente importante: ad esempio il 27 ottobre 1940 il S.I.M. propose a quel Ministero di inserire un proprio elemento nella rappresentanza diplomatica a Baghdad, per costituirvi un Centro informativo, che doveva raccogliere notizie riguardanti l’Iraq, i paesi confinanti e i movimenti anglo-indiani da Basra (nel Golfo Persico), all ‘Egitto. Pochi giorni dopo il 31 ottobre si proponeva al Ministero degli Affari Esteri di inserire un elemento del S.I.M., provvisto di stazione radio, nella rappresentanza diplomatica di Teheran: l’operatore doveva agire in collegamento con il Centro di Baghdad.

Intanto continuava l’emorragia di personale dal S.I.M., riguardante sia gli ufficiali che dovevano tornare ai reggimenti di provenienza sia gli ufficiali che erano stati nominati Addetti militari o erano in servizio presso le Commissioni di armistizio e controllo. Per cercare di tamponare l’emorragia di personale al S.I.M.veniva chiesto al Gabinetto di assegnare  altri ufficiali, anche in conseguenza delle aumentate necessità.

L’organizzazione del S.I.M. il 20 settembre 1940

È indubbio che l’attività del S.I.M. in quel periodo era in via di notevole sviluppo per le rinnovate esigenze belliche, in particolare poi nel periodo settembre, ottobre e novembre 1940, per l’esigenza “Grecia” e doveva mantenere un margine di flessibilità per fronteggiare eventuali improvvisi avvenimenti.

In effetti il 28 ottobre 1940, dopo una breve nota diplomatica alla Grecia, le truppe italiane varcavano la frontiera greco-albanese dando inizio alle operazioni. Era evidente che questa azione imprimeva una particolare importanza all’attività informativa nel settore balcanico, tesa a conoscere l’atteggiamento jugoslavo, turco, russo e la reazione britannica all’invasione.

Nei mesi precedenti il S.I.M. aveva delineato un piano di sviluppo dell’organizzazione informativa in tutto il settore e particolarmente verso la Grecia, tanto che lo stesso Mussolini, tramite il Sottosegretario della Guerra, ebbe modo di elogiare l’organismo per i provvedimenti attuati in rapporto con tale esigenza e soprattutto per il rapido sviluppo impresso all’attività informativa in tutto il settore balcanico.

Gli sforzi profusi però non sempre raggiunsero i risultati che il S.I.M. voleva, tanto che alla fine di ottobre fu sollecitato l’Ufficio in Albania di rivolgere la propria prevalente attività di raccolta informazioni verso il nemico e non a seguire le vicende delle operazioni delle truppe in Grecia, come invece stava facendo.

Nonostante gli sforzi profusi e gli encomi del Duce, il personale del S.I.M. continuò a diminuire, tanto che al 1° novembre 1940 gli ufficiali erano 161, i sottufficiali 191, la truppa 177; gli impiegati civili erano rimasti nel numero di quattro e i portaordini della GIL tre. Ai primi di novembre, sempre per ordine del Gabinetto, furono restituiti all’arma di provenienza 18 sottufficiali e 18 militari di truppa dei Carabinieri Reali. Naturalmente il Servizio ne chiese alla Direzione Generale leva sottufficiali e truppa una parziale sostituzione, che avvenne con molta lentezza, nell’anno successivo.

Il mese di novembre 1940, poi, fu decisamente intenso di novità, attività e accadimenti. Nonostante la diminuzione degli effettivi fu comunque organizzato un Centro informativo a Lione col compito di ricostituire nella quattordicesima regione militare francese una rete informativa necessaria, specialmente dopo la cessazione del periodo armistiziale per raccogliere e trasmettere quelle notizie che esulano dalla diretta competenza della commissione di armistizio, e potessero orientare sulla futura organizzazione bellica francese con particolare riguardo alle regioni alpine.

Continuava l’attento controllo dei dati relativi alla forza e dislocazione dell’esercito tedesco, che venivano forniti come promemoria al Capo di Stato Maggiore Generale e al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, con numerosi dettagli riguardanti vari scacchieri operativi.

Anche il settore mediorientale continuava ad essere di primaria importanza, e nel corso del mese fu fatto partire per Casablanca un ufficiale inferiore con il compito di costituirvi un Centro, appoggiato alla delegazione di controllo aeronautico, per la raccolta di notizie politico-militari riguardanti il Marocco. Alle dipendenze dello stesso Centro furono subito costituiti due sottocentri dislocati, il primo, ad Agadir, per controllare la zona costiera, la zona mineraria di Marrakesh, il territorio spagnolo di lfni. Il secondo a Taza, per il controllo della zona di frontiera con il Marocco spagnolo.

Le truppe greche alla frontiera albanese: carta elaborata dall’Ufficio “I” del Comando Superiore delle Truppe in Albania

Contemporaneamente per quanto riguardava la Spagna venne data la definitiva organizzazione autonoma della Sezione Statistica denominata “lber”, retta da un tenente colonnello in servizio di Stato Maggiore. Compito principale della Sezione, oltre all’attività informativa, diretta in particolare verso il Nordafrica francese, era di rendere il S.I.M. autonomo dai servizi spagnolo e tedesco, in modo da organizzare una rete fiduciaria esclusivamente corrispondente alle necessità d’Italia; doveva inoltre collaborare strettamente con il Capo della Missione Militare Italiana in Spagna (M.M.I.S.).

La Sezione Statistica dipendeva direttamente dal S.I.M.: infatti ai primi di dicembre il suo responsabile giunse a Roma per ricevere le disposizioni che riguardavano la nuova organizzazione dell’attività informativa in Spagna; avrebbe ricevuto i fondi necessari all’esplicazione dell’attività informativa dalla Centrale; il personale della Sezione dal punto di vista amministrativo avrebbe continuato a far capo alla M.M.I.S. Nel dicembre fu anche deciso di costituire un Centro a Barcellona, alle dirette dipendenze della “lber”.

Oltre all’impulso dell’attività, la Centrale del S.I.M. aveva approntato numeroso materiale crittografico (cifrari), pronto per l’uso o di riserva. Era in via di ampliamento il gabinetto fotografico ed era stata predisposta una litografia per riprodurre i bollettini giornalieri e la rassegna stampa estera.

Anche la rete di intercettazioni aveva avuto un notevole sviluppo. Per quanto riguardava l’estero, in Grecia erano stati collocati agenti non italiani, muniti di stazioni trasmittenti, e ad Atene era stato costituito un Centro informativo presso la rappresentanza consolare di uno Stato neutro amico; in Jugoslavia, a Zagabria e Sarajevo, erano stati inviati agenti muniti di stazioni radiotelegrafiche; in Turchia, a Smirne, erano iniziati i lavori di costituzione di un Centro munito di stazioni radio-trasmittente, con un ufficiale del S.I.M.; in Spagna era stato inviato un ufficiale superiore con funzioni di Capo Centro per l’organizzazione della rete informativa verso il Nord Africa francese, il Portogallo e la Francia.

Sempre in Spagna era stato attuato il collegamento radio con Algeciras. In Egitto era stato inviato un agente presso le autorità consolari rumene di Alessandria e in genere per il Medio Oriente era stata predisposta la costituzione, sempre con elementi del S.I.M., di Centri muniti di stazioni radio a Gedda in Arabia Saudita e in Iran, a Teheran; era stata assegnata anche al Centro di Baghdad una stazione trasmittente.

In conseguenza del conflitto italo-greco, il Centro a Salonicco fu mantenuto in funzione da agenti, che avrebbero comunicato con la Centrale triangolando con stati neutri, così come per Atene partì un agente di nazionalità straniera, provvisto di stazioni radio, col compito di costituire il Centro informativo previsto presso la rappresentanza consolare di uno Stato neutro amico.

Il Centro Informazioni in Albania rivestiva particolare importanza, tanto che a fine anno il colonnello Amè si recò a Tirana per rendersi conto di persona del funzionamento dell’organizzazione informativa e per imprimere nuovo impulso al Servizio, anche in relazione al nuovo schieramento delle forze su due Armate e un Comando di gruppo d’Armate.

In accordo col Comandante Superiore delle Forze Armate in Albania, venne stabilito che il locale Servizio Informazioni era un’organizzazione che faceva capo agli Uffici Informazioni delle Armate XI e IX, quelle schierate sul fronte, ma con funzione direttiva e di accentramento di tutte le notizie affidate aLL’ufficio “I” ALbania funzionante alla duplice dipendenza del C. S. T.A. e della Centrale deL S.IM.

Organizzazione del Servizio Informazioni tra la Centrale e le Grandi Unità operanti, alla fine del 1940

Una organizzazione territoriale che aveva come base i Centri informativi era localizzata lungo la frontiera jugoslava e sul fronte greco e faceva capo direttamente all’Ufficio Informazioni, presso il Comando Superiore delle Truppe in Albania retto all’epoca da colui che era anche il capo dell’Ufficio Albania del S.I.M., il colonnello Arturo Scattini. Questo Ufficio doveva tenere aggiornata la situazione nemica e quelle politico-militari degli Stati balcanici, ricevendo notizie dai suoi organi diretti; dalla Centrale del S.I.M.; dagli Uffici “I”di Armata; dagli organi informativi indiretti (cioè i Carabinieri Reali, la Guardia di Finanza, la milizia fascista albanese); dall’Aeronautica di Albania (cioè i risultati dell’osservazione aerea); dall’esame dei documenti catturati al nemico e dall’interrogatorio dei prigionieri e dei disertori; e ovviamente dalle intercettazioni radiotelegrafiche e telefoniche.

Chiaramente a sua volta l’Ufficio provvedeva a informare sulla situazione nemica oltre che lo Stato Maggiore del Comando delle truppe in Albania, anche la Centrale di Roma del S.I.M. Giornalmente doveva distribuire a tutti gli Uffici “I” d’Armata (affinché fosse diramato anche nei Comandi di Divisione) un foglio notizie operativo, da integrare, quando possibile, da documentazione grafica o fotografica.

La costituzione particolareggiata degli Uffici “I” di Corpo d’Armata e d’Armata sarebbe stata stabilita dai comandanti interessati, d’intesa con il S.I.M. In più, dal punto di vista finanziario, ogni Grande Unità avrebbe avuto a sua disposizione un fondo permanente (da stabilire in accordo con la Centrale del S.I.M.) per la specifica attività. Di conseguenza anche i sei Centri presenti erano alle dipendenze dell’Ufficio Informazioni del Comando Superiore delle Forze Armate in Albania.

Ciascun Centro doveva informare direttamente quell’Ufficio sulla situazione del nemico (unità a contatto, schieramento artiglierie, unità di riserva, intendimenti operativi, e altre possibili notizie); ogni Centro doveva inoltre far pervenire per le ore 22 di ogni giorno il punto di situazione sull’avversario riferito al settore di sua competenza.

Il principio ispiratore era dunque di lasciare all’ufficio “I” Albania preesistente, la direzione complessiva del servizio territoriale operativo in modo da assicurare la massima valorizzazione dell’esperienza locale da tempo acquisita e l’unità di coordinamento e di impulso alle due particolari attività del servizio stesso, in modo che il comando superiore potesse essere mantenuto a giorno, in modo completo unitario, anche per ciò che riguardava le notizie della Jugoslavia.

Amè fece costituire presso l’Ufficio Informazioni Albania un ufficio crittografico, capace di sfruttare immediatamente le fonti in arrivo e le intercettazioni, e decise anche di migliorarlo con una Sezione cifra. Lo stesso impartì direttive anche per collocare agenti nel territorio albanese, in quanto avrebbe potuto essere occupato dalle truppe greche, e disposizioni per la realizzazione di collegamenti radiotelegrafici occulti a Coritza e a Argirocastro.

Rientrato in Italia, conformemente alla volontà di Soddu, in quel momento Comandante Superiore delle Forze Armate in Albania, in sostituzione di Visconti Prasca, Amè andò anche a riferire del proprio operato e della situazione in Albania direttamente al Duce e a Ciano.

il generale Visconti Prasca,

L’organizzazione del Servizio informazioni in Albania non fu semplice tanto che fu necessario ribadire al Capo di quell’Ufficio “I” che la collocazione di un ufficiale di Stato Maggiore della Centrale al Comando Superiore in Albania rispondeva al bisogno molto sentito… di tenersi in contatto diretto con detto Comando, per adeguare alle sue necessità e alla situazione rapidamente evolvendosi il lavoro dea Centrale stessa. Pertanto l’ attività in Albania doveva svolgersi secondo uno schema molto chiaro che venne illustrato anche graficamente alle autorità di vertice.

Sempre nel mese di novembre fu anche dato impulso all’organizzazione dell’attività nel Mar Rosso chiedendo al Ministero· degli Esteri di poter inviare un agente presso la rappresentanza diplomatica in Yemen, in particolare presso la missione sanitaria italiana che era già stata autorizzata a corrispondere in cifra per radio con Asmara. Veniva ritenuto utile inserire un elemento del S.I.M. nella missione italiana, per potenziare l’azione dell’agente di Hodeida, un arabo eritreo, e per assicurarne il collegamento con il Servizio, tramite Gedda, nel caso di impossibilità a servirsi della stazione radio clandestina. Per attuare tutto ciò era necessaria una stretta collaborazione con la diplomazia italiana.

Mussolini, Ciano e Hitler

Anche per la città di Lisbona era necessario costituire un nuovo Centro e fu proposto di nuovo al Ministero degli Esteri di inserire un elemento del S. I. M. nell’ambasciata. Amè, anche alla luce di un secondo rapido viaggio in Albania, effettuato a distanza di pochi giorni dal primo – viaggio del quale riferì anche al Principe Umberto, oltre che al Gabinetto, al Duce e a Ciano -, non riportò una sensazione favorevole del funzionamento degli organi informativi, notando che gli Uffici “I” di Corpo d’Armata erano in lenta costituzione e quindi ancora inefficienti.

Le Sezioni “I” di Divisione non avevano fornito grandi risultati perché il personale addetto, per incomprensione dei comandanti, era stato utilizzato per altre finalità; gli informatori di reggimento erano praticamente inesistenti e quindi era mancata l’informazione di contatto da parte delle unità combattenti. Meglio avevano funzionato i Centri e il personale dell’Ufficio “I” Albania che aveva dovuto recarsi in loco e raccogliere le notizie che i reparti ricevevano ma non si curavano di trasmettere.

Nel dicembre 1940 fu comunque presentato al nuovo Sottosegretario di Stato alla Guerra un fascicolo contenente la sintesi dell’attività del S.I.M. nell’imminenza e nel periodo d’inizio del conflitto con la Grecia, e cioè dal 5 aprile al 23 novembre 1940. Era ovviamente una sintesi dedicata ai problemi che il Servizio aveva dovuto affrontare: iL S.I.M. ha dovuto agire di propria iniziativa e in tempi ridottissimi, scriveva Amè, continuando di seguito ad elencare analiticamente, giorno per giorno, il lavoro di informazione svolto.

Alla fine di questa sintesi indicava che fin dal giorno 5 luglio (1940) le autorità militari e non militari che dovevano decidere sulla opportunità o meno di compiere la progettata operazione, erano a conoscenza dei dati necessari per valutare con sufficiente esattezza la forza del nemico, i suoi intendimenti operativi, la sua capacità di reazione. IL S.I.M. ritiene perciò di avere assolto completamente e tempestivamente la sua opera.

In dicembre, intanto, anche l’attività informativa in settori più lontani iniziò ad essere importante, tanto che il 3 dicembre fu iniziata la costituzione di un Centro informativo a Shangai, che doveva agire in Estremo Oriente e soprattutto seguire l’attività britannica giapponese in Cina e Indocina.

Adenauer con De Gaulle

Continuava comunque il forte interesse verso l’attività militare francese in Tunisia e soprattutto per gli sviluppi della propaganda di De Gaulle. Oltre che al Ministero degli Esteri fu chiesto un aiuto al Presidente della Federazione Nazionale dell’artigianato, allo scopo di verificare la possibilità di affidare compiti informativi a quei funzionari che si fossero recati all’estero: ogni possibilità e ogni copertura poteva essere valutata positivamente.

Contestualmente all’attività organizzativa, la raccolta di informazioni su richiesta specifica era ingente; venivano anche redatti rapporti o sintesi come, ad esempio, quella pubblicata ai primi di dicembre del 1940 sulla situazione politico-militare in Europa e in alcune zone mediorientali, ritenendo utile “fermare” in una serie di quadri sintetici le condizioni nelle quali vengono a trovarsi vari Stati sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista militare. Si scriveva molto profeticamente nella prima pagina: i dati forniti facilitano La comprensione degli avvenimenti odierni e potranno servire di base per lo studio di quelli – probabilmente più drammatici – che l’avvenire prossimo ci riserva. Così scriveva Amè nell’Introduzione.

Alfredo Guzzoni

Il 30 novembre 1940 Alfredo Guzzoni sostituì il generale Soddu al Sottosegretariato alla Guerra e vi rimase fino al 24 maggio 1941. Soddu, divenuto Comandante Superiore delle Forze Armate in Albania, firmò una interessante circolare il 9 dicembre 1940, con la quale invitava gli Uffici “I” di Armata presenti in quel territorio (la IX e la XI) a migliorare la raccolta delle informazioni e soprattutto che ne fosse stata data notizia ai Comandi Superiori che avevano il compito di vagliarle e coordinarle. Ricordava anche che i vari Comandi dovevano facilitare in tutti i modi l’attività dei Centri informativi. Evidentemente almeno in Albania, i vari Comandi non davano la dovuta importanza né alla raccolta delle informazioni né alla loro trasmissione.

Alla fine di dicembre, il collegamento stretto fra il S.I.M. e gli omologhi bulgaro e romeno si strinse sempre più, dando notevoli frutti specialmente neL conflitto italo greco. In sostanza il Servizio bulgaro aveva dislocato per conto del S.I.M. propri agenti in Grecia che inviavano interessanti notizie, alla pari di quelle che forniva l’Addetto militare bulgaro ad Atene.

Una pagina “tipo” del Bollettino giornaliero redatto dal S.I.M.

Era stato anche potenziato il Centro italiano a Sofia con la creazione di un sottocentro avanzato sulla frontiera greca e con lo sfruttamento dell’organizzazione irredentistica bulgara in Grecia, oltre all’installazione di una potente stazione radio-telegrafica nei locali della Legazione italiana.

Nel Diario Storico redatto il 31 dicembre 1940 vi è una sintesi del lavoro svolto dal S.I.M. di quell’anno: Amè mise l’accento soprattutto sul fatto che da una rete quasi inesistente prima dell’inizio della guerra, l’organizzazione si era sviluppata con l’avvio del conflitto, sicché il Servizio, alla fine del 1940, si appoggiava a una vasta, efficiente e flessibile rete informativa, che permetteva di controllare l’attività nemica su tutti i fronti e tutti i settori, compresi anche quelli più lontani. La breve nota terminava con un notevole ottimismo per il futuro, poiché quel che era stato realizzato nei primi sei mesi di conflitto non era altro che la base di partenza verrso nuove mete. Un ottimismo che sarebbe purtroppo andato deluso.

*Maria Gabriella Pasqualini

Maria Gabriella Pasqualini

 (Roma, 26 marzo 1944) è  una storica e accademica italiana.

Laureata nel 1966 in Scienze Politiche nella Università di Roma, ha insegnato per 40 anni, dapprima “Storia e Istituzioni dei Paesi afro-asiatici” nell’Università di Perugia e poi “Storia e Istituzioni dell’Africa Mediterranea e del Vicino Oriente” in quella di Palermo (ad eccezione di una parentesi decennale 1974-1984 per Servizio all’estero presso il Ministero degli Affari Esteri).

È docente alla Scuola ufficiali carabinieri a Roma, dove risiede.

Specialista di Storia dei servizi segreti italiani, ha pubblicato un corpus di studi di cinque volumi, riguardanti la storia dei Servizi Segreti italiani militari e civili, per il SISMI, per l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna e per l’Agenzia informazioni e sicurezza interna.

I suoi studi sulla storia dell’intelligence italiana sono disponibili anche sul sito del Dipartimento delle informazioni per la Sicurezza DIS.

  • È stata vicepresidente del Comitato Consultivo del Capo di stato maggiore della difesa per il Servizio Militare Volontario Femminile dal 2000 al 2007 al Ministero della Difesa.
  • Direttore Scientifico di osservatorioanalitico.com
  • Vice Direttore del giornale on-line The HorsemoonPost.
  • Membro del Comitato Scientifico della Fondazione Giuseppe e Marzio Tricoli.
  • Membro della Società italiana di storia militare.
  • Premio Nazionale Universo Donna (2001).

Opere

  • L’Italia e le prime esperienze costituzionali in Persia (1905–1919), Napoli – Perugia, ESI, 1992.
  • Gli equilibri nel Levante. La crisi di Alessandretta 1936–1939, edito da IlaPalma – Edizioni Associate, Palermo, 1995.
  • Il Levante, il Vicino e Medio Oriente. Le fonti archivistiche dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, SME, Ufficio Storico, Roma,1999.
  • Le missioni all’estero dei Carabinieri 1855-1935, Ente Editoriale Arma dei Carabinieri, Roma, 2001.
  • Le missioni all’estero dei Carabinieri 1936-2001, Ente Editoriale Arma dei Carabinieri, Roma, 2002.
  • Operazione Vespri Siciliani, coautore con Giancarlo Gay, Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, con Introduzione del Ministro della Difesa, Roma, 2003.
  • Uomini in Uniforme, coautore con Giancarlo Gay, Rai-Eri-Roma, 2004.
  • L’Esercito Italiano nel Dodecaneso 1912-1943. Speranze e realtà, Roma, Stato Maggiore Esercito, Roma, 2005.
  • “Problematiche costanti nel servizio di informazione militare italiano dal 1861 al 1949”, in: Storia dello spionaggio, a cura di Tomaso Vialardi di Sandigliano e Virgilio Ilari, Savigliano, 2005.
  • Soldato per scelta. La tradizione del volontariato militare in Italia dal 1861 ai nostri giorni, Roma, Stato Maggiore Esercito, 2006.
  • Carte segrete dell’intelligence italiana. Vol. I: 1861-1918, Ministero della Difesa – RUD- Roma, 2006, (Prefazione Ministro della Difesa).
  • Carte segrete dell’intelligence italiana Vol. II: 1919-1949, Ministero della Difesa – RUD- Roma, 2007, (Prefazione Ministro della Difesa).
  • L’intelligence italiana dal 1949 al 1977, AISI, De Luca Editore, Roma, 2011.
  • Breve storia dell’organizzazione dei Servizi d’Informazione della Regia Marina e Regia Aeronautica. 1919-1945, Roma, 2013, 300 pagine, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa, Ministero della Difesa e Commissione Italiana di Storia Militare. .
  • Carte segrete dell’intelligence italiana Vol. III, IL SIM negli archivi stranieri, Stato Maggiore Difesa, Ministero della Difesa. 2014.
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