LIVIO TAMANINI
Pieve di Ledro , 27 febbraio 1907 – Rovereto, 4 aprile 1997
a cura di Cornelio Galas
Livio Tamanini nacque il 25 febbraio 1907 a Pieve di Ledro, sul confine Sud-Ovest del Trentino, regione che a quel tempo faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico; il padre era di Vigolo Vattaro (presso Trento) e la madre ladina di San Cassiano in Val Badia.
Allo scoppio della prima guerra mondiale (1915), la zona della Val di Ledro, trovandosi sul confine dei belligeranti, dovette essere evacuata e la famiglia Tamanini andò profuga a Rovereto, poi a Bolzano, ad lnnsbruck ed infine a Tione nelle Giudicarie. Fu in quest’ultima vallata che Livio Tamanini, a soli dieci anni d’età, rivelò il suo innato amore per le scienze naturali, iniziando una collezione di farfalle.
A guerra conclusa, la famiglia si trasferì definitivamente a Rovereto, verso la fine del 1918, e lì Tamanini frequentò le scuole medie; nel 1925 ottenne il diploma di computista commerciale, iniziando quindi il lavoro di contabile presso un ‘azienda del luogo.
A Rovereto, Tamanini conobbe, verso il 1920, il noto entomologo roveretano Bernardino Halbherr, autore di numerose pubblicazioni sulla coleotterofauna e l’emitterofauna della Valle Lagarina. Per il giovane Tamanini la conoscenza diretta dello Halbherr fu determinante ai fini dello sviluppo della sua passione naturalistica.
La sua attenzione, dapprima affascinata dal solo variopinto mondo dei Lepidotteri, si estese con metodo e si approfondì dal punto di vista scien tifico alla raccolta e allo studio dei Coleotteri e, più tardi, degli Emitteri Eterotteri. Gli fu di grande utilità la buona conoscenza della lingua tedesca, allora fondamentale nella ricerca bibliografica in materia.
Poco dopo, nel 1921, conobbe anche il Prof. Giovanni de Cobelli, figura mitica di insegnante e di naturalista, che tenne la direzione del Museo Civico di Rovereto per quasi cinquantotto anni. Le ottime qualità del giovanissimo studioso, colpirono favorevolmente il Cobelli che gli facilitò in ogni modo la frequenza del Museo.
Tamanini, pieno di buona volontà e molto attivo, iniziò ad occuparsi anche del riordino delle collezioni e della biblioteca di quella Istituzione le quali, causa la guerra, si trovavano in completo disordine.
Il 3 novembre 1930, a 23 anni, fu nominato «Socio attivo» della «Società Museo Civico di Rovereto» (Ente privato che, di fatto, era il proprietario delle collezioni del Museo e ne gestiva l’attività sotto l’egida ed il controllo del Comune), nel 1936 Bibliotecario e l’anno successivo Segretario e Conservatore per l’Entomologia e l’Erpetologia.
Si unì in matrimonio con Franca Rizzi di Rovereto nel 1938 e trovò nella sposa collaborazione, armonia e felicità. In quel periodo, conseguito da privatista il diploma magistrale, iniziò l’attività didattica nel circondario di Rovereto e, nel contempo, ottenne l’iscrizione al Magistero dell’Università di Torino; vinse anche il concorso nazionale per il passaggio di ruolo all’insegnamento statale.
Consolidata la sua attività professionale e nell’armonia della sua famiglia, Egli sperava di poter disporre anche del tempo per i suoi studi prediletti quando, nel 1939, fu richiamato sotto le armi. Il servizio militare lo tenne impegnato per ben cinque anni; fu con la Divisione Alpina Tridentina in Albania, in Montenegro ed in Francia, raggiungendo il grado di capitano.
Nella Penisola Balcanica contrasse un’infezione amebica, che lo tormentò poi per tutta la vita. Nel 1945 fu finalmente congedato e riprese l’insegnamento ad Aldeno e quindi a Rovereto. Venne collocato in pensione per limiti d’età nel 1971.
Conservò immutata la sua grande attività fin verso il 1987 quando, all’età di ottant’anni, effettuò assieme all’amico Prof. Cesare Conci una impegnativa spedizione entomologica in Calabria e Basilicata. Poco dopo, il suo fisico incominciò a dare segni evidenti di declino e nel 1993 fu colpito da una serie di infarti cerebrali che lo debilitarono fisicamente ed intellettualmente.
Fu per lui un notevole trauma la dipartita della moglie, alla quale era molto legato affettivamente. Rimase immobilizzato per cinque anni, nella sua casa piena di ricordi, amorevolmente assistito dalle figlie Angela e Antonia. Il 4 aprile 1997, dopo aver compiuto da poco i novant’anni, concluse la sua vita terrena.
Tamanini seppe raggiungere , nel campo dell’Entomologia, una posizione di notevole prestigio, riconosciuta sia in Italia come all’estero. Egli è da considerare, tra i non professionisti, una delle figure di maggiore spicco.
Con ammirevole costanza e con non pochi sacrifici costituì a casa propria un piccolo ma ottimo laboratorio di ricerche, dotato delle più moderne attrezzature (microscopi, camere lucide per il disegno al microscopio, dispositivi per la microfotografia).
La sua produzione scientifica è composta di 172 lavori originali (di cui 48 eseguiti in collaborazione con il Prof. Cesare Conci), alcuni di mole e di sintesi, illustrati da oltre duemila disegni originali, da lui magistralmente eseguiti al microscopio e quindi rifiniti in ogni dettaglio, pronti per la stampa.
I suoi studi furono indirizzati in modo particolare verso indagini approfondite su alcuni gruppi di Coleotteri, sugli Emitteri Eterotteri e sugli Omotteri Psilloidei. Iniziò lo studio entomologico con i Coleotteri, ai quali dedicò 20 pubblicazioni , relative a 7 famiglie. Il suo primo lavoro è del 1943, quando aveva ventisette anni e riguarda la descrizione della Bathysciola baldensis «var.» lagariniensis, interessante troglobio rinvenuto in una grotta naturale presso Rovereto (il «Bus de la Padela»).
Si tratta di uno studio collegato alle ricerche faunistiche nelle grotte trentine, che impegnarono Tamanini per oltre vent’anni, a partire dal 1929, allorché partecipava all’attività del Gruppo Grotte della Società Alpinisti Tridentini di Rovereto e che gli fruttarono molte, interessanti scoperte.
Ma il gruppo, nello studio del quale Tamanini si affermò tra i più validi specialisti in campo nazionale ed internazionale, fu quello degli Emitteri Eterotteri. Le sue ricerche in argomento iniziarono fin dal 1930 ed i primi lavori furono pubblicati solo nel 1946, a trentanove anni d’età; ne seguì un’ampia serie, per un totale di 91 contributi, di varia mole. Molti di questi contengono descrizioni di specie nuove, o ridescrizioni di specie poco conosciute, o revisioni di gruppi critici.
Di grande interesse ed ampiezza è l’apporto che Tamanini seppe dare, con minuziosa precisione, alla corologia ed alla zoogeografia degli Eterotteri italiani. Inquesto ambito le pubblicazioni più importanti sono i contributi sugli Eterotteri del Monte Pollino, in cui sono trattate 242 specie, del Trentino (68 ed altri), delle Isole Egadi, Eolie ed Ustica (104), con 201 specie, nonché la grande rassegna sugli Eterotteri dell’Alto Adige (128), in cui sono trattate 582 specie, e quella della Basilicata e Calabria (126), con l’esame di 630 taxa.
Sugli Eterotteri acquatici pubblicò nel 1979 nella serie «Guide per il riconoscimento delle specie animali delle acque interne italiane» del Consiglio Nazionale delle Ricerche, una monografia ottimamente illustrata. In molti lavori si trovano interessanti riferimenti biologici, che dimostrano il suo acuto spirito di osservazione in natura ed in laboratorio.
Esiste un terzo, ampio settore di ricerche entomologiche di Tamanini, sviluppatosi nell’ultimo periodo della sua vita, che riguarda gli Omotteri Psilloidei. Tamanini, dedicandosi in modo prevalente a studi tassonomici, ave va come base di riferimento e di lavoro la collezione entomologica.
Nel corso di innumerevoli escursioni e campagne di ricerche poste in essere principalmente lungo la nostra Penisola, la Sicilia, la Sardegna, in isole minori dell’Arcipelago Toscano, nelle Isole Eolie, Egadi, Ustica, seppe raccogliere, grazie alla sua appassionata ed infaticabile attività, un imponente materiale riunito in tre collezioni: di Coleotteri, di Eterotteri e di Psilloidei, oltre ad una minore di Auchenorrinchi. Esse si arricchirono anche con materiale proveniente da scambi, posti in essere con specialisti italiani e stranieri, con i quali fu in continuo contatto.
Alla sua morte queste collezioni sono state cedute, per espressa sua volontà e ad un prezzo simbolico, al Museo Civico di Rovereto, assieme ai relativi, accurati schedari degli Eterotteri e degli Psilloidei nonché alla preziosa biblioteca specializzata, formatasi nel tempo con acquisti e con scambi di pubblicazioni tra specialisti del settore.
La collezione di Coleotteri comprende circa 16.000 esemplari, raccolti per la maggior parte in Trentino. Quella di Eterotteri supera le 1600 specie ed i 43 .000 esemplari ed è da considerarsi la maggiore collezione sul gruppo costituita finora in Italia da un privato. Quella di Psille, infine, è praticamente l’unica sul gruppo esistente alla stato attuale in un Museo italiano. Il valore scientifico di queste collezioni è reso più grande per la presenza dei tipi di molte specie descritte dallo stesso Tamanini. Tutto questo materiale si trova perfettamente preparato e conservato presso il Museo Civico di Rovereto.
Tamanini, persona squisitamente socievole ed altruista, si avvicinò alle Istituzioni scientifiche di Rovereto, città che amava profondamente, fin da giovanissimo e dedicò loro notevole parte del tempo libero e delle sue migliori energie con grande trasporto, intelligenza e dedizione, il tutto sempre gratuitamente.
Va ricordato inoltre l’interessamento di Tamanini, poco più che ventenne, al Museo Civico di Rovereto per il suo riordino dopo che era uscito profondamente sconvolto dalla prima guerra mondiale, che toccò duramente la città posta sul fronte di guerra. La sua collaborazione a questa nobile Istituzione continuò intensamente per tutta la vita.
In occasione del centenario del Museo, che fu aperto al pubblico nel lontano 1855, Tamanini pubblicò, in collaborazione con Cesare Conci, una «Guida del Museo Civico di Rovereto» di 106 pagine, che costituiva una monografia sul medesimo, trattandone gli scopi, la storia, le varie collezioni, la biblioteca, le pubblicazioni. Nel 1976 uscì una seconda edizione del volumetto.
Nel 1973 fu conferita a Tamanini la nomina di Direttore del Museo, dopo che ebbe lasciato l’insegnamento per raggiunti limiti d’età. Fu un incarico che svolse con grande zelo e competenza, sempre gratuitamente , e la sua presenza in sede fu quotidiana.
Nel frattempo si dovette constatare che le disponibilità finanziarie della «Società Museo Civico di Rovereto», proprietaria delle collezioni del Museo, fino ad allora piuttosto esigue, non avrebbero potuto essere alimentate dai considerevoli finanziamenti che la Provincia Autonoma di Trento aveva iniziato a concedere agli Enti culturali, se non a seguito di profonde innovazioni nella sua struttura costitutiva di ente privato.
Si deve a Tamanini se, in stretto accordo con il Presidente di allora della Società Museo Civico di Rovereto, prof. Paolo Antolini, si seppe dare una decisiva spinta di rinnovamento all’Istituzione, secondo i requisiti indispensabili per la sua conservazione ed il suo ulteriore sviluppo.
Infatti, dopo anni di delicate trattative e grazie anche alla intelligente intuizione ed alla disponibilità dell’Assessore alle Attività Culturali del Comune di Rovereto in carica a quel tempo, Dr. Gianfranco Zandonati, Tamanini principalmente e gli esponenti della Società Museo Civico di Rovereto, di concerto, seppero portare a compimento la complessa e fondamentale pratica legale-amministrativa con cui il Museo passò dalla gestione di Società privata, direttamente all’Amministrazione Civica di Rovereto, con la formazione di un proprio organico del personale.
Con atto di data 29 dicembre 1983 la Società Museo Civico di Rovereto donava al Comune di Rovereto tutte le sue collezioni, sotto determinate condizioni che hanno garantito, tra l’altro, ai Soci della Società donante: la permanente disponibilità delle collezioni, della biblioteca e delle strutture musearie, la partecipazione della rimasta Società Museo Civico di Rovereto alla gestione del Museo con due membri designati dall’Assemblea dei suoi Soci nel Consiglio di Amministrazione del Museo, la concessione di una sede idonea nell’ambito del Museo, nonché di un contributo finanziario annuale, al fine di garantire alla medesima Società la prosecuzione delle sue attività statutarie.
La difficile operazione, anche a distanza di anni, si è dimostrata quanto mai indovinata e determinante per la conservazione e l’evoluzione scientifica di queste benemerite istituzioni.
Nel corso dei primi mesi della 1983 iniziò il servizio, come Conservatore, il primo funzionario di ruolo del Museo, nella persona del Dr. Franco Finotti. Con la fine del 1983, Tamanini lasciò la carica di Direttore ma continuò comunque per diversi anni a prestare ancora la sua preziosa collaborazione.
Tamanini fu pure Conservatore onorario del Museo Tridentino di Scienze Naturali in Trento, del quale curò la sistemazione delle collezioni emitterologiche. Fu inoltre Conservatore onorario del Museo Civico di Storia Naturale di Verona e partecipò a svariate campagne di ricerca lungo la Catena Appenninica ed in Sicilia, organizzate da questo Museo.
È stato pure in continui, ottimi rapporti con molti Musei naturalistici (Genova, Milano, Napoli, Trieste, Venezia, Helsinki, Praga), pubblicando sui rispettivi periodici suoi lavori relativi al materiale più interessante.
Il 7 giugno 1947 Tamanini fu eletto Socio ordinario della Accademia degli Agiati di Rovereto per i suoi meriti scientifici. Fu per molti anni nel Consiglio accademico, occupando la carica di Bibliotecario dal 1951 al 1959, di Segretario dal 1960 al 1971, di Condirettore degli Atti accademici dal 1977 al 1990.
Per le sue alte benemerenze entomologiche, Tamanini ebbe l’onorifica carica di Consigliere ( 1958-1991) della Società Entomologica Italiana, di cui era Socio dal 1939. Nel 1977 fu eletto Socio straordinario dell’Accademia Nazionale Italiana di Entomologia e per un certo periodo fu l’unico Socio non professionista di questa prestigiosa Istituzione, segno dell’altissima considerazione che anche l’Entomologia ufficiale aveva per le sue capacità scientifiche.
Fu esemplare la sua dedizione alla famiglia, alle istituzioni scientifiche alle quali fu legato, a tutti coloro che egli ebbe come amici, discepoli o collaboratori . Fu assolutamente schivo di onori e riconoscimenti, al punto da apparire quasi incline alla timidezza. Dotato di un carattere forte, volitivo, tempratosi in anni di esperienze anche traumatiche sui fronti di guerra, profondamente credente in Dio, costituì per molti, un punto di riferimento ed un valido esempio di vita.