ALTO ADIGE, CACCIA ALL’ORO NAZISTA – 2

a cura di Cornelio Galas

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In precedenza abbiamo focalizzato l’analisi di Enzo Cicchino intorno all’oro accantonato presso il Ministero degli Esteri tedesco nei confronti del quale la Reichsbank ebbe una funzione di consulenza e di controllo. Affrontiamo ora, invece, la storia dell’oro che fu acquisito esplicitamente dalla Reichsbank.

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Sempre con il dialogo immaginario, ma supportato da documenti storici, tra Enzo Cicchino e tre esperti in materia. Nelle prossime puntate invece ci interesseremo delle inchieste giudiziarie sul cosiddetto “oro nazista” e sulle riserve auree della Banca d’Italia.

“Poco dopo l’arrivo a Berlino del primo trasporto (quello partito da Fortezza il 29 febbraio 1944) e dopo che da questo fu tolto l’oro destinato al Ministero degli Esteri tedesco il rimanente fu consegnato alla sede centrale della Reichsbank. Sempre alla presenza dei funzionari italiani che avevano accompagnato il carico, fu effettuato un primo controllo e conteggio dell’oro. Estratti i singoli valori dal loro imballaggio, si procedette al conteggio individuale di monete e lingotti e al controllo del loro peso.

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Il secondo oro trasportato a Berlino invece (inviato da Fortezza il 21 ottobre 1944) fu consegnato interamente alla sede centrale della Reichsbank. Riguardo alle monete d’oro, anche questa volta ci si limitò alla verifica delle indicazioni riportate sulle etichette dei sacchi e delle bisacce, lasciando le monete nel loro imballaggio. In mancanza della incorporazione da parte del Reich, i valori relativi continuarono a essere considerati dalla Reichsbank “oro italiano” (o di proprietà italiana) e come tale fu nettamente diviso dalle altre riserve auree.

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Per l’esattezza bisogna spiegare ed aggiungere che l’oro italiano che da Milano fu portato a Fortezza non era tutto di proprietà italiana in senso stretto. Lo si aveva sì in custodia, però quel che si ha in custodia non vuol dire che lo si ha in proprietà. Una parte di quest’oro – con accordi precedenti- infatti, era già stato ceduto ad altri paesi (istituzioni bancarie svizzere).

Tant’é vero ci fu un intero carico che da Fortezza fu destinato a Berna, Svizzera. Ma l’oro inviato nella capitale elvetica non era sufficiente a liberare il nostro paese dagli impegni sottoscritti. Per esempio, nella spedizione citata, non fu restituito l’oro in custodia proprietà della Banca dei Regolamenti Internazionali.

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E si ricordi che col primo trasporto in Germania, forse per errore, furono portate a Berlino anche 2 tonnellate circa di lingotti vincolati dell’IST-Cambi svizzero. L’oro portato a Berlino quindi non era specificamente tutto italiano. Cosicché quando i ragionieri della Reichsbank si accorsero di queste presenze estranee, le separarono dal mucchio e furono conservate a parte.

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Abbiamo detto in precedenza che la Reichsbank conservò in custodia anche i lingotti italiani del Deposito vincolato a favore del Ministero degli Esteri tedesco …

Le monete infatti furono subito prelevate dal Ministero, i 1607 lingotti invece, più una partita di residui di saggio, fu lasciata in custodia alla Reichsbank che a sua volta – tra il 3 ed il 26 ottobre 1944 – la inviò alla Zecca di Stato Prussiana per la rifusione, cioè per eliminarvi le impurità di argento.

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Questo procedimento portò a una perdita dello 0,28‰ del peso. Il materiale rifuso fu restituito dalla Zecca Prussiana alla Reichsbank tra il 4 ottobre ed il 4 novembre 1944. Non tutti i lingotti da raffinare furono consegnati alla Zecca Prussiana, un’altra parte invece (il 10 novembre 1944) fu consegnata alla Deutsche Scheideanstalt (Raffineria di Stato Tedesca). Questi secondi lingotti però vennero restituiti senza che l’operazione fosse stata eseguita.

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Pare che il trasferimento dell’oro italiano a Berlino abbia messo fine anche ad una diatriba relativa ad un episodio che si trascinava da mesi nel quale gli italiani avevano cercato di fare i furbi ?! Il fatto é curioso. Non siamo riusciti ad appurare di quale affare si trattasse. Possiamo solo dire che durante la guerra gli italiani proposero ai tedeschi l’acquisto dei diritti relativi ad un loro credito che vantavano negli Stati Uniti. Ed i tedeschi accettarono di rilevare questo credito.

Cosicché – senza intaccare le riserve germaniche – per ottemperare all’impegno, alla fine del 1942 la Reichsbank fece fondere in lingotti (presso la Zecca di Stato Prussiana) una cospicua quantità di fiorini oro provenienti dalle riserve della Banca Olandese di Amsterdam.

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Parte del quantitativo rifuso, il 4 febbraio 1943 fu rimesso – unitamente a 37.580 franchi oro – a Roma, come corrispettivo per la cessione del credito, circa 2 milioni di dollari. Che tipo di credito e relativo a quali beni, o a quali imprese, come ho detto, non si sa.

Poiché la progettata transazione (alla quale la Reichsbank si era prestata a puro titolo di favore) non andò a buon fine, a causa del rigido blocco statunitense imposto su tutti i valori delle nazioni nemiche, la Reichsbank esigette che il nostro paese restituisse l’oro inviato. Ma noi si tardava, furono fatte dai tedeschi molte sollecitazioni, nulla! alcune perfino al nostro rappresentante a Berlino, che le lasciò inevase.

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Ecco allora che, non appena giunge presso i suoi depositi l’oro italiano – la Reichsbank – subito rientra in possesso del dovuto ! A parte la restituzione di questi due milioni di dollari del tempo, che altro possiamo aggiungere sulla globalità di questo oro depositato ?

Che vi furono subito detratti altri 12.360.000 franchi oro, ma del loro impiego vedremo più avanti. Le monete auree restanti furono passate al vaglio della Reichsbank e quindi inserite nel deposito vincolato a nostro favore. Le monete furono sistemate in nuove bisacce che vennero chiuse e piombate col sigillo della Reichsbank. Queste bisacce vennero numerate e munite di etichette su cui era annotato sia il contenuto che l’appartenenza. Inoltre furono redatti elenchi ed apposito registro”.

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Che ne fu del deposito aureo che doveva servire per pagare le spese dell’ambasciata italiana ?

“In base a una disposizione del trattato italo-tedesco del 5 febbraio 1944, per far fronte alle spese delle rappresentanze italiane all’estero, dalle riserve italiane trasferite in Germania venne accantonato oro per un valore di 10 milioni di Reichsmark da mettere a disposizione dell’ambasciata italiana a Berlino.

D’accordo con questa disposizione, il 4 maggio 1944 furono detratte dalla riserva di monete auree italiane proprio quei 12.360.000 franchi nominati prima, per un valore di RM 9.972.784,39 , in 61 sacchi da 200.000 Fr. e 8 bisacce da 20.000 Fr.). Queste monete vennero utilizzate per l’apertura del deposito e come previsto, fu posto sotto l’amministrazione fiduciaria del Ministero degli Esteri tedesco.

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Parte di queste monete d’oro date agli italiani, per la precisione 4.387.300 franchi oro vari, fu controllata sia nel peso che nel valore dalla Reichsbank nel corso dei mesi successivi. L’ambasciata italiana attinse ripetutamente ai valori conservati nel deposito, spendendo, della quantità già vagliata, un totale di 4.287.900 franchi oro vari”.

Come avvenivano i prelievi ?

“Il consigliere d’ambasciata Baroni inoltrava domanda al consigliere degli affari esteri del ministero, Wilhelm Rieger, il quale, in base alle direttive contenute nella domanda, faceva dedurre di volta in volta dal deposito un determinato quantitativo d’oro e acquistava valuta presso la Reichsbank per conto dell’ambasciata italiana, oppure faceva effettuare il pagamento dalle missioni tedesche all’estero a favore delle persone indicate dall’ambasciata italiana a Berlino (per lo più componenti del Governo fascista)”.

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Che ne fu della parte restante del deposito di proprietà italiana ?

“I 7.972.700 franchi oro vari non vagliati restarono nel loro imballaggio originario (398 bisacce chiuse e piombate da 20.000 Fr. e 1 bisaccia aperta contenente 12.700 Fr.)”.

Fermiamoci un attimo. Tutto il discorso fatto sinora riguarda – in effetti – l’oro acquisito dalla Reichsbank facente parte del primo trasporto a Berlino. Che ne fu invece del secondo?

“Anche tutto l’oro del secondo trasporto fu preso in custodia dalla Reichsbank. E si componeva, come l’altro di lingotti d’oro e monete d’oro. Le monete erano per lo più dollari oro, franchi oro vari, corone oro austriache, lire oro turche, sovrane, ducati.

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Anche in questo caso non si procedette né alla verifica né alla cernita né alla dotazione di un nuovo imballaggio. Le monete rimasero perciò nel loro imballaggio originale costituito da sacchi italiani e bisacce, di cui la Reichsbank redasse un’accurata distinta. Le monete d’oro furono custodite inalterate nella sezione 8c della Camera Blindata A”.

Durante la trattazione relativa al deposito di oro italiano posto a garanzia presso il Ministero degli Esteri tedesco, abbiamo detto ad un certo punto che da parte di questo ministero ci furono due invii di monete, per farle pesare e valutare. Il primo invio fu restituito, invece il secondo fu trattenuto dalla Reichsbank. Cosa accadde di questo deposito?

“Le monete d’oro, inviate dal Ministero degli Esteri alla Reichsbank in data 28 novembre 1944 ai fini di una verifica, furono trattenute dalla Reichsbank e prese in custodia a titolo di deposito vincolato provvisorio. Tutte le bisacce furono piombate dalla Deutsche Reichsbank e dotate di cartellini, recanti l’indicazione del contenuto, peso, numero e valuta, nonché la dicitura “2126 g/44. In seguito rimasto intatto, fu tutto immagazzinato nella sezione 14 c della Camera Blindata A”.

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Con l’approssimarsi della capitolazione nazista, comincia anche il peregrinare dell’oro ?

“Sì Nel febbraio del 1945 iniziò lo spostamento dell’oro custodito presso la sede centrale della Reichsbank a Berlino. Le monete d’oro (nelle bisacce) e i lingotti d’oro vennero imballati in sacchi numerati cui furono apposti i sigilli.

Ogni sacco portava anche un cartellino indicante il contenuto, la sezione del caveau da dove era stato prelevato; l’annotazione se l’oro fosse di un deposito semplice, vincolato, o proprietà diretta della Reichsbank. In tal modo l’identità dell’imballato era inequivocabile e non ne sarebbe potuta sorgere confusione durante il viaggio.

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Nel corso di questa procedura tutte le giacenze d’oro italiane furono imballate in 2439 sacchi. Le monete erano costituite da ½ dollari d’oro, sovrane, franchi d’oro, corone d’oro austriache, ducati, franchi d’oro svizzeri, ½ rubli d’oro russi, scellini d’oro austriaci, fiorini d’oro olandesi, lire oro, pesos d’oro, lire d’oro turche, nuovi pesos d’oro cileni, monete d’oro del Reich, lire d’oro italiane(nuova coniatura del 1931).

Per un  periodo che arriva fino alla fine del marzo 1945, tutti i suddetti sacchi furono trasportati da funzionari della banca tedesca a Merkers/Rhön. Insieme a quello italiano fu trasportato anche quasi tutto l’oro di proprietà Reichsbank che fu immagazzinato nelle caverne della locale miniera di potassio.

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Nelle ampie gallerie e nei pozzi di questa miniera, i tedeschi vi avevano depositato anche altri valori inestimabili e tesori d’arte. Oltre all’oro ed all’argento vi furono portate anche banconote per 3 miliardi di marchi. Come proprio magazzino la Reichsbank aveva scelto una galleria situata a diverse centinaia di metri di profondità e che poteva essere raggiunta solo con la gabbia di estrazione. La fine di questa galleria, lunga diversi chilometri, venne sigillata con una robusta porta blindata, traendone ottima sicurezza.

Dentro la miniera i sacchi vennero raggruppati in pile separate le une dalle altre a secondo della loro appartenenza: depositi semplici, vincolati, o proprietà indiscussa Reichsbank. Ognuna delle pile  – la cui provenienza era chiaramente segnalata con le scritte sui sacchi- costituiva un quantitativo completo: un intero deposito vincolato, o semplice, o della Reichsbank.

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Infine, anche i documenti della sede centrale della Reichsbank di Berlino (libro mastro, registro di controllo, bolle) vennero depositati in questo caveau provvisorio. Dopo aver constatato che i beni immagazzinati erano al completo, i funzionari della Reichsbank incaricati del trasferimento chiusero la porta blindata del caveau e si ritirarono prima dell’arrivo delle truppe alleate”.

Il giungere degli Alleati mette fine ad ogni spostamento ?

“Poco dopo il loro arrivo a Merkers/Röhn, le forze d’occupazione americane vennero a conoscenza dei valori nascosti nella miniera di potassio. A tale riguardo il consigliere della Reichsbank Werner Viek, rimasto in città, fu interrogato il 4 aprile 1945 da un tenente colonnello delle truppe combattenti in merito ai valori occultati dalla Reichsbank.

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Di lì a poco giunsero a Merkers/Röhn svariati ufficiali della Finance Division americana, comandanti dal colonnello Bernstein, i quali interrogarono nuovamente il consigliere della Reichsbank Viek e quindi cercarono di aprire la porta dell’improvvisata camera blindata, impresa che tuttavia in un primo momento risultò vana.

Ma poiché era ormai annunciata per i prossimi giorni un’ispezione del generale Eisenhower ai valori rinvenuti, l’8 aprile 1945 il colonnello Bernstein ordinò di far saltare in aria la porta. Immediatamente dopo l’apertura, diversi ufficiali della Finance Division entrarono nel locale, presero atto delle riserve ivi custodite e invitarono il consigliere Viek, che li accompagnava, a chiarire le diciture riportate sui sacchi e la provenienza delle diverse partite d’oro. Nel contempo i valori rinvenuti vennero tutti sequestrati ed insieme i documenti della Reichsbank.

********: The General Manton Eddy Sprague, commander of XII Corps U.S. Army, sitting on sacks of money with a gold bar in his hand. The Nazi army had hidden in salt mine Merkers, DM of the Reichsbank gold and works of art. Merkers to Kaiseroda / Rhoen. 15/04/1945. ********, *********** Permission for usage must be provided in writing from Scala.

Nei giorni seguenti tutte le riserve auree furono sottoposte a una prima verifica, quindi trasferite su autocarri da Merkers/Röhn a Francoforte sul Meno e qui sistemate nelle camere blindate della filiale locale della Reichsbank.

Poiché prima dell’arrivo dei suddetti ufficiali americani nessuno era entrato – né sarebbe stato in grado di farlo – nella camera blindata della miniera, è fuor di dubbio che i quantitativi d’oro ivi depositati dalla Reichsbank, e quindi anche le summenzionate riserve italiane (intorno a 61.000 kg di oro fino), furono integralmente confiscati dagli Alleati. Ciò si evince anche dalla distinta redatta dalla Finance Division americana dell’oro preso in consegna a Merkers/Röhn.

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In questo documento, infatti, la succitata divisione americana conferma di aver sequestrato a Merkers/Röhn oro per un valore complessivo di circa US $ 238.834.000 (pari a circa 212.250 kg di oro fino) di cui un quantitativo per un valore di circa US$ 68.585.000 (pari a circa 60.950 kg di oro fino) apparteneva ai depositi e conti vincolati aperti con l’oro italiano.

Poiché i documenti sequestrati costituivano l’incartamento integrale della Cassa Centrale della Reichsbank di Berlino, Sezione Metalli Nobili, la Finance Division americana era in grado di determinare l’ubicazione di tutto l’oro sequestrato all’estero dalla Germania, o illecitamente trasferito in Germania durante la guerra, escludendo quindi qualsiasi possibilità di errore.

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La Finance Division tenne conto anche dei più piccoli particolari e riuscì a chiarire tutti i punti oscuri aggiungendo opportune annotazioni. Ad esempio, i lingotti d’oro del deposito vincolato “Ministero degli Esteri (oro italiano) I”, essendo stati riconsegnati dalla Zecca di Stato Prussiana solo poco prima del loro trasferimento da Berlino, nel libro delle ricevute della Reichsbank erano stati erroneamente riportati come “Deposito vincolato Zecca”.

Tale denominazione, utilizzata in base a considerazioni puramente tecniche e presente solo in questo registro, grazie ad una delucidazione data dal consigliere della Reichsbank Viek, fu chiosata dalla Finance Division mediante apposita annotazione.

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Anche la Finance Division americana constatò che le riserve auree italiane trasferite in Germania non erano state incorporate dal REICH ma (esattamente come era accaduto con l’oro della Banca Nazionale d’Albania e con le riserve auree ungheresi) erano state prese in custodia da parte tedesca solo come “deposito speciale” a nome del paese d’origine”.

Se ne parlò anche a Norimberga ?

“Durante il processo di Norimberga erano state condotte delle approfondite indagini sulle “riserve auree segrete” del Ministero degli Esteri tedesco. Raffrontando questi dati con quelli della Finance Division americana fu appurato definitivamente che sia l’identità delle monete rinvenute in Austria che quelle rinvenute nello Schleswig-Holstein era oro italiano! ed apparteneva alle riserve del Ministero tedesco. Infine, nel quadro di queste verifiche, furono ricostruite anche le circostanze relative al cosiddetto deposito italiano vincolato dall’Istcambi portato per errore da Fortezza in Germania. Ne furono accertati tutti i dettagli e provenienza.

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Tutte queste verifiche furono concluse già nel 1945. Alcuni anni dopo, gran parte dei documenti della Reichsbank sequestrati dalla Finance Division americana fu restituita alla Bank Deutscher Länder, la quale in seguito trasmise l’intero materiale all’AMMINISTRATORE FIDUCIARIO DEI BENI DELLA REICHSBANK.

Per quanto riguarda la successiva sorte dell’oro rinvenuto a Merkers/Röhn, è stato possibile appurare con certezza solo che – anche a Francoforte – il nostro oro appartenente ai singoli depositi, vincolato e non, fu custodito nettamente distinto dalle riserve effettive della Reichsbank. Siamo sicuri che, almeno fino a questo momento, non venne mischiato con altre riserve.

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Successivamente tutto l’oro confiscato a Merkers/Röhn venne incluso dagli Alleati nella massa comune destinata alla ripartizione in base alla Parte III del Trattato di Parigi per le Riparazioni di Guerra. E quindi fu distribuito in base a questi nuovi criteri.

 

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