IL SANTUARIO MADONNA DELLE GRAZIE

IL SANTUARIO (E CONVENTO) “MADONNA DELLE GRAZIE” DI ARCO

di Cornelio Galas

Ogni volta che vedo il Convento-Santuario “Madonna delle Grazie” di Ceole di Arco mi si stringe il cuore. Non solo perché ho avuto la fortuna di frequentare, in quel luogo, fra’ Silvio Bottes, il grande scultore francescano (vedi a proposito il servizio a lui dedicato da Televignole), ma anche perché proprio lì davanti, quando ero ragazzino, ho rischiato di morire.

Finalmente, dopo aver lavorato durante le vacanze estive nella falegnameria di mio padre, Italo Galas, a Vignole, ero riuscito – a forza di 100 lire all’ora, compresi gli straordinari di sera ad assemblare tapparelle – a comperarmi un motorino. Un “Guzzi Dingo”. Con un amico, quella volta, ero andato a fare un giro in quel di Varone di Riva. E avevo comperato – l’ebbrezza … – anche il mio primo pacchetto di sigarette. Bene, nel viaggio di ritorno, avevamo evitato “el stradón” tra Riva e Arco. Preferendo le strade secondarie, quelle che da Varone portavano, passando per la “Berlera”, appunto, al convento delle Grazie.

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Purtroppo il mio amico – più avanti di me – saltò lo stop di via Fornaci. Io, per non perdere terreno nei suoi confronti (maledetta quella “gara”) feci altrettanto. E fui investito da una cinquecento. Trauma cranico commotivo, denti (appena rifatto il “ponte”) disintegrati, ricovero in ospedale ad Arco per un paio di settimane. E poi tante lezioni scolastiche da recuperare per non saltar l’anno al liceo Maffei di Riva. Lì, dove persi irrimediabilmente anche una ciocca di capelli, c’è ancora una croce di marmo. Ogni volta che passo mi faccio il segno della croce.

Ma torniamo, dopo questi ricordi personali, forse fuori luogo, al convento delle Grazie. Ho trovato negli archivi di stato di Trento la storia di questo luogo religioso. Prima però un breve “cappello” su come, dove e quando i francescani sono arrivati in Trentino.

I FRANCESCANI NEL TRENTINO

Francesco d’Assisi, spinto da grande ardore apostolico, nel 1217 mandò gruppi dei suoi frati nelle varie parti del mondo come missionari del Vangelo. Nel Capitolo di Assisi del 1221 rinnovò ai frati la proposta della missione in Germania, precedentemente fallita; una ventina di religiosi si dichiararono disposti a partire, con a capo fra Cesario da Spira.

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In settembre arrivarono a Trento, accolti benignamente dalla gente e dal vescovo Adelpreto III di Ravenstein (1219-1223), e il 29 dello stesso mese, festa di s. Michele, predicarono al clero e al popolo: inizia la presenza e l’attività dei Frati minori nel Trentino. Mentre fra Cesario e i suoi compagni proseguirono per la Germania, alcuni frati rimasero a Trento “affinché con la parola e con l’esempio fossero di edificazione al popolo”.

La prima “casa” dei frati fu nei pressi del Doss Trento, territorio appartenente pastoralmente ai Benedettini dell’abbazia di s. Lorenzo. Ciò è documentato dal testamento di Pietro da Malosco del 1228 e dal testamento del canonico Abelino del 1230, da cui risulta che i frati avevano dimora, come le Clarisse, a Piedicastello. Officiavano nella chiesa di s. Apollinare, dipendente dai Benedettini di s. Lorenzo.

Nel 1240 circa troviamo i frati già stabiliti in un convento nuovo, situato poco fuori le mura a oriente di Trento, che corrisponde all’attuale abitazione delle suore Canossiane in piazza Venezia. Questo convento, rimasto poi ai Conventuali, fu soppresso nel 1803 dal governo austriaco. Nel 1827 il fabbricato venne acquistato da Margherita Rosmini, sorella del grande filosofo Antonio; essa lo donò poi alle suore Canossiane.

I PRIMI FRATI A RIVA DEL GARDA

Il secondo convento dei frati francescani sorto nel Trentino è quello di Riva del Garda, nella parte est della città. Un documento del 1247 nomina i “Frati Minori di s. Nicolò sulla riviera del Garda presso Riva”, segno che in quell’anno il convento esisteva: era situato fuori le mura dell’antica città (nell’ex sede dell’ufficio del Catasto).

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Nel 1508 il comune di Riva concedeva ai frati la località di s. Cassiano per costruirvi un nuovo convento, date le misere condizioni in cui si trovava l’edificio nel quale abitavano; ma questa concessione non ebbe seguito. Dal 1517 il convento di Riva rimase ai Conventuali, che lo tennero fino alla soppressione decretata dal governo bavarese nel 1809. Ritornati a Riva nel 1817, essi non rientrarono nell’antico convento, ma si stabilirono all’Inviolata, già convento dei Gerolimini; qui rimasero fino al 1849, anno in cui lasciarono Riva definitivamente.

Nel 1452 i Francescani dell’Osservanza fondarono il loro primo convento a Trento nella parte orientale della città e lo dedicarono a s. Bernardino da Siena. Guastato più volte dal torrente Fersina, verso la fine del Seicento ne costruirono uno nuovo, con lo stesso titolo, sulla collina vicina. Il secondo convento dell’Osservanza è quello di s. Maria delle Grazie nel contado di Arco, databile verso il 1480.

Con l’unificazione delle varie “correnti” dell’Osservanza a seguito della separazione ufficiale dai Conventuali (1517), i due conventi continuarono a far parte della Provincia veneta. Nata poi la corrente dei Riformati, furono aggregati alla Custodia riformata veneta, eretta a Provincia nel 1639.

DA RIVA DEL GARDA AD ARCO

Il comune di Riva del Garda avrebbe voluto che, oltre all’antico convento dei Conventuali, ce ne fosse anche uno degli Osservanti; a questo scopo nel 1459 cedeva ai frati il colle di s. Bartolomeo, che si leva quasi isolato a mezza via tra Riva e Arco e aveva sulla cima una chiesetta dedicata al santo Apostolo. Fu invece il conte Francesco d’Arco che donò il terreno nel luogo di sua proprietà nei pressi di Varignano e volle che il convento fosse edificato a sue spese. Se ne iniziò la costruzione nel 1478 e nel 1481 i frati poterono abitarvi.

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L’anno seguente il conte Francesco morì e la costruzione fu ultimata dai figli Andrea e Odorico, i quali in più comperarono tre “piovi” (circa un ettaro) di terreno circostante che servisse come orto e cimitero per i frati. Essi impetrarono la conferma del papa Sisto IV, che il 22 marzo 1483 emanò il Breve “Sincerae devotionis affectus”. La chiesa fu consacrata il 18 ottobre 1492 dal francescano vescovo di Sutri Leone Caratono, con il titolo di “Santa Maria delle Grazie”.

Che i frati abitassero il convento già nel 1481 risulta chiaramente dal fatto che il 19 luglio di quell’anno nel refettorio del convento fu trattata la composizione di una lunga lite sorta per certi confini tra la comunità di Riva e quelle di Tenno, Pranzo e Giudicarie.  In questo convento l’11 giugno 1508 venne firmata la tregua triennale tra l’imperatore Massimiliano e la Repubblica di Venezia.

RESTAURI E RIPARAZIONI

Il 3 settembre 1586 ebbero inizio i lavori per la costruzione della nuova ala, quella verso sera; l’ala verso mattina fu costruita nel 1735 e rinnovata nel 1889.  Nella cronaca del 1657 è notato che Carlo Prati riparò l’organo della chiesa; altra riparazione fu fatta da Giuseppe Bonatti nel 1702; altra ancora nel 1721 da Francesco Doria di Desenzano. Nel 1810, alla soppressione napoleonica, l’organo della chiesa venne levato e posto nella curaziale di Cologna. Infine nel 1865 fr. Epifanio Cadrobbi “industria sua” ne costruì uno nuovo.

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Nel 1705 il conte d’Arco Giovanni Battista, canonico di Salisburgo e di Trento, ordinò a sue spese un nuovo altare maggiore di marmo, fatto dagli scultori Benedetti di Castione su disegno dell’architetto Andrea Pozzo. Nel 1856 si iniziarono i grandi lavori per la ricostruzione della chiesa ad un livello sicuro dalle piene del rio Bordellino, che tanti danni arrecò anche al convento. La nuova chiesa fu consacrata dal vescovo di Trento mons. Riccabona il 22 novembre 1868.

NOVECENTO

Nel 1889 fu costruita l’ala a est per il noviziato e nel 1904 il campanile fu sopraelevato di circa 10 metri. Nel 1938 il pittore Pino Casarini di Verona decorò le pareti interne della chiesa con grandi affreschi; nel 1949 fra Silvio Bottes scolpì le cinque formelle in terracotta che ornano la facciata della chiesa e nel 1962 la grande porta in bronzo. Dal 1975 è aperta una mostra missionaria permanente.

SILVIII

A fine anni Settanta un terremoto di zona rivana costrinse ad un notevole impegno di rinsaldamento della chiesa. Nei primi anni Ottanta la zona adiacente al santuario, a Nord, si abbellì di un ampio piazzale-parco con la statua di s. Francesco, opera in bronzo di fr. Silvio Bottes.  Dal 1981 è casa di Postulato, dopo essere stata di noviziato per circa un secolo, ciò che ne mantiene un certo “clima” e apre alla speranza. Il convento è stato ristrutturato negli anni 1998-2000. Dal 2005 è sede del postulato interprovinciale per le Province del Nord: Trentino, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Veneto.

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