ABBASSO

ABBBASSO

di Cornelio Galas

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Si è sempre soli, e scemi

il mio non è il dolore tuo,

non puoi capire che …

se solo sapessi come sto.

 

Cade, di colpo, da un nido,

un uccellino, appena nato,

nessuno può aiutarlo …

è solo, nessuno lo vede.

 

E così si arriva, lentamente,

dalla culla al cimitero,

condividendo solitudini,

in una folla di solitari.

 

Lo so, non è tutto vero ….

I gruppi, le moltitudini,

le unione d’idee, di sogni,

amicizie, amori, amori …

 

Si spezza, di colpo, il ramo,

era secco, tutti sapevano.

Era inutile? Non serviva più?

Presto lo dimenticheremo.

 

Quanta rabbia e nostalgia,

e quante prese in giro,

tra armiamoci e partite,

e poster sopra il letto.

 

L’eskimo della protesta,

i matusa, noi contro voi,

il ripudio dei genitori,

e della loro finta saggezza.

 

Slegateci, via la manette,

vogliamo solo libertà,

tornate nelle fogne

da dove siete arrivati …

 

Mi guardo, allo specchio,

pochi anni davanti …

ma non sopporto più

la mia incoerenza.

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