DIARIO DI SCUOLA – DIARIO DI GUERRA
Il drammatico passaggio del Trentino-Alto Adige dall’Austria all’Italia, visto attraverso le pagine di un registro scoperto per caso in una piccola scuola popolare di paese.
di Maurizio Panizza
Fra la polvere di un archivio scolastico, all’interno di un vecchio armadio, trovo un registro ancora in buono stato. Sulla copertina di cartone c’è un’etichetta dal bordo rosso con una scritta accurata fatta a mano: “Protocollo degli esibiti”.
Sfogliandolo, scopro che si tratta del registro su cui il maestro-fiduciario della scuola popolare (o un suo delegato) segnava tutte le comunicazioni, le circolari e i documenti in arrivo e pure quelli in partenza. Leggo. La prima iscrizione è del 1911, l’ultima del 1924.
Se non fossimo in Trentino, la scoperta avrebbe poco valore, ma qui, invece, ciò che salta subito agli occhi è il fatto che all’interno di un unico libro c’è una storia importante perché scritta in due tempi diversi, sotto due amministrazioni differenti, addirittura in due singole nazioni pur trattandosi, paradossalmente, sempre dello stesso luogo, della medesima scuola e verosimilmente degli stessi maestri. Sappiamo, infatti, che il confine sud di questa provincia, fino al 1918 separava l’Impero Asburgico dal Regno d’Italia. Già, il confine.
Nel registro, infatti, noto qualcosa di analogo: dieci pagine bianche separano, infatti, due date di “confine”: il 3 giugno 1915, l’ultima annotazione scritta “sotto” il governo austriaco; il 23 ottobre 1919, la prima nota come amministrazione statale italiana.
Come a dire che la prima parte racconta di un tempo in cui il Trentino-Alto Adige faceva parte del Tirolo austriaco; la seconda – composta dalle pagine bianche – narra senza parole di cinque anni di guerra; la terza parte, invece, è quella in cui un altro soggetto – l’Italia vincitrice – amministrerà da qui in avanti questa terra e dunque pure questa piccola scuola, la quale continuerà come prima a testimoniare la sua storia su quel registro, attraverso documenti, circolari e decreti, stavolta però con un sigillo diverso, quello tricolore del Regno d’Italia.
La scuola, per la cronaca, è quella di Volano, nei pressi di Rovereto, all’epoca un piccolo paese di 1600 abitanti, ma indifferentemente potrebbe essere qualsiasi altra scuola della regione. Pubblichiamo le note più significative con la data e la rispettiva trascrizione a fianco.
L’ATTENTATO
DI SARAJEVO
6 luglio 1914 – La Dirigenza scolastica esprime al Signor Preside del Consiglio scol. Distrettuale le condoglianze del corpo docente e della scolaresca per l’orribile sciagura (il 28 giugno 1914, ndr), da cui fu colpita l’augusta casa imperiale e in modo speciale il venerando nostro Monarca.
CHIAMATA ALLE ARMI
3 ottobre 1914 – L’i.r. (Imperial Regio, ndr) Consiglio scol. Distrett. date le attuali circostanze, partecipa le disposizioni prese riguardo la frequentazione scol. e dà istruzioni concernenti il modo con cui supplire alla mancanza di uno e più maestri, che fossero fra i richiamati.
AIUTI
AI SOLDATI
IN GUERRA
20 ottobre 1914 – L’i.r. Consiglio scol. distrett. dietro ricerca del Ministero della guerra rispettivamente dell’Interno, emana a tutte le Dirigenze scol. una circolare concernente la raccolta di foglie di rovo per la preparazione di tee.
SCOLARI
IN AIUTO
AI SOLDATI
12 DICEMBRE 1914 – L’i.r. Consiglio scol. distrett. giusta dispaccio dell’i.r. C. scol. prov. dei 14 p.p. novembre N.4106, raccomanda caldamente l’impiego di scolari nell’approntare filaccio per i feriti in guerra.
AIUTO
RICHIESTO
AI MAESTRI
26 aprile 1915 – I.R. Consiglio scol. distrett. Spedisce decreto con cui raccomanda ai maestri di prestarsi nel miglior modo alla raccolta dei metalli da guerra.
LA SCUOLA CHIUDE
12 maggio 1915 – Dirigenza scolastica spedisce all’I.R. Consiglio scol. distrettuale di Rovereto domanda di chiusa della scuola per mancanza di frequentazione da parte degli scolari. (Negli anni della guerra i bambini e i ragazzi erano adibiti ai lavori nei campi in sostituzione dei padri al fronte, ndr). NB. Questa è l’ultima nota del registro. Poi ci sono 10 pagine bianche.
ANNO SCOLASTICO 1919–1920
Amministrazione italiana
CELEBRAZIONI
PER LA VITTORIA
25 ottobre 1919– Commissariato Civile di Rovereto. Commemorazione 3 novembre. Nella ricorrenza dell’anniversario della Redenzione invita questa dirigenza d’accordo col Consiglio scol. locale e col Sig. Sindaco a solennizzare in modo corrispondente sì importante successo, relativo alla grandezza degli avvenimenti ricordati alla serietà dell’ora presente. (NB. Questa è la prima annotazione del dopoguerra).
EROI” ITALIANI
E “ITALIANITA’”
22 novembre 1919 – Il Municipio di Volano trasmette a questa dirigenza copia della Circolare pubblicata dalla “Legione Trentina” circa l’acquisto d’una delle copie delle acqueforti di Cesare Battisti verso richiesta di questa dirigenza.
IL FORZATO CAMBIO DI CULTURA
22 NOVEMBRE 1919 – L’Onor. Commissariato Civile di Rovereto comunica che col 16 novembre a.c. cessano i rifornimenti viveri ai maestri da parte dei magazzini militari.
-Il Signor Ispettore distrettuale avverte questa dirigenza scol.ca che il Sillabario Franch non può essere adottato perché non ancora approvato; proibisce ogni libro austriaco e attende relazione sui testi introdotti e sulle ordinazioni fatte.
L’ITALIANIZZAZIONE CONTINUA
20 MARZO 1920 – La Società Nazionale “Dante Alighieri” La Dirigenza scolastica offre in omaggio N. 15 Medaglie della vittoria agli insegnanti di questa scuola. Riferisce all’On. Commissariato Civile di Rovereto, quanto chiesto nella Circolare protocollata al N. prog. 116.
NO ALLA PAROLA “TRENTINO”
11 maggio 1922 – l’Onor. Commissariato Civile di Rovereto avverte la Dirigenza scol.ca che in ogni atto ufficiale dove occorra indicare la regione come ad es. (attestati, certificati, cataloghi, libri classe, relazioni ufficio ecc.) devesi usare soltanto la denominazione “Venezia Tridentina” e viene proibito l’uso di altre espressioni quali «Trentino» ecc. così dicasi pure dei timbri d’ufficio.
RICORDARE SOLO GLI “ITALIANI”
21 FEBBRAIO 1922 – L’On. Commissariato Civile di Rovereto, contemporaneamente prega la dirigenza scolastica di comunicare il nome e cognome degli orfani di padre volontario dell’esercito italiano caduto in guerra, oppure di padre o di madre morti nell’internamento, o morti per i maltrattamenti subiti in causa dei propri sentimenti nazionali.
Maurizio Panizza
© Il cronista della Storia
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