IL SOLE D’AUTUNNO
di Cornelio Galas
Ti scalda, ma non troppo,
lascia il freddo giusto,
quando devi andar fuori,
per la sigaretta …
Sa tanto di feste in arrivo,
nonostante le castagne,
d’inevitabili consuntivi,
a chiusura d’anno.
L’orologio, il calendario,
sbilanciati in avanti,
come tanto li vorrebbe
chi è nato dopo.
Fili di lana al traguardo,
trasparenti, imprevedibili,
la ricerca di un primato?
Meglio arrivare ultimi?
Rubo preziosi minuti
alle mie improbabilità,
soltanto per conoscere
il mio grado d’utilità.
E t’incontro, a mezza via,
e mi sorprendi, ancora,
sentimento d’amore
tutt’altro che immortale.
Come insolita carezza,
come tenue compagna
di pensieri immensi
pur nella loro volatilità.
E arranco su sentieri noti,
tra pericoli sconosciuti,
afferrando, d’impeto,
provvisori puntelli.
Non c’è sicurezza, mai,
su questi scivoli scivolosi,
formiche sulla sfera …
sicure solo per la gravità.
Non ci si può vantare
dell’avvento altrui …
in secola secolorum,
con parole da preti.
Toh, ho perso l’aurora
di quello che potrebbe …
essere l’ultimo mio giorno,
non potrò raccontarla.
Manca, sempre, nel cielo,
quel segno del destino
del quale tutti parlano,
a destino compiuto.