DOV’E’ FINITO TUTTO QUELL’ORO RUBATO? – 2

a cura di Cornelio Galas

Nelle tabelle che seguono sono rappresentati gli ordini di grandezza, le vie istituzionali e la ripartizione geografica delle transazioni in oro. Per il Terzo Reich e per la Svizzera viene dato un elenco delle operazioni in oro più importanti avvenute fra il 1° settembre 1939 e il 30 giugno 1945.

Il rapporto fra le tabelle è spiegato qui di seguito. La tabella I riassume sinotticamente la provenienza e l’impiego dell’oro della Reichsbank; nella tabella II la somma che la tabella I considera spedito in Svizzera («Oro fornito all’estero») è messa a confronto con le acquisizioni elvetiche dalla Germania («Forniture della Reichsbank alla Svizzera»).

Fra statistiche elvetiche e tedesche si osservano scarti e problemi di compatibilità, che però nel complesso non sono incisivi. La tabella III indica gli acquisti e le vendite di oro operati dalla BNS; come nella tabella I, anche qui si distingue fra la provenienza e l’impiego dell’oro, mostrando anche il traffico di oro con gli Alleati e con i paesi non belligeranti.

Le ulteriori forniture della Reichsbank alla BNS, da quest’ultima non comperate bensì accettate per conto di altre banche centrali e amministrate nei loro depositi di Berna, compaiono nella tabella IV. Le tabelle V/1–V/3 indicano le forniture a banche commerciali svizzere (in particolare grandi banche).

Rilevando i movimenti in oro compiuti dalle banche centrali, la Commissione opera con tabelle sinottiche in due parti. Questo metodo ha il vantaggio di condurre a due importi complessivi (provenienza o inflow = impiego o outflow), che una volta contrapposti forniscono un resto. Nel caso della BNS, data la completezza delle fonti rimaste, tale resto è praticamente uguale a zero (tabella III); in quello della Reichsbank, invece, la grandezza residua (tabella I, voce III/3) segnala ulteriori saccheggi, compiuti dallo Stato nazista ma non rilevati sul piano statistico.

Le seguenti tabelle commentate si basano principalmente su fonti degli U.S. National Archives di Washington, dell’Archivio federale svizzero e dell’archivio della Banca nazionale. Tutti i dati si basano sul prezzo del dollaro nel 1945, pari a 35 dollari per oncia d’oro fino o a 1125 dollari per kgf (chilogrammo d’oro fino). Il prezzo d’acquisto ufficiale alla BNS, qui usato normalmente salvo diversa indicazione, nel periodo considerato era di 4869.80 franchi per kgf; ne risulta un corso di cambio pari a 4.3287 franchi per dollaro.

Operazioni in oro della Deutsche Reichsbank

Situazione delle fonti: a Merkers, in Turingia, le forze armate americane sequestrarono non solo gran parte delle riserve auree della Reichsbank, ma anche i documenti contabili del suo reparto metalli preziosi. Le carte vennero portate presso il Foreign Exchange Depository (FED) a Francoforte sul Meno, ove servirono da pezze giustificative per la classificazione delle varie quantità d’oro confiscate.

Nel 1948 il FED allestì copie dei documenti più importanti e inviò i microfilm a Washington, presso il ministero americano delle finanze; i documenti originali furono consegnati alla Bank Deutscher Länder, nella stessa Francoforte. Durante le ricerche per il rapporto Eizenstat, i microfilm sono stati trovati negli U.S. National Archives di College Park, tra i fondi del ministero.

La Commissione ha utilizzato questi materiali per il testo di lavoro che ha allestito alla fine del 1997; per il rapporto intermedio ha controllato i dati raccolti e li ha aggiornati. Si sono avute così varie modifiche, concernenti fra l’altro le forniture della Reichsbank alle grandi banche svizzere; tali forniture risultano lievemente inferiori rispetto ai valori pubblicati nel dicembre 1997, ma sempre superiori rispetto a quanto si pensava prima. Per dati più particolareggiati, rinviamo ai passi corrispondenti delle pagine che seguono.

Nella tabella I la colonna di sinistra indica l’origine dell’oro che la Reichsbank possedeva già prima o di cui venne in possesso poi, quella di destra il suo impiego; entrambe le colonne si riferiscono allo stesso periodo (1° settembre 1939 – 30 giugno 1945). Questo quadro sinottico si basa, sostanzialmente, sulla seguente equazione:

Commento alla tabella I

I. Stock d’anteguerra. La tabella adotta come data contabile iniziale il primo giorno del conflitto, quindi indica come stock d’anteguerra l’oro in possesso della Reichsbank prima della dichiarazione ufficiale di guerra; quello trasferito nelle riserve tedesche dalle banche centrali austriaca e cecoslovacca; quello confiscato già prima, con diversi provvedimenti, a cittadini tedeschi, cechi e austriaci.

I/1. Riserve palesi. All’epoca della parità aurea, tutte le banche centrali pubblicavano statistiche sulla mole delle loro riserve aureee con cui coprivano la cartamoneta circolante. Nel luglio 1931, introducendo il regime dei cambi controllati, di fatto la Germania abbandonò il sistema aureo: gran parte delle sue riserve era andata perduta durante la crisi economica mondiale. L’importo dichiarato per le riserve auree tedesche cominciò a calare nel dicembre 1933, oscillando verso la fine del 1937 intorno ai 28,6 milioni di dollari, per poi non cambiare più durante l’intero  conflitto.

I/2. Riserve occulte. Nel 1933 Hjalmar Schacht, presidente della Reichsbank, cominciò segretamente ad accumulare riserve auree su vari conti74; queste riserve occulte, che il personale dell’istituto considerava un contributo alla preparazione della guerra, nel settembre 1939 assommavano a 82,7 milioni di dollari.

I/3. Altre banche d’emissione tedesche. In Germania esistevano ancora varie banche d’emissione risalenti a prima dell’unificazione tedesca (per esempio la banca statale bavarese); complessivamente esse possedevano oro per 12,1 milioni di dollari, anch’esso a disposizione del governo tedesco.

I/4. Riserve auree austriache. Dopo l’Anschluss alla Germania (1938), le riserve auree della banca centrale austriaca, per un valore di 99 milioni di dollari, furono aggiunte a quelle della Reichsbank e trasferite a Berlino. In seguito l’Austria cadde sotto la giurisdizione tedesca, obbligando privati cittadini a consegnare il loro oro al governo. Questo metallo, ottenuto prima del 1939, compare alla voce «riserve occulte»; le consegne posteriori sono conteggiate nelle «attività del Piano quadriennale», descritte più sotto.

I/5. Riserve auree cecoslovacche. Diversamente dalla banca centrale austriaca, la banca centrale cecoslovacca non venne assorbita dalla Reichsbank bensì riorganizzata come «banca nazionale di Boemia e Moravia»; il suo oro, anche se di fatto confiscato dal governo tedesco, nella Reichsbank fu gestito su conti separati, e i prelievi da questi conti furono sempre compensati in cartamoneta (marchi tedeschi). Una parte delle riserve auree cecoslovacche era stata trasferita a Berna, Londra e New York prima dell’invasione, ma tornò sotto controllo tedesco grazie a operazioni swap nell’ambito della Banca dei regolamenti internazionali (BRI). Alle riserve tedesche venne aggiunto oro cecoslovacco per un valore di 34,3 milioni di dollari; con ordine telegrafico del 7 marzo 1939 (una settimana prima dell’invasione tedesca), le riserve cecoslovacche in Svizzera furono trasferite sul conto della Reichsbank.

II. Oro di altre banche centrali (dal settembre 1939). Pur mirando a impadronirsi dell’oro delle banche centrali dei paesi occupati, i tedeschi ritennero sempre importante mantenere una parvenza di legalità; la Reichsbank cercò in ogni paese (ma inutilmente nel caso del Belgio) di ottenere il consenso scritto dei responsabili della banca centrale al trasferimento dell’oro in Germania. È senz’altro possibile che certi importi attribuiti dalla tabella I alle banche centrali comprendano anche oro confiscato a privati, che l’avrebbero consegnato non ai rappresentanti del Piano quadriennale tedesco ma alle autorità del proprio paese.

II/1. Banca centrale olandese. Prima della guerra, l’Olanda riuscì a trasferire a Londra e a New York una parte delle sue riserve auree. L’oro rimasto ad Amsterdam fu trasportato a Berlino, presso la Reichsbank, e compensato con cartamoneta; monete e lingotti avevano un valore di 137,2 milioni di dollari. In gran parte quell’oro venne rifuso nella zecca tedesca (Preussische Münze), munito di date d’anteguerra e venduto in cambio di divise a paesi neutrali. Studi americani allestiti dopo la guerra indicano per l’oro razziato in Olanda importi più elevati; un memorandum del governo americano, per esempio, nel giugno 1946 parlò di 164 milioni di dollari. Questo importo comprende il metallo confiscato a privati da rappresentanti ufficiali del Piano quadriennale, che nella nostra tabella è elencato separatamente. Durante la rifusione altro oro, compreso quello proveniente dalle vittime dei campi di concentramento, fu mescolato con l’oro olandese.

II/2. Banche centrali belga e lussemburghese. Prima della guerra il Belgio e il Lussemburgo avevano affidato il loro oro alla banca centrale francese. Dopo l’occupazione dell’odierno Benelux, l’oro del Belgio fu portato nelle colonie francesi in Africa; il suo caso, particolarmente problematico, era conosciuto già durante la guerra. Allo scoppio del conflitto la massima parte delle riserve auree belghe venne trasferita in Gran Bretagna e negli USA; un’altra parte andò in Francia, da cui, dopo l’invasione tedesca, fu spostata a Dakar. La Francia di Vichy riportò quell’oro in Europa, e la Banque de France, sotto le pressioni del capo del governo Pierre Laval, acconsentì al suo trasferimento alla Reichsbank. Quest’ultima cercò di pagare in marchi tedeschi la banca centrale belga, i cui direttori però si rifiutarono di firmare una ricevuta. L’oro, comunque, in Francia fu confiscato e portato a Berlino, ove venne rifuso nella Preussiche Münze in lingotti nuovi ma con date di coniazione risalenti alla metà degli anni Trenta. Il Belgio perse a beneficio della Germania 225,9 milioni di dollari, il Lussemburgo 4,8 milioni.

II/3. Banche centrali ungherese e italiana. Gli stock di metallo prezioso della banca centrale ungherese, evacuati da Budapest per ordine delle autorità magiare, nel maggio 1945 vennero sequestrati da truppe americane nell’odierno territorio austriaco (a Spital am Pyhrn, ai piedi delle Alpi dell’Ennstal) e trasportati alla sede del Foreign Exchange Depository (a Francoforte sul Meno). Poichè l’oro ungherese compare in parecchi elenchi delle autorità americane sull’oro sequestrato nella (Grande) Germania alla fine della guerra, per motivi di completezza è stato inserito nella tabella, pur non essendo stato conteggiato dalla Reichsbank e costituendo quindi un’eccezione. Le riserve valutarie della Banca d’Italia erano state spostate da Roma a Milano nel 1943.

Nell’aprile 1944 circa 23,4 tonnellate di oro entrarono in Svizzera da Chiasso; quasi 11 erano dirette alla BNS, 12,6 alla Banca dei regolamenti internazionali. Circa 71 tonnellate provenienti dagli stock della Banca d’Italia furono spedite a Berlino (da Fortezza/Franzensfeste, a sud del Brennero) in due partite, all’inizio del marzo 1944 e nell’ottobre 1944. Stando a una dichiarazione di Emil Puhl, quelle forniture dovevano, in base a un accordo fra autorità italiane e tedesche, fungere da «contribuzione» dell’Italia alla guerra sul fronte orientale.

A Berlino l’Auswärtiges Amt prelevò 135 sacchi di monete per un peso di 7 tonnellate d’oro fino, mentre il grosso fu ritirato dalla Reichsbank. Il valore indicato in tabella (71,9 milioni di dollari) comprende – trattandosi di un elenco sulle operazioni della Reichsbank – solo la quota conteggiata da ques’ultima, ma non quella prelevata dall’Auswärtiges Amt. Stando a una registrazione della cassa principale della Reichsbank, una parte dell’oro italiano, per un valore di circa 10 milioni di dollari, era di provenienza iugoslava. Queste riserve valutarie della banca centrale iugoslava erano probabilmente state razziate nel 1941, dopo l’annientamento della Iugoslavia, da truppe italiane in Dalmazia.

II/4. Altre banche centrali. I tedeschi s’impadronirono di varie altre banche centrali e ne confiscarono le riserve auree, fra l’altro in Grecia, in Iugoslavia, a Danzica e in Albania; il valore complessivo del bottino ammontò a 10,1 milioni di dollari.

III. Oro di privati. Già nei primi anni Trenta il governo tedesco adottò provvedimenti per accrescere le sue riserve auree, limitando il diritto di possedere oro o confiscando oro di privati. Durante la guerra queste norme divennero sempre più draconiane e colpirono sia tedeschi sia cittadini di paesi occupati. Cospicue quantità di oro vennero strappate anche ai prigionieri dei campi di concentramento (soprattutto orologi, montature di occhiali, fedi matrimoniali, gioielli, oggetti di culto, oro dentario).

III/1. Attività del Piano quadriennale. Il regime nazista emanò vari decreti che ingiungevano a tutti i suoi cittadini (e successivamente a quelli di tutti i paesi occupati) di consegnare il loro oro al governo in cambio di cartamoneta. A queste ingiunzioni seguirono, più tardi, norme più generali sui beni, oro compreso; le violazioni comportavano pene severe. Documenti redatti dalla direzione generale del Piano quadriennale parlano di 71,8 milioni di dollari confiscati in tal modo a privati.

III/2. Oro «Melmer». Oro dei campi di concentramento e di sterminio Belzec, Sobibor, Treblinka nonché Auschwitz-Birkenau e Lublino-Maidanek. A partire dall’agosto 1942 l’SS-Hauptsturmführer Bruno Melmer (capo della Hauptabteilung A II-Amtskasse-Gebührnisstelle dell’SSWVHA) consegnò alla Reichsbank oggetti di valore, oro compreso; il metallo proveniva da persone private, imprigionate e trucidate ad Auschwitz e in altri campi di sterminio orientali. Le consegne di Melmer ammontarono a oltre 2,9 milioni di dollari, ma sarebbe erroneo assumere che l’oro indicato con ‹Melmer› comprenda tutto quello razziato nei campi di sterminio e di concentramento orientali; una parte di quell’oro venne rifusa alla Preussische Münze e poi portata all’estero.

III/3. Altri beni (grandezza residua). L’importo di 7,3 milioni di dollari è il saldo residuo necessario per bilanciare le due colonne della tabella sulle operazioni della Reichsbank. In base alle informazioni disponibili si può assumere che questo importo comprenda metallo giunto in possesso dell’istituto tedesco a prescindere dalle voci III/1. e III/2.: sia l’oro confiscato tramite decreti, disposizioni e leggi a individui non rientranti nella giurisdizione del Piano quadriennale, sia quello strappato alle vittime dei campi di concentramento e non inserito nelle categorie sopraccitate. Il regime nazista, inoltre, acquistava oro sul mercato nero (nell’Europa occupata ma anche nei paesi neutrali), vendendo oggetti di valore – in particolare diamanti – rubati alle vittime e definiti fra l’altro, negli atti tedeschi, «gioielli di ebrei»; vendeva, infine, banconote.

IV. Acquisti di oro all’estero / commercio di transito. La Reichsbank acquistò, durante la guerra, una quantità relativamente ridotta di oro da banche straniere; inoltre compì trasferimenti per conto della banca centrale sovietica.

IV/1. Acquisti dall’Unione Sovietica e dal Giappone. Gli acquisti di oro da banche sovietiche e giapponesi furono compiuti probabilmente in cambio di marchi, necessari per poter comprare merci di società commerciali tedesche; tutti gli acquisti dall’Unione Sovietica avvennero prima del giugno 1941. La Germania comprò oro sovietico e giapponese, rispettivamente, per un valore di 23 e di 4,2 milioni di dollari.

IV/2. Acquisti dalla BRI. Nel novembre 1939 la Banca dei regolamenti internazionali cedette oro alla Reichsbank per un valore di 2,3 milioni di dollari; il metallo fu trasportato a Berlino dal conto che la BRI aveva a Berna presso la BNS. In cambio la BRI si fece dare marchi, per pagare organizzazioni e società commerciali tedesche.

IV/3. Trasferimenti di oro proveniente dall’Unione Sovietica. Registrazioni manoscritte nei registri della Reichsbank e molti documenti in archivi americani e svizzeri indicano che una parte dell’oro inviato in Svizzera da Berlino proveniva dall’URSS. Queste forniture, che l’istituto d’emissione tedesco compiva molto probabilmente per conto della banca centrale sovietica, allo stato attuale delle ricerche ammontarono a circa 34.149 kgf, corrispondenti a 38,4 milioni di dollari (166,3 milioni di franchi). Sulla situazione delle fonti e sui retroscena di questi traffici di metallo proveniente dall’Unione Sovietica, scenderemo nei dettagli più avanti. Non si può escludere che la Reichsbank, prima di spedire l’oro in Svizzera, ne avesse acquistato in proprio almeno una parte.

V. Stock di fine guerra. L’oro ancora in possesso della Reichsbank al momento della resa tedesca è considerato, per motivi contabili, lo stock finale di questa tabella. Verso la fine del conflitto l’istituto cominciò a nasconderlo, in Germania e in Austria, per proteggerlo dalle incursioni aeree alleate; la maggior parte di quell’oro venne sequestrata dagli Alleati.

V/1. Oro sequestrato in Germania. Da Berlino, nella primavera del 1945, la Reichsbank spostò quasi l’intero stock a Merkers (Turingia), ove il 15 aprile dello stesso anno fu ritrovato in una miniera da truppe americane. Quantità più piccole vennero sequestrate in succursali tedesche della Reichsbank e in ambasciate tedesche all’estero. In Germania gli Alleati occidentali sequestrarono complessivamente metallo prezioso per 265,6 milioni di dollari; accentrato da loro a Francoforte sul Meno, qui esso venne classificato e contato dal Foreign Exchange Depository, sezione dell’amministrazione militare americana, e dopo la nascita della Tripartite Commission for the Restitution of Monetary Gold amministrato a suo nome. Non è compreso in questa voce l’oro di provenienza italiana in possesso dell’Auswärtiges Amt.

V/2. Oro sequestrato in Austria. A Spital am Pyhrn fu ritrovato da truppe americane metallo prezioso per un valore di 33,3 milioni di dollari, evacuato a suo tempo dalla banca centrale ungherese.

VI. Oro fornito all’estero. La «sete d’oro» della Germania dipendeva dal suo fabbisogno di divise, che le occorrevano per acquistare merci (specialmente materiale bellico) e sistemare pagamenti all’estero. Questi ultimi comprendevano anche voci come costi per rappresentanze diplomatiche, postagiri e viaggi, ma anche spese di propaganda e di spionaggio.

VI/1. Banche svizzere. Principale acquirente dell’oro tedesco era la Svizzera, che alla Germania poteva fornire non solo merci come macchine e armi ma anche franchi svizzeri. Le banche elvetiche fungevano da tramiti per cui il Reich poteva spedire oro a paesi terzi (specialmente Spagna, Portogallo e Svezia); quelle commerciali, inoltre, fino alla primavera 1941 vennero sfruttate dalla Germania per compiere cospicui pagamenti in dollari all’Unione Sovietica e agli Stati Uniti nonché pagamenti minori al Giappone e alla Cina. Gli istituti di credito svizzeri ricevettero oro per 444,1 milioni di dollari. Le forniture di oro alla BNS, relativamente modeste all’inizio del 1940, raggiunsero il culmine nel 1943; dopo l’inizio del 1944 calarono rapidamente, e nel 1945 Berlino non spedì più oro direttamente all’istituto d’emissione svizzero (salvo una partita inviata a Berna dalla succursale della Reichsbank di Costanza).

La difficoltà sempre crescente a vendere oro sui
mercati esteri, dopo la fine del 1943, sta a indicare che la Germania trasferiva più oro alle succursali della Reichsbank affinché fosse impiegato nell’Europa sudorientale. Fino all’ultimo anno di guerra le riserve auree del Reich restarono molto cospicue; poiché però le autorità tedesche poterono scambiarle sempre meno con divise, l’utilità strategica dell’oro diminuì.

VI/2. Altre banche estere. Le banche svizzere non furono le uniche a ricevere partite di oro tedesche. Durante il conflitto la Germania spedì oro per un valore di 92,9 milioni di dollari a banche estere non svizzere, soprattutto a banche centrali; questi invii le consentivano d’importare petrolio, macchine, armi e commestibili, e servivano anche a pagare i costi delle rappresentanze diplomatiche, dello spionaggio e di azioni militari segrete.

VI/3. Succursali della Deutsche Reichsbank. La Reichsbank manteneva nell’Europa occupata molte filiali, in cui durante la guerra spedì oro per un valore di 28,5 milioni di dollari; gran parte di questi invii consisteva in monete. La massima quantità di oro fu portata alla filiale di Vienna, ove servì a finanziare attività militari e di spionaggio nell’Europa sudorientale.

VII. Cessioni a privati in Germania. Durante la guerra, in Germania varie banche e società commerciali, private o semiprivate, ricevettero dalla Reichsbank certe quantità di oro per operazioni finanziarie e industriali.

VII/1. Degussa e Sponholz & Co. La Degussa si occupava soprattutto di rifondere e raffinare oro per usi industriali. Comprava il metallo a prezzi un po’ più alti rispetto alla Preussische Münze e lo rivendeva o alla Reichsbank o ad acquirenti privati autorizzati. La Sponholz & Co., banca tedesca fondata nel 1835, durante la guerra era diretta da uno stretto conoscente di Walther Funk, presidente della Reichsbank; effettuava trasporti internazionali di oro, per lo più in piccole quantità, e in collaborazione con la Reichsbank vendeva all’estero gioielli in cambio di divise forti. Durante il conflitto la Degussa e la Sponholz & Co. ricevettero, rispettivamente, forniture nette di oro per 4,2 e 3,6 milioni di dollari.

VII/2. Deutsche Bank e Dresdner Bank. Le due maggiori banche commerciali tedesche ricevettero oro dalla Reichsbank, rispettivamente, per un valore di 3,6 e 4,2 milioni di dollari. Questi trasferimenti furono probabilmente compensati con la vendita di marchi in banconote, e l’oro venne usato per transazioni finanziarie nell’Europa occupata e in paesi neutrali. Anche varie altre istituzioni finanziarie come la Dego (Deutsche Golddiskontbank) e la Preussische Münze ricevettero notevoli quantità di oro dalla Reichsbank, ma dopo la rifusione glielo resero praticamente per intero; il trasferimento netto, perciò, fu trascurabile.

VIII. Oro utilizzato da organi ufficiali. Il governo stesso aveva bisogno di oro come mezzo di pagamento, per lo più in regioni ove a causa della situazione militare non si accettava altro, oppure per finanziare le attività governative all’estero.

VIII/1. L’Auswärtiges Amt e l’Amtsgruppe Ausland Abwehr. L’Auswärtiges Amt ottenne dalla Reichsbank oro per 7,1 milioni di dollari, soprattutto in monete; il metallo veniva trasferito a singole ambasciate e serviva a pagare sia spese diplomatiche all’estero sia attività di spionaggio. L’Amtsgruppe Ausland Abwehr ricevé oro per 2,3 milioni di dollari, soprattutto in monete, per finanziare attività spionistiche e forse operazioni militari.

VIII/2. Il Reichssicherheitshauptamt (RSHA) e la Wehrmacht. Il Reichssicherheitshauptamt e la Wehrmacht ottennero oro, rispettivamente, per un valore di 0,1 e di 0,3 milioni di dollari.  Il metallo veniva usato in regioni di guerra (ove il marco sotto forma di banconota non era accettato da tutti), probabilmente a scopi di spionaggio e per operazioni militari.

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