L’IDEA CHE NON C’È
di Cornelio Galas
E quel modo di parlare senza dire,
e quel senso di luci spente,
e quella voglia di vedere, meglio.
Strusciarmi, tra i molti,
carezze ipocrite, nella calca,
di mercati non autorizzati.
Accade, di solito, ciò che cade,
nella normalità, senza senso.
Archiviato, poi, dalla mente,
come accaduto.
E viene, viene, si sa, viene
il pensiero sul futuro.
Solleva polveri del passato,
incrina certezze del presente,
annuncia drastici cambiamenti.
“Voglio l’aria, l’aria, l’aria …
per poter vedere il mio dopo”.
Non è mai esatto, concreto, giusto
il pensiero che si riflette
nello stagno del vissuto vivere.
Il rospo resta muto,
non risponde mai alle anime in ansia.
Se credi di credere, sei convinto
che la credenza non sia parte del mobìlio?
Se sei vivo, ancora vivo, per ora vivo,
come e dove pensi non vivano, ora,
quelli che, per te, sono ormai morti?
Nella mia, limitata scienza e conoscenza,
nel mio laico pensiero,
nelle mie pregresse, coatte, religiosità,
fai la fine, non per colpa tua, lo so,
dell’isola che non c’è.