MUSSOLINI E IL TRENTINO – 6

IN TRENTINO LE PRIME DONNE DEL DUCE

mussolini e ida dalser

a cura di Cornelio Galas

A Mussolini vengono attribuite diverse amanti, particolarmente durante il periodo giovanile. Quindi anche quando visse e lavorò in Trentino. Tra le amanti accertate, le più conosciute rimangono Margherita Sarfatti, scrittrice e intellettuale ebrea che nel 1925 pubblicò in Inghilterra una famosa biografia di Mussolini, e, per ultima, Claretta Petacci, che volle condividere la sua sorte durante gli ultimi giorni della Repubblica Sociale Italiana e che venne fucilata con lui.

Anche se il numero effettivo delle donne con cui intrattenne relazioni non è certo, si ipotizza che ebbe almeno quattro figli illegittimi: un maschio sarebbe nato a Trento nel 1909 da una giovane socialista, Fernanda Oss Facchinelli, e il bambino non sarebbe vissuto che pochi mesi. Di lui, col tempo, si sarebbe perso anche il nome.

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Un secondo figlio irregolare, di nome Benito Albino, lo avrebbe avuto da un’altra ragazza trentina, Ida Dalser, che egli avrebbe sposato, e Mussolini lo avrebbe riconosciuto come figlio naturale dandogli il proprio cognome.

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Tuttavia né l’atto del presunto matrimonio né quello del presunto riconoscimento sono noti. Una terza figlia, di nome Elena Curti, sarebbe nata negli anni venti a Milano da Angela Curti Cucciati. Elena divenne la segretaria di Alessandro Pavolini e assistette Mussolini fino alla sua cattura a Dongo.

Un quarto figlio, maschio, sarebbe nato nel 1929 da Romilda Ruspi, presunta rivale di Claretta Petacci nel ruolo di amante, ma di questo bambino non si sono mai avute notizie precise, così come lui stesso, se è vero che è stato concepito ed è nato, non ha forse mai saputo chi fosse suo padre. Romilda era già coniugata e sono invece note le vicende di suo marito, esiliato in Francia.

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Anche il conduttore televisivo Bruno Vespa venne indicato come figlio illegittimo di Mussolini e tale indiscrezione giornalistica venne confermata da Alessandra Mussolini e dallo storico Giordano Bruno Guerri – che in seguito ritrattò la sua posizione in merito. Vespa ha tuttavia smentito ogni possibile parentela.

LA “MOGLIE” TRENTINA DEL DUCE

Le uniche incertezze che permangono sulla vita di Benito Mussolini, sviscerata in dettaglio e compendiata in un immenso corpus letterario, sono il numero e l’identità delle sue conquiste femminili, il corrispettivo della sua progenie extraconiugale e le modalità che ne hanno contrassegnato la morte. “Se stiamo alle memorie di Quinto Navarra, il cameriere particolare di Mussolini, la persona a lui più vicina,” dice lo storico Antonio Spinosa, “il dittatore doveva avere una vita sessuale extraconiugale straordinariamente esuberante. Racconta infatti che consumava un amplesso al giorno. Così il tema dei figli illegittimi del Duce è da sempre un tormentone della storiografìa popolare”.

Oltre a Edda, Vittorio, Romano, Bruno ed Annamaria, la prole mussoliniana anagraficamente riconosciuta, altri nomi ed altri volti popolano lo scenario familiare del leader fascista. Vediamo di riassumere quanto si sa con certezza e quanto ancora rimane da appurare.

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Il figlio di Fernanda Oss Facchinelli. E’ nato a Trento nel 1909 quando Benito era ancora un focoso agit-prop socialista. Fernanda Oss Facchinelli era un’infervorata militante marxista. Era molto bella nonostante fosse affetta dalla tisi. Quest’amore proletario è finito in maniera oscura. Del bambino, vissuto pochi mesi, s’è perso anche il nome.
Candido Nigrìs. Stando a certe viperine insinuazioni della scrittrice Margherita Sarfatti, il maestro Benito Mussolini, insediatosi tra i montanari della Carnia nel biennio 1907-1908, era famoso per i suoi modi spicci, per le bestemmie e per gli incontenibili furori giovanili. A farne le spese sarebbe stata una donna sposata bionda e robusta, tale Gigia Pajetta Nigris. Misterioso è l’identikit del pargolo, anche se la Sarfatti sottolinea che “non era il solito tipo friulano”.

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Albino Benito Mussolini. Nato l’11 novembre del 1915 a Milano, figlio della trentina Ida Dasler, è stato in un primo tempo riconosciuto dal padre che, pentitosi dell’eccessivo zelo, ha fatto poi perdere al figlio ogni certezza d’identità. Era il frutto di una storia d’amore iniziata nel 1913 quando Mussolini era ancora giovane direttore del quotidiano socialista l’Avanti. Divenuto capo del Governo e Duce del fascismo, Mussolini ha cercato in tutti i modi di togliersi dai piedi e di non far apparire pubblicamente quella donna ingombrante e decisa a far valere a tutti i costi i suoi diritti. Chi ha pagato è stato Benito Albino, il loro figlio incolpevole. La sua presenza turbava l’immagine dell’uomo forte e d’onore che la propaganda del regime stava elaborando intorno alla figura del dittatore. Per sostanziare il profilo del condottiero invincibile, un padre amoroso e il marito plurifedifrago andavano bene (era una miscela perfettamente italian style), ma di figli illegittimi in giro non bisognava nemmeno parlarne.

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La storia di Benito Albino è stata drammatica: adottato da un fascista di Trento è diventato Benito Albino Bernardi. Indirizzato, com’era consuetudine, alla vita militare è stato arruolato a forza nella Marina, sorvegliato a vista e spedito brevi manu in Cina. Da lì, richiamato da un crudelissimo telegramma con la falsa notizia della morte della madre (che gli era proibito vedere da anni, ma a cui scriveva lettere strazianti sempre intercettate dalla censura), Benito Albino, sbarcato a Brindisi, veniva arrestato e portato, nel 1935, in manicomio. E’ morto, infatti, nel 1942, durante il ricovero coatto all’ospedale psichiatrico milanese di Mombello, in seguito a shock insulinico, un trattamento all’epoca utilizzato per la cura della schizofrenia. Anche per Ida, eccessivamente molesta, il frenocomio è parso la soluzione migliore. E’ morta internata in un nosocomio veneziano per psicopatici nel 1937. Causa del decesso emorraggia cerebrale.

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Elena Curti. Figlia di Angela Curti Cucciati è nata nel 1923. Angela era una donna bellissima ed affascinante. Il suo lavoro di modista le conferiva un’eleganza naturale. Quando è nata Elena si è detto che era di otto mesi per salvare le apparenze e sistemare le date in modo tale che potesse figurare come legittima figlia del padre anagrafico. Durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana (1943-1945), la Curti era una sorta di segretaria particolare del Duce, il suo “occhio sul fascismo” ed insieme una sua complice confidente. Si vedevano tutti i giovedì dopo che Elena aveva lasciato in bicicletta Maderno dove abitava. La giovane figlia illegittima parlava con lui di politica, gli leggeva appunti presi durante la settimana ed esternava al padre le critiche che si levavano sempre più frequenti sul rissoso fascismo repubblicano.
Elena, conquistata dal fascino dell’orpello, oltre che dall’afflato che suscita il vincolo del sangue, ha seguito il padre fino all’epilogo di Dongo. A Menaggio, mostrandogli una piccola busta di pelle marrone, il Duce le ha detto: “Qui dentro ci sono documenti che faranno scalpore. Non solo gli italiani, ma anche gli inglesi e gli americani si stupiranno”. Si riferiva al fantomatico carteggio Churchill-Mussolini? La Curti è stata catturata nell’autoblindo che i partigiani hanno fermato a Musso il 27 aprile del 1945. Faceva, infatti, parte della “Colonna Mussolini” che ripiegava, scortata da un reparto della contraerea tedesca, per concentrarsi nell’ultima Thule del regime, il Ridotto Alpino Valtellinese dove avrebbe dovuto consumarsi l’olocausto redentore, un sudario di ferro e fuoco che il comandante delle Brigate Nere e segretario del Partito Fascista Repubblicano, Alessandro Pavolini, aveva simbolicamente iconizzato più a parole che con i fatti. Incarcerata prima a Dongo e poi a Como, Elena è stata liberata quando sua madre ha ufficialmente dichiarato che la prigioniera era una figlia naturale di Mussolini. Veniva così a cadere l’accusa di collaborazionismo con i fascisti.

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Glauco di Salle. Figlio di Bianca Ceccato, è stato il frutto di una passione travolgente che la donna ha avuto quando era una giovane segretaria del Popolo d’Italia, il quotidiano socialista milanese diretto da Benito Mussolini.
Vanna Borgo, figlia di Magda Brard, la pianista del Duce. Nata nel 1903 a Pontivy, in Bretagna, la Brard è stata un astro del pianoforte. La stessa Brard ha fatto di tutto per cancellare le tracce di quella relazione, nata sulla scia della passione musicale del dittatore, che trovava una facile esca nel fascino un po’ esoterico di Magda, donna abilissima nell’usare la magia del suono come arma di seduzione. Mussolini e Magda sono stati amanti: il loro rapporto non è durato molti anni, ma certamente è da classificare tra le relazioni stabili e non occasionali che hanno avuto un ruolo importante nell’esistenza del Duce. I due si sono conosciuti alla fine degli anni Venti e si si sono frequentati sino all’inizio degli anni Trenta. Poi hanno cessato di essere complici amorosamente legati, ma sono rimasti buoni amici perchè i loro contatti sono continuati fino alla vigilia della morte di Mussolini. A memoria vivente di questa relazione vi è l’enigma di Vanna, la secondogenita di Magda Brard della quale il primo marito della pianista, il piemontese Michele Borgo, ha disconosciuto la paternità. Parecchi indizi convergono nel dimostrare che Vanna, nata nel 1932, sia proprio figlia di Benito Mussolini. L’ennesima bufala sulle prodigiose virtù procreative del Duce? Non proprio. Dietro i misteri di Magda e quelli di sua figlia si cela, quasi sicuramente, una storia intrigante che porta senza ombra di dubbio nell’alcova del focoso, quanto magnetico,amateur romagnolo.

TUTTE LE DONNE DEL DUCE

Figli sospetti. Una cameriera della trattoria sita al passo del Furlo dove Mussolini si fermava a mangiare; il giornalista Yvon De Begnac (la cui madre è ricorsa in Tribunale per smentire la notizia); i figli di una dama del regime, Romilda Ruspi sposata Mingardi, di cui Claretta Petacci era gelosissima; Virgilio Pallottelli, classe 1917, (un colonnello della rinata Aereonautica Repubblicana, erroneamente identificato come il pilota personale di  Mussolini); un popolarissimo scrittore e conduttore televisivo del quale non è prudente fare il nome. In compenso lo ha fatto l’onorevole Alessandra Mussolini: sarebbe stato concepito nell’estate del 1943 a Campo Imperatore dove il dittatore era prigioniero degli alleati. Lì, dopo nove mesi,  sarebbe nato, all’ospedale dell’Aquila, questo discendente illegittimo a cui è stato dato il nome di Bruno in onore del figlio prediletto di Mussolini. Se il Dux è “colui che conduce”, la vocazione è rimasta inalterata, passando da una generazione all’altra.

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Per terminare l’inventario dei presunti figli illegittimi del Duce dobbiamo ricordare anche: l’ex esponente di vertice missino Pino Romualdi (è stato lui a dirlo per primo); il fascista ticinese irridentista e razzista Asvero Gravelli (direttore della rivista mensile Antieuropa), stando a quanto afferma sua figlia la contessa Patrizia De Blanck che ha la mascella volitiva dei Mussolini e un figlio mai nato perchè abortito da Claretta Petacci a causa di una gravidanza extrauterina. Un figlio che Mussolini avrebbe fortemente voluto, così almeno era quello che si diceva.

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Un discorso a parte merita Cladia Apriotti (anno di nascita 1931), una presunta creatura della allora diciannovenne principessa romana Sveva Vittoria Colonna. L’avvocato dei Colonna, Giuseppe Gueli, ha detto che il test del Dna richiesto dalla Apriotti (si può effettuare solo riesumando le salme di Mussolini e quella della principessa capitolina) “sarebbe una pazzia”. Di certo è l’unica strada per capire se Cladia Apriotti è una Colonna-Mussolini, oppure, come sostengono i suoi avversari (la progenie legale del Duce e i discendenti del nobile casato romano), è solo una povera donna in preda ad un delirio di notorietà. Cladia Apriotti, 71 anni (siamo nel 1999), non si arrende. Dopo aver subito l’interruzione della clamorosa causa da lei intentata ai discendenti legittimi dei suoi presunti genitori, per via della scomparsa di due delle parti in causa (Dindina Ciano e la principessa Sveva Colonna), ha riproposto in quell’anno un nuovo giudizio civile innanzi al Tribunale Civile di Roma. Dall’anno 2000 sul caso Apriotti è caduto il velario e da allora non si è saputo più niente.

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Il Duce, di cui era nota la priapica carnalità inesausta, era solito consumare i suoi rapporti amorosi frettolosamente. Molte volte non si toglieva nemmeno gli stivali. Nonostante cercasse disperatamente le pulci nelle alcove extraconiugali, in pubblico non mancava di esaltare le virtù di coloro che sostenevano la sacralità familiare ed il postulato della monogamia. Ha sempre detto: “Io non so sottrarmi ai richiami peccaminosi della carne”. Sono conservate all’Archivio di Stato centinaia di lettere appassionate con cui donne di ogni livello manifestavano a Mussolini, in modo inequivocabile, la loro disponibilità. Molte venivano ricevute: nelle agende del Duce, fra gli appuntamenti della giornata, c’è sempre un nome femminile sconosciuto, in genere tra le undici e le dodici del mattino. Pare che le accogliesse nella celebre sala del Mappamondo, il suo studio a palazzo Venezia. Dato che l’arredamento non prevedeva né sedie né divani, procedeva alla bisogna sullo strapuntino piazzato nel vano di una grande finestra. Se c’erano delle conseguenze applicava il motto degli squadristi e, cioè, se ne fregava. Come abbiamo visto, non sempre, sia in un modo (aiuto) che nell’altro (ripudio).

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Ha scritto Ida Dasler: “Caro Benito, liberami, liberami per pietà! (era ricoverata coercitivamente in manicomio). Si uccide una donna, un figlio che pesa troppo sulla coscienza solo perché ha il nome del padre… Su, via, alzati dal letargo che ti opprime, salva almeno il tuo sangue!”.

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Ci sono diverse qualità di uomini: poligami, come per esempio io, e monogami; chi si contenta di una sola donna, e chi di molte”. Così una volta Mussolini si confidò con Claretta Petacci: di tante conquiste, quella che alla fine scelse di morire con lui. Ma alla Petacci toccò anche un ruolo da imprevedibile Leporello con il suo Don Giovanni. Compilò, all’inizio del fatale settembre 1943, una lista delle “madamine” che le avevano conteso il cuore del duce. Franzinelli osserva che “la scrittura, deformata dall’ora, rende indecifrabili un paio di nominativi”.  E anche che “nella ventina di nominativi censiti dall’inviperita romana, convivono amanti storiche e avventizie, donne rimaste per anni all’ombra del duce e avventuriere che gli donano piaceri furtivi”.

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Eppure, non è completa. Tra loro manca una delle tre donne (o, forse, quattro), senza la cui “spinta decisiva”, secondo Franzinelli, “Mussolini non sarebbe divenuto il dominatore della politica italiana tra le due guerre mondiali”.  E cioè, la rivoluzionaria russa Angelica Balabanoff, che conosce nel 1903, quando, socialista diciannovenne, è esule in Svizzera. Lei “gli si affeziona e gli insegna i rudimenti dell’ideologia e della politica. Per un decennio la ‘missionaria rossa’ ne incoraggia e dirige il cammino dentro il Partito socialista; lo assiste persino nella fase cruciale della direzione dell’Avanti!, assunta sul finire del 1912”. Due anni dopo, al momento del passaggio all’interventismo e della rottura col Psi, la sua autorevole consigliera diventa l’intellettuale ebrea Margherita Sarfatti. Solo dopo che negli anni Trenta l’ormai invecchiata Sarfatti è stata abbandonata, Claretta conquista il suo ruolo centrale: “Una giovane alto-borghese bella e devota, che gli sacrifica la propria esistenza in dotazione totale, fornendogli l’appagante sensazione di dominio sulle vite altrui sperimentato nella politica”.

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La quarta è la moglie Rachele, che gli dà i cinque figli legittimi, ma dalla continua infedeltà sarà spinta nel 1944 sull’orlo del suicidio. Tra queste quattro “muse” e le centinaia che con Mussolini hanno avuto relazioni sessuali, ci sono però una decina almeno di relazioni che in qualche modo si distinguono. A parte il profilo di Leda Rafanelli, una singolare figura di cartomante, anarchica e musulmana, donna dalla forte personalità che rompe con lui quando Mussolini diventa interventista. Delle altre, alcune sono delle povere vittime. La fisioterapista trentina Ida Dalser, ad esempio: che verrà fatta morire in manicomio, come il loro figlio Benitino. Oppure la minorenne Bianca Ceccato, dattilografa al Popolo d’Italia, che fu costretta a subire le attenzioni del direttore e poi ad abortire, mentre l’altro figlio, Glauco, non sarà mai riconosciuto. Le più appaiono come profittatrici.  La principessa Giulia Alliata di Montereale, che faceva il bello e cattivo tempo in Sicilia. La giornalista francese Magda Fontanges, forse agente dei servizi transalpini. Giulia Mattavelli, contessa Carminati di Brambilla, prepotente agraria che alla marcia su Roma guida a cavallo le camicie nere della Lomellina. Un’altra francese. Magda Brand, famosa pianista e madre di un altro figlio naturale di Mussolini. Ma figli naturali li avrà anche da Alice Corinaldesi de Fonseca contessa Pallottelli, da Angela Curti Cucciati e da Ines De Spruches.

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Mimmo Franzinelli sospetta che Mussolini abbia concupito anche la figlia di Margherita Sarfatti e la sorella di Claretta Petacci. Ma il capitolo più clamoroso è probabilmente quello su Maria José: anche la principessa di Piemonte avrebbe avuto infatti una storia con il duce. Alla quale, però, egli avrebbe messo rapidamente fine perché quella donna giovane, aggressiva ed emancipata, impossibile da dominare, gli provocava imbarazzanti defaillance.

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