TRENTO, ARTE E STORIA – 2

trento da vedere – 158

A metà circa della via sorge una delle maggiori attrattive architettoniche di Trento, l’antica casa-torre dei de Negri de S. Pietro, costruita probabilmente insieme alla torre Vanga, forse dagli stessi muratori e artigiani, per il motivo che le famiglie Vanga e de Negri erano imparentate fra loro. I de Negri di S. Pietro adornarono la loro torre con un tabernacolo alla maniera delle torri medioevali fiorentine, e lì presso costruirono una chiesetta dedicata a S. Pietro. Infatti non esiste alcun documento che attesti la preesistenza della chiesa di S. Pietro rispetto alla torre feudale dei de Negri. Nella sua veste di cotto e di pietra e con la pronunciata merlatura ghibellina, la torre svettava fin dall’inizio maestosa sopra i tetti embriciati del capoluogo tridentino, come il Dürer, uno dei massimi pittori della Rinascenza tedesca, la ritrasse in uno dei suoi rinomati acquarelli, con la città di Trento vista da nord. All’inizio del Quattrocento si registra la ribellione all’autorità principevescovile ormai da tempo in mano a presuli stranieri, poco curanti dei bisogni della popolazione, e il conseguente tentativo dell’istituzione di una repubblica trentina. Negro de Negri de S. Pietro è uno dei vessilliferi della rivolta insieme a Rodolfo Belenzani e ad altri animosi amici, e alla testa della gente assalta il palazzo vescovile gridando “Viva il popolo e el Signore e mora i traditori”. Ma una dura repressione soffocherà ben presto questo grido di libertà e la famiglia de Negri de S. Pietro dovrà lasciare la sua casa-torre. Dopo qualche tempo la casa-torre ritorna ancora in possesso dei de Negri, ma successivamente è acquistata dai Busio Castelletti di Nomi, i quali devono a loro volta cederla alla “Mensa vescovile” di Trento. Nel 1491 il nuovo proprietario, il Municipio di Trento, la destina a pubblico macello; poi, all’inizio del Cinquecento, torna nuovamente ai suoi primi padroni, ricomprata dalla famiglia de Negri da Giovanni Battista Osvaldo, che aveva sposato la figlia del ricco commerciante Antonio Zurletta, il finanziatore del celebre organo di S. Maria Maggiore.

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