VIOLINI SCORDATI

VIOLINI SCORDATI

di Cornelio Galas

Ed il legno, scelto, si ribellò

senza spartire spartiti altrui,

nella tensione, inutile,

di note sconosciute.

 

Rimase, il suonatore, fermo,

come di colpo ferito,

da quella volontà di suono,

a lui ormai sfuggita.

 

Sorda era allora l’orchestra,

non c’erano le direttive.

Muti restarono gli strumenti,

costretti da un incantesimo.

 

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Non ci sarà musica nuova,

senza l’anarchia del rigo,

senza rivoluzioni d’autore,

e condizioni discografiche.

 

Provai a suonar l’armonica,

così, come veniva …

a strimpellare il pianoforte,

così, come capitava.

 

Percussioni, pressioni, droni,

sopra teste con le cuffie,

il ritmo che prende e dà

illusioni di ballo agitato.

 

Cercavo da giorni, da giorni

una colonna sonora mia,

non per i video in rete,

per pescare li, pesci rari.

 

Ed alla fine ho forse capito

qual è il vero immaginifico,

che balla sui propri rifiuti

ma rifiuta alla fine se stesso.

 

Testi e accordi: quanti matrimoni

per andare avanti, comunque,

ché il divorzio è impossibile,

per la legge del mercato.

 

Alla fine ci si può arrangiare,

in sala di registrazione,

cambiare voce e tutto il resto,

cambiare tutto, cambiare nulla.

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