VITTORIO AGNINI, DI ARCO
UNA VITA CONTRO I POTERI OCCULTI
a cura di Cornelio Galas
In occasione del suo novantesimo compleanno Vittorio Agnini ci ha gentilmente concesso una copia della sua autobiografia. Si tratta di materiale prezioso. Non tanto e non solo per capire chi è, chi è stato (e gli auguriamo di campare ancora tanti anni) quest’uomo al quale decenni fa avevano dato … ben pochi mesi di vita. Da quello che scrive, sempre con il rigore della documentazione allegata, il lettore potrà infatti farsi un’idea chiara, precisa, di perché, nel Basso Sarca, sono stati commessi, in passato (anche prossimo) tanti errori politico-amministrativi. A danno non solo dell’ambiente. Ma di intere comunità. Agnini è stato più volte nelle “stanze dei bottoni”, nella Dc anni Sessanta-Ottanta, nel sindacato, nelle Acli. Un impegno il suo, nel sociale, praticamente a 360 gradi. Senza mai accettare diktat. Oggi diamo spazio ad alcune delle sue innumerevoli attività pubbliche. Nella prossima puntata invece analizzeremo il periodo in cui è stato amministrazione di Amsa, la municipalizzata arcense. In coda all’articolo troverete il video della consegna a Vittorio della seconda edizione del premio “Bis del Lufam” da parte di Televignlne. Un’occasione per conoscere dalla sua voce altre importanti tappe della sua vita. Ah, una curiosità – i perfetto stile Agnini, cioè battagliero, testardo, ma coerente fino alla fine – che Vittorio ci ha confidato sottovoce: ha già preparato il suo necrologio. “No, non è solo per scaramanzia che evito di dartene una copia, semplicemente perché devo ancora correggerlo. In ogni caso sarà lui (speriamo tra tanti anni) ad annunciare la propria scomparsa, a ringraziare parenti e amici, ai quali sarà appuntamento – per le esequie – alle otto di mattina (“Così gli faccio fare a tutti una levataccia quel giorno …”).
Buona lettura
di Vittorio Agnini
Le vicende che esporrò non sono in ordine cronologico ma per argomenti perché qualcuna di esse ha avuto origine da cause e comportamenti maturati nel tempo talvolta parallelamente, talvolta frutto di svolte politiche, talvolta da comportamento irrazionale degli elettori, o di decisioni nate da supposizioni errate.
L’IMPEGNO SOCIALE NELLE ACLI
La casa “La Fiaccola” di Arco sta perdendo il suo ruolo: molti sanatori chiudono, molti si ridimensionano e quindi mi dedico al sociale diventando presidente della sezione ACLI di Arco: Il primo problema che si pone è quello del locale: la parrocchia aveva concesso l’uso della sala Segantini che era un ambiente molto fatiscente, con un bar frequentato da rari anziani che bevevano uno (o più!) bicchieri di vino e che l’inverno veniva riscaldato da una stufetta a legna posta al centro del locale: Mi interesso subito per cambiare il bancone del bar e per un impianto di riscaldamento ad aria calda che consenta di dare calore anche ad una vicina saletta utilizzata come ufficio e come sede del patronato, Cambiamo anche i gestori e l’amico Italo Santuliana fa il cassiere.
Come ACLI affrontiamo i problemi locali, inviando in data 17.02.1967 una lettera a tutti gli amministratori provinciali e regionali nella quali si chiede: “ una chiara e precisa determinazione delle possibilità e dello sviluppo di ogni singola zona del comprensorio. L’industrializzazione, il turismo, la scuola il problema sanatoriale ed ospedaliero, la viabilità, le attività ricreative, culturali potranno trovare in una organica programmazione quell’attesa realizzazione che continuamente si manifesta tra gli abitanti e i vari gruppi d’interesse politico, sociale ed economico”. Hanno risposto: l’avv. Bruno Kessler, presidente della Provincia, il dr. Remo Segnana, assessore per l’agricoltura ed il commercio, il dott. Luigi Dalvit, presidente della Giunta regionale, il dr. Enrico Bolognani, assessore supplente per il turismo, il dr. Guido Agostini, presidente provinciale della ACLI,, il dr. Giorgio Grigolli, assessore regionale per l’economia montana, il dr. Giorgio Postal, segretario provinciale della D.C., plaudendo alla iniziativa. Se si pensa che i successivi costosi piani di programmazione socio economico sia del 1991 (per il 1990 – 1995 da un’equipe composta dal prof. Scaglia e altri, sia del 2.000 (fatto da una equipe diretta dal prof. Goglio dell’Università di Trento) sono rimasti dei “libri del sogno” dà la misura che troppo spesso la politica è fatta di troppe parole e pochi fatti.
IL SANACLERO – EX VILLA ANGERER
Il mio lavoro nell’ospedale Armanni era quello di responsabile della contabilità, non trascurando quello sindacale per i dipendenti INPS. Con l’amico Mario Proch combattiamo una acerrima battaglia contro il sindaco prof. Enrico Rosà che voleva chiudere i sanatori per programmi turistici. Ma la tbc andava scomparendo e nel 1974 si viene a sapere che l’Istituto Fides vuole vendere il sanaclero ex villa Angerer. Il direttore don Vanzetta ci informa che non gradirebbe che tale edificio vada alla speculazione e quindi con Mario Proch riteniamo che l’acquirente ideale possa essere l’ente ospedaliero Armanni che era diventato della Provincia come disposto dalla legge Mariotti . Incontriamo il dr. Bruno Fronza, assessore regionale alla sanità e la signorina Bassetti, assessore provinciale alla sanità che si dicono favorevoli all’acquisto. Informiamo il Commissario dell’Ente Armanni che naturalmente è favorevole e quindi organizziamo un pranzo ai due laghi per dare modo a tali persone di puntualizzare l’operazione. La decisione è la seguente: la Provincia autorizza l’Ente ospedaliero all’acquisto, a fare un mutuo con la banca di 300 milioni e ricevendo per 5 anni un contributo semestrale pari alla rata da pagare. Tocca a me gestire, come capo della contabilità dell’ente ospedaliero Armanni, contabilmente l’operazione e non conoscendo le modalità mi reco a Rovereto dal ragioniere capo che mi espone tutte le operazioni da compiere. Il sanaclero – ex villa Angerer – diventa di proprietà dell’Armanni che con la costituzione della azienda sanitaria provinciale entra a far parte del patrimonio provinciale non essendo stato adibito a utilizzo sanitario.
Il mio intendimento e quello di chi ha cooperato alla operazione era quello di utilizzarlo per trasferirvi il Quisisana. Il consiglio di amministrazione dell’ente ospedaliero Armanni ha contattato un progettista di Milano che ha presentato un progetto di lavori per oltre un miliardo. L’assessore Bassetti si è incontrata con il consiglio di amministrazione offrendo un primo finanziamento di 600 milioni che il consiglio ha rifiutato.
L’IMPEGNO COME SEGRETARIO POLITICO DELLA D.C.
Periodo 1985 – 1987
Il degrado della politica aveva fatto eleggere segretario del comitato comunale Andrea Broccoli, persona di grandi ambizioni ma di scarse capacità e di coraggio. Dopo molte insistenze a Trento presso la segreteria provinciale del partito si ottiene il benestare per il rinnovo della direzione nell’estate del 1985: mi presento candidato sostenuto dal movimento femminile della D.C. in contrapposizione ad Oreste Scalini che i vari “correntisti” consideravano più malleabile ai loro giochi di potere. Ci confrontiamo in ogni sezione e ottengo la maggioranza dei voti con grosso dispiacere di “qualcuno” che certamente preferiva l’altro candidato. Da circa un anno mi ero dedicato a riorganizzare il partito riprendendo le “feste dell’amicizia”, fondando la sezione del movimento femminile. Mi rendo conto di 4 fondamentali ostacoli.
1 -La situazione finanziaria disastrosa
2 – Il forte potere dei due gruppi correntizi : uno facente capo ad Angeli e l’altro a Malossini
3 – la volontà di autonomia del gruppo consiliare
4 – il desiderio di alcuni giovani di occupare “poltrone” come “status simbol” malgrado l’assoluta incompetenza
Inoltre vi erano problemi da risolvere: la circonvallazione di Arco, quella di san Giorgio, il nuovo ospedale, la funzionalità delle circoscrizioni, l’utilizzo degli ex sanatori. Brevemente accennerò a come ho risolto tali problemi. Per la situazione finanziaria che ho trovato con un grosso deficit i sono impegnato a far aumentare il contributo sulle indennità dal 10 al 15 %, a chiedere contributi straordinari, a riscuotere personalmente ogni mese il contributo. Ogni anno presento il conto consuntivo e al termine del mandato lascio il partito (che ho ereditato con un forte passivo) con un discreto attivo (reale in quanto depositato sul conto corrente).
I bilanci sono stati portati all’assemblea e credo di essere l’unico (forse in Italia) a dare un preciso rendiconto Ho dovuto destreggiarmi tra le due fazioni: l’assemblea ubbidiva solo ai capi corrente e quindi le decisioni venivano prese da accordi fatti tra loro. Ricordo che per una nomina si è dovuto attendere che Angeli e Malossini si accordassero perché fosse fatta propria dai sostenitori dei due “boss”. Per una nomina al BIM che sono riuscito a far passare dalla direzione ho dovuto impuntarmi perché gli ordini di scuderia erano cambiati ed ho dovuto far presente che non eravamo burattini. A malincuore è stata accettata la decisione presa però, dopo, la vendetta si è manifestata in seno a tale commissione. È andato un “proconsole” a convincere ai vari rappresentanti di non votare come presidente del BIM il candidato di Arco che era il più qualificato. Sono riuscito a far eleggere due donne presidenti di circoscrizione sulle quattro spettanti alla DC ( la quinta era appannaggio dei socialisti) che hanno bene operato. Riunioni sopra riunioni per le due circonvallazioni ostacolate dai contadini o da qualche “potente” perché troppo vicina alla propria casa. Tra le cose eclatanti ricordo l’allucinante proposta di una sopraelevata presentata con un foto montaggio spettacolare: per fortuna è prevalso il buon senso ed è stata bocciata.
Anche con i consiglieri comunali ho dovuto far capire che nessuno aveva l’autonomia d’imporre scelte che dovevano essere prese in accordo con il partito perché esso rappresentava, tramite gli iscritti, la gente e gli elettori. Anche qui c’è voluta molta diplomazia e cautela per non creare fratture. Quella dei giovani rampanti che pretendevano posti di responsabilità amministrativa è stata molto impegnativa: uno che si era schierato ho dovuto segnalarlo per un incarico assessorile al comprensorio. Il suo padrino, confessandomi che aveva poca fiducia nelle capacità della persona pur tuttavia lo sosteneva perché aveva “diritto” ad un posto per controbilanciare il potere dell’altra corrente dicendosi disposto a lavorare per lui di notte per preparargli il progetto cui doveva dedicarsi.
Nell’imminenza del rinnovo del segretario del comitato comunale Giovanazzi (corrente Angeli) mi dà appuntamento al bar Centrale e mi dice che anche a nome di Morandini (corrente Malossini) ritenevano necessario che fosse eletto segretario del comitato comunale una persona più in sintonia con la situazione politica. Faccio presente che il mio impegno è sempre stato quello di “servizio” e che non era mia intenzione creare contrapposizioni in seno al partito e che quindi non avrei ricandidato. Franco Viola – in altra occasione – mi dice che sono stato l’unico a rinunciare ad un incarico senza pretendere poltrone o posti.
II dr. Di Gregorio, capo gruppo consiliare in consiglio comunale mi consegna un documento che riporto. Purtroppo, a distanza di qualche anno, egli non ricorda se è stato approvato dai consiglieri comunali della D.C. ma certamente deve aver avuto l’avallo di qualche organo del partito. Mi piace riportarlo anche se rappresenta un riconoscimento del mio operato che però si è manifestato come un farisaico “benservito” lontano dai miei ideali e vicino ai loro che erano quelli o del potere o di posti gratificanti.
“Il cambio della guardia alla segreteria del comitato comunale della D.C. di Arco è un fatto ormai acquisito visto che l’amico Vittorio Agnini non ricandida mettendo a disposizione del partito il suo impegno per altri compiti. Eppure in questi giorni, caratterizzati da notevole fermento politico nel Partito “l’ex segretario” Vittorio Agnini sta dando un notevole esempio di serietà e d’impegno, lavorando più del solito, aiutando il nuovo segretario Todeschini, rimanendo a disposizione anche da solo per lunghe ore in Sede, tenendo continui contatti con i responsabili del Partito anche a livello provinciale, adoprandosi e dando consigli ai vari candidati al comitato, in altre parole dando concreto esempio anche a coloro che si sentono “arrivati” e che dovrebbero guardare con altri occhi a quei “cirenei” del Partito che non lavorano per la “carriera”. Sentiamo il dovere quindi di ringraziare l’amico Vittorio Agnini assicurandolo che il giudizio sul suo operato sarà il partito stesso a pronunciarlo, sicuramente più fondato di quello affrettato e strumentale espresso da qualche isolato catone che dovrà maturare ancora a lungo. Antonio Di Gregorio Ovviamente – come risulta da tale documento – è stato eletto l’arch. Todeschini il quale poi sarà eletto nella Giunta Comprensoriale e autore del piano urbanistico comprensoriale, fonte di speculazione per le imprese edilizie, di cementificazione del territorio e di piccoli o grandi favoritismi.
CONSIDERAZIONI GENERALI
Il degrado della politica si faceva sentire a tutti i livelli e non poteva mancare anche quell’ente istituito per coordinare le iniziative tra i comuni – il Comprensorio – per quegli interventi che comportassero la partecipazione di tutti soggetti interessati. Si pensi alla viabilità intercomunale, allo smaltimento dei rifiuti, al trasporto interurbano, alla scuola, alla sanità (la “guerra tra Arco e Riva per avere l’ospedale ha bloccato per anni molte iniziative e la funzionalità dell’assemblea”). L’esasperazione politica era grande così come l’ingenuità di molte persone che – certamente in buona fede – credevano che tutto fosse fatto nell’interesse della collettività mentre, invece, nascondeva una politica di cementificazione della quale ne hanno tratto grossi vantaggi le imprese edili Le vicende esposte dai giornali parlano chiaro.
IL PIANO URBANISTICO COMPRENSORIALE
Questo capitolo necessità di una premessa e cioè la mancata funzionalità del “consiglio comprensoriale” (esposte nelle “considerazioni generali”) che poi sfocia nel mio impegno per contrastare il piano urbanistico comprensoriale. come ho esposto in un articolo che mi ha pubblicato il settimanale diocesano “Vita Trentina e che ritengo utile riportare per esporre i veri motivi che mi hanno spinto a prendere l’iniziativa politica che esporrò in seguito: “Gentile direttore, vorrei richiamare l’attenzione dei cattolici trentini sul grave deterioramento dell’impegno ad operare e far operare secondo i principi della nostra idealità di chi ha responsabilità politiche sotto il simbolo cristiano. La commissione urbanistica provinciale ha recentemente con 20 voti favorevoli e tre contrari un parere (ratificato all’unanimità con delibera della Giunta Malossini) con il quali si sfronda abbondantemente il piano urbanistico comprensoriale del C. 9. Tale commissione ha trovato una notevole eccedenza di volumetria prevista nella misura complessiva di oltre 2.000.000 di m.c. contro i 900.00 mc. programmati dal piano urbanistico provinciale; ha evidenziato che è stata fatta una “occupazione dei suoli in modo casuale e dispersivo sottraendo preziose risorse ad usi più compatibili e innescando pericolosi processi speculativi specialmente nel settore turistico” ; ha esposto, per oltre due pagine “difformità riscontrate che riguardano il mancato recepimento o l’errata trascrizione sia in cartografia che in normativa di una numerosa serie di vincoli areali e puntuali” con altro lunghissimo elenco delle numerose proposte che contrastano con obiettivi ed orientamenti e ritiene necessario un lunghissimo elenco di modifiche che vanno da pag. 19 a pag.30 della relazione.
Ebbene tutto questo sfascio ed altro che la commissione non ha potuto (Voluto? Ritenuto?) toccare lascia indifferente chi ha responsabilità politica consentendo che i piccoli ras locali con termini violenti o feroci ricatti confermino nelle scelte persone che, quanto meno, sono state partecipi di tale stato di cose quando non si sono prestate a manovre che fanno molto dubitare dello loro liceità. Mi viene in mente la D.C. di Degasperi, Giuseppe Veronesi (e tanti altri come loro) e un articolo di Flaminio Piccoli del 1946 intitolato “onestà”. Sono solo ricordi di un passato o esempi di vita da riproporre? Il vedermi circondato da generica solidarietà, da molta omertà, dall’assolutismo politico, dal compromesso disonesto ed arrogante fa molto male. Mi auguro che la battaglia che fa “Vita Trentina” diventi sempre più stimolo ad un vero rinnovamento morale e d’incoraggiamento alle persone per un impegno sempre più concreto. Ovviamente non potevo contestare presso la Magistratura la politica urbanistica ed allora ho dovuto ricorrere ad accertare favoritismi che venivano consentiti nell’interesse privato. Credo che sia opportuno che riporti la lettera che ho scritto al segretario provinciale D:C: Paolo Piccoli (e per conoscenza al consigliere prov. Pino Morandini) il 17.02.1989: “Caro Paolo, ti mando quanto ho finora raccolto visto i ritardi di chi mi doveva aiutare. Mando per conoscenza all’amico Pino che potrà esserti utile per le sue specifiche conoscenze legali. Vi prego di considerare quanto inviatovi strettamente personale e riservato alle vostre persone. Con la massima fiducia in voi e la stima vi prego gradire cordiali saluti. Vittorio Agnini. Con il seguente allegato: Perché mi sono interessato di comportamenti politici e amministrativi illeciti, da molto tempo amici ed anche avversari ma che guardano al nostro partito, responsabile della vita politica, sperando che operi correttamente, mi hanno segnalato gravi comportamenti che interessano vasti settori: quello delle aree edificiali ha visto sfacciati favoritismi ed accentrature di potere che superano ogni limite del lecito.
Indubbiamente si devono prendere con le dovute cautele le notizie giornalistiche (vedi Alto Adige ed Adige del 20 dic. 87) o la denuncia anonima pervenuta il 28.5.87 e riferita all’assemblea comprensoriale le questioni di moralità sollevate da D.P. (Alto Adige del 25.02.88 o la minuta di un articolo che una persona assai stimata ad Arco voleva scrivere sui giornali. E’ ben vero che la corruzione è una piaga dilagante ma se tutti la consideriamo una “necessità ineliminabile” mancheremmo a quei doveri che ci richiama l’editoriale di Civiltà Cattolica a pag. 13 e a pag. 15. Io ho sempre fatto presente più volte la situazione, vedi le lettere ad Angeli del 2 maggio 86 e dell’ 11 febbraio 88 e con altre che potrò esibire. Sulla base di indicazioni fornite da molte persone ho raccolto delle indicazioni che classifico:
A – intendimenti espressi in assemblea comprensoriale di fare le cose con giustizia
B – considerazioni in merito al P.U.C. predisposte dall’avvocato cui mi sono rivolto e che sono da completare
C – casistica. A questo proposito faccio i seguenti commenti:
zona 1 – è stata creata ex novo un’area residenziale dividendo l’area iniziale. Dopo l’approvazione del P.U.C. l’arch. Todeschini ha lottizzato l’area residenziale che è del suocero del Presidente.
Zona 2 – è la questione “moralmente” più sporca. Un terreno da sempre classificato commerciale è stato chiesto in vendita minacciando la trasformazione in agricolo. Nel piano di salvaguardia (in visione ai Comuni) è sempre “commerciale”. Poiché non è stato venduto il 19.12.1986 è stato trasformato in agricolo. Nel ricorso l’interessata ha dichiarato queste cose e quindi l’hanno ripristinato commerciale”
Zona 3 – In zona di verde pubblico è stata costruita una piscina privata. Successivamente il P.U.C. ha trasformato tale terreno in verde privato. Qui ci sono responsabilità anche del sindaco e della Commissione edilizia
Zona 4 – un capannone che può diventare residenza in zona non idonea
Zona 5 – come sopra
Quanto segnalato rappresenta un campionario di situazioni e di favoritismi che nella realtà sono molteplici e che è mia intenzione presentare alla magistratura se non cambierà tutto. Lascio stare il giudizio di padre Pinkus, professore di psichiatria all’Università di Venezia e sacerdote dei “Servi di Maria” che mi confortano con quello che faccio. Ovviamente sono andato dal Procuratore della Repubblica di Rovereto a presentare la documentazione che possedevo. La bagarre che ne è seguita viene bene documentata dagli articoli apparsi sui giornali che hanno suscitato un forte interesse. Come è andata a finire? Il procuratore della Repubblica ha nominato un perito e l’unica cosa penalmente rilevabile è stata la piscina costruita in zona di “verde pubblico” e pertanto è stata incriminata la commissione edilizia di Arco e il sindaco che la presiede. Sono andato a difendere l’onestà della commissione e del sindaco dicendo che anch’essi sono stati fuorviati da decisioni prese in altri luoghi. Poi i giudici hanno scoperto una cosa incredibile: che la piscina non è un manufatto ma un abbellimento e quindi tutti assolti. Per i restanti casi non era ancora sorta la meteora “mani pulite” di Di Pietro e quindi certamente si è sorvolato dicendo che tutto faceva parte delle logiche politiche. Ma mi corre il dovere di dare una spiegazione a quanto ho definito “questione moralmente più sporca”.
Un terreno classificato “commerciale” appetito da qualcuno che si presenta alla proprietaria, un’anziana signora vedova, con molti acciacchi, lo chiede in vendita minacciando di trasformarlo, altrimenti, in zona agricola. La proprietaria rifiuta e nel piano presentato all’assemblea comprensoriale il terreno diventa agricolo, quindi con un fortissimo deprezzamento. La proprietaria fa ricorso, scrive delle minacce, che sono alla base della trasformazione del terreno in agricolo. Riesco ad ottenere copia della lettera che allego alla mia denuncia. Nel frattempo l’anziana signora viene investita da una macchina sulle strisce pedonali e riporta gravi fratture e traumi per cui deve affrontare una lunga degenza. Appena ristabilita il Procuratore della Repubblica la interroga e la signora, timorosa di ritorsioni, dice che quanto da lei sottoscritto è stato enfatizzato dall’estensore della lettera e quindi si dissocia. Il procuratore della Repubblica al quale chiedo spiegazioni mi cita don Abbondio del Manzoni : “se una persona non ha il coraggio non glielo si può dare”. In me è prevalso lo spirito umanitario verso questa signora che tanto ha patito e chino la testa accettando la spiegazione.
Una battaglia persa: certamente nulla è cambiato. Ciascuno si è fatto gli affari propri, ma qualcosa sarà restato perché certi “politici” sono scomparsi dalla scena politica anche se, magari hanno continuato a intrallazzare in altri modi.
1996-1997 PRIMI INTERESSAMENTI PER GLI ANZIANI
La sensibilità sociale dei pubblici amministratori locali è stata generalmente quella di ignorare i problemi degli anziani e la richiesta di un luogo di aggregazione cosicchè i sindacati dei pensionati, viste le inutili trattative guidate dalla signora Roncoletta, hanno occupato il Comune ottenendo alcuni locali della ex Casa O.M.N.I., per un Circolo Pensionati con bar. Tale ambiente frequentato da persone che cercavano solo un po’ di svago e compagnia si è rilevato ben presto inadeguato perché risultava spesso super-affollato ove si fumava e si beveva (giovando a carte o raramente conversando) e anche la bestemmia di qualcuno certamente non mancava.
Con Pio Rossi che allora era ancora in piena attività nella sua officina di fabbro, abbiamo cercato dei locali ove gli anziani potessero trovarsi un ambiente più salubre e con qualche iniziativa sociale. Girando per tutti i locali chiusi di Arco purtroppo nessuno era idoneo quindi la ricerca ha dato esito negativo ed allora abbiamo chiesto al parroco l’uso della Sala Segantini. Dopo un immediato assenso, il Consiglio Pastorale ha ritenuto che tale sala fosse luogo per la costituzione di una associazione affiliata al movimento diocesano per la pastorale degli anziani. Cade quindi la proposta di un centro laico di aggregazione. Alcune persone incaricate dal parroco indicono una riunione alla quale partecipa il Presidente di tale associazione di Rovereto, signor Calzà, e della sua collaboratrice che illustrano la loro attività. Sulla base di tale riunione si costituisce un comitato promotore che il 18 ottobre 1988 organizza un incontro al quale partecipano 23 persone e che stabilisce di ritrovarsi il 25 seguente per formalizzare la costruzione dell’associazione. Nessuno vuole fare il Presidente e perciò convinciamo l’amico Lino Depentori ad accettare impegnandomi di aiutarlo.
Programmiamo i seguenti interventi:
– servizio segreteria telefonica per aiutare chi ha bisogno
– conferenze settimanali iniziando da temi medici
– organizzazione in collaborazione con la Croce Rossa di un servizio per la misurazione della pressione una volta alla settimana
Per il servizio della segreteria – dopo aver fatto un bel manifesto – facciamo i turni trovando le persone disponibili con molta difficoltà: le prime domande riguardano dei trasporti a Trento e a Verona per delle visite e una persona chiede la tinteggiatura del suo locale. Soprattutto per il trasporto delle persone alle varie visite mi assumo l’incarico trovando la collaborazione anche da amici.
La C.R.I. aderisce all’iniziativa per la misurazione della pressione ed assicura la presenza di un’infermiera una volta alla settimana. La collaborazione è assai scarsa e ben presto ci rendiamo conto che il servizio telefonico è troppo gravoso anche nel mantenerlo nei limiti delle relazioni di compagnia e quindi viene eliminato. Nel frattempo il Presidente del Comprensorio convoca le associazioni per evitare che ciascuna domandi contributi per iniziative relative all’organizzazione dell’attività motoria che già da qualche anno il sindacato pensionati C.G.I.L. organizzava. Si decide con il Presidente di costituire un comitato per la gestione di detta iniziativa. Vengo designato membro per la Lega Vita Serena in detto comitato. Le vicende si ingarbugliano perché le idee erano contrastanti e di fronte all’incoerenza di alcune persone mi dimetto dalla Lega Vita Serena la quale decide di ritirarsi dal comitato.
Tutti i partecipanti decidono di costituirsi in un comitato organizzatore di una associazione di volontariato che sarà chiamata “Coordinamento attività anziani” e vengo nominato presidente.
LE COOPERATIVE
Ritengo necessario costituire due cooperative edilizie e una di consumo. Le due cooperative edilizie si chiamano una GLI OLIVI e una LE PALME, quella di consumo GARDENIA. Le due cooperative edilizie sorte sulla speranza di contributi del piano GESCAL che metteva a disposizione dei contributi hanno purtroppo dovuto subire una vita travagliata per le lungaggini burocratiche. Quando si è trattato di finanziare le opere a Trento sono state ammesse per il Comprensorio Alto Garda e Ledro solo due cooperative mentre nel Comprensorio ce n’erano 4 (due erano sorte anche a Riva).
Il sorteggio è avvenuto a Trento e l’amico Calvi presidente della cooperative GLI OLIVI ha estratto dall’urna il nome della cooperativa LE PALME e quello di una cooperativa di Riva. Purtroppo il bando di concorso non è stato più ripresentato e quindi la cooperativa GLI OLIVI si è sciolta mentre la cooperativa LE PALME ha affidato il progetto all’architetto Camillo Zucchelli e la costruzione è stata quindi realizzata.
La cooperativa di consumo GARDENIA invece è sorta per gestire alcuni oggetti partendo dalla commercializzazione delle termocoperte Lanerossi in quanto la Direzione Provinciale dell’INPS aveva fatto una convenzione con detta ditta per ottenere prezzi particolarmente favorevoli per coperte e plaid di vario tipo. Ho esteso tale iniziativa anche ad altri circoli dei dipendenti di altre sedi e case di cura in quanto la Direzione Generale dell’INPS aveva smesso il suo diretto interessamento. In quegli anni ho avuto modo di conoscere una grossa ditta di Lumezzane che fabbricava pentolame di acciaio inox con triplo fondo e manici di materiale isolante la quale ci concedeva lo sconto del 50% sul prezzo di listino. Anche qui ho ritenuto di allargare l’offerta ai circoli ricreativi con i quali ero in relazione con lo sconto del 45% e la possibilità di pagamento rateale. Ho predisposto dei moduli e quindi l’ordine che mi perveniva veniva evaso direttamente dalla ditta. La cooperativa gestiva quindi la parte contabile senza nessun magazzino. L’iniziativa ha avuto un discreto successo per alcuni anni visti i considerevoli vantaggi dati sia dal prezzo, dalla qualità e dalla rateizzazione e quindi l’iniziativa ha avuto la durata di circa 5 anni. Coperti i fabbisogni l’interesse si è esaurito e quindi è stato abbandonato.
Analoga sorte anche con le coperte Lanerossi che ha consentito di soddisfare il fabbisogno di molti dipendenti. In quegli anni comprare a rate era ancora difficile perché i commercianti volevano o le cambiali o ricevute bancarie e quindi l’assenza di tali restrizioni e la contemporanea possibilità di rateizzazione sullo stipendio ha consentito a molti di accedere ai benefici di acquisire dei beni che miglioravano l’attrezzatura casalinga. Fino a quel tempo le pentole erano quasi tutte di alluminio e quindi nei negozi in acciaio inox erano un sogno che ha permesso a molti di poterlo realizzare. Come detto dopo circa 5 anni l’iniziativa si è esaurita.