TRENTINI FAMOSI, MA NON TROPPO – 5

AGOSTINO PERINI

Trento, 2 dicembre 1802- Padova, 19 ottobre 1878

Trascorse la prima giovinezza (da 13 a 16 anni) ad Appiano (Eppan) in una patriarcale famiglia di agricoltori possidenti, amici dei suoi facoltosi genitori, presso i quali trascurò lo studio e apprese l’ amore per la natura. A 17 anni entrò nel collegio di Datschitz in Moravia (Ceca orientale) che abbandonò quasi subito per andare a Vienna.

Agostino Perini

Agostino Perini

Rientrato a Trento, ot- tenne un posto di «applicato forestale» e quello di insegnante di disegno alla Scuola Normale cittadina. In pochi anni acquistò «un cospicuo corredo di cognizione» non solo nell’ambito delle scienze forestali, ma anche in botanica, in agronomia e in bachicoltura.

Nel 1828 sposò Francesca Cippani che lo fece padre di quattro figlie. Per motivi politici (era antiaustriaco) e «ancora nella pienezza della vita», dovette abbandonare tanto l’attività forestale che quella scolastico-artistica. Entrò così al servizio della Società Agraria, di cui fu anche segretario, e qui rimase fino al 1848 quando l’ente fu sciolto per probabili motivi anche liberali.

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Con la collaborazione del fratello Carlo (del quale scriviamo sotto) aprì allora una tipografia nella quale si stampava, tra l’altro, pure la Gazzetta di Trento (dal 1849). Nel 1852 ingenuamente accettò dal governo austriaco la redazione della Gazzetta Ufficiale, e per questo incarico andò incontro a tante «amarezze» politiche ed economiche che in breve tempo fu costretto a cessare ogni attività editoriale e a trasferirsi altrove. Visse gli ultimi anni della sua vita a Padova, «in difficili condizioni economiche».

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Umanista e naturalista. Come storico, biografo e letterato è famoso soprattutto per i 3 volumi (1834, 1835, 1839) I castelli del Tirolo e come giornalista per i numerosi articoli culturali pubblicati sul Giornale agrario, su la Gazzetta di Trento, sul Raccoglitore e sul Messaggere di Rovereto.

Nell’ambito delle scienze naturali in Alto Adige e in Trentino si distinse per gli studi sulla vegetazione (classica è la Memoria, del 1829, sulla storia delle foreste d Italia e di Germania ) e sulla flora (su cui pubblicò parecchie memorie arricchite da 400 tavole originali e a colori di grande formato), per quelli sull’introduzione e progressiva diffusione del granoturco e del gelso e per le indagini sull’allevamento e le malattie del baco da seta o filugello (La malattia dominante nei bachi da seta. Rovereto, Caumo, 71 pp., 1860) che al fine di migliorarne la stabulazione intraprese nel 1861 anche un viaggio in Asia orientale.

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Con il fratello Carlo, e grazie anche alla collaborazione di molti altri studiosi, pubblicò la Statistica del Trentino (Trento, Perini, 1 vol., 750 pp., [1851] 1852; 2 vol., 668 pp., 1852) la cui importanza naturalistica è oggi unicamente di stampo storiografico.

CARLO PERINI

Trento, 6 febbraio 1817 – Trento, 29 dicembre 1883

 

Terminati i corsi liceali a Trento, decise di studiare medicina. S’iscrisse così all’università di Padova e qui conobbe e frequentò assiduamente il naturalista Giuseppe Meneghini che gli trasmise la sua passione per le scienze naturali in generale e per la botanica in particolare.

Carlo Perini

Carlo Perini

Dopo le lauree in medicina (1843), in chirurgia (1844) e in ostetrica (1844) tornò a Trento e svolse attività professionale presso l’Istituto dei Trovatelli alle Laste, a Cognola e a Villamontagna. Stimolato dal fratello maggiore Agostino, eclettico naturalista, abbandonò la medicina per dedicarsi alla storia naturale e soprattutto allo studio della flora dell’Italia del Nord.

In collaborazione con il fratello aprì una tipografia e qui coordinò e stampò il giornale L’Ape e la pregevole Statistica del Trentino ( 1851, 1852). Nel 1856 fu costretto per motivi politico-economici ad abbandonare ogni attività con il fratello e, chiusa la tipografia, si dedicò completamente al giornalismo e alla pubblicistica.

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Oltre a collaborare con i principali quotidiani e periodici patriottici dell’epoca, scrisse un volume di novelle, una guida di Trento e la storia di questa città e del suo territorio. Dopo il 1860 accettò, anche per motivi di salute, l’ospitalità offertagli dai Fogaroli, suoi nipoti, e «nella quiete della sua stanzuccia» scrisse un romanzo sui Castellani del Trentino nel secolo XIV (Rovereto, 1870) e incominciò a comporre le proprie Memorie che però rimasero incompiute.

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La sua fama di naturalista è legata soprattutto alle quattro centurie della Flora dell’Italia settentrionale rappresentata colla Fisiotipia. 

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