I “SEGRETI” DEL FASCISMO – 18

a cura di Cornelio Galas

  • documenti raccolti da Enzo Antonio Cicchino

Verbale prima riunione
del governo Mussolini
CONSIGLIO DEI MINISTRI

1 NOVEMBRE 1922

Presiede Mussolini.
Presenti: Diaz, Tahon [sic] de Revel, Federzoni, Carnazza, Tangorra, Gentile, De Capitani, Di Cesarò, Giuriati, Oviglio, Rossi, Cavazzoni, De Stefani.
Acerbo – Segretario.

Il Presidente Mussolini annuncia che l’esodo dei fascisti da Roma è quasi compiuto. La situazione va normalizzandosi rapidamente ovunque in Italia. Conta che entro domani tutto il Paese sarà tranquillo. Annuncia che il Parlamento si aprirà il 1 [sic] Novembre. Ciascun Ministro gli presenterà, prima del 10 un pro-memoria delle direttive che ciascuno seguirà. Le direttive del Ministero sarebbero le seguenti:

Per la politica estera già si nota un miglioramento nei riguardi della valutazione dell’ascesa fascista al potere. Espone lo stato delle relazioni fra Italia e Serbia [sic].
Annunzia che il 4 Novembre sarà con solenne austerità celebrata la ricorrenza del milite ignoto.

Sulla questione di Fiume parlano le E. E. Giuriati, Federzoni, de Stefani. Il primo sulla situazione di polizia, il secondo sulla necessità di una rapida soluzione dei problemi minori, il terzo sulla questione doganale proponendo l’ammissione doganale all’Italia. Tahon [sic] rileva la grave questione industriale di Fiume.

Sulla proposta de Stefani parlano pure Tangorra, Carnazza. De Stefani illustra la sua proposta – Sullo stesso argomento parlano pure De Capitani, il quale porta altri elementi comprovanti la gravissima situazione commerciale e industriale della città. Fa rilevare pure il grave disservizio che regna nei pubblici poteri con sperpero del pubblico denaro. Cavazzoni crede che per oggi non sarebbe il caso di accettare la proposta de Stefani.

Alberto De Stefani

Il Presidente crede che si possa incaricare De Stefani di elaborare un progetto. Egli lo esaminerà, fiducioso che possa essere approvato. Il Consiglio dei Ministri approva. Tangorra ricorda che a Dicembre deve fare l’esposizione finanziaria. Ha necessità di tutti gli elementi di bilancio. Entro il 30 corr. devono essere presentati alla Camera tutti i bilanci. Prega i colleghi di notificargli subito le proposte di economie che credessero fare. Mancano finora i Bilanci delle Colonie e delle Ferrovie, e della Guerra.

Tutti gli elementi del Bilancio dell’Entrata sono già in suo possesso. Egli li vaglierà subito.
Inoltre ricorda che ci sono molti fondi autorizzati per legge non pubblicate. Sarà bene riesaminarli per vedere se sia possibile eseguire le economie. Il Consiglio prende atto di ciò.

Gabriello Carnazza

Carnazza crede che notevoli economie potranno essere introdotte nei bilanci delle Ferrovie e dei LLPP. Proporrebbe di esaminare prima le posizioni specifiche dei singoli bilanci d’accordo col Ministro del Tesoro, acciocché si possano presentare elementi concreti al Presidente per le dichiarazioni che dovrà fare alla Camera.

Federzoni assicura che subito sarà presentato il Bilancio del Tesoro [sic].

Cavazzoni crede che sia necessario non privare i Gabinetti delle piccole spese necessarie.
Inoltre dice che la domanda di esercizio provvisorio debba essere tempestivamente presentata.

Stefano Cavazzoni

Il Presidente assicura che subito dopo le dichiarazioni del Governo sarà presentata la domanda dell’esercizio provvisorio.

Colonna di Cesarò dice che vi sono alcuni servizi pubblici [che] potranno dare sensibili economie se affidati all’industria privata. Domanda il giudizio del Consiglio dei Ministri.

De Stefani crede che la questione centrale politica sia oggi quella finanziaria. È d’accordo con la richiesta dell’on. Di Cesarò. Crede che si possano effettuare economie sulla gestione di varii servizi se affidati all’industria privata. Ma quali direttive politiche potrà seguire il Ministero?

Luigi Federzoni

Federzoni crede che il Governo debba riesaminare tutti i problemi che finora sono stati risoluti nominalmente dagli altri Governi. Ad esempio il problema burocratico.

Giuriati crede che sia il problema dei pubblici servizi sia quello burocratico sono intimamente legati a quello dell’emigrazione.

Rossi è d’accordo con Giuriati. Si deve semplificare il meccanismo del deflusso delle correnti emigratorie. La Commissione dell’Emigrazione praticamente non ha risolto nulla. Propone che il Consiglio dei Ministri nomini un piccolo Comitato interministeriale per studiare i problemi.

Giovanni Battista Giuriati

Il Presidente ritiene che il Consiglio dei Ministri sia d’accordo nei seguenti punti:

  • 1) sistema rigida economia.
  • 2) Ritorno industria privata dei pubblici servizi.
  • 3) Politica di emigrazione legata ma non impastoiata alle formalità di legge. L’emigrazione temporanea deve essere regolata, e cosí pure altre correnti emigratorie.
  • 4) Riesame problema burocrazia, con la richiesta dei pieni poteri al Parlamento.

Teofilo Rossi

Cavazzoni chiede che venga esaminata la posizione del Commissario Emigrazione.

Il Presidente annunzia che già è stata revocata la proibizione telegrafica per l’estero. Occorrerà solo per alcuni giorni la censura.

Di Cesarò propone che l’ambasciatore Sforza venga revocato. Inoltre propone:

  • 1) di applicare integralmente il regolamento di disciplina ai pubblici impiegati.
  • 2) di non evadere pratiche che non siano di carattere generale.
  • 3) di revocare i congedi che normalmente si concedono ai gabinettisti. De Stefani è d’accordo col secondo punto: Propone un ordine del giorno.

Giovanni Antonio Colonna Di Cesarò

Carnazza ricorda che la retribuzione del lavoro straordinario è contraria alla legge; propone che il Consiglio dei Ministri possa ridurla gradualmente, prima di sopprimerla interamente. Cosí pure nei riguardi delle Commissioni consultive che producono fortissimo onere allo Stato, e sono cause di gravi inconvenienti.

Cavazzoni crede che le questioni di dettaglio debbano essere prospettate in altra seduta; perciò propone la sospensione dell’ordine del giorno De Stefani. Pel prossimo Consiglio dei Ministri la Presidenza presenterà proposte concrete. Cosí si stabilisce.

Il Consiglio dei Ministri si dichiara di massima favorevole alle varie proposte Di Cesarò, Carnazza.

De Stefani domanda il pensiero del Governo sulla nominatività dei titoli.

Il Presidente si dichiara contrario.

Vincenzo Tangorra

Tangorra, che fu relatore della legge, è contrario anch’egli, oggi che la situazione politica e finanziaria del Paese è mutata.

Carnazza crede che per quanto riguarda i titoli di Stato è favorevolissimo ai titoli al portatore, anche per ragioni di ordine morale. Per quanto riguarda i titoli industriali crede che la questione merita un esame particolarissimo; oggi i possessori di questi sono diventati solamente operatori di borsa. Un correttivo si rende necessario. Oggi non esiste una forma di società che lega l’industriale alla sua industria, mentre leggi analoghe esistono in altri paesi.

Marchese Giuseppe de Capitani D’Arzago

Il Consiglio dei Ministri si è dichiarato unanimemente contrario ad imporre la nominatività dei titoli pubblici al portatore anche in forma indiretta.

Federzoni richiama l’attenzione del Consiglio sulla situazione dei poteri politici nelle nuove Provincie. Esprime il voto che nel prossimo Consiglio dei Ministri il Presidente possa esprimere il suo pensiero. Il Presidente prende atto di ciò.

Il Sen. Thaon de Revel domanda che il Commissario Aviazione non inizi il suo lavoro prima di aver preso contatto col Ministero Marina. Il Presidente assicura.

Paolo Thaon di Revel

Su proposta di Di Cesarò si revoca il Decreto 26.1.22 che istituisce presso il Ministero delle Poste una Commissione sulla unificazione della legislazione relativa a servizi postali. Si revoca pure il R. Decreto che stabilisce le limitazioni da recarsi all’uso della categoria C. delle tariffe telefoniche, di cui all’art. 7 del R.D.-Legge 23.11.1921 – n. 1824.

Oviglio legge il saluto inviato alla Magistratura. Espone poi a grandi linee il suo programma di riforma; crede che debba essere aumentato lo stipendio ai magistrati.

Aldo Oviglio

Tangorra crede che in proposito il Consiglio dei Ministri non possa prendere alcuno impegno. Analogamente il Presidente.

Federzoni espone la situazione in Tripolitania. Ricorda l’operazione militare del Gennaio scorso ed i suoi scopi. L’occupazione riuscí bene ma suscitò una grande controffensiva dei dissidenti. Necessità di una ulteriore e piú energica azione, la quale riuscí completamente con l’occupazione del Ghebel occidentale.

In seguito a ciò si allontanarono dalla Tripolitania i piú pericolosi agitatori arabi i quali cercarono di prendere rivincita in Cirenaica. Furono prese le necessarie precauzioni, e decisa un’azione energica verso i dissidenti stessi nella zona pedemontana. Nei giorni scorsi sono state compiute brillanti operazioni.

Giovanni Gentile

Egli ha l’impressione che la politica seguita in Tripolitania dal Conte Volpi è stata consona agli interessi dei Paese. Le operazioni ora in corso costituiscono un risultato politico veramente straordinario. Si è riusciti ad ottenere una rapida mobilitazione dei nostri battaglioni indigeni. Le truppe metropolitane si restringono ai servizi costieri. Lo spirito degli ufficiali è altissimo. Ritiene che per la situazione della Tripolitania non si debba nutrire nessuna preoccupazione. Per i ribelli non vi è possibilità alcuna di rifornimento di armi e logistici.

Giacomo Acerbo

Riguardo alla questione politica, i ribelli non trovando piú alcun credito all’estero tentano ora di creare il mito dell’emirato unico. In proposito crede che il Governo italiano abbia compiuto un errore nel concedere una definizione e situazione stabile al Senusso. Anche a Bengasi la situazione è confortante ma egualmente movimentata, piú che altro per la presenza dei partiti locali. La colonia deve essere rifornita dei necessari contingenti di forza. Comunque nel complesso la situazione generale non è preoccupante. Chiede l’autorizzazione di significare la soddisfazione del Governo verso il Governatore.

Il conte di Misurata, Giuseppe Volpi

Il Consiglio approva.

Il Presidente fa rilevare che la situazione della Tripolitania è situazione di movimento. Comunque conviene regolarizzare la posizione del Conte Volpi.

Generale Armando Diaz

Federzoni ricorda che il Volpi andò in via provvisoria in Tripolitania. Ora è a Roma pur mantenendo il contatto continuo con la Colonia. Egli ritornerebbe fra giorni in Tripolitania ove rimarrebbe fino al consolidamento dei risultati ottenuti (occupazione di Misurata città). Pel Governatore della Cirenaica si riserva di parlare nel prossimo Consiglio dei Ministri. Nelle altre 2 colonie vi è tranquillità perfetta.

Giuriati domanda alcuni schiarimenti.

Il Presidente crede che la politica orientale debba essere favorevole al movimento islamitico. Sarà tenuta una seduta speciale per l’esame del problema finanziario.

Mussolini e Giovanni Gentile

S. E. Gentile è proposto per la nomina a Senatore.

Inoltre il Consiglio decide sulle seguenti nomine e trasferimenti:

Alfredo Lusignoli

  • Il Senatore Lusignoli è nominato Ministro di Stato, restando per ora Prefetto a Milano.
  • Ferrara Gr. Uff .
  • Dott. Alfredo, Prefetto di Ascoli P. collocato a disposizione Ministero Interni.
  • Wenzel Comm. Umberto è nominato Prefetto di Ascoli.
  • Guadagnini Dr. Giuseppe, Prefetto a disposizione è destinato ad esercitare le funzioni sulla Venezia Tridentina.
  • Gasti comm. Giovanni, Questore è nominato Prefetto di Pavia, ed è collocato poi a disposizione del Ministero Interni.
  • Giuseppe Guadagnini

S. E. il Presidente raccomanda a tutti i Ministri di intervenire al completo nei Consigli dei Ministri. Il Consiglio approva infine uno schema di decreto relativo ad indennità agli agenti e alle Truppe in servizio di Pubblica sicurezza, per il quale occorre, la registrazione con riserva.

Giovanni Gasti

Giacomo Acerbo

IL SEGRETARIO Acerbo

IL PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI  Mussolini

CONCORDATO DI FUSIONE

TRA

PNF e ANI

 

Premesso che fin dalla sua prima seduta, su proposta del Presidente del Consiglio, la Commissione unanime precisò il compito assolto e le benemerenze conquistate sia dal Partito Nazionale Fascista che dall’Associazione Nazionalista Italiana; che i rappresentanti dell’una e dell’altra organizzazione hanno riconosciuto la unità ideale dei due movimenti; che il recente voto del Gran Consiglio Fascista in ordine alla Massoneria ha soppresso anche quello che poteva essere da taluno considerato come l’ultimo ostacolo alla effettiva e definitiva fusione dei due partiti nazionali; si è convenuto:

  • 1) L’Associazione Nazionalista Italiana rinunzia all’azione politica e sociale di partito e si fonde con il Partito Nazionale Fascista. Sorgerà in Roma, presieduto da Benito Mussolini, e come emanazione diretta del PNF e sotto il suo controllo un Istituto di Cultura Nazionalista che avrà il compito di coltivare e di diffondere la dottrina politica del Partito.
  • 2) I soci dell’ANI saranno iscritti in blocco d’ufficio nel PNF, salve le eccezioni che si riterranno necessarie, secondo le norme che saranno indicate dalla Commissione. I fascisti riconoscono che le benemerenze politiche dei singoli nazionalisti equivalgono all’anzianità di iscrizione.
  • 3) Le associazioni sindacali nazionaliste entreranno a far parte delle corrispondenti Corporazioni Nazionali fasciste. Le migliori capacità del Nazionalismo entreranno progressivamente nei quadri di tutte le organizzazioni giornalistiche, sportive e di propaganda del Fascismo.
  • 4) Nel Gran Consiglio del PNF e negli altri organi direttivi sarà dal Presidente del Consiglio assegnata una adeguata rappresentanza ai nazionalisti.
  • 5) Il Presidente darà disposizioni al Comando generale della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale per l’ammissione di coloro che hanno appartenuto alla milizia dei Sempre Pronti nella Milizia nazionale. Il Presidente del Consiglio si propone di considerare il grado militare, le ricompense di guerra, e il servizio prestato nella disciolta milizia dei Sempre Pronti quali efficaci elementi di valutazione per il nuovo grado da assegnare nella Milizia nazionale.
  • 6) I sette gagliardetti decorati al valore nazionale saranno conservati nelle sedi locali del PNF e saranno portati in pubblico in tutte le cerimonie ufficiali. I decorati al valore nazionalista potranno fregiarsi delle insegne di merito sulla camicia nera.
  • 7) I Piccoli italiani e le Avanguardie nazionaliste si fonderanno coi Balilla e con le Avanguardie del PNF. I Balilla e le Avanguardie porteranno la cravatta azzurra sotto il colletto della camicia nera.
  • 8) Si fonderanno in un solo il Gruppo parlamentare fascista, ed il Gruppo parlamentare nazionalista e parimenti si fonderanno le rappresentanze dei due partiti nelle amministrazioni locali.
  • 9) I gagliardetti e le bandiere della ANI saranno custoditi a Roma nella sede del PNF.
  • 10) La Commissione resta in carica per l’esecuzione di queste norme e per il regolamento delle situazioni locali. I Commissari Paolucci e Sansanelli sono piú specialmente delegati a seguire e dirigere il movimento di fusione.

Il sindacalismo fascista
la visione di Tullio Cianetti
estate 1925

Tullio Cianetti

Dopo la riunione del 20 luglio nella quale il Consiglio Generale della Sezione Sindacale di Terni espresse il suo pensiero sull’attuale situazione della organizzazione operaia e sui propositi per l’avvenire io credo che qualche cosa di concreto si sia già fatto. Era troppo tempo che vivevamo in un ambiente che non era nostro perché sentivamo il disagio proveniente da una posizione imbarazzante e qualche volta artificiosa.

Indubbiamente gli uomini preposti in altro rango a dare un nuovo indirizzo alla vita politica Italiana devono avere da qualche mese a questa parte provato qualche amara delusione inquantoché dagli organizzatori della Provincia è giunta la viva voce di sdegno per le inevitabili lotte tra capitale e lavoro.

Un comizio di Tullio Cianetti

Allorché l’On. Mussolini il 20 dicembre 1923 riuní a Palazzo Chigi i rappresentanti degli industriali e degli operai e da quello che la stampa ministeriale chiamò “storico convegno” giunsero a noi propositi delle due parti noi dubitammo un poco della attuazione pratica dei concetti esposti dai rappresentanti industriali inquantoché vedevamo la differenza enorme tra la disciplina e l’unità organica delle Corporazioni Sindacali e quella della Confederazione dell’Industria.

Infatti mentre noi dobbiamo sottostare alla disciplina dei nostri organi centrali non altrettanto avviene generalmente per gli industriali ammesso anche che la Confederazione dell’Industria sia animata dalle migliori intenzioni.

L’On. Benni rispondendo alle argomentazioni del Presidente del Consiglio disse: “Noi riconosciamo che da un tempo a questa parte la produzione è enormemente aumentata. Compito nostro è quello di organizzare maggiormente l’opera comune nel comune intento di dividere equamente i profitti e sviluppare il lavoro italiano”.

Indubbiamente questi sono dei nobili propositi e crediamo che tali rimarranno.

Il convegno di Palazzo Chigi sarà servito soltanto a dimostrare che non sono le organizzazioni di classe ad applicare il principio della collaborazione ma deve essere un organo superiore come il Governo tenendo presente quali possono essere i veri sentimenti delle due parti od i loro propositi di aggressività piú o meno mal celati.

Per il resto nulla di positivo è stato raggiunto né crediamo che altro possa su tale terreno essere realizzato.

Sull’atteggiamento governativo se hanno avuto una certa influenza gli ultimi avvenimenti politici principale influenza ha avuto il colloquio che il Presidente del Consiglio ebbe con una trentina di organizzatori di tutte le parti d’Italia.

In quella riunione alla quale partecipai anche io e l’amico Rossi Leonello fu fatta all’On. Mussolini esposizione della vera situazione delle organizzazioni operaie dinanzi alla ingordigia di certi industriali e posso assicurare che il Presidente del Consiglio rimase molto turbato.

Se in due anni tutti avessero parlato come parlammo noi il 17 luglio forse la situazione odierna sarebbe leggermente differente.

È evidente che il Governo comprende facilmente che in una Nazione proletaria come la nostra non è possibile tenere in disparte le organizzazioni sindacali alle quali invece bisogna dare la massima importanza per il peso enorme che hanno nella vita economica della Nazione.

La cosidetta “virata a sinistra” da parte del Governo che tanto scompiglio ha portato nel campo di certa borghesia gretta è tutto un artificio inquantoché non chiediamo né destre né sinistre ma chiediamo che non sia permesso a nessun capitalismo piú o meno coalizzato di succhiare il sangue alla gente che lavora.

Mentre una parte della stampa come il “Messaggero” ed altri quotidiani ha compreso perfettamente quale deve essere la via da battere per la difesa degli interessi popolari abbiamo visto giornali dell’opposizione borghese e giornali cosidetti fiancheggiatori prendere un atteggiamento di ostilità dinanzi alle intenzioni del Governo.

Se si spiega l’ostilità della stampa estremista non si spiega quella della stampa borghese. È evidente che dietro la politica e la difesa dello Statuto albertini premono a tutta forza degli organi capitalistici-industriali che in una probabile riforma costituzionale scorgono il pericolo di una soppressione o trasformazione di quegli istituti statutari che se in apparenza sembrano creati per difendere i diritti politici ed economici in realtà sono serviti a far delle chiacchiere e ad alimentare la corruzione in altro rango e in mezzo al popolo.

La manovra è evidente. Si vuole ancora mantenere l’inganno in nome di non so quale carta sia pure rispettabile ma che purtroppo non può raggiungere la velocità della evoluzione sociale.

Quando Carlo Alberto dava al suo popolo la fatidica Costituzione non esistevano né la Banca Commerciale né altri organi di sfruttamento capitalistico-industriale che ricattassero il Governo e che facessero il doppio giuoco tra i diversi partiti politici.

Oggi ci sono molti pericoli che occorre combattere assolutamente. L’opera dei Governi è stata e sarà sempre intralciata dalla burocrazia statale il Parlamento invece di fare le Leggi fa delle chiacchiere – le Banche internazionali sono le arbitre della situazione e chi ne va di mezzo è popolo italiano che nonostante tutto non perde il suo caratteristico sentimentalismo.

Si immetta dunque un po’ di aria nuova nelle istituzioni statali – si creino degli organi in sostituzione od integrazione di quelli esistenti – si dia veramente al popolo la possibilità di avere il suo peso nella vita economica della Nazione ed allora forse si potrà incanalare la nostra moltitudine in una via di tranquillità e di benessere.

Se il Governo Nazionale saprà esser forte e resistere dinanzi alla sorda offensiva capitalistica-industriale – se saprà tradurre in atto i suoi propositi di riforma e di difesa delle classi lavoratrici – compirà un’opera veramente grande ed avrà iniziato un nuovo ciclo della Storia Nazionale. L’atteggiamento assunto dinanzi alle ultime agitazioni operaie e la ferma posizione mantenuta ci fa bene sperare. Basta vedere l’atteggiamento di un certo Senatore… matematica che ha invitato gl’industriali a determinare il tracollo del Governo Nazionale.

La nostra posizione in questi ultimi mesi è di molto chiarificata inquantoché è stata data a noi una certa libertà di azione che prima non avevamo. Si capisce che questo ha portato un po’ di allarme per il quale ci troviamo dinanzi ad una sorda ostilità che tenta di neutralizzare la nostra probabile azione.

Non è questo che possa sgomentarci inquantoché riteniamo che sia giunto il momento opportuno per trattare e difendere quelle questioni che nell’interesse dell’operaio hanno bisogno di una pronta soluzione.

Le sensibilmente migliorate condizioni dell’industria determinate dalla disciplina nel lavoro – da una migliore organizzazione e fusione di aziende e da provvedimenti Governativi tendenti a proteggere l’industria italiana fanno sí che oggi si presenti la necessità di dimostrare la riconoscenza a coloro che sono stati e sono gli artefici principali del meraviglioso rifiorire dell’industria.

Se per tanto l’industria italiana ha potuto in due anni di indefesso lavoro migliorare sensibilmente le proprie condizioni ed ha avuto degli immensi benefici dal completo ristabilimento della disciplina Nazionale e da un’opera di protezione governativa – non altrettanto può dirsi per la classe operaia che ogni giorno di piú si trova nella necessità impellente di dover lottare faticosamente per la propria esistenza.

Ogni genere di alimento famigliare dopo vari ondeggiamenti sui mercati diversi ha subito un notevole rialzo di prezzo che non accenna per ora a diminuire. Che cosa poi dire degli esorbitanti aumenti di affitto per le abitazioni, aumenti che hanno compromesso seriamente il bilancio famigliare dei nostri operai!

S’impone quindi la necessità di porre in relazione il rifiorire dell’industria con il disagio delle classi operaie alle quali bisogna assicurare una piú razionale e meno disagiata esistenza.

Per quello che riguarda gli operai della “Terni” occorre tener presente che le relazioni tra industriali e maestranza sono state fin qui regolate da diversi concordati di carattere Nazionale e diversi di carattere locale.

Noi crediamo che non sia piú possibile oggi mantenere in modo assoluto certi punti di riferimento inquantoché si verrebbe ancora ad aumentare il confusionismo tra disposizioni che attraverso gli anni si sono trovate in aperto contrasto tra di loro.

Mentre quindi si sta provvedendo allo studio per la rinnovazione dei regolamenti industriali è necessario iniziare le trattative per migliorare sensibilmente le condizioni degli operai.

A giorni verrà presentato agli industriali un memoriale compilato d’accordo colla Commissione degli operai metallurgici e che riguarda i punti principali che interessano i lavoratori metallurgici.

Allorché dopo la proclamazione dello sciopero nell’estate 1922 l’Acciaieria fece la serrata – il 25 luglio dello stesso anno fu stipulato un concordato tra la Commissione Interna di quell’epoca e la Direzione – nel quale concordato fu stabilita una riduzione generale fissa di L. 1,25 agli operai aventi e non aventi qualifica di mestiere. Una ulteriore riduzione di L. 1 fu stabilita inoltre per quegli operai non aventi qualifica di mestiere – in modo però che venisse loro garantito un minimo complessivo di guadagno globale non inferiore a L. 13.

Successivamente entrata in campo l’organizzazione Sindacale Fascista nessun concordato fu stipulato tendente a diminuire comunque le mercedi operaie e se l’opera della Commissione Interna emanazione delle Corporazioni Sindacali non fu di conquista non fu nemmeno di rinunzia inquantoché nessuna diminuzione venne comunque discussa od approvata dalla nostra Commissione interna.

Bisogna pure onestamente riconoscere che allorché il 25 luglio i rappresentanti operai firmarono il concordato ben poca resistenza avrebbero potuto opporre agli industriali date le speciali condizioni di inferiorità in cui gli operai si trovavano per la proclamata serrata.

Cianetti durante una cerimonia fascista

Oggi però le condizioni sono cambiate e di molto. Il Capo del Governo ha promesso che al ritorno da Londra del Ministro delle Finanze riunirà sotto la sua presidenza i rappresentanti dei Ministeri e degli operai per rivedere le condizioni degli operai. L’industria privata che si trova in condizioni di superiorità in confronto di quella statale occorre che si metta sullo stesso ordine di idee.

Noi chiediamo che venga fatta una revisione generale di paghe e che vengano migliorati sensibilmente i salari della enorme massa operaia. La sistemazione ed una certa perequazione delle categorie sono un problema che organizzazione ed industriali dovranno affrontare una buona volta per porre un fine ad una situazione abbastanza artificiosa.

Se le paghe primitive praticate dall’Acciaieria sono rimaste stazionarie sta di fatto che oggi esiste nell’interno dello Stabilimento un sistema di assunzione e di primitivo trattamento economico che onestamente non si riesce a comprendere. Intendo parlare delle diverse Ditte appaltatrici riferendomi propriamente a quelle che hanno un vero carattere di permanenza continua.

La mano d’opera non viene assunta direttamente dalla Direzione ma da intermediari che – naturalmente – vivono alle spese dei nuovi assunti ai quali invece potrebbe essere praticata una rimunerazione ben differente. E spesso si verifica il fatto di vecchi operai licenziati dalla Direzione e poi riassunti dalla Ditta appaltatrice. Questo sistema che irrita la coscienza degli onesti è bene che finisca una buona volta perché non intendiamo affatto che l’operaio sia una merce trasportabile da un capo all’altro e sottoposto al bizzarro criterio di un bizzarro – per non dire altro – sistema di amministrazione.

Non credo che si debba fin da questo momento supporre di venirci a trovare in conflitto con la “Terni” perché crediamo che gli industriali comprenderanno l’onestà delle nostre richieste. E quando dico che le nostre richieste sono oneste non faccio un’affermazione sentimentale ma prendo per base le reali condizioni dell’Industria che in due anni ha avuto la possibilità di respirare aria a pieni polmoni.

Non bisogna dimenticare che la produzione è aumentata enormemente – che gli operai lavorano piú di prima – che il Governo ha favorito gli Industriali abolendo la tassa sui carboni e sugli oli minerali per i quali le Acciaierie di Terni pagavano al Comune la non indifferente cifra di circa mezzo milione. Né si può dire che l’industria sia strozzata seriamente dalla concorrenza straniera!

La concorrenza nazionale non esiste e per quello che riguarda la concorrenza straniera a tutti è nota la protezione doganale concessa dal Governo tendente – anche con i cambi attuali – ad evitare l’eccessiva infiltrazione del prodotto germanico in Italia.

Gli industriali dunque debbono dare perché possono dare. Se i loro propositi di giustizia manifestati in ripetute occasioni non sono delle affermazioni vaghe li attendiamo alla prova perché dalle parole è giunto il momento che si passi ai fatti.

Mi risulta che taluni impiegati dell’Acciaieria appartenenti alla Milizia Nazionale hanno avuto l’incarico (e non è per la prima volta) di portare tra gli operai il germe della discordia e della calunnia sia pure in una forma molto blanda qual è quella del mormorio e della parvenza di indagini sul conto di uomini od istituzioni.

Ora è bene che l’umile sottoscritto dica pubblicamente “basta!”

Il diritto della difesa di ciò che rappresento ed il dovere proveniente dalle responsabilità che mi sono assunto dinanzi al popolo di Terni e del Circondario m’impongono di uscire da quel forzato riserbo che mi sono imposto per quattro mesi e che mi ha causato delle amarezze non indifferenti!

Per carità di Patria e… di partito ho lasciato che gli ambiziosi ed i megalomani per quattro mesi si sbizzarrissero nel dare l’assalto alla diligenza sindacale riuscendo in parte a diminuire l’efficienza ma oggi come fascista come organizzatore e come cittadino non posso e non voglio che il silenzio e la rassegnazione da S. Francesco possano apparire come il tacito o forzato acconsentimento ad un’azione deleteria che sta mettendo nel ridicolo la città di Terni danneggiata da taluni di coloro che pretendono di averne in mano le sorti e che per volontà di pochi intralciati nella loro opera e… per forza d’inerzia cammina – ma molto leggermente – verso l’avvenire.

Al Capo della Milizia ternana dico che è ora di finirla con una commedia che ha nauseato tutti coloro che vogliono vivere lavorando seriamente e schiettamente.

Pensi pure alle sue Coorti ed ai suoi Manipoli il Cav. Amati e non si preoccupi dell’organizzazione sindacale alla quale dà l’attività il modesto sottoscritto ed altri cento uomini diritti che conoscono solo le lotte sante del lavoro e non le manovrette da corridoio per portare nelle classi lavoratrici l’isterismo acuto di anime in pena che non avranno pace se non quando avranno varcato la soglia di Montecitorio.

Chi ha sete di gloria – che ha bisogno di applausi – chi ama la dittatura personale incensata – oh no – non si avvicini affatto all’organizzazione operaia nella quale occorre lavorare in silenzio ed il piú delle volte senza la speranza della minima riconoscenza.

Il Sindacalismo non è un mestiere od un campo sperimentale ma è una santa missione che per compierla bisogna avere la rassegnazione dinanzi al giudizio sommario e qualche volta insereno della dea massa.

Nella vita che è una lotta il Sindacalismo è il cuore pulsante di questa lotta perché dinanzi ai nostri occhi non passano i bottoni fiammanti i canti ed i suoni di esultanza e l’utopia di un qualsiasi (sia pure nobile) idealismo ma passano le miserie ed i dolori che non possono essere compresi da chi va soltanto in cerca di gloria.

Gli uomini onesti nel Sindacalismo sono dei semplici servitori ai quali qualche volta per ricompensa non si danno nemmeno… gli otto giorni!

E lo sanno quei tali che mandarono tre giovinastri in camicia nera ad imbrattare i muri di Terni a S. Pietro – alla Saponeria – a Borgo Bovio – a S. Agnese – al Viale Brin e tra le pareti dei vespasiani dell’Acciaieria dove (esclusi questi ultimi) a caratteri cubitali si pretese di bollarmi a sangue chiamandomi “traditore degli operai”.

Ecco o Signori gerarchi padreterni di Perugia che cosa sono i vostri consimili di Terni.

La propaganda sottile negli Stabilimenti tendente a distruggere l’organizzazione operaia – che sta sul naso a molta borghesia – la diffamazione giornaliera servendosi di elementi poco di buono sono le armi adoperate con preferenza per colpire quegli uomini che si sono resi invisi per la loro dirittura politica non accedendo a compromessi e rompendo le uova nel paniere a quelli che turlupinavano indegnamente la buona fede del popolo ternano!

Non spetta a me difendere il prestigio del Partito Fascista perché altri uomini onesti vi sono preposti.

Io intendo difendere solo l’organizzazione operaia specialmente quando questa è attaccata da uomini in camicia nera che possono avere dei sentimenti reazionari verso il proletariato che vorrebbero asservire alla propria ambizione salvo a ridergli in faccia quando… sono arrivati.

Per due anni abbiamo dovuto compiere un’opera ingrata un’opera cioè di equilibrio Nazionale e la nostra opera non ci ha fruttato certamente degli applausi! Oggi vogliamo essere lasciati in pace e non permettiamo che tra i lavoratori venga gettato il germe della discordia.

Lasciamo l’alta politica ai politicanti perché essa è il principale nemico della gente che lavora delusa e sfruttata sempre dai diversi partiti politici. Vivano pure nelle nuvole i megalomani perché noi viviamo nella realtà che non si distrugge.

E chi vuol mettere il naso nel Sindacalismo pensi prima a saper trattare umanamente i propri operai dipendenti! Per ora basta! Se c’è della gente a Perugia ed a Roma che sente di essere onesta esca dal letargo e si muova anche quando è necessario andare in un paese senza essere accolti dalle musiche e dagli entusiasmi della folla.

Tullio Cianetti

Io mi difendo ed attacco da me! Terni però ha il diritto di non essere la cenerentola e la giostra degli arrivisti!

Tullio Cianetti

Enzo Antonio Cicchino

nato a Isernia nel 1956. Vive a Roma.

matricola Rai 230160.

enzoantoniocicchino@tiscali.it

Autore e regista documentari RAI.

 

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