TRENTINI FAMOSI, MA NON TROPPO – 23

ANNA MARIA PROCLEMER

(talvolta indicata come Anna Vivaldi)

Trento, 30 maggio 1923 – Roma, 25 aprile 2013

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Anna Proclemer

a cura di Cornelio Galas

Questa volta quel “ma non troppo” di questa rubrica è decisamente … di troppo. Lo lasciamo solo per continuità con le precedenti puntate, perché di certo Anna Proclemer, attrice, famosa, ammirata, conosciuta lo è stata. In tutto il Mondo. Era nata a Trento nel 1923: «Io, come quasi tutti i trentini, sono timida, introversa, depressa: il teatro, per me, è stato terapeutico». Aveva debuttato nel 1942 al Teatro dell’Università di Roma con Nostra Dea di Massimo Bontempelli, e poi iniziato una lunga carriera in Italia e nel mondo.

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Anna a sette anni

«Mio padre era ingegnere, mia madre una casalinga inquieta con velleità artistoidi. Forse da lei ho ereditato il sacro fuoco dell’ arte. Sin da bambina ero poco socievole, ma ho iniziato a fare la primadonna negli spettacolini all’ asilo. Il vero debutto fu a 19 anni, al Teatro dell’ Università di Roma, che frequentavo da studentessa di Lettere».

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Anna da giovane

Dal 1952 al 1955 fece parte della Compagnia Teatro d’Arte Italiano diretta da Vittorio Gassman e da Luigi Squarzina, al Piccolo Teatro di Milano fu diretta da Giorgio Strehler e, a partire dal 1956 lavorò molto con Giorgio Albertazzi, con cui ebbe anche un rapporto sentimentale.

Anna Proclemer e Giorgio Albertazzi

Anna Proclemer e Giorgio Albertazzi

Con Giorgio Albertazzi, Anna Proclemer fece anche la sua prima apparizione televisiva nello sceneggiato L’Idiota. Doppiò anche diversi film (è sua la voce ad esempio di Anne Bancroft in Anna dei miracoli, o di Greta Garbo in Grand Hotel) e interpretò diversi ruoli al cinema, tra cui Viaggio in Italia di Roberto Rossellini. Il suo ultimo ruolo al cinema fu in Magnifica presenza, diretto nel 2012 da Ferzan Özpetek.

Anna Proclemer e Albertazzi

Anna Proclemer e Albertazzi

Il suo repertorio era vastissimo. Tanto che è difficile sintetizzare la sua biografia. Per chi fosse interessato a saperne di più mettiamo subito il link al suo sito ufficiale.

Anna Proclemer

Anna Proclemer

TUTTO SU ANNA PROCLEMER

Proprio in questo sito – in cui racconta molto della sua storia in prima persona – scrisse: «“Qual è il personaggio che ha amato di più?” – mi chiedono puntualmente nelle interviste –  Dio mio, come si fa a rispondere? “I figli so’ figli!”  come scriveva Eduardo?  No, via, mi suonerebbe un po’ retorico. E allora per evitare di buttarmi giù dalla torre insieme a tutti loro, dirò (sia pure con qualche dubbio segreto): La figlia di Jorio di Gabriele D’Annunzio».

Anna Proclemer debutta nel 1941 in Nostra Dea di Massimo Bontempelli, per la regia di Turi Vasile con il Teatro dell’Università di Roma, ma l’esordio come protagonista avviene qualche mese più tardi in Minnie la candida, sempre di Bontempelli, per la regia di Ruggero Jacobbi Durante la guerra recita con il Teatro delle Arti di Anton Giulio Bragaglia, in seguito con la compagnia dell’IDI, la compagnia Pagnani-Cervi e quella di Ricci. Lavora con Vittorio Gassman e Luigi Squarzina al Teatro d’Arte e, ancora, al Piccolo Teatro di Milano diretta da Giorgio Strehler.

Al cinema è protagonista di circa 15 film. Successivamente interpreta ruoli da non protagonista, ma nel contempo viene scelta   come doppiatrice di Yvonne Sanson ne Il delitto di Giovanni Episcopo. Darà voce, come detto, anche ad Anne Bancroft in Anna dei miracoli, interpretandone successivamente il ruolo in una famosa riduzione televisiva andata in onda nel 1968 e più volte replicata. Prima di queste due esperienze è stata protagonista di Anna dei miracoli in teatro, nella stagione 1960-’61, al fianco dell’esordiente Ottavia Piccolo.

Nel 1955 Lucio Ardenzi la coinvolge in una tournée nell’America del Sud[2] – Brasile, Argentina, Uruguay – organizzata con l’appoggio del Ministero dello Spettacolo. Fra i partecipanti attori del calibro di Luigi Vannucchi, Giorgio Albertazzi, Renzo Ricci, Eva Magni, Tino Buazzelli, Glauco Mauri, Davide Montemurri, Franca Nuti e Bianca Toccafondi. A parte il Re Lear di Shakespeare, che vedeva riuniti nello stesso spettacolo tutti gli attori principali della compagnia, il repertorio era tutto italiano: Corruzione al Palazzo di giustizia di Ugo Betti, Beatrice Cenci di Alberto Moravia in prima mondiale, Il seduttore di Diego Fabbri.

Anna Proclemer con Vitaliano Brancati e la figlia

Anna Proclemer con Vitaliano Brancati e la figlia

Nel 1956 inaugura un lungo sodalizio artistico e sentimentale con Giorgio Albertazzi. Il suo repertorio comprende, fra l’altro, testi di Pirnato il Premio Gassman alla carriera per il teatro e nel 2011 il Premio Alabarda d’oro. In precedenza, nel 1996, d’iniziativa del Presidente della Repubblica è stata insignita dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Anna Proclemer conclude la sua settantennale carriera partecipando al film Magnifica presenza di Ferzan Özpetek, del 2012. Lo stesso regista l’avrebbe poi scritturata per un’altra parte nel suo film successivo Allacciate le cinture, ma lei ha declinato asserendo di non sentirsela di spostarsi e di affrontare un altro ruolo. È morta il 25 aprile 2013, il 30 maggio avrebbe compiuto 90 anni.

Anna con Vitaliano Brancati

Anna con Vitaliano Brancati

Torniamo indietro. Per riprendere alcune tappe importanti della sua vita oltre che della grande carriera. Nel 1946 si sposa con lo scrittore Vitaliano Brancati, che scrive per lei il testo teatrale La governante e dal quale si separa poco prima della morte di lui, nel 1954. Dal matrimonio nasce una figlia, Antonia, il 6 maggio 1947. Dopo la separazione si lega a Giorgio Albertazzi per molti anni.

Verso i cinquant’anni ha avuto anche una relazione con un attore di quindici anni più giovane di lei, che si sarebbe offeso sentendosi dire di non essere un grande attore.Anna Proclemer era atea. Nell’intervista a Emilia Costantini per il Corriere della Sera del 27 maggio 2003 ha dichiarato: «Sono atea e quando ho un dolore interiore non so a chi rivolgermi, se non alla memoria delle persone che ho amato».

Perché decise di diventare attrice? “Perché a 4 anni, nel Duomo di Trento – scrive nella biografia che trovate comunque sul sito indicato – ero convinta che tutti guardassero me, quando camminavo lungo la navata col mio vestitino di velluto blu e il colletto di coniglio bianco. Mi sentivo una regina. E mi atteggiavo di conseguenza.

Perché a 6 anni, quando mia nonna mi portava al Gran Caffè di Gorizia a bere una cioccolata, mi sedevo sullo sgabello liberty di velluto rosso e mettevo in mostra le gambe nude. Poco poco. Quel tanto perché la gente le notasse.

Perché a 12 anni, avendo assistito a una recita scolastica (una cosa pietosa, suppongo), scappai via con l’animo in tumulto e singhiozzai per tutta la strada fino a casa. Era stata un’“illuminazione”, un fulmine, uno choc irrazionale e sconvolgente. Il presagio di una vocazione, forse. Perché attrice?  Perché sono un mostro.

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