GLI UOMINI DI MUSSOLINI – 4 – ACHILLE STARACE

a cura di Cornelio Galas

  • documenti raccolti da Enzo Antonio Cicchino

ACHILLE STARACE

Achille Starace

di Enzo Antonio Cicchino

 

Achille Starace

 Achille Starace, il mastino della rivoluzione. Instancabile, fanatico. L’uomo che identifica in sè il volto dell’Italia in camicia nera: bellicosa, atletica, virile. Dell’immagine che diviene il fascismo lui ne cura la regia. Forse è il più grande organizzatore di spettacoli pubblici del Novecento. Le sue parate in via dell’Impero restano memorabili. E’ l’ombra di Mussolini. La parte mancante. Il mentore.

Sa di essere l’uomo che realizza quello che il Duce non ha il coraggio di dire e fare. In più vi aggiunge la sfrontatezza, il ritenersi nel giusto, sempre! Mussolini lascia fare, fa finta di non sapere, ma è lì che osserva e controlla. Non sempre è d’accordo, parecchie volte interviene. Ma grosso modo condivide.

Starace salta nel cerchio di fuoco allo Stadio dei Marmi, a Roma, nel 1938

Starace. imperterrito, lo segue ovunque. Con quel “Saluto al Duce!” poi ne condiziona il rapporto con il pubblico, offrendoglielo, da maggiordomo, come un piatto caldo. E’ il sacerdote dello sposalizio mussoliniano con la folla, in cui dipana una liturgia che si rafforzerà nel tempo, fino a sacralizzarsi. Ma, da dove è venuto questo attore della politica?

Nasce a Gallipoli da una stimata famiglia di commercianti di vino e olio nel 1889. Irrequieto, a sedici anni si trasferisce a Venezia dove si diploma ragioniere. Prestissimo inceppato nelle trame femminili si sposa, relegando poi la moglie a Gallipoli per quasi tutta la vita.

Achille Starace da giovane

A Venezia, tenta anche lui di seguire le orme del commerciante, mettendo su un deposito di vini. Ma è lo scoppio della Prima Guerra Mondiale a toglierlo d’impaccio: si arruola volontario e grazie ad un corso per allievi sottufficiali diventa caporale dei bersaglieri. Subito si distingue per molti atti di eroismo, viene promosso tenente sul campo e si congeda con il grado di capitano.

In guerra svela anche un aspetto del suo carattere che farà la sua fortuna (e la sua disgrazia): quella dell’attaccamento maniacale ai suoi comandanti; in trincea, al colonnello Sante Ceccherini, un paio d’anni dopo a Benito Mussolini, che lo manda a Trento per organizzare il fascio locale.

Bolzano, parla Achille Starace. Alla sua destra il prefetto Mastromattei

Subendo gli odi e l’ostracismo di Farinacci, nel ’23 – sempre su incarico di Benito – lavora per l’inquadramento della Milizia, che assume il nome di Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Alle elezioni del ’24 entra alla Camera come deputato della Puglia.

Ma è dopo il delitto Matteotti, che Starace si mette in luce quanto alla sua abnegazione per il Duce, che tenta in ogni modo di difendere dalle minacce piratesche di Farinacci. Il suo intento riesce però solo in parte, il ras di Cremona infatti affronta Benito virilmente, qualcuno addirittura riferisce che gli abbia dato uno schiaffo.

Mussolini, Paulucci di Calboli, Dino Alfieri, Starace e gruppo di autorità in orbace ripresi in occasione di una cerimonia

Nel ’26 torna alla Vicesegreteria del Partito, diviene luogotenente generale della Milizia, entra nel Gran Consiglio. Seguendo le direttive del Duce fa un repulisti di tutti i capi fascisti ribelli della sede di Milano, fra cui il potente Mario Giampaoli, accusato di condurre vita troppo dispendiosa e libertina.

Ma fa fuori anche il Sottosegretario agli Interni Leandro Arpinati, uomo di forte carattere, perbene, che ha la colpa di detestare gli imbrogli da sottogoverno di cui il Regime ha preso a macchiarsi. Peraltro, Arpinati, che di Starace ha una pessima stima, di lui si lamenta con lo stesso Mussolini che, all’accusa che sia un “cretino” risponde “Ma è un cretino obbediente!” Ed è proprio questa obbedienza feroce che ne fa un uomo pericolosissimo.

Starace a cavallo

Appena qualche giorno dopo l’investitura a Segretario del partito nel dicembre del ’31, fra l’imbarazzo dei gerarchi, inventa quel “Saluto al Duce” che – con la proclamazione dell’impero – diviene l’altisonante “Camicie nere! Salutate nel duce il fondatore dell’Impero” al che le camicie nere scattano sull’attenti con “A NOI!”

Benché Mussolini non approvi completamente questa formula, non la vieta; essa soddisfa aspetti profondi del suo egotismo, ne conserva l’uso anche dopo la defenestrazione del Segretario. Ve n’è traccia addirittura nel prologo della dichiarazione di guerra, dove Starace è sostituito da un semplice annunciatore.

Achille Starace

Segue d’istinto le manie di grandezza di Mussolini, tanto che, subito dopo, intraprende l’iniziativa che la parola DUCE vada scritta sempre in maiuscolo. E – a caratteri cubitali – incide sui muri delle case le frasi più roboanti del Regime.

Mussolini più di una volta si serve di Starace anche per presenziare manifestazioni a cui non vuole partecipare, o che detesta e si annoierebbe! Si ha l’impressione  del palafreniere che regge il cavallo quando il cavaliere è stanco. Talvolta addirittura, si teme d’essere di fronte ad un secondo Duce, se non sapessimo della sua quasi patologica fedeltà al primo. “Respirava per suo ordine” dirà anni dopo la figlia Fanny.

Achille Starace alpino, con Bottai

Con entusiasmo tenta di introdurre l’uso di chiudere le lettere con un “Viva il Duce” ma Mussolini gli fa notare come tale formula risulti grottesca in occasione di notizie tragiche, un licenziamento, un lutto, un abbandono! Piace invece il suggerimento furbesco, di lasciare la luce del suo studio a Palazzo Venezia accesa fino a tarda notte, in modo da dare l’impressione che il timoniere vegli costantemente.

Mussolini vede in lui il perfetto complice, sa che non diverrà mai suo nemico. Starace è un’ombra che non gli farà mai ombra, per questo lo terrà alla Segreteria del Partito per ben otto anni! L’incarico più duraturo del ventennio. Con zelo, per impartire le sue direttive l’entusiasta Segretario reintroduce il Foglio di Disposizioni, già voluto da Augusto Turati, con cui invia ai singoli gerarchi delle Province ogni sorta di ordini.

Starace al centro della fila in basso

E’ pedante, retorico, tronfio, dogmatico. Nel testo vi si riconosce lo stile del ragioniere. E’ suo il progetto di creare l’italiano nuovo, irregimentato, fanatico, convintamente fascista. Diventa l’uomo più contestato, bistrattato, oggetto della satira popolare. E lui non smette di darne occasione, come quando interviene sul modo di festeggiare, o di creare gli addobbi per il Natale, insistendo che… il presepe è fascista, l’albero… no! perchè è di importazione e borghese.

In linea con questo principio inventa la lotta contro le parole straniere nella lingua italiana: water closet diviene sciacquone; panorama, tuttochesivede; cotillons, cotiglioni, whisky, spirito d’avena. Ma se la prende anche con le italianissime “posa della prima pietra” , “insediarsi”, “onorevole”.

Achille Starace

Mondano. “Grande sciupatore di ballerine” lo definisce Mussolini. Il suo territorio di caccia sono le artiste, o le cantanti, del Carro di Tespi. “Mi piace cavalcare” suol dire col cipiglio ironico “Perciò amo i cavalli e le donne”. Ma lui è davvero uno sportivo, nell’ippica batte anche campioni importanti.

Nel 1936 insieme a Farinacci e Ciano partecipa volontario alla Guerra d’Etiopia. Prima di partire per l’Africa – consapevole dei rischi che la sua assenza può comportare nel partito – ha anche l’accortezza di rimettere il mandato nelle mani del Duce.

Starace e Italo Balbo all’ Alfa Romeo

Sugli altipiani abissini, ancora una volta Starace riesce ad essere protagonista, come nella Grande Guerra, guidando la sua colonna in una discussa impresa a cui dedicherà un libro: La marcia su Gondar . Tanta è l’enfasi di cui la riveste, che indispettisce perfino il Duce, che lo farà penare ben due mesi prima di restituirgli il mandato della Segreteria.

Proverbiali rimangono i contenuti paradossali dei suoi Fogli di Disposizioni con i quali chiede la abolizione del pantalone a righe. E poi la campagna contro “la stretta di mano” raggiunge parossismi ragionieristici! Deve essere sostituita con il saluto romano, braccio teso, ben in piedi, mano alzata a 170 gradi.

Fiera di Milano – Campionaria 1933 – Visita di Achille Starace, segretario del Partito nazionale

Assillante la campagna contro il “lei” – ritenuto spagnolismo e borghese – a favore del fascistissimo “voi”, per il quale struttura tutta una serie di cavillose possibilità in cui debba essere sostituito con il “tu”. E’ così pressante in questa propaganda che la rivista “Lei” deve cambiar nome e diventa “Annabella”.

Starace inventa “il sabato fascista”. Con la promulgazione della settimana di 40 ore, infatti ogni sabato è obbligatorio l’addestramento ginnico, militare e paramilitare. L’Italia, per adulti e bambini diventa una grande caserma. Comunque v’è anche un aspetto collaterale positivo.

Starace visita la Scuola di volo di Campo San Pietro

Questo costringere i giovani, ad aver cura di sè attraverso l’attività sportiva è anche un modo di sopperire a carenze sanitarie endemiche di cui soffrono vaste aree del paese, in particolare il Sud. Ed il pugliese Starace vuole che il partito si faccia carico delle urgenze sociale dei meno abbienti.

In linea con questa politica i ragazzi delle regioni povere sono mandati per la prima volta ad imparare a leggere ed a scrivere nelle scuole rurali. Ed a curarsi la scoliosi, la pellagra, ma soprattutto la denutrizione per fame nelle colonie marine e di montagna appositamente create.

Fascismo – cerimonie – Cremona – Viale Po – Achille Starace con altri ufficiali fascisti

E’ lui che ha l’idea di utilizzare l’orbace, un particolare tipo di lana sarda, grezza, come stoffa per le camice nere dei fascisti. Potrebbe sembrare un capriccio, invece è un modo per aiutare la difficile economia dei pastori sardi.

Il suo accanimento sportivo non si arresta neppure dinanzi agli stessi gerarchi, i quali sono i primi a dover dare l’esempio. Muscolosi, sportivi, sono obbligati ad offrire l’immagine virile del paese. Non scherza, li invita a Roma, costringendo i loro corpi panciuti ad ogni sorta di acrobazie, a saltare nel cerchio di fuoco, a lanciarsi in volo su un carrarmato, o esibirsi in frenetiche scorrerie a cavallo.

Achille Starace salta sopra … le baionette

Purtroppo i Fogli di Disposizioni non sono solo di contenuto grottesco, fra questi ci sono anche quelli deprecabili a favore del nazismo, della guerra, contro gli ebrei. E’ tra i sostenitori più solerti delle leggi razziali, più di una volta le sue espressioni di antisemitismo colpiscono la sensibilità della gente.

Quando l’editore ebreo Angelo Fortunato Formiggìni per disperazione si butta giù dalla torre di Modena, trucido è il suo commento: “Fortunato è morto proprio come un ebreo, si è buttato dalla torre per risparmiare il colpo di pistola”. Fra una popolazione ampiamente riluttante, Mussolini si sta servendo di Starace come testa d’ariete per far penetrare la pratica delle leggi razziali all’interno del paese!

Achille Starace in bicicletta a Roma insieme ad un dirigente della G.I.L.

Ma se don Achille tormenta gli italiani con le sue adunate ginniche, in realtà è Mussolini -nell’ombra – che ordina. Se entra con mano pesante nella vita privata delle famiglie, è il Capo del Fascismo, che come una donna fascinosa vuole essere il centro dell’alcova. C’è una stretta congiunzione tra gli atti obbligati da Starace e i desideri nascosti del Duce; che vanno dal saluto romano, alla politica demografica ed alle intimità più assolute.

Mussolini attraverso Starace è onnipresente, astratto, irreale, perdendo ogni rapporto concreto con il paese, viene deresponsabilizzato, svanendo in quel roboante insieme di coreografie e processioni per divenire altro da sè, un Dio assiso nell’Olimpo di Palazzo Venezia da cui si sporge con voce tonante.

Vittorio Mussolini con Starace e altre autorità del Partito durante l’inaugurazione dei Ludi Juveniles

Il risultato è lo scollamento del fascismo dal paese, avvolgendo l’uomo che lo ha prodotto in una magnifica nube di incenso che somiglia sempre più a un polverone. La gente ne rimane frastornata, perde anche la stessa consapevolezza del consenso che dona. E di questa completa spersonalizzazione Starace è colpevole!

Ed ancor più colpevole per aver sostenuto e condotto a forme estreme quegli aspetti del fascismo più deteriori, vuoti, discutibili. Non a caso è proprio durante il suo Segretariato che la politica italiana abbandona quell’impianto sostanzialmente moderato pacifista -grosso modo valido fino al ’33 – e passa ad un profilo aggressivo, di conquista, guerrafondaio, filo nazista e razzista.

Firenze, Adolf Hitler und Benito Mussolini verabschieden sich auf dem Bahnhof;hinter Mussolini:Achille Starace

Certo non è solo Starace ad essere colpevole di questo scivolone morale del paese, ma Starace è responsabile dell’aver sposato acriticamente le tesi del capo. Colpevole di non aver mai avuto dubbi. Colpevole di essere stato zelante esecutore di ordini superiori. Ed ancor più reo di non aver compiuto mai nessun tentativo di alleviarne le conseguenze. Semmai andando qualche volta ben oltre le direttive che Mussolini stesso gli impone.

Ma, cosa nasconde questo attore della politica? Quest’uomo che sulla scena pecca delle stesse manie del Capo? …che presenzia adunate simili? che lo imita nel tono e nei discorsi? O meglio, quando fa un discorso pubblico è lo stesso Benito che glielo scrive, lui si limita a leggerlo.

Achille Starace con Benito Mussolini

Cosa nasconde di tragico questo suo incredibile successo? Questo suo potere illimitato! Questo sentirsi principesco? Starace ne è ignaro, ma nasconde una trappola! Riflettiamo. La peculiarità del rapporto fra lui, gli Italiani e il Duce è unica!

Ci si è mai chiesti perché il popolo per tanti anni avrà la sensazione di obbedire agli ordini di un uomo del Partito che opera autonomamente, senza limiti! Addirittura, alle spalle ed all’insaputa del Duce!? Una impressione strana, da creare inquietudine e che non ci saremmo mai attesi in uno stato totalitario! Ma è proprio in questo la strategia sottile!

Hess in Italien ’37 – Graf, Ciano, Hess, Starace und Hassell :15. Jahrestag “Marsch auf Rom”

Sarà proprio questo equivoco, abilmente tessuto negli anni, che permetterà al Duce di farne un comodo capro espiatorio per scaricare su di lui gli errori politici di un ventennio. Ogni Regime ha bisogno di prepararne uno in tempo. Mussolini ha scelto Starace. Certo non è detto che le cose sarebbero dovute andare per forza come sono andate, e neppure che la premeditazione fosse stata così razionale, tuttavia le premesse dell’insidia c’erano tutte.

Spesso e’ fatto segno di ironia e sarcasmo. – Starace chi legge !– si vede di frequente. Gli studenti poi, goliardicamente, gli scrivono l’epitaffio:

Qui giace Starace

vestito d’orbace

fu poco capace

vile e mendace

in pace predace

in guerra fugace

requiescat in pace!

Oppure “Il lupo… vorace, l’aquila… rapace, l’oca…è Starace!” De Bono lo chiama “Sinistro buffone”. Italo Balbo “Cretino”. Per Arturo Bocchini capo della polizia “E’ un Arlecchino da circo equestre!” Leandro Arpinati che lo detesta battezza il suo asino “Starace”.

Se è di moda sbeffeggiarlo, per rendergli giustizia bisogna anche dire che con il suo Foglio di Disposizioni Starace tenta anche di scagliarsi indignato contro i gerarchi e gli uomini di potere disonesti! Disapprova che molti, per nulla meritevoli, si siano iscritti al partito solo per fama di carriera!

1938 ROMA Achille STARACE assiste gara arte muraria ai LITTORIALI LAVORO

Altro male che si picca di combattere è la cultura della raccomandazione, dell’ungere le ruote.  A questo tema spinoso dedica decine di ordini, facendo nomi e cognomi ed anche minacce esplicite di intervenire personalmente.

Polemizza per lo sperpero di denaro pubblico, infastidito dalle manie di protagonismo dei suoi uomini, che talvolta si fanno costruire enormi podi per i loro vuoti discorsi. E nel giornalismo pretende asciuttezza, concisione, così pure nelle relazioni che gli vengono inviate, di cui aborrisce le sviolinature.

Achille Starace in Africa Orientale in divisa da bersagliere

E’ severo perfino contro chi scrive il suo nome troppe volte in uno stesso articolo. Lui stesso, se proprio qualcuno è costretto a citarlo… chiede che lo chiami semplicemente “Il Segretario nazionale del partito” e scritto una sola volta!

Nonostante il valore della sua intelligenza sia stato spesso materia di ironia, tenta di inocularne, ove possibile, fra i dirigenti delle istituzioni pubbliche, di cui spesso contesta l’inerzia, la dabbenaggine, il menefreghismo. Rimprovera uno di questi per aver tollerato, nella sua provincia, lo sfruttamento dei minori nei lavori a domicilio.

Achille Starace

Dei gerarchi, che lo odiano, poi… ha costantemente fustigato le malefatte, i soprusi, gli sprechi durante le cene, che in clima di austerità vengono chiamati “ranci”. Nonostante le sue disposizioni, dopo otto anni gli italiani sono ancora gli stessi. Achille Starace avrebbe voluto moralizzare a suo modo anche certuni comportamenti di Galeazzo Ciano: non si rende conto che  il bersaglio è troppo in alto. Si dice che la stessa donna Rachele abbia preso di petto il marito imponendogli di cacciarlo.

Renzo De Felice anni dopo affermerà che non è il bersaglio – Ciano – ad aver indotto Mussolini a liberarsi del Segretario, piuttosto l’ira, per essere stato contraddetto dal capo della polizia Arturo Bocchini, il quale – allo scoppio della Guerra, in relazione allo spirito guerriero degli italiani- frena l’entusiasmo del Duce, precisandogli… “Non è vero che gli italiani sono favorevoli alla guerra” come invece garantisce Starace “Ma la presentono con angoscia ed orrore!”

Ottobre del ’39. Il fascismo di Mussolini, che si è guadagnato l’antipatia di tutto il popolo italiano, ha bisogno del capro espiatorio. Starace ha 50 anni. Il Duce lo defenestra e mette al suo posto Ettore Muti. Lo stesso Ciano, che più di tutti ha voluto questo epilogo, trova impietosa la crudezza del congedo. Mussolini ne informa Starace mentre stanno tornando da una riunione, in macchina, senza darne ragione, senza nulla. Il giudizio che nei Diari però Ciano dà di lui è inappellabile:

“Starace ha fatto i due più gravi errori nei confronti del popolo italiano. Ha creato una atmosfera di persecuzione ed ha annoiato con mille piccole cose di carattere personale. Gli italiani vogliono essere governati col cuore. E mentre sono disposti a perdonare persino chi ha loro fatto del male, non perdonano chi li ha scocciati”.

Per nemesi l’allontanamento di Starace è per Mussolini anche l’errore più grave da un punto di vista politico e personale. Sui lunghi tempi questa perfidia gli si volterà contro. Infatti né Ettore Muti, che subito gli succede, né Carlo Scorza – il segretario del Partito durante il Gran Consiglio – muoveranno un dito per salvare il loro Capo. Starace sicuro avrebbe reagito, facendo intervenire la Milizia, e certo non avrebbe permesso che poi il suo Duce fosse cosi’ facilmente arrestato a Villa Savoia il giorno seguente.

Il PNF nel 1943 sarà agli sgoccioli, ma con Starace l’epilogo di Mussolini sarebbe stato sicuro diverso! Nel maggio del 1941, di ritorno dall’Albania, riceve la seconda grande umiliazione: viene cacciato anche da Capo di Stato Maggiore della Milizia. “L’opera da voi svolta in questi ultimi tempi non mi ha soddisfatto” dice Mussolini “Avrò bisogno di voi al momento della ripresa in Africa Orientale”

Ma la ripresa non ci sarà e Starace rimane definitivamente allontanato. Alle sue pietose lettere e rimostranze non riceve dal Duce che altre offese, perfino l’ordine di essere buttato giù per le scale di Palazzo Venezia a calci. Pur con grossi limiti è stato un uomo coerente, non ha mai abusato del suo potere per arricchirsi, o circondarsi di una corte di amici. Perdendo ogni incarico resta povero, con problemi seri per mettere insieme il pranzo e la cena.

Con la repubblica di Salò si trasferisce a Milano in un piccolo appartamento di Viale Libia, lo raggiunge anche la famiglia, ma non vive con lui che gli è stato sempre lontano. Anche i militi della RSI lo detestano, accusandolo di aver deteriorato lo spirito dell’originale fascismo.

Da Milano non dimentica ancora una volta di scrivere a Mussolini, che nel ricevere posta si ricorda di lui e lo fa internare nel campo di concentramento di Lumezzane dal 30 giugno al 9 settembre 1944, rimproverandogli di aver scritto a Badoglio durante i 45 giorni.

Pensa finalmente d’essere protetto, almeno per oblio. Invece il 28 aprile ’45, tre giorni dopo la fuga di Mussolini da Milano, mentre in tuta da ginnastica fa la solita corsetta mattutina in strada, un gruppo di partigiani, quasi scherzando “Dove vai Starace?” gli grida. Lui risponde che sta andando a prendere un caffè. Ed invece non scherzano, è la conferma che vogliono… perché lo arrestano.

Achille Starace arrestato dai partigiani

Portato in una scuola. Durante la farsa del processo che segue, qualcuno lo fotografa, con quell’aria da furetto selvatico, gli occhi discoli, mossi ancora dalla stessa forza impertinente con cui per otto anni ha fatto trottare gli italiani. Non supplica, neppure quando mezz’ora piu’ tardi i partigiani lo condannano a morte.

29 aprile 1945. E’ portato a Piazzale Loreto a cospetto di Mussolini e dei gerarchi appiccati alla pensilina. Costretto per sberleffo a fare il saluto romano “Fate presto!” dice… dopo di che la raffica. E viene appeso accanto agli altri, per i piedi.

Achille Starace, poco dopo l’arresto

Il documento di circa 11 minuti esistente presso l’Istituto Luce, riguardante Piazzale Loreto, non è il materiale completo di quanto fu effettivamente filmato quel giorno. Esso fu sequestrato dagli Alleati e poi restituito debitamente censurato nel dopoguerra.

Cosa cela la parte mancante? Sicuro episodi terribili. Fra questi… la fucilazione di Starace. Di essa però se ne può intuire qualche attimo nei frammenti rimasti… Questo potrebbe essere il camioncino con il quale i partigiani lo conducono in piazza… Quest’altro il momento in cui la folla perentoriamente si allontana per fare largo alla fucilazione. Ecco… il suo cadavere! Ancora fumante sull’asfalto. Qui pende triste accanto agli altri corpi.

Achille Starace dopo la fucilazione

L’indifferenza, la superficialità e la faciloneria con cui Starace viene condannato a morte è il simbolo di come sia approssimativa, casuale, la giustizia degli uomini. Fu ritenuto ancora un volta colpevole. E colpevole di tutti i mali immaginabili del Regime, e delle sofferenze inferte al popolo dalla guerra, dei morti, della guerra civile, dell’occupazione tedesca, dei bombardamenti!

La salma di Starace è l’ultima a destra

E non vollero credergli neppure quando disse che il fascismo lo aveva punito, che Mussolini lo aveva imprigionato. Quando disse che era stato ridotto a nulla! Ma c’era bisogno di fare pulizia con il passato, ed Achille Starace era un truciolo ancora ingombrante.

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