I “SEGRETI” DEL FASCISMO – 19

a cura di Cornelio Galas

  • documenti raccolti da Ezio Antonio Cicchino

Programma dei Fasci di combattimento

giugno 1919

FASCI ITALIANI DI COMBATTIMENTO
PROGRAMMA

Per il Problema Politico NOI VOGLIAMO

  • a) Minimo di età per gli elettori abbassato ai diciotto anni; quello per i Deputati abbassato ai venticinque anni; eleggibilità politica di tutti i funzionari dello Stato; base regionale del Collegio plurinominale.
  • b) Abolizione del Senato ed istituzione di un Consiglio Nazionale tecnico del lavoro intellettuale e manuale, dell’industria, del commercio e dell’agricoltura.
  • c) Politica estera intesa a valorizzare la volontà e l’efficienza dell’Italia contro ogni imperialismo straniero; una politica dinamica cioè, in contrasto a quella che tende a stabilizzare l’egemonia delle attuali potenze plutocratiche.

Per il Problema Sociale NOI VOGLIAMO

  • a) La sollecita promulgazione di una legge dello Stato che sancisca per tutti i lavoratori la giornata legale di otto ore effettive di lavoro.
  • b) I minimi di paga.
  • c) La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell’industria.
  • d) L’affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o servizi pubblici.
  • e) La rapida e completa sistemazione dell’industria dei trasporti e del personale addetto.
  • f) La modifica al disegno di legge di assicurazione sull’invalidità e sulla vecchiaia, fissando il limite di età a seconda dello sforzo che esige ciascuna specie di lavoro.
  • g) Obbligo ai proprietari di coltivare le terre, con la sanzione che le terre non coltivate sieno date a cooperative di contadini, con speciale riguardo a quelli reduci dalla trincea: e dell’obbligo dello Stato al necessario contributo per la costruzione delle case coloniche.
  • h) Messa in valore di tutte le forze idrauliche e sfruttamento delle ricchezze del suolo, previa unificazione e correzione delle leggi relative; incremento della marina mercantile, permettendo il funzionamento di tutti i cantieri navali mercè l’abolizione del divieto d’importazione delle lastre di acciaio e agevolazioni di ogni mezzo (credito, consorzi ecc.) atto a favorire lo sviluppo del le costruzioni navali; il piú ampio sviluppo alla navigazione fluviale e all’industria della pesca.
  • i) Obbligo dello Stato di dare e mantenere alla scuola carattere precipuamente e saldamente formativo di coscienze nazionali e carattere imparzialmente, ma rigidamente laico; carattere tale da disciplinare gli animi ed i corpi alla difesa della Patria in modo da rendere possibili e scevre di pericolo le forme brevi, elevare le condizioni morali e culturali del proletariato; dare reale ed integrale applicazione alla legge sull’istruzione obbligatoria con la conseguente assegnazione in bilancio dei fondi necessari.
  • l) Riforma della burocrazia inspirata al senso della responsabilità individuale e conseguente notevole riduzione degli organi di controllo; decentramento e conseguente semplificazione dei servizi a beneficio dell’energie produttrici, dell’erario e dei funzionari; epurazione del personale e condizioni economiche di esso atte a garantire all’Amministrazione l’afflusso di elementi meglio idonei e piú fattivi.

Per il Problema Militare NOI VOGLIAMO

  •  Istituzione della Nazione armata con brevi periodi di istruzione intesa al preciso scopo della sola difesa dei suoi diritti ed interessi quali sono determinati dalla politica estera sopra accennata e validamente organizzata, cosí da raggiungere con piena sicurezza i suoi fini.

Per il Problema Finanziario NOI VOGLIAMO:

  • a) Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che abbia la forma di vera espropriazione parziale di tutte le ricchezze.
  • b) Il sequestro di tutti i beni delle congregazioni religiose e l’abolizione di tutte le mense Vescovili che costituiscono una enorme passività per la Nazione e un privilegio di pochi.
  • c) La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra ed il sequestro dell’85 % dei profitti di guerra.

Mussolini nel 1919 insieme ai fondatori dei fasci di combattimento

FASCI ITALIANI DI COMBATTIMENTO
COMITATO CENTRALE

Milano – Via Paolo da Cannobbio, 37 – Telefono 7156

Italiani!
Ecco il programma nazionale di un movimento sanamente italiano. Rivoluzionario, perché antidogmatico e antidemagogico; fortemente innovatore perché antipregiudizievole.

Noi poniamo la valorizzazione della guerra rivoluzionaria al di sopra di tutto e di tutti. Gli altri problemi: burocrazia, amministrativi, giuridici, scolastici, coloniali, ecc. li tracceremo quando avremo creata la classe dirigente.

23 marzo 1919 Mussolini fondò (nel salone del Circolo dell’Alleanza industriale e commerciale, in piazza San Sepolcro a Milano) i Fasci italiani di combattimento. come simbolo il fascio littorio (emblema del potere nella Antica Roma) Si proponeva come antipartito, con un programma (pubblicato il 6 giugno 1919 su Il Popolo d’Italia ) decisamente spostato a sinistra, repubblicano e anticlericale, che fondeva insieme i concetti di nazione e socialismo rivoluzionario: audaci rivendicazioni sociali, come il diritto di voto per le donne, l’abolizione del Senato di nomina regia, la richiesta di una imposta a carattere progressivo sul capitale; politica estera aggressiva per valorizzare l’Italia nel mondo. Sostenuto dal mito della forza e della violenza rigeneratrice (eredità dell’interventismo): la prima azione pubblica dei Fasci fu l’incendio della sede milanese dell’ «Avanti!» nell’aprile 1919.

Per questo :

Per il problema politico NOI VOGLIAMO:

  • a) Suffragio universale a scrutinio di Lista regionale, con rappresentanza proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne.
  • b) Il minimo di età per gli elettori abbassato ai 18 anni; quello per i Deputati abbassato ai 25 anni.
  • c) L’abolizione del Senato.
  • d) La convocazione di una Assemblea Nazionale per la durata di tre anni, il cui primo compito sia quello di stabilire la forma di costituzione dello Stato.
  • e) La formazione di Consigli Nazionali tecnici del lavoro, dell’industria, dei trasporti, dell’igiene sociale, delle comunicazioni ecc. eletti dalle collettività professionali o di mestiere, con poteri legislativi, e col diritto di eleggere un Commissario Generale con poteri di Ministro.

Un gruppo di fascisti devasta la sede dell'”Avanti!” nel 1919

Per il problema sociale NOI VOGLIAMO:

  • a) La sollecita promulgazione di una Legge dello Stato che sancisca per tutti i lavoratori la giornata legale di otto ore di lavoro.
  • b) I minimi di paga.
  • c) La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell’industria.
  • d) L’affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o servizi pubblici.
  • e) La rapida e completa sistemazione dei ferrovieri e di tutte le industrie dei trasporti.
  • f) Una necessaria modificazione del progetto di legge di assicurazione sull’invalidità e sulla vecchiaia, abbassando il limite di età proposto attualmente a 65 anni, a  55 anni.

Per il problema militare NOI VOGLIAMO :

  • a) L’istituzione di una milizia Nazionale, con brevi periodi d’istruzione e compito esclusivamente difensivo.
  • b) La nazionalizzazione di tutte le Fabbriche di Armi e di esplosivi.
  • c) Una politica estera nazionale intesa a valorizzare nelle competizioni pacifiche della civiltà, la nazione italiana nel mondo.

Per il problema finanziario NOI VOGLIAMO :

  • a) Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che abbia la forma di vera espropriazione parziale di tutte le ricchezze.
  • b) Il sequestro di tutti i beni delle Congregazioni religiose e l’abolizione di tutte le mense Vescovili, che costituiscono una enorme passività per la Nazione, e  un privilegio di pochi.
  • c) La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra, ed il sequestro dell’85% dei profitti di guerra.

Relazione per la Presidenza del Consiglio

Giovanni Gasti

dell’ispettore generale di PS G. Gasti

a proposito di Mussolini  e del suo movimento

giugno 1919

                                                                                                              4 Giugno 1919
Al On: Gabinetto di S. E. il Presidente del Consiglio
A S. E. il Sottosegretario di Stato per l’Interno
Ill.mo Sig. Direttore Generale della PS

Oggetto: Origine dei Fasci di combattimento

I Fasci di combattimento sorsero in seguito all’adunata ideata e caldeggiata dal «Popolo d’Italia» tenutasi in Milano il 23 scorso marzo. A detta adunata erano in special modo invitati i corrispondenti, i collaboratori ed i lettori di detto periodico, nonché i combattenti ed ex combattenti.

Scopo dell’adunata era organizzare in tutti i Centri d’Italia le forze interventiste e porle in tal grado di compattezza e di energia da combattere e frenare la propaganda leninista favorita dai socialisti ufficiali e da spiegare un’efficace azione per il raggiungimento delle rivendicazioni nazionali.

Nella adunata stessa furono approvate le seguenti tre dichiarazioni presentate dal Professore Benito Mussolini:

  • 1. L’adunata del 23 marzo rivolge il suo primo saluto e il suo memore e reverente pensiero ai figli d’Italia che sono caduti per la grandezza della Patria e per la libertà del mondo, ai mutilati e invalidi, a tutti i combattenti, agli ex prigionieri che compirono il loro dovere e si dichiara pronta a sostenere energicamente le rivendicazioni di ordine materiale che saranno propugnate dalle Associazioni dei combattenti.
  • 2. L’adunata del 23 marzo dichiara di opporsi all’imperialismo degli altri popoli a  danno dell’Italia e all’eventuale imperialismo italiano a danno di altri accetta il postulato supremo della società delle nazioni che presuppone l’integrazione di ognuna di esse, integrazione che per quanto riguarda l’Italia deve realizzarsi sulle Alpi e sull’Adriatico colla rivendicazione e annessione di Fiume e della Dalmazia.
  • 3. L’adunata del 23 marzo impegna i Fascisti a sabotare con tutti i mezzi le candidature dei neutralisti di tutti i partiti.

Il programma dei Fasci di combattimento.
(Postulati di indole politica).

  • 1. L’attuale suffragio universale deve essere integrato coll’estensione del diritto di voto e di eleggibilità alle donne che abbiano compiuto gli anni 21.
  • 2. Le elezioni generali politiche devono aver luogo con scrutinio di lista e rappresentanza proporzionale.
  • 3. Le elezioni generali politiche devono aver luogo a smobilitazione compiuta.
  • 4. La età necessaria per la eleggibilità a deputato è abbassata da 31 a 25 anni.
  • 5. I deputati eletti nelle prossime elezioni formeranno l’assemblea nazionale.
  • 6. L’assemblea nazionale durerà in carica tre anni.
  • 7. Il primo atto dell’assemblea nazionale sarà quello di decidere sulla forma di governo dello Stato.
  • 8. Il Senato è abolito.

(Postulati di ordine sociale).

  • 1. Presentare un progetto di legge che sancisca per tutti i lavoratori italiani la giornata di otto ore;
  • 2. Accogliere gli emendamenti operai al progetto Ciuffelli sulle assicurazioni globali, soprattutto per il limite di età;
  • 3. Sistemare il personale delle ferrovie.

(Postulati di ordine economico finanziario).

Imposta progressiva straordinaria sul capitale, per fronteggiare i bisogni del dopo guerra, specialmente per ciò che riguarda le provvidenze a favore dei mutilati, invalidi, combattenti, famiglie dei caduti.

Il Professore Mussolini in una assemblea del Fascio illustrò il programma asserendo: «Questo è il mio programma, ma può non essere il vostro ed in questo caso potremo discuterlo e modificarlo. L’atteggiamento negativo che ci si rimprovera, non basta alla attività pratica e contro il bolscevismo sono in giuoco molte forze, e la nostra opera di prevenzione deve consistere nel presentare un programma di attuazione immediata, onde metterci sul terreno delle pronte realizzazioni per ragioni di ordine politico generale ed urgente».

Nei riguardi economici e finanziari si propone una misura rivoluzionaria che nessun partito finora, e nemmeno il partito che vuole monopolizzare la rivoluzione, ha mai affacciato e cioè: l’imposta straordinaria progressiva sul capitale. Questo provvedimento, che sarebbe una confisca, arrecherebbe grandiosi vantaggi e tali da far fronte a tutti gli impegni.

Tali riforme sono nella coscienza del Popolo italiano e rappresentano una indefettibile necessità, e se non accolte potrebbero pregiudicare le sorti delle istituzioni, e se noi, concluse, potremo domani stendere in tutta Italia una rete formidabile di Fasci e se raccoglieremo intorno a questi fasci il consenso sempre piú largo delle masse e se creeremo dei nuclei pronti all’azione, allora potremo imporci nel giro di 24 ore.

Questo programma, continuò, combatte il leninismo che non deve essere confuso col proletariato; noi intendiamo salvare la nostra rivoluzione dalla loro, che è la rivoluzione distruttiva della vandea.

In altra assemblea del 22 scorso aprile, lo stesso Mussolini, dopo aver accennato ai recenti avvenimenti di Milano, dimostrò la necessità di unirsi alle organizzazioni che hanno comuni coi Fasci principi e finalità per poter compatti rintuzzare qualsiasi ulteriore velleità delle frazioni leniniste e presentò all’uopo il seguente ordine del giorno approvato ad unanimità:

«Il fascio Milanese di combattimento discutendo sugli avvenimenti di martedí disdegna le polemiche inutili, deplora che in conseguenza della provocazione leninista sia stato sparso sangue di italiani, si dichiara pronto a rispondere nuovamente colla violenza alla violenza in difesa della libertà contro vecchie e nuove tirannie».

Nella nota assemblea tenuta il 6 maggio discutendosi sul movimento dei fasci e sul loro sviluppo destinato a creare una forza temibile e considerevole in tutta Italia, il Mussolini, compiacendosi della attività addimostrata dalla Commissione di propaganda e prospettando il lavoro complesso da svolgere per creare dei nuovi Fasci, fece presente essere all’uopo necessario costituire un ufficio di segreteria permanente, con la nomina di tre segretari propagandisti stipendiati, e tale proposta fu accettata.

In altra assemblea del successivo giorno 10 ad integrazione del programma di realizzazione il Mussolini propose la discussione di 3 postulati riguardanti rispettivamente il problema militare, quello ecclesiastico?religioso e quello operaio.

Circa il problema militare sostenne non doversi per ora parlare di disarmo date le condizioni attuali nelle quali il mondo esce dal conflitto dei popoli, e perciò è da accogliere il vecchio postulato della scuola repubblicana: la Nazione armata.

Per il problema ecclesiastico propugnò che le chiese siano considerate come associazioni private sottoposte alle leggi comuni; la separazione della Chiesa dallo Stato con l’abolizione del privilegio statutario e con la confisca dei beni ecclesiastici.

Nel campo operaio disse essere necessario strappare il proletariato alla tirannia dei pochi dirigenti che operano per il solo scopo delle loro mire e coartano, premono e tiranneggiano senza discussione e senza discernimento le sorti delle masse. Parlò delle Camere del Lavoro e della grande massa operaia aggregata «ai bancarottieri della confederazione del lavoro», dicendo che si deve emancipare la massa stessa da questi «giuocatori di bussolotti».

In una riunione tenuta in Milano il 12 maggio dai rappresentanti delle associazioni patriottiche per discutere sulla questione di Fiume e della Dalmazia, alcuni soci dei Fasci di combattimento partecipanti alla riunione stessa, come rappresentanti del Fascio, affermarono non essere piú, oramai, l’ora delle affermazioni verbali e platoniche e degli ordini dei giorno, essendo invece giunto il momento di azioni energiche e silenziose e si astennero quindi dal formulare un qualsiasi enunciato ritenendo inefficace siffatta affermazione verbale ed esprimendo propositi di azione seria e pratica pel raggiungimento dei loro scopi.

Nella ricorrenza del 10 maggio il Fascio di combattimento diffuse ed affisse il seguente manifesto.

OPERAI!

Oggi è la vostra Pasqua è la vostra vittoria. Il 10 Maggio 1919 vede realizzata l’aspirazione delle otto ore di lavoro. La vittoria dell’Italia fu vittoria delle vostre braccia operose e combattenti: la vittoria operaia è la stessa vittoria d’Italia. Riconoscete per questo fatto storico l’unità delle sorti vostre in quelle della Patria.

Non vi rendete estranei con la volontà là dove il vostro sacrifizio concorse: non mutilate la storia vostra. Ciò che fu a prezzo della vostra vita, si iscriva nella vostra coscienza cosí a merito come fu a carico: non mutilate la storia vostra. Ciò che è piú vostro, perché il gran tutto nel quale siete rappresentati e valutati in faccia al mondo discorde, l’Italia, sia vostra per fatto e per coscienza; sia volontà vostra: non mutilate la vostra storia.

Non crediate all’odio del vicino per amor del lontano. Non prestate fede a chi vorrebbe porvi lievito di discordia nel paese che dall’unità ebbe forza e vittoria. Non siate con chi volle la sconfitta ed è oggi sconfitto nella vittoria. Siate con la vittoria, poiché foste vittoriosi. Il vostro diritto ha una base formidabile di merito: non rinnegate il vostro merito.

La giustizia vostra ha gran voce: non la ponete in bocca a chi puzzano in bocca le parole. Oggi che ai nemici palesi d’Italia altri se ne aggiungono subdoli e malcelati, e l’imperialismo bancario nega all’Italia la consanguineità dei figli che spontaneamente le porgono le braccia, oggi che le sorti irrevocabili della Patria si vorrebbero ancora revocare in dubbio, i nemici vecchi e nuovi d’Italia, vi invocano con tanta impudenza che voi ne sentite lo schifo.

Vi credono dei disperati che cerchino nella rovina comune e nell’obbrobio del proprio paese la loro salvezza. Chi vi ha cosí ignominiosamente accreditati davanti all’opinione estera? davanti – se non vi rincresca – all’internazionale?

OPERAI!

Su voi pende la fiduciosa attesa del paese e l’aspettazione egoistica di tutti i nostri nemici. C’è una grande ansia per la vostra presunta viltà! Chi vi ha accreditato per vili? Non foste voi l’eroismo d’Italia?

OPERAI!

Siate la nuova voce d’Italia: Italia del lavoro; Italia della pace; Italia di tutti gli ideali che vi sorridono; ma Italia perché solo con questo nome la vostra personalità sociale si inserirà nella famiglia delle nazioni e la vostra grandezza sarà grandezza d’Italia, e voi sarete l’Italia. il fascio di combattimento Sviluppo ed estensione del movimento fascista.

Da molte città pervengono al centro di Milano adesioni all’iniziativa dei Fasci di combattimento ed in molti luoghi si costituiscono Sezioni dei Fasci come a Roma, Firenze, Napoli, Torino, Bologna, Genova, Palermo, Livorno. Da altre città hanno chiesto alla.segreteria dei Fasci Milanesi schiarimenti per la costituzione di Sezioni, i dirigenti sono soddisfattissimi dello sviluppo della loro iniziativa.

Direzione dell’organizzazione.

Il movimento dei Fasci di combattimento in Italia è diretto dal Comitato Centrale di Milano, che organizza pure la propaganda in provincia. Questo Comitato Centrale è cosí costituito: Facchinetti – Besana – Duliani – Casade – Marinellì per la commissione di Finanza – Per la commissione di propaganda Mussolini – Monzini operaio – Bianchi Michele – Marinetti e Rossi del «Popolo d’Italia» – Enzo Ferrari – Morisi Celso – Bertoli Alberto.

L’ufficio di segreteria dei fasci è costituito da Attilio Longoni segretario propagandista – Celso Morisi Segretario propagandista amministrativo – Bertoli Alberto, Segretario propagandista del Fascio locale di combattimento, Del Latte Avv. Segretario politico del Fascio Milanese. I qui sopra nominati fanno parte del Comitato dei Fasci di Combattimento (Milano).

Le deliberazioni riguardanti l’azione direttiva vengono prese in sedute particolari in cui intervengono il Comitato Esecutivo dei Fasci di Combattimento, il segretario ed i rappresentanti delle Commissioni di Finanza, e di propaganda che insieme concordano le pratiche necessarie per l’andamento Amministrativo e per lo svolgimento del lavoro da svolgersi colla propaganda.

A tali sedute non possono partecipare se non i componenti di tali Comitato e Commissioni.
A Milano, gli iscritti ai detti Fasci oggi si calcolano a circa tre mila ma giornalmente pervengono da associazioni politiche adesioni in massa dell’iscritti ai vecchi partiti interventisti.

Parte finanziaria.

I fondi si sono costituiti colle contribuzioni degli attuali iscritti: ogni Sezione deve sostenere le proprie spese di propaganda – a Milano, a quanto si dice, gli iscritti piú facoltosi avrebbero versato dalle 500 alle 1000 lire a testa, gli altri iscritti oltre all’importo della tessera debbono a seconda della loro condizione economica precisare il versamento che intendono fare mensilmente.

La piú parte degli iscritti si sono tassati per il seguente versamento mensile:
Impiegati minimo L. 3; operaio minimo L. 2; militari in congedo illimitato minimo L. 1. Gli appartenenti al Comitato Centrale come Besana, Mussolini, De Vecchi, Marinetti, Marinelli, Facchinetti, Facchini ed altri, conferiscono quanto occorra per la propaganda, ed anche per fare fronte agli stipendi dei segretari e Impiegati singoli personali contributi. Con questi si supplisce attualmente alle spese giornaliere dei fasci locali. Dato che necessitano fondi straordinari le Sezioni aderenti devono concorrere alla raccolta dei medesimi e rimetterne i ricavati al Comitato Centrale di Milano.

Benito Mussolini

Cenni biografici (Mussolini).

Mussolini Prof. Benito fu Alessandro, nato a Predappio (Forlí) il 29?7-1883, residente a Milano in Foro Bonaparte 38, socialista rivoluzionario, schedato, maestro elementare abilitato ad un insegnamento in scuole secondarie fu prima segretario delle Camere di Lavoro di Cesena, Forlí e Ravenna, poi dal 1912 Direttore del giornale «Avanti!» al quale impresse forma violenta, suggestiva ed intransigente.

Nell’ottobre 1914, messosi in contrasto con la Direzione del partito S. I. perché fautore della neutralità attiva dell’Italia nella guerra delle Nazioni contro la tendenza della neutralità assoluta, si ritirò il 20 di detto mese dalla Direzione dell’«Avanti!».

Iniziò quindi il 15 del novembre successivo la pubblicazione del giornale «Il Popolo d’Italia», col quale sostenne, in antitesi all’«Avanti!» e con aspra polemica contro tale giornale ed i suoi principali ispiratori, la tesi dell’intervento dell’Italia nella guerra contro il militarismo degli Imperi Centrali.

Per tale fatto fu accusato d’indegnità morale e politica e fu deliberata la di lui espulsione dal partito. Si dimise in seguito dalla carica di Consigliere Comunale di Milano e da quella di Consigliere della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde: esplicò opera attivissima per l’intervento dell’Italia, partecipando alle manifestazioni di piazza e scrivendo articoli violentissimi sul «Popolo d’Italia».

Mussolini convalescente all’ospedale militare nel 1917

Richiamato sotto le armi, fu in zona di guerra e rimase anche gravemente ferito da scheggia di granata. Fu promosso caporale per merito di guerra. La promozione fu motivata dall’attività sua esemplare, dalla qualità battagliera, dalla serenità di mente, dall’incuranza ai disagi, dallo zelo, dalla regolarità nell’adempimento dei suoi doveri, essendo sempre primo in ogni impresa di lavoro e di ardimento.

Benito, Rachele e la figlia Edda

Il 25 dicembre 1915 contrasse in Treviglio matrimonio con la sua conterranea Guidi Rachele, dalla quale aveva già avuto una bambina – Edda – procreata a Forlí nel 1910. Ebbe per amante anche la trentina Dalser Ida Irene fu Albino e fu Corradini Caterina nata a Sopramonte (Trento) il 25.8.188o dalla quale ebbe un figlio nel novembre 1915 riconosciuto dal Mussolini con atto dell’11 gennaio 1916. Non sarà superfluo un cenno su questa relazione del Mussolini.

La Dalser, giunse a Milano nel 1906, occupandosi in qualità di governante. Dopo qualche anno fece ritorno in Patria e si recò poi a Parigi per apprendere la professione di «manicure». Nel 1913 ritornava a Milano, ed arrogandosi il titolo di «professoressa di igiene estetica e massaggio», aprí un «gabinetto di bellezza fisica» in Via Foscolo n. 5. Strinse in allora rapporti intimi col Cav. Professore B. G., procuratore della Ditta Erba, relazione che fu rotta pel carattere violento della Dalser, che pertanto fece segno di sue persecuzioni il B. con minacce e scandali.

In seguito la Dalser si occupò presso il giornale il «Popolo d’Italia» e contrasse intime relazioni col Mussolini. Ne nacque l’11.11.1915 un bambino che fu chiamato Dalser Benito Albino, e che fu poi riconosciuto legalmente dal Mussolini come già si disse con atto dell’11 gennaio 1916.

Ida Dalser

La Dalser fu denunciata con anonimi come sospetta di spionaggio, ma dalla vigilanza esercitata nessun elemento fu dato raccogliere, che potesse dar vita ai sospetti. Risultò solo che nel tempo di sua dimora in Via Foscolo, elogiava l’esercito austriaco nel quale diceva si trovasse un suo fratello col grado di ufficiale ed aggiungendo che in Austria si stava bene.

Abbandonata da Mussolini sparlava con tutti di lui, dicendo anche di averlo aiutato finanziariamente, senza però mai fare cenno ai di lui precedenti politici. Con decreto prefettizio del 22.5.1917 fu allontanata da Milano e dalla Provincia, costituendo la sua presenza grave pericolo di turbamento dell’ordine pubblico, pel contegno provocante verso la famiglia del Professor Mussolini, per i propositi di vendetta da lei manifestati, per le relazioni da lei coltivate, per i raggiri ai quali ricorreva per vivere ed inviata a Firenze.

Ida Dalser col figlio (di Mussolini) Benito Albino

Essa riceve dal Mussolini a mezzo dell’avvocato Jarach un sussidio mensile di L. 200. Da Firenze fu poi internata a Caserta. Mentre era internata a Caserta, essa ad un funzionario di quest’Ufficio (febbraio 1918) accusò il Mussolini di essere venduto alla Francia tradendo gli interessi del proprio Paese ed al riguardo riferí di aver saputo che il 17 gennaio 1914 ebbe luogo a Ginevra un colloquio tra il Mussolini il Naldi e l’ex presidente del Consiglio francese Caillaux, in seguito al quale quest’ultimo avrebbe versata in Ginevra al Mussolini ed ai suoi complici Clerici Ugo, e Morgagni Manlio la somma di un milione di lire, somma che sarebbe stata depositata al Banco Jarach in Via S. Spirito n. 7 a Milano.

Filippo Naldi

Il Clerici ed il Morgagni sarebbero inoltre immischiati nel noto affare dei buoi di Bolo pascià ed il primo farebbe continui viaggi in Francia per maneggi sospetti mentre il secondo si interesserebbe ad amministrare il denaro e di provvedere alla corrispondenza. Accennò pure all’opera sospetta dell’Avv. Guido Galli di Milano legale del Mussolini e che dalle misere condizioni in cui si trovava prima della guerra farebbe al presente vita molto dispendiosa, nonché a quella di tal Bonavita del giornale «Il Popolo d’Italia» che avrebbe per amante una tedesca.

Ha riferito inoltre che le prime trattative per la fondazione del «Popolo d’Italia», in cui essa avrebbe anche partecipato con una discreta somma, furono fatte a Milano nell’albergo della Bella Venezia tra il Naldi, il Mussolini ed il Comm. Iona, il quale ultimo però venne poco dopo fatto allontanare, non volendo gli altri due metterlo in condizioni di conoscere la provenienza sospetta dei fondi.

La Dalser però è una nevrastenica ed una isterica esaltata dal desiderio di vendetta contro il Mussolini e le sue dichiarazioni non meritano fede. Tuttavia dalle indagini fatte è risultato che effettivamente non alla data indicata dalla Dalser, ma bensí il 13 novembre 1914 (notisi due giorni prima dell’apparizione del 1° numero del «Popolo d’Italia») il Benito Mussolini ed il Filippo Naldi si trovavano a Ginevra e precisamente, entrambi, all’Hotel d’Angleterre.

Dalser, Mussolini e Benito Albino

Essi dissero allora di essersi colà recati per concludere col Sig. Georg della Ditta Haasenstein e Vogher dei contratti di pubblicità ma sembra abbiano invece avuto delle conferenze con alte notabilità francesi di cui tuttavia non fu possibile sapere il nome (lettera 8 marzo 1918 n. 351 o del Console di Ginevra). Che poi il Mussolini abbia, per il tramite della Svizzera, ricevuto dalla Francia i fondi per l’uscita del giornale il «Popolo d’Italia» fu sempre voce comune.

Tramite di tali fondi sarebbero stati l’agente svizzero di pubblicità Grassi Carlo di Giovanni dimorante in Via Orefici n. 1 Milano ed il banchiere Jarach di Milano presso cui Morgagni Manlio, amministratore del giornale del Mussolini ed intimo del Jarach, avrebbe avuto dei depositi, ma non fu mai possibile avere la prova del fatto né accertare la cifra dei depositi. Circostanza che avvalorerebbe tali informazioni è che l’avvocato Ermanno Jarach con studio in Milano Via S. Spirito 7, fratello del Banchiere spedisce mensilmente per conto del Mussolini L. 200 alla Dalser Ida.

Manlio Morgagni

In quanto al Clerici Ugo accusato dalla predetta Dalser di connivenza col Mussolini si hanno le seguenti notizie: Abita in Milano, Corso Buenos Ayres 48, ha studio in P. Umberto 34 o 36 ed al presente è socio della «Commissionaria Industriale e Commerciale Italiana» con sede in Via Principe Umberto 34. Altro socio è certo Capitano Bianchi.

Il Clerici, prima del 1914 modestissimo rappresentante di Caffè insieme ad Angiolino De Ambris, fratello del Deputato omonimo, passò all’inizio della guerra al servizio dell’Avv. Pietro Coutret, capo della Missione Marittima Francese in Genova.

Questo Ufficio – è noto – avrebbe dovuto occuparsi di affari commerciali. Ma dopo l’entrata in guerra dell’Italia fu trasformato in vero e proprio ufficio d’informazioni, ed esplicava la propria attività, oltreché nella Svizzera, anche all’interno, ed aveva – mi consta in modo positivo – ramificazioni negli Uffici di censura di Como e di Milano nonché nella stessa Questura di Milano.

Uno dei loro informatori migliori fu il noto Borsani, contemporaneamente addetto alla Sezione M. del Comando Supremo e collaboratore del «Popolo d’Italia». Il Clerici, capo del gruppo informatori di Milano e della Svizzera (in questo paese gli informatori furono facilmente raccolti fra Ferrovieri essendo il Clerici un noto agitatore nel campo ferroviario italiano) aveva larga disponibilità di danaro, e si occupò anche del servizio Stampa.

Un fiduciario di quest’ufficio dice:
«Nel futuro processo Mussolini – “Italia del Popolo” (se si farà) saranno indicate le somme che – tramite Clerici – Mussolini riceveva: «Lire 10 000 mensili dall’Ambasciata Francese, e L. 6000 da un incaricato del Ministro Thomas, del Gabinetto Briand».

È voce pubblica che il Mussolini abbia pure ricevuto denari dal Fascio delle Associazioni patriottiche presieduto dall’On. Candiani, dalla Massoneria e dal Partito repubblicano e cessate queste fonti, in quest’ultimo periodo anche dalle Ditte Pirelli ed Ansaldo col quale ultimo dicesi abbia fatto un contratto di pubblicità per circa 500 000 lire.

Per quanto riguarda il contratto stesso dicesi che la stipulazione sia avvenuta per mezzo di Missiroli, il quale sarebbe anche a conoscenza delle somme che Mussolini avrebbe avuto dalla Francia e dal Belgio. A questo proposito, un’indagine, per conto del Comando Supremo, sarebbe stata compiuta dal Comm. De Francisci che avrebbe anche copie fotografiche dei documenti comprovanti la corrisposta di tali somme. La notizia merita tuttavia conferma.

In sostanza benché non si abbia da quest’ufficio la prova testimoniale o documentale delle sovvenzioni attinte dal Mussolini alle fonti suindicate, vi sono seri indizi per ritenere che tali apporti di fondi siano avvenuti ed il principale di questi indizi è che il Mussolini venuto via improvvisamente dalla Direzione del giornale l’«Avanti!» senza denaro ha avuto in seguito e costantemente larga disponibilità di capitali che gli permisero non soltanto la dispendiosa pubblicazione del suo giornale ma anche una larga prodigalità di erogazioni a scopo di propaganda, di beneficenza ed anche a scopo personale.

Basti dire che niuno dei suoi collaboratori (d’altra parte ben retribuiti) e dei suoi seguaci si è mai rivolto invano al suo aiuto finanziario, che ha un bell’alloggio al Foro Bonaparte, che pranza e cena costantemente al restaurante che fa largo uso di automobili e vetture, che ha un servizio d’informazioni e che dall’aprile u.s. fin verso la metà di maggio, e specie nel periodo in cui piú ebbe ragione di temere le rappresaglie dei socialisti dopo la devastazione della sede del giornale «Avanti!», egli mantenne a sua difesa ed a tutela della redazione del «Popolo d’Italia» una squadra di 25 arditi che retribuiva con quindici lire al giorno ciascuno incontrando un esborso quotidiano di L. 375.

Altri indizi sarebbero i seguenti: Nell’estate scorsa nelle testate del «Popolo d’Italia» l’indicazione “quotidiano socialista” si tramutò in quella di: “organo dei combattenti e dei produttori” e Mussolini aprí una redazione del giornale a Genova. Nella stessa epoca Mussolini dimorò parecchi giorni a Genova avendo quotidianamente lunghi colloqui coi dirigenti della Ditta Ansaldo e servendosi sempre di una automobile della ditta messa a sua completa disposizione dal Comm. Pio Perrone. Dopo la metà di maggio il numero di questi arditi fu diminuito a 5.

Pio Perrone

Cenni fisiopsicologici.

Benito Mussolini è di forte costituzione fisica sebbene sia affetto da sifilide. Questa sua robustezza gli permette un continuo lavoro. Riposa fino a tarda ora del mattino, esce di casa sua a mezzogiorno, ma non vi rientra piú che alle 3 dopo la mezzanotte, e queste quindici ore, meno una breve sosta per i pasti, sono devolute alla attività giornalistica e politica.

È un sensuale e ciò è dimostrato dalle varie relazioni contratte con donne delle quali le piú notevoli quelle colla Guidi e colla Dàlser sopra accennate. È un emotivo ed un impulsivo e questi caratteri lo rendono nei suoi discorsi suggestivo e persuasivo per quanto, pur parlando bene, non possa dirsi un oratore. È in fondo un sentimentale ciò che gli attira molte simpatie ed amicizie.

01/03/1938 Festa in maschera per bambini a Villa Torlonia: Rachele Mussolini offre la merenda agli amichetti dei suoi figli nella Limonaia

È disinteressato, prodigo dei denari che maneggia e ciò gli ha formato una reputazione di altruismo e di filantropia. È molto intelligente, accorto, misurato, riflessivo, buon conoscitore degli uomini e delle loro qualità e manchevolezze. Facile alle pronte simpatie ed antipatie, capace di sacrificio per gli amici, è tenace nelle inimicizie e negli odi.

È coraggioso ed audace; ha qualità organizzatrici, è capace di determinazioni pronte; ma non altrettanto tenace nelle convinzioni e nei propositi. È ambiziosissimo. È animato dalla convinzione di rappresentare una notevole forza nei destini d’Italia ed è deciso a farla valere. È uomo che non si rassegna a posti di secondo ordine.

Vuole primeggiare e dominare. Nel socialismo ufficiale salí rapidamente da oscure origini a posizione eminente. – Egli fu il Direttore ideale dell’«Avanti!» pei socialisti. Fu in quel campo molto apprezzato ed amato. Qualcuno dei suoi antichi compagni ed ammiratori confessa ancora che nessuno meglio di lui seppe comprendere ed interpretare l’anima del proletariato il quale vide con dolore la sua apostasia.

Questa fu determinata non da calcolo di interesse o di lucro. Egli fu uno apostolo sincero ed appassionato prima della neutralità vigile ed armata e poi della guerra; e non credette di transigere colla sua onestà personale e politica valendosi di tutti i mezzi, da qualunque parte gli venissero, ovunque egli li potesse raccogliere, per sostenere il suo giornale, il suo programma, la sua linea d’azione.

Questa la sua direttiva iniziale. Quanta parte poi delle sue convinzioni socialiste delle quali mai fece palese od intima abiura siasi sperduta nelle transazioni finanziarie indispensabili per la continuazione della lotta ingaggiata, nella utilizzazione – anche a scopo personale – del denaro ricevuto, nel contatto e nell’alleanza con uomini e con correnti di diversa fede, nell’attrito con gli antichi compagni, nella quotidiana schermaglia coi socialisti ufficiali, sotto la costante pressione dell’odio indomabile, della acre e ingiuriosa malevolenza delle accuse e delle calunnie incessanti degli antichi suoi seguaci è difficile precisare trattandosi di un’indagine introspettiva nel foro imperscrutabile della coscienza, ma è indubbio che tutti questi elementi compressori e corrosivi debbono avere notevolmente disgregato e logorato i principi marxisti dell’ex leader socialista.

Ma se queste alterazioni si sono verificate, se pur adombrino il suo spirito e possano tradursi larvatamente nella realtà delle cose e delle situazioni, egli non le lascierà tuttavia mai trasparire con troppa evidenza, non permetterà mai che altri le denudi e le sveli, egli vorrà sempre parere, e si illuderà forse sempre di essere socialista, malgrado che la sua opera possa essere utilizzata a fini costituzionali, malgrado che il dissidio con coloro che pretendono essere i dogmatici della ortodossia socialista si faccia sempre piú insanabile e profondo.

Questo secondo le mie indagini la figura morale dell’uomo in contrasto coll’opinione dei suoi antichi compagni di fede e di adepti a partiti d’ordine che lo ritengono un venduto, un corrotto ed un corruttibile, ed in contrasto ad altri che lo ritengono fermamente saldo nei suoi principi socialisti di un tempo.

Benito Mussolini

Se una persona di alta autorità ed intelligenza saprà trovare nelle sue caratteristiche psicologiche il punctum minoris resistentiae, saprà anzitutto essergli simpatico, ed insinuarsi nel suo animo non contrastando inizialmente alle di lui visioni e previsioni politiche, se egli saprà dimostrare quale sia il vero interesse d’Italia, (poiché io credo al suo patriottismo) se con molto tatto, mostrando di rispettare le di lui intime convinzioni e la di lui tattica, nell’interesse di una collaborazione necessaria, gli offrirà i fondi indispensabili per l’azione politica concordata, in modo che non appaia l’intenzione, che sarebbe offensiva, di accaparramento o di addomesticamento,  il Mussolini si lascerà a poco a poco conquidere.

Ma che col suo temperamento vi sia la certezza di non incontrare ad uno svolto di via, per mutamento di condizioni e di uomini, una sua defezione, non potrà mai garentirsi da alcuno. Egli è come si disse un emotivo ed un impulsivo. Tuttavia anche se temporanea la sua collaborazione potrebbe essere molto utile perché in questo momento la sua influenza nei fasci di combattimento, in quelli degli arditi e dei volontari è grandissima e potrebbe essere in alcune circostanze decisiva.

Benito Mussolini

In questi ultimi tempi (metà di maggio) egli era di opinione che convenisse combattere inogni modo la propaganda bolscevika, che convenisse sostenere il Gabinetto Orlando e specie il Presidente perché una crisi ministeriale avrebbe potuto compromettere piú alte istituzioni. Che occorresse considerare come un pericolo le associazioni facienti capo a Facchinetti ed all’«Italia del Popolo».

Negli ultimi numeri del «Popolo d’Italia», sembra tuttavia che in contrasto a queste aspirazioni da lui espresse siasi affermato un atteggiamento meno favorevole a S. E. Orlando. La cosa non meraviglia. Già si è detto che le direttive politiche del Mussolini sono mutevoli e se, come si disse, non è ora difficile fame, fino ad un certo punto, un collaboratore non è da escludersi che in determinate situazioni, o per non essere sopravanzato da altri partiti, o per nuovi avvenimenti o per altri motivi interiori ed esteriori egli possa diversamente orientarsi e cooperare a minare istituzioni e principi da lui prima suffragati e sostenuti.

Benito Mussolini

Certo che in campo avverso Mussolini, uomo di pensiero e di azione, scrittore efficace ed incisivo, oratore persuasivo e vivace potrebbe diventare un condottiero, un meneur temibile. Intanto ed in connessione con queste previsioni e con questi giudizi è da considerarsi come l’atteggiamento dei fasci dei combattenti in questi ultimi giorni non sia per nulla rassicurante.

Fin dal 20 maggio u. s. avevo avuto a Milano la seguente informazione che non mi sentii autorizzato a dare perché da me ritenuta esagerata:

«Nell’ambiente dei fasci di combattimento si va accentuando una grande eccitazione per la situazione sfavorevole che viene creata all’Italia nella conferenza di Parigi. «Si ventilano dai dirigenti provvedimenti energici e cioè: l’abbattimento dell’attuale governo e la sua sostituzione con un Gabinetto militare presieduto dal Generale Caviglia o Giardino, l’annessione di Fiume e della Dalmazia, la dichiarazione dello stato d’assedio e le elezioni sotto il regime militare. «Si aggiunge poi che si vedrebbe di buon occhio l’abdicazione di S. M. il RE ad un reggente preconizzato nel Duca D’Aosta».

Enrico Corradini

Ora a Roma sono raggiunto da identiche notizie provenienti dall’ambiente dell’interventismo romano. – Mi si parla di riunioni segrete tenutesi alla sede del Comitato d’azione in Vicolo Sciarra n. 34 con intervento di Enrico Corradini dell’«Idea Nazionale», di Meravigli dello stesso giornale, dei consiglieri comunali Foschi, Baratelli, dei pubblicisti Minunni e Bellonci, in cui si sarebbe approvato il programma d’azione da me appreso nell’ambiente milanese, e si dice che l’attuazione di tale programma sia la 15a vittoria a cui D’Annunzio alluse nel suo discorso sul Piazzale della stazione.

Lunedí o martedí della prossima settimana dovrebbe poi avere luogo a Milano un’altra segreta adunanza. Nell’ambiente di Roma si sono, poi, diffuse notizie esagerate sulle forze di cui dispongono i fasci, si parla nientemeno che di 800 mila iscritti e, di 20 milioni di fondi assicurati da industriali dell’alta Italia.

MUSSOLINI CON D’ANNUNZIO

In tutto ciò vi è evidentemente della tendenziosità e dell’iperbole, ma il fatto stesso che notizie del genere alimentate dagli stessi adepti ai fasci si diffondono in termini identici negli ambienti delle principali città d’Italia merita considerazione perché deve ritenersi che di queste riunioni segrete, di questo programma d’azione, di queste forze magnificate, qualche con di vero vi sia, ridotto naturalmente in termini piú modesti dopo sfrondato dalle esagerazioni dei divulgatori; e perché se non altro queste dicerie sono suggestive e possono essere esponenti o coefficienti preparatori di uno stato d’ambiente e dì uno stato d’animo collettivo.

E dopo ciò basteranno pochi cenni per gli altri che cercano di campeggiare nel fasci di combattimento ma che di fronte a Mussolini sono dei semplici gregari «milites minorum gentium»…

Enzo Antonio Cicchino

nato a Isernia nel 1956. Vive a Roma.

matricola Rai 230160.

enzoantoniocicchino@tiscali.it

Autore e regista documentari RAI.

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