ADDIO DIOMIRA, PICCOLA GRANDE DONNA

ADDIO DIOMIRA, PICCOLA GRANDE DONNA

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Diomira Raffaelli

di Maurizio Panizza

Per tutta la vita ha resistito e lottato contro la malattia, i pregiudizi, le ingiustizie, la politica canaglia. Ha costruito relazioni ed amicizie. Ha contribuito a fondare il Gruppo 78, oggi un’impresa sociale fra le più importanti del Trentino.

Diomira Raffaelli, originaria di Volano, era ospite da cinque anni della Apsp Fondazione Comunità di Arco. Da allora non era più uscita da quella sua nuova “casa”, se non per essere ricoverata in ospedale quando la malattia riusciva talvolta ad avere il sopravvento. La Dio (come la chiamavano gli amici) soffriva sin da ragazzina di “atrofia muscolare”, una di quelle terribili malattie degenerative che tolgono via via la possibilità di muoversi, di usare le mani, di essere autonoma.

Nel 1999 dovette pure accettare di collegarsi ad un respiratore per mantenersi ancora in vita. Aveva un carattere roccioso, a volte anche aspro, ma nonostante le sue limitazioni sapeva fare ironia anche su se stessa e forse è stato proprio questo il “segreto” che (incredibilmente) ha portato un ammalato grave, come lei, fin sulla soglia dei settant’anni. Lunedì 19 settembre 2016 non si è arresa, si è solo lasciata andare dolcemente.

Ho sempre visto Diomira seduta in carrozzina, oppure negli ultimi anni distesa a letto. Non l’ho mai conosciuta, né mai vista, in piedi, camminare. Non avrei potuto, visto che la sua malattia iniziò a manifestarsi quando io ero ancora bambino. Ma oggi che per lei tutto è ormai compiuto, mi pare – anzi ne sono certo – di vederla in piedi, diritta e sicura, camminare a testa alta sulle strade dello spirito.

Diomira Raffaelli

Diomira Raffaelli

Però, la Dio non era alta di statura, anzi col passare degli anni (come tutti coloro che ne hanno già alcuni sulle spalle) e con l’avanzare della malattia, lei si era ritirata, era diventata più fragile, più minuta, più piccola.

Eppure in questo mio ricordo di Diomira c’è un evidente paradosso. Forse non era una donna grande, ammetto, ma di sicuro è stata una grande donna. Personalmente mi ha insegnato molte cose della vita. Ad esempio a saper alzare la voce contro le ingiustizie (incredibile, lei che non aveva voce!). A non arrendersi mai, neppure di fronte agli ostacoli che possono apparire insormontabili.

A non lamentarsi delle nostre miserie perché c’è sempre chi sta peggio di noi. A non avere paura di chi soffre e che è considerato ‘diverso’. Mi ha insegnato, insomma, che si può vivere appieno anche nelle ristrettezze di una libertà condizionata da una macchina e da una stanza chiusa. Perché Diomira ha insegnato a chi l’ha conosciuta che il sole può entrare anche da una finestra chiusa e che la vita va vissuta sino in fondo.

Per questo, un pensiero dolce e un ringraziamento oggi sono per lei, perché il suo ricordo rimarrà per sempre, perché non è vissuta, né morta invano.

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