CRISI, NUOVE OPPORTUNITA’

Tempo di crisi. Bisogna arrangiarsi. Soprattutto quando si va nelle stazioni di carburanti. Bisognerebbe prendere esempio da un mio amico di Genova. Lui si ferma solo dove c’è il cartello “Fai da te”. Fa il pieno. Quindi si sposta alle pompe dove c’è scritto “servito”. Chiaramente arriva il benzinaio che gli chiede: “Quanto le faccio?”. E L’altro: “Mi sono già servito, grazie”. E se ne va… L’unico problema è che deve sempre cambiare stazione di servizio. E ormai lo conoscono in tutta l’Alta Italia.

Altro sistema per far fronte alla crisi è quello – lo dicono anche alla Tv – di riciclare tutto quello che si può. Ecco allora che una coppia è stata vista andare in pizzeria, mettere grissini, pane, olio nella borsa e poi andarsene. Il cameriere li ha fermati sulla porta: “Dove credete di andare senza aver consumato?”. E lei: “Si faccia gli affari suoi, sporcaccione. Siamo sposati, certe cose le facciamo a casa, mica davanti a tutti”.

Al supermercato ho visto con i miei occhi un’anziana che metteva nel carrello tutti i prodotti in offerta. Alla cassa: “Scusi, mi regalate anche un paio di borse oltre a tutta questa roba?”.

E che dire di quelli che leggono i giornali al bar? Ultimamente in tanti locali si sono dotati di biglietti numerati, tipo quelli della sala attesa e di un tariffario. Quando scatta il tuo turno puoi leggere il giornale per due minuti se hai ordinato un caffè, per tre minuti in cambio di un cappuccino. La brioche ti dà un bonus di altri due minuti. C’è chi ha fatto i conti. E’ andato in edicola, ha preso una decina di copie di giornali e all’angolo ha messo su anche un chiosco. L’altra settimana ha chiesto in Comune il permesso per trasformarlo in un hotel a cinque stelle con sala massaggi. Sì, per i pollici che servono a sfogliare i giornali e a contare i soldi.

Mio zio Urbano invece, che di nome fa Vigilio – ma tutti lo chiamano chissà perchè Vigile – è un esperto nei carrelli della spesa. Quelli che usano anche gli extracomunitari per tirar su monetine. Solo che lui i carrelli – così dice, ma nessuno gli crede – li ha comprati per pochi euro, a stock, da un supermercato fallito. E adesso li affitta per gli acquisti in città. Gli dai cinque euro e puoi andare dove vuoi, comprare quello che vuoi, portarlo al parcheggio dove hai la macchina. Non glielo restituisci? Fa niente, non importa. Tanto primo il vero proprietario di quei carrelli ti scoprirà e finirai dentro per ricettazione.

‘Tha liam ciapà Kol Sciop, un cinese che lavora al mercato settimanale dall’accento peraltro molto meridionale e occhi più che a madorla a fico d’india, vende invece giuppotti di pelle. In realtà si tratta di linoleum. Ma lascia sempre nelle tasche di questi vestiti qualche banconota falsa da cinquanta euro. Il cliente, quando scopre il “tesoro” nelle tasche paga volentieri trenta euro per il giuppotto e se ne va sempre senza salutare.

E infine c’è lo specialista dei rinfreschi. Il suo lavoro consiste nel programmare soprattutto i week end. C’è sempre un’inaugurazione da qualche parte. C’è sempre un ritrovo, una festa. L’unico fastidio è quello di presentarsi col vestito giusto, al momento giusto e lanciarsi in un “Carissimo, da quanto tempo non ci si vede…” all’indirizzo del primo perfetto sconosciuto che trova. L’ultima volta però l’hanno cacciato. Aveva fatto confusione dalla fretta. E aveva dato del “carissimo” ad un tizio elegante, con gli occhiali neri, radiolina incorporata. Sì, insomma, la guardia del corpo di un ministro atteso per l’inaugurazione di una fiera. Da quella occasione frequenta solo le mense aziendali. Con la tuta da idraulico dice sempre le stesse cose: “Bello qui, se non facessi parte di una squadra esterna verrei qui a lavorare”.

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