ROMMEL, LA VOLPE DEL DESERTO – 3

Due guardie del corpo di Rommel

KARL HULKE  
testimone oculare del ferimento di Rommel

La Roche-Guyon
in Normandia il 17 luglio 1944 

e

JOSEPH FELDER

Erwin Rommel

 

LE INTERVISTE
di Enzo Cicchino
(2001)


Alcune delle guardie del corpo di Rommel a Colà di Lazise da sinistra: Anton Glase, Anton Wendt, Karl Hulke, Sixtus Heim, Joseph Felder

Ho intervistato i due ex militi della guardia del corpo di Rommel, Karl Hulke e Joseph Felder presso Villa dei Cedri, a Colà di Lazise per la gradita gentilezza di Vittorio Nalin che li aveva ospiti presso le relative terme.

Dall’incontro mi aspettavo molto, avevo preparato una lunga intervista dalla quale avrei voluto ricavare tante informazioni interessanti e di prima mano. Invece mi son trovato due vecchiettini austriaci un po’ malandati e soprattutto incolti, uno di essi – Joseph Felder – ha fatto per tutta la vita il fabbro, l’altro -Karl Hulke-, un po’ più sveglio aveva fatto comunque un altro mestiere umile.

E’ stata una delusione soprattutto perché questa loro inadeguatezza ha mandato all’aria tutte le mie ambiziose domande. Inoltre, non parlando io una parola di tedesco mi son dovuto affidare all’improvvisazione della mia momentanea traduttrice, una ragazza assai carina ma che – non sapendo granché di storia – non mi è stata di aiuto neppure riguardo alle cose su cui si poteva indagare.
 

Peraltro, essendo all’aperto e in dicembre, faceva un freddo cane che spingeva i due vecchietti, come gatti nervosi, ad abbandonare il set delle riprese per ripararsi ogni volta nel bar delle Terme. Il valore dell’intervista dunque è modesto, tuttavia il contributo di Hulke relativo alle circostanze del mitragliamento aereo che subì Rommel è piuttosto interessante.

Karl Hulke

 

Signor Hulke qual è la prima cosa che le viene in mente al pensiero di Rommel?
Era una persona con un carattere forte ed era molto stimato. Un ottimo condottiero, e con i suoi soldati era sempre molto disponibile. Quasi un padre di famiglia.

E lei come lo ricorda?
Era un uomo dal carattere forte. Non era un falso, era molto onesto.

Era un tipo scherzoso, o…
No. Era una persona seria. Ogni soldato aveva la massima stima di lui.

Era consapevole delle sua intelligenza?
Certissimo. Era un condottiero eccellente. Sapeva come impiegare i soldati per ottenere dei grandi successi. …Uno stratega magnifico.

Ostentava queste sue qualità o era modesto?
Non era pieno di sé. Era corretto verso ogni soldato.

Quanto tempo ha trascorso accanto a Rommel?
Il 23 settembre del 1943 siamo arrivati sul Lago di Garda, a Colà, ci siamo rimasti sino alla fine di novembre del ’43, quando siamo andati in Danimarca, sul Vallo Atlantico.

Quale era il suo impegno presso Rommel?
Eravamo incaricati della sicurezza personale del Feldmaresciallo. Ad Affi, per esempio, vicino Colà, si sospettava che si fosse insediato un gruppo di paracadutisti che voleva neutralizzare, uccidere o catturare Rommel. Noi dovemmo verificarlo… cose del genere succedevano spesso.

Su quali fronti di guerra è stato al suo fianco?
Dopo l’Italia siamo andati in Danimarca, al Vallo Atlantico, e poi in Francia nel dicembre del ’43. Abbiamo fatto diverse ricognizioni alle fortificazioni del Vallo Atlantico e dei Pirenei. Noi eravamo responsabili della sua sicurezza.

E perché nel settembre del ’43 Rommel venne in Italia?
Venne a Colà per assumere il comando del Gruppo di Armate B. (Poi quando andò in Francia, lì) Fu ferito e divenne inabile alla guerra. Anche io mi ammalai… di malaria… la febbre vallone.

Dopo aver lasciato l’Italia, dove stabilì il suo quartier generale Rommel?
A Fontainebleau, Francia. A circa 60 chilometri a Sud di Parigi, nella villa della Pompadour.

Sa dirci qualcosa della vita di Rommel in Normandia? Ricorda dei dettagli?
Noi non potevamo interferire con la sua vita privata.

Non sa se era tranquillo, agitato…in quei giorni?
No… noi non avevamo nessun rapporto con la sua vita intima. Eravamo lì soltanto per la sua sicurezza personale.

Secondo lei Rommel fece bene ad accettare di suicidarsi come chiedeva Hitler?
Questo… questo non lo sappiamo. Sono… sono sue decisioni personali sulle quali non abbiamo avuto nessun rapporto.

Secondo lei, Rommel ne sarebbe uscito meglio se avesse accettato di comparire come imputato in un processo o pensa che sia stato meglio per lui che si sia tolto la vita?
Che significa “tolto la vita”?! Lui era un soldato valoroso e come soldato ha fatto il suo dovere. Tutto il resto non lo sappiamo.

Il suo parere riguardo ad un eventuale processo?
Noi dovevamo accettare interamente il destino del soldato. Neanche noi sapevamo quello che sarebbe successo. E non lo sapeva neanche lui. Non possiamo saperlo.

Come definirebbe il feldmaresciallo Rommel dopo tanti anni?
Il feldmaresciallo Rommel era un soldato dalla testa ai piedi.

Rommel con Mussolini

Aveva qualche difetto?
…(No) Era un uomo impeccabile da ogni punto di vista.

Come era di carattere?
… Incredibilmente sicuro di sé, anche per via dei suoi successi.

Come era il suo rapporto con i soldati?
Con i suoi uomini, il feldmaresciallo Rommel era molto gentile, aveva sempre comprensione per i loro problemi. Spesso e volentieri, se ne prendeva cura e li ascoltava. Capitava di frequente

Quanto tempo ha trascorso al suo fianco?
Dall’estate del 43 fino all’incidente, il 18 luglio 1944.

***

Joseph Felder

Joseph Felder

Signor Felder… un giudizio complessivo sul feldmaresciallo Rommel.
Era un uomo di carattere. Era un eccezionale condottiero e aveva molta comprensione per il soldato tedesco, per i subordinati.

Cosa le piaceva di più?
Non era come gli altri, pieno di sé. Era cameratesco verso tutti i soldati tedeschi.

Era molto umano?
Certo! paterno con i soldati. Come un padre.

Eppure la gente se lo immaginerebbe uomo tutto di un pezzo, freddo…
No, no, no, no. Lui era sempre cameratesco.

Sovente che si diceva di lui?
Ma… non saprei… Rommel era semplicemente presente per ogni soldato.

Capiva i suoi problemi?
Sì…sì, certo!

Quanto tempo ha trascorso con lui?
Arrivammo sul Lago di Garda il 23 settembre del 1943 dove restammo sino a fine di novembre ’43. Dopo aver trascorso provvisoriamente i primi giorni in varie sedi sul lungo lago ci stabilimmo a Colà di Lazise dove rimanemmo sino a quando non ricevemmo l’ordine di spostarci in Danimarca.

Field Marshal Erwin Rommel, probably suffered from malaria with high fever, North Africa

Quali erano i vostri compiti presso Rommel?
Eravamo responsabili della sua sicurezza personale. Stando a Colà, per esempio, le spie tedesche avevano avuto notizia che ad Affi erano scesi dei paracadutisti (Alleati) per neutralizzare, o uccidere Rommel. O forse per catturarlo. Allora siamo dovuti andare fin lassu’ a verificare, per fortuna non era vero niente. Però non si dimentichi che tentativi di uccidere Rommel ce n’erano stati parecchi.

Dunque era un’informazione sbagliata?
Fino ad un certo punto. Forse avevano pensato di farlo e poi per ragioni logistiche avevano desistito. Si tenga conto che il progetto di eliminare Rommel da parte degli Alleati non era uno scherzo.

Dopo l’Italia?
Andammo in Danimarca per un sopralluogo al Vallo Atlantico ed a Natale ci stabilimmo a Fontainebleau. Tra l’altro, con Rommel, siamo stati anche sui Pirenei, per fare un sopralluogo alle fortificazioni. In Normandia, sul Vallo Atlantico, Caen… Cherbourg… ci andavamo spesso come responsabili della sua sicurezza personale, con lui facevamo il sopralluogo delle fortificazioni e dei grandi bunker. Quasi sempre però stavamo in prima linea.

Joseph Felder


oOo
 

Karl Hulke

Che ricordo ha della personalità del feldmaresciallo Rommel?
Il feldmaresciallo Rommel è sempre stato corretto, come soldato e verso i suoi subordinati. E anche verso i suoi ufficiali.

Era una persona generosa o era presuntuoso?
Il feldmaresciallo Rommel non era per niente presuntuoso. Era soltanto consapevole della sua esperienza e delle sue capacità. Praticamente era consapevole delle sue capacità e dei suoi successi, che erano dimostrabili.

Si diceva altro di lui?
I soldati parlavano tutti bene del feldmaresciallo Rommel.

Ci può descrivere altre sue qualità?
Il feldmaresciallo Rommel era onesto, corretto, coraggioso e impavido. Molto valoroso.

Un uomo paziente…
Il feldmaresciallo Rommel era sempre disponibile per le truppe. E per i loro problemi.

Ha trascorso molto tempo al suo fianco?
In totale undici mesi…

Da quando?
Dal settembre del ’43 al 18 luglio del ’44.

E qual era il suo incarico?
Il nostro compito era di proteggere il feldmaresciallo.

Su quali fronti di guerra è stato con lui?
Io sono stato con il feldmaresciallo Rommel soltanto in Francia, poi all’isola di Ouessant, con il compito di proteggerlo.

Quando Rommel si recò in Italia e dove si stabilì?
Il 23 settembre del 1943, il feldmaresciallo Rommel fece della Villa dei Cedri il suo quartier generale.

Villa dei Cedri

Come si svolgeva la vita di una guardia del corpo di Rommel?
Con il feldmaresciallo Rommel svolgevamo il servizio di guardia e facevamo sempre turni di quattro ore. C’erano sempre tre uomini di guardia. Ogni quattro ore cambiava il turno in tutto il parco della Villa dei Cedri.

Le postazioni di guardia erano divise su tutto il territorio del parco. (Riassumendo): Il 23 settembre del 1943, il feldmaresciallo Rommel prese possesso della Villa dei Cedri e vi stabilì il suo quartier generale. Le postazioni di guardia erano distribuite su tutto il territorio del parco e si facevano dei turni che coprivano l’intera giornata e anche la notte.

Quanti uomini erano di guardia?
Ogni due ore tre uomini di guardia. Ogni due ore ricevevano il cambio da altre guardie. Questo succedeva giorno e notte.

Rommel quando lasciò la Villa dei Cedri dove si recò?
Nel novembre del 1943, il feldmaresciallo Rommel lasciò la Villa dei Cedri con la sua truppa e con il suo stato maggiore. Poi andammo a Sonderburg, in Danimarca.

E lì cosa avete fatto?
Il feldmaresciallo Rommel aveva in programma di fare un sopralluogo presso tutte le fortificazioni della costa per dare un suo giudizio.

Dopo che lasciò l’Italia, dove stabilì il suo quartier generale?
Rommel trasferì il suo quartier generale a Fontainebleau, in Francia.

Come si svolgeva la vita in quel posto? Faceva la guardia anche lì?
Sì, facevamo i turni di guardia anche nell’enorme parco di Fontainebleau.

Cosa accadde quel 17 luglio del 1944, Rommel come riuscì a salvarsi?
Era il 17 luglio del 1944: il feldmaresciallo Rommel era di ritorno da una missione per il corpo in direzione di La Roche. Io mi trovavo sul carro (sulla macchina) di testa ed ero addetto alla vigilanza aerea. Ero inginocchiato e voltato indietro e vidi che numerosi cacciabombardieri si dirigevano verso di noi, in direzione di La Roche.

Informai il feldmaresciallo e il capitano Lang che questi puntavano verso di noi e, dopo pochi istanti, erano già sopra di noi. Il feldmaresciallo pensava che ci avrebbero colpiti sul fianco del carro, ma non spararono. Potevamo solo immaginare che i cacciabombardieri avessero finito le munizioni, poiché era già sera. Poi ci fu la sparatoria, e un maggiore che stava seduto alla mia sinistra fu colpito di striscio alla fondina della pistola.

Il proiettile proseguì la traiettoria colpendo il maresciallo Daniel alla spalla, lacerandola di netto. Il carro girò a sinistra verso il margine della strada e il feldmaresciallo, aggrappandosi alla porta, volò fuori dal carro. Io ero pronto con le ginocchia piegate e sono saltato dietro a lui nel fosso. Con il secondo testimone oculare, che non so se oggi sia ancora vivo, abbiamo cercato di togliere il feldmaresciallo dal bordo della strada. Poi è stato assistito, ma c’è voluto del tempo prima che arrivassero i soccorsi. Il maresciallo Daniel aveva perso troppo sangue per la ferita e morì. E questo è tutto.

Come fu salvato il capitano Lang?
Il capitano Lang fu portato nell’ospedale di Lisieux. E anche il feldmaresciallo.

Cosa accadde al feldmaresciallo Rommel dopo l’attentato?
(Nell’ospedale di Lisieux) ricevette le prime cure dopo l’attentato. Dopo fu trasferito a Parigi in un altro ospedale, con il nome di copertura “colonnello Wetz”. Dopo che fu trasferito nell’ospedale di Parigi, ricevetti l’ordine di recarmi in visita, insieme al viceammiraglio Ruge, proprio da lui, dal feldmaresciallo Rommel. Lo cercammo appunto con il nome con cui era ricoverato quello di “colonnello Wetz”.

Qualcuno ha detto che fu lei a portarlo in ospedale e ricoverarlo con questo nome?
No, non e’ vero. Noi soldati della guardia non avevamo nessun potere decisionale.

Per quali ragioni Rommel fu trasferito dall’ospedale vicino Lisieux a quello di Parigi?
Dopo quest’incidente un medico francese dell’ospedale di Lisieux esaminò la cartella clinica del feldmaresciallo e costatò che le sue ferite erano molto gravi. Così ordinò di trasferire il feldmaresciallo a Parigi, in un ospedale importante.

L’hôpital de Bernay et la chambre 9 occupée par Rommel

 

Quando vide il feldmaresciallo Rommel per l’ultima volta?
Vidi il feldmaresciallo Rommel per l’ultima volta il giorno dell’incidente.

Che cosa ha pensato o provato quando ha saputo della sua morte?
Quando venni a sapere della sua morte, la cosa mi fece riflettere, perché le sue ferite non erano poi così gravi come si diceva. Lo portarono a casa ad Erlingen e si scoprì che le ferite non erano tanto gravi. Le possibilità di sopravvivenza erano alte e questo, quando fu comunicata la morte improvvisa del feldmaresciallo, mi fece riflettere molto.

Cosa provò come soldato?
Facevamo parte dell’esercito e, naturalmente, eravamo subordinati del feldmaresciallo Rommel. È normale che fossimo molto colpiti.

C’è qualcosa che l’ha particolarmente colpito in tutta questa vicenda?
Si. A noi sembra ancora molto strano, anche per quello che abbiamo saputo da nostri camerati, un certo Hudelberger e il camerata Joseph Helder, che lo avevano accompagnato ad Erlingen. Anche loro si erano meravigliati quando hanno saputo di un comportamento molto inconsueto per Rommel, ogni giorno si presentava con un nome diverso, ufficialmente. Questo ci sembrò molto strano.

Cosa pensa che avrebbe potuto fare Rommel se l’attentato ad Hitler fosse riuscito?
Io sono convinto che il feldmaresciallo Rommel avrebbe trovato una soluzione che sarebbe stata giusta per il popolo tedesco e per le famiglie. Io fui sorpreso che andò a finire così, una fine drammatica.

…Rommel e i nazisti…
Io sapevo da altri ufficiali e dai miei camerati che Rommel aveva avuto spesso degli incontri con Hitler, e che durante questi colloqui Hitler lo aveva più volte buttato fuori. Però poi lo aveva sempre richiamato, perché temeva che non sarebbe riuscito a trovare tanto facilmente un comandante così brillante.

…Rommel ed eventuale processo…
Rommel non avrebbe avuto nulla da temere da un processo. E’ stato irreprensibile con quel comportamento. …Gli era stata data la possibilità di scegliere come morire: con la pistola o con il cianuro. Lui scelse il cianuro. Questo è tutto.

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