TE ME CAPISSI BEM … – 1

Te me capìssi bèm …

di Cornelio Galas

Gh’è dei mòdi de dir, en dialèt trentìm, che no se pòl tradùr, paro paro, en ‘tagliàm. Suzède alóra che – parlo soratùt dei vèci trentini o de quei che no i è deventài lezùi e studiài perché … i ha dovù laoràr sùbit, da zóveni – quando se trata de parlar en pònta vèi fòra prima o dopo la castronàda. Che la fa anca rider: tùti, trane quel che l’ha dìta, se sa.

Ve fàgo qualche esèmpi.

“Oggi doposdinaro ho dovuto andare sul solèro a prendere la ramata perché giù dabasso, denori alla buca della grassa si può slimpegare e non c’è niente da ciapàrse”.
Traduzione: Questo pomeriggio ho dovuto andare sul solaio per prendere una rete metallica di recinzione. Questo perché, sotto, vicino al posto dove si scarica il letame, è facile scivolare: non c’è nulla cui aggrapparsi”.

“Algéri il zio Bepi, che faceva i anni, ci ha menati tutti in uno sgrèbeno su alto, sopra la sua colle di zàldo, per fare una magnàta con la carne rostida sui ferri. Ha detto che era tutta carne canina. E la zia allora ha buttato su la ciopèta che aveva magnato la mattina”.
Traduzione: Ieri lo zio Giuseppe, che festeggiava il compleanno, ci ha portati in uno spiazzo incolto sopra il terreno dove ci sono le sue pannocchie, per una grigliata. Ha detto che era tutta carne di chianina. E la zia allora ha vomitato anche il panino mangiato a colazione.

“Me la sono intaiata zamài: l’è meglio non zugare a carte col Gino. Perché è un barista. Al bar Zinzola, zobia passata, ha fatto sciopare dal nervoso tutti quando si sono scorzuti che aveva tra le bràghe carte in di più”.
Traduzione: L’ho capito da tempo ormai: meglio non giocare a carte con Gino. Perchè è un baro. Al bar Altalena, giovedì scorso, ha innervosito tutti, quando si sono accorti che tra le pieghe dei pantaloni nascondeva carte non in gioco”.

“La spósa ha rotto la chiave nello snollo della porta. Allora ha ciamàto me che ho lassato tutti i mistéri che facèvo. Però la storia era messa male e ho dovuto sacramentare per tirarla fuori e farla andare dentro”.
Traduzione: Mia moglie ha spezzato la chiave nella serratura della porta d’entrata. Mi ha chiamato, ed allora ho lasciato perdere tutti i lavori che stavo facendo. Però la situazione era complicata, ho dovuto faticare parecchio per tirar fuori la chiave e far entrare in casa la moglie.

“Se ti ciàpo ti dò tante di quelle pezzate che vai contro il muro e torni di volta come una ballòta da tennis”.
Traduzione: Se ti prendo ti dò tante di quelle pedate che sbatti contro il muro e rimbalzi come una pallina da tennis.

“Sei insemenìto: quel poccio non era da dropàre per i bìgoli con le àole. Era da mettere sopra i gnocchi”.
Traduzione: Ma sei scemo: quel sugo non andava usato per gli spaghetti con le alborelle. Serviva per gli gnocchi.

“Viene fuori aqua dal secèro e mìzza tutta la cosìna. E’ colpa di qualcheduno che ha desmentegato sotto lo stupallo col robinetto daverto”.
Traduzione: L’acqua fuoriesce dal lavello e sta bagnando tutta la cucina. Colpa di qualcuno che deve aver dimenticato il tappo e il rubinetto aperto.

“C’era una sciapàta di bòcci che zigàva, non sono riussito a scoltare niente di quello che diceva il Mario, che vegnirebbe a essere il guàzzo della Ornella”
Traduzione: c’era un frotta di ragazzini che gridava, non sono riuscito a capire niente di quello che diceva Mario, il padrino di Ornella.

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