PICCOLA STORIA DI UNO STORIONE

S’andava a pesca. Più per dire che c’eravamo andati, che per andarci sul serio. Più per fumare qualche sigaretta, facendo finta d’ esser svegli alle cinque di mattina, che per provare le nuove esche.

Si guardava l’ acqua. Ci si chiedeva se era proprio il caso, quando si andava in giro, di dire poi, al ritorno, che si era andati a pesca. Di usare quel si…

Mi rendevo conto dell’ assurdità di quegli interrogativi solo quando non li ponevo ad alta voce, Fu per questo che decisi di non andare più a pesca con altri.

Arrivava il momento in cui dovevi dir qualcosa. Anche se non ne avevi voglia. Eri costretto ad esprimere qualcosa. Anche un’astensione gutturale. Ma dovevi dir qualcosa. Magari proprio nel momento in cui pensavi, magari…alla margarina. E tu pensa che, proprio in quei momenti, mi dicevo: “Ma tu pensa…”.

Eppure, anche avessi pensato al purè di patate, dovevo dirti sì, no, forse, ehmm.

Oppure, sempre pensando al purè, dirti qualcosa….qualcosa…qualcosa, porca puttana…dovevo dirti qualcosa.

Anche se pensavo, essenzialmente, solo alla voglia di purè di patate. Magari con un lesso di carne. E perché, allora, mi trovavo davanti a quel laghetto, con voi, per pescare del pesce?

Non avrei mai dovuto dirlo? Avremmo dovuto andare avanti per anni sulla stessa barca ? Convinti di essere sopra la stessa acqua ? Con lo stesso scopo ? S ‘ andò poi a bere tutti insieme l’ aperitivo. E tu parlavi, parlavi.

Non ascoltavo quello che dicevi. Ogni tanto annuivo distrattamente. Dicevo: “Eh, si…”.

Poi tu mi hai portato a casa. Ero in macchina con te. A questo servono gli amici. A portarti a casa, dopo una mattina passata sul lago. A pescare. A rilassarsi insieme.

Stasera ho deciso di andare in una trattoria dove cucinano il pesce di lago. Non ti ho chiamato perché tanto so che stasera tu avrai a casa amici con i quali parlare di pesca.

Ti diranno: ” Eh, si…”, e ti basterà quell’assurda interpunzione per riprendere fiato.

Ma non far vedere loro le tue stupide diapositive. Anche tu lo sai che erano momenti di verità falsati da un ‘irreale, seppur esatta, esposizione. Non invitarmi più ad andare a pesca di mattina presto. Lasciami dormire la prossima volta. Oppure dimmi al citofono: “Eh, si…”. Sarà più facile mandarti a quel paese.

 

 

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