a cura di Cornelio Galas
“Procura Militare di Verona: Tutti i procedimenti pervenuti presso detto Ufficio sono stati conclusi mediante provvedimenti di archiviazione da parte del Giudice per le indagini preliminari, per prescrizione del reato o per accertato decesso degli indagati o per mancata individuazione degli stessi o per infondatezza della notizia di reato.
Da uno di tali procedimenti (nr. 383/96 R.g.n.r. della Procura militare di Verona, a carico di TITHO Karl e HAAGE Hans, corrispondente al proc. nr. 1250 del Ruolo generale) è originato poi il procedimento nr. 227/99 R.g.n.r. nei confronti del caporale SS Michael SEIFERT, concluso con sentenza di condanna all’ergastolo.

Karl Friedrich Titho
La maggior parte dei citati decreti di archiviazione è stata redatta direttamente sulla copertina del fascicolo utilizzando la motivazione prestampata (“[…] Visto che sono rimasti ignoti gli autori del reato; Visti gli arti. 549, 409 c.p.p., DICHIARA non doversi promuovere l’azione penale e dispone la restituzione degli atti al P.M.”), in qualche caso aggiungendo succinti motivi.
Nell’estate del 2002 sono inoltre pervenuti alla Procura militare di Verona, dalla Procura generale militare della Repubblica presso la Corte di Cassazione, dieci fascicoli contenenti pochi fogli, relativi a procedimenti per crimini di guerra che erano stati già trasmessi nell’immediato dopoguerra all’autorità giudiziaria ordinaria per diretta competenza.

Michael Seifert
Nove di tali fascicoli furono iscritti nel Registro mod. 45 della Procura di Verona (concernente gli atti non costituenti reato militare) e sono quindi stati direttamente archiviati con provvedimenti del pubblico ministero. Il decimo fascicolo – trasmesso tramite la Procura militare di Roma, alla quale era stato erroneamente trasmesso – è stato iscritto al Registro Ignoti, precisamente al nr. 121/2002 del Reg. mod. 44, ed è stato concluso con decreto di archiviazione del G.I.P”.
Ecco, sono partito da questa burocratica quanto amara constatazione (2006) della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle “cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti in Italia” per capire come e perché la giustizia ad un certo punto si è fermata. Insomma perché (e come, e da chi) sono stati “nascosti” o congelati o comunque frettolosamente archiviati quei fascicoli.

Egidio Meneghetti (1892 – 1961), illustre farmacologo presso l’università di Padova, fu una delle figure principali della Resistenza veneta All’internamento nel Dulag di Bolzano (marzo-aprile 1945) si riferiscono i sei quadri della sezione “Lager” della sua raccolta di liriche in dialetto veneto “Cante in piassa” (Neri Pozza, Venezia 1955). Le poesie sono state allegate agli atti istruttori del processo all’aguzzino Michael Seifert
Perché ho scelto la “stazione giuridica” di Padova? Per il semplice motivo che a quel Tribunale Militare sono arrivate le denunce (ne abbiamo già parlato) relative agli eccidi nazifascisti nel Trentino Alto Adige. Un punto di partenza, dunque, che comunque allargherò anche ad altre zone di competenza in Italia.
Va detto che la commissione parlamentare in questione (istituita con legge 15 maggio 2003, n. 107) era composta dai deputati: Tanzilli, Presidente; Verdini, Vicepresidente; Bocchino, Colasio, Segretari; Abbondanzieri, Arnoldi, Banti, Bondi, Carli, Damiani, Delmastro delle Vedove, Perlini, Raisi, Russo Spena, Stramaccioni, e dai senatori: Guerzoni, Vicepresidente; Brunale, Corrado, Eufemi, Falcier, Frau, Marino, Novi, Pellicini, Rigoni, Sambin, Servello, Vitali, Zancan, Zorzoli.
La relazione finale (Relatore: on. Enzo Raisi) è stata approvata dalla Commissione nella seduta dell’8 febbraio 2006 e trasmessa alle Presidenze delle Camere il 9 febbraio 2006.
Nel 1994, infatti, a Palazzo Cesi – sede della Procura generale militare – era stato rinvenuto un certo numero di fascicoli – indicato in 6.953 – contenenti denunzie di crimini nazifascisti commessi nella seconda guerra mondiale (nel periodo compreso tra il settembre 1943 e l’aprile del 1945).

Palazzo Cesi a Roma
Il legislatore, quindi, ravvisando la necessità di approfondimenti ulteriori rispetto a quelli già effettuati, ha affidato alla Commissione il compito di accertare:
“le cause delle archiviazioni provvisorie […], il contenuto dei fascicoli e le ragioni per cui essi sono stati ritrovati a Palazzo Cesi”; “le cause che avrebbero portato all’occultamento dei fascicoli e le eventuali responsabilità”; “le cause della eventuale mancata identificazione o del mancato perseguimento dei responsabili di atti e di comportamenti contrari al diritto nazionale e internazionale”.
Insomma, si trattava di accertare chi e perché avrebbe occultato i fascicoli ritrovati a Palazzo Cesi, anche attraverso le archiviazioni provvisorie rinvenute al loro interno e nel verificare cosa contenessero i fascicoli e, in particolare, se il loro contenuto era tale da consentire il perseguimento dei responsabili dei crimini di guerra.
La Commissione di inchiesta, così come previsto dall’art. 82 della Costituzione della Repubblica Italiana, ha proceduto alle indagini ed agli esami con i medesimi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria.
L’attività istruttoria compiuta dalla Commissione è stata sostanzialmente e prevalentemente costituita dallo svolgimento delle audizioni di soggetti direttamente ed indirettamente coinvolti nella vicenda, nonché dall’acquisizione di documentazione presso vari enti ed organismi, sia in Italia che all’estero.
Si è reso poi necessario compiere un accesso diretto ai locali di Palazzo Cesi, sede degli organismi di vertice della magistratura militare e luogo di rinvenimento dei fascicoli, al fine di verificare de visu l’esatta dislocazione dell’archivio all’interno del Palazzo.
Nel corso della sua attività la Commissione ha, come si è detto, ritenuto di dover svolgere alcune missioni all’estero in quei paesi dove – verosimilmente – si sarebbe potuto e/o dovuto trovare materiale e corrispondenza relativa all’oggetto dell’indagine.
L’acquisizione del carteggio presso enti archivistici stranieri è stata effettuata nel corso delle missioni svolte dalla Commissione in Germania, a Berlino, Coblenza e Ludwigsburg (18-22 luglio 2004), negli Stati Uniti, a Washington e New York (5-16 luglio 2005 e 11-23 settembre 2005) e in Gran Bretagna, a Londra (26 settembre-1 ottobre 2005).
La missione in Germania, pur all’interno dei limiti oggettivi relativi ad un lavoro concentrato in quattro giorni e distribuito nella consultazione di tre archivi (rispettivamente a Berlino, Coblenza, Ludwigsburg) ha consentito l’acquisizione di alcuni documenti relativi ai crimini di guerra.
In particolare, a Berlino è stato consultato l’archivio del Ministero degli affari esteri, con particolare riferimento ai fondi B1 (Gabinetto ministro) e B83 (Zentrale rechtsschutzstelle), in relazione alla punizione dei criminali di guerra, alla prescrizione dei crimini nazisti, ai contatti tra le autorità diplomatiche in materia di criminali di guerra.
A Koblenz (Coblenza) nei fondi B 141 (Bundesjustizministerium), B 305 (Zentrale Rechtsschutzstelle), B 106 (Innenministerium), B 136 (Bundeskanzleramt), è stata rinvenuta documentazione dei ministeri federali e corrispondenza interministeriale tedesca (rinvenuta anche a Berlino) che presenta richiami, sia ad alcuni crimini e criminali di guerra, sia alle autorità italiane.
A Ludwigsburg fu istituita nel 1957 la “Procura centrale delle amministrazioni federali di giustizia per le indagini preliminari sui crimini nazisti”, deputata a svolgere autonomamente indagini preliminari sui crimini nazisti, cioè aprire delle inchieste, identificare gli indiziati ed i testimoni, nonché individuare il loro luogo di residenza. Sulla base di questi elementi veniva poi stabilita la procura (civile) territorialmente competente a proseguire l’attività giudiziaria sul fascicolo aperto.
A Ludwigsburg sono state rinvenute anche le carte relative ai fascicoli inviati dall’Italia nel 1965, tra cui i 20 casi (afferenti a ventiquattro fascicoli del registro generale) mandati dalla Procura generale militare presso il Tribunale supremo militare.
Il materiale proveniente dall’Italia è stato arricchito attraverso le indagini svolte dalla suddetta Procura centrale, nonché dagli esiti poi trasmessi dalla Procura competente, cui la Procura centrale aveva mandato il fascicolo, che ha però portato in sostanza nella totalità dei casi a provvedimenti di archiviazione.
Per quanto riguarda la prima missione compiuta dalla Commissione negli Stati Uniti d’America, a Washington sono stati visitati gli archivi del Museo dell’Olocausto, i National Security Archives della George Washington University, e si è tenuto un incontro con l’Office of special investigation del Dipartimento di giustizia, che indaga sui criminali nazisti entrati surrettiziamente negli Stati Uniti. Inoltre la delegazione della Commissione parlamentare si è incontrata con i responsabili dei National Archives and Records Administration – N.A.R.A., sito a College Park (Maryland).

Museo dell’Olocausto a Whasington
L’incontro, così come programmato, è avvenuto ai massimi livelli, alla presenza di una delegazione composta da responsabili amministrativi, archivisti e storici, di cui, nella fase preparatoria della missione, la Commissione si era assicurata la presenza, mediante contatti avvenuti direttamente e per via diplomatica.
Tra questi meritano di essere citati: L. Belardo, sovrintendente generale degli Archivi di Stato, J. Hastings, responsabile dell’accesso al programma, T. Nellinger, capo della ricerca degli archivi militari, D. Van Tassel, capo storico della ricerca, L. Taylor, direttore esecutivo, M. Russel e W. Cunliffe, archivisti, nonché N. Goda, R. Breitman, T. Naftali, M. Petersen, tutti storici.
Si è avuta così diretta conferma della centralità di questi archivi per le finalità della Commissione. I fondi di interesse erano stati già in precedenza individuati dalla Commissione, attraverso un gruppo di lavoro appositamente incaricato, e comunicati all’Ambasciata italiana a Washington, per preparare le riunioni presso i suddetti archivi.
Gli incontri ai N.A.R.A., avvenuti nell’ambito di una giornata e mezza, hanno consentito di acquisire ulteriori informazioni e di valutare meglio le necessità di indagini in quest’archivio, soprattutto sulla scorta di quanto emerso dalle relazioni degli archivisti e degli storici attivi nell’IWG, “The nazi war crimes and Japanese imperial Government interagency working group”, creato l’11 gennaio 1999, per sovrintendere alle incombenze relative al “Nazi war crimes disclosure act”, promulgato dal Presidente americano Bill Clinton l’8 ottobre 1998 e successivamente prorogato per ulteriori due anni dal Presidente Gorge W. Bush, con legge del 25 marzo 2005.
A seguito di detta analisi sono risultati centrali i seguenti RG (record groups):
- Carte del Dipartimento di Stato, nelle quali si possono trovare riferimenti alle politiche internazionali relative al trattamento dei criminali di guerra;
- Office of the Judge Advocate General dell’esercito, con considerazioni di natura giuridicopolitica sulla politica di punizione dei criminali di guerra;
- Carte dell’Office of Strategic Services (OSS), in particolare la serie documenti scelti della CIA 1941-1947. Si tratta di carte che erano state escluse dal versamento ai N.A.R.A. e dalla declassificazione di documenti della CIA fatta nel 1994. Alcune di queste riguardano i crimini di guerra in Italia;
- Files della CIA. Si tratta di carte, organizzate sotto i nomi di circa 900 individui a soggetto, relative ai crimini di guerra, nonché alla ricerca ed utilizzazione nel dopoguerra da parte dei servizi segreti americani, della Repubblica Democratica Tedesca, della Repubblica Federale Tedesca di ex-nazisti, di soggetti controllati dai sevizi segreti americani per presunte simpatie neonaziste o comuniste;
- Carte del Quartier generale delle Forze alleate, con informazioni su crimini e criminali di guerra.
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Junio Valerio Borghese
La Commissione ha acquisito repertori bibliografici, inventari, indici su supporto elettronico di nominativi rilasciati dalla CIA , documentazione su appartenenti a servizi segreti e a polizia nazista e fascista, nonché tre fascicoli personali, relativi a J. V. Borghese, C. Haas e T. Saevecke.
La delegazione della Commissione si è quindi trasferita nella città di New York per consultare gli archivi dell’ONU (United Nations Archives), dove si trova la documentazione riguardante la Commissione crimini di guerra delle Nazioni Unite (United Nations War Crimes Commission), con riferimento al periodo 1943- 1949.

Theodor Saevecke
Va precisato che originariamente la conclusione della visita era stata preventivata per il 12 luglio 2005; tuttavia, a seguito di una prima disamina del materiale presente presso i suddetti archivi, si è appurato che ciò avrebbe verosimilmente consentito di visionare solo gli indici analitici, particolarmente corposi, giacché contenenti una dettagliata descrizione della documentazione, cosicché è stata decisa una proroga della permanenza in loco di parte della delegazione, al fine di visionare direttamente i fondi.
Vi è anche da specificare che la consultazione è stata resa più difficoltosa dal fatto che tutti i documenti sono microfilmati ed è possibile visionarli solo attraverso l’apposito lettore, mentre non sono disponibili gli originali cartacei. La prima parte del lavoro ha quindi riguardato lo studio degli indici analitici ed ha consentito di estrapolare le voci relative ai fondi attinenti alle tematiche dell’indagine parlamentare, le quali sono state opportunamente fotocopiate ed acquisite dalla Commissione.
Quindi è stata visionata parte della documentazione, procedendo anche a fotocopiare quella ritenuta di interesse. Per quanto riguarda la natura dei fondi consultati, si precisa quanto segue. Una prima parte riguarda le minute dei cosiddetti “meetings” della Commissione e dei Comitati costituiti all’interno della stessa, ovvero delle riunioni, nel corso delle quali sono state affrontate svariate problematiche relative all’attività di trattazione dei casi, di coordinamento delle indagini e di raccolta delle prove sui crimini di guerra.
Per quanto riguarda questa prima parte, sono state riprodotte le minute di parecchie riunioni afferenti a temi in cui direttamente o indirettamente era coinvolto il nostro paese, che, come noto, non era rappresentato in seno alla Commissione.
A titolo esemplificativo appare utile citare la complessa discussione afferente alla possibilità di sottoporre alla Commissione, i crimini di guerra commessi in danno di cittadini italiani, non potendo l’Italia essere paese latore delle denunce, in quanto risultante tra gli sconfitti del secondo conflitto mondiale; o ancora la definizione del concetto di crimine e criminale di guerra e contro l’umanità.
In allegato ai verbali delle minute dei “meetings” (anche se catalogati a parte) ci sono una serie di documenti di varia natura, sempre correlati alle argomentazioni affrontate nel corso delle riunioni, tra cui sono state riprodotte alcune missive trasmesse dai rappresentanti dei governi nazionali.
Di particolare interesse poi vi è la raccolta sinottica dei casi trasmessi alla Commissione dalle varie autorità nazionali, rappresentate in seno alla stessa. Va sottolineato che non risultano casi trasmessi dallo Stato italiano, la cui trattazione era demandata verosimilmente alle autorità britanniche, atteso che l’Italia non faceva ancora parte (quale paese sconfitto) delle Nazioni Unite.
Sono state anche rinvenute delle pubblicazioni ufficiali relative ai crimini di guerra sottoposti dai governi nazionali alla Commissione, con specifico riferimento ad Etiopia, Grecia e Yugoslavia, corredate di materiale fotografico di particolare significato ed interesse, sebbene da una prima lettura supportate da ben poche prove.
É stata inoltre rilevata la presenza di liste di criminali di guerra che erano periodicamente redatte ed aggiornate e che, complessivamente, riguardano circa 37.000 nominativi, in relazione ai quali sono riportati i dati anagrafici, il ruolo ed il grado ricoperto, il paese denunciante, nonché gli estremi del fascicolo istruttorio di riferimento.
Si è poi registrata la presenza di circa 8.000 casi sottoposti ed eventualmente trattati dalla Commissione, i cui fascicoli processuali sono presenti nell’archivio. Gli stessi sono catalogati secondo un duplice criterio: in relazione alla corte militare competente per la trattazione ed in relazione al paese denunciante ed al paese denunciato. L’analisi dei fascicoli processuali di cui si è detto è stata possibile solo in minima parte.
La notevole mole della documentazione da consultare non ha consentito, tuttavia, di concludere il lavoro nel corso della prima missione, per cui si è reso necessario un ulteriore accesso da parte della Commissione presso i National Archives and Records Administration (N.A.R.A.) di Washingtone presso gli United Nations Archives di New York.
Il lavoro da svolgere era già stato impostato in base agli esiti della prima missione. Altri sono stati individuati nel corso del lavoro di ricerca, con l’ausilio della dott.ssa Sym Smiley, che ha collaborato per la prima settimana di lavoro con i consulenti, e dei vari archivisti preposti.
In particolare è risultato dal carteggio raccolto sia una raccolta varia, dei quali l’Ufficio CIA (per mezzo di più passaggi) è entrata in possesso. Si tratta di elenco generico, e non di un elenco di agenti della CIA. Per alcuni nominativi, infatti, si è notato che erano cittadini tedeschi (professori, medici ecc.) controllati dalla CIA per presunte simpatie comuniste o atteggiamenti di vicinanza al neonazismo.

Mussolini con Walter Rauff
Alcuni di questi invece risulterebbero reclutati dalla forze di controspionaggio americane e sovietiche, per tutti Saevecke, o addirittura reclutati dal paese medio orientali, per tutti Rauff divenuto, probabilmente, qualcosa di più di un semplice consulente del Governo siriano. Ovviamente, sono state fotocopiate esclusivamente le cartelle personali di quei tedeschi corrispondenti agli indici del registro generale ritrovato a Palazzo Cesi.

Franco_Giustolisi
I fondi visionati sono risultati frammentati, disorganici, senza inventari aggiornati, e la loro consultazione si è rivelata piuttosto macchinosa. Essi inoltre, come era stato anticipato dall’incontro della delegazione della Commissione parlamentare con gli storici e gli archivisti statunitensi avuto nel corso della prima missione, non forniscono un quadro generale delle politiche statunitensi in merito al tema dei processi ai criminali di guerra, bensì una serie di singole informazioni, indubbiamente utili per i lavori della Commissione.
Per quanto riguarda l’Archivio dell’O.N.U. a New York, i fondi da consultare, anche in questo caso già individuati, afferivano ai casi di accusa (charges) istruiti dalla United Nations War Crimes Commission, con particolare riferimento ai crimini attribuiti agli italiani e denunciati da altri paesi.
Era stata inoltre evidenziata l’opportunità di visionare, per quanto di interesse, i processi celebrati dalle corti militari, ed in particolare dalle British military courts e dalla U.S. military courts, competenti appunto per l’Italia. Per quanto riguarda i cosiddetti charges files, va rilevato che trattasi appunto di casi formali sottoposti alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra, da cui risultano il numero di registrazione (Serial Registration), i numeri degli Uffici Nazionali (National Office Numbers), il nome degli accusati ed una sintetica descrizione dei fatti loro attribuiti, nonchè delle date in cui gli stessi sarebbero stati commessi ( dates and names of accused), mancando ai più qualsiasi riferimento alle prove d’accusa.
In relazione ai fondi citati sono stati integralmente riprodotti i casi relativi alle denunce di Etiopia, Francia, Grecia e Yugoslavia contro. In relazione invece al REEL n. 22 (che in realtà conteneva denunce istruite contro militari tedeschi) sono stati individuati e riprodotti i casi Tensfeld e Simon e sempre in relazione al REEL n. 23 i casi Roncaglia, Turchi e Licata.
È stato poi visionato il REEL n. 32 riguardante il Registro Generale dei Casi (Register of Charges Files), da cui risulta che furono istruiti 7887 casi, i quali vengono indicati col numero progressivo del Registro, l’indicazione dello Stato denunciante e dello Stato denunciato, il numero progressivo dell’accusa riferita all’Ufficio nazionale ed il nome degli accusati.
Per quanto riguarda i casi trattati dalle British Military Courts e dalle U.S. Military Courts, è stato rilevato che non risultano riportate tutte le prove assunte nel corso dei processi, ma spesso gli atti istruttori sono indicati in maniera riassuntiva. A volte poi si trova unicamente uno specchietto in cui risultano indicati sinteticamente gli estremi del processo e l’esito dello stesso.
Nei fascicoli ritrovati a Palazzo Cesi risultano due casi a carico di Willy Tensfeld (eccidio di San Polo) e generale Tensfeld. Inoltre si è potuto verificare che il numero con cui viene contraddistinto il caso non corrisponde al National Office Number riportato nel Register of Charges e ciò ha reso impossibile poter selezionare e visionare solo i casi che riguardavano il nostro Paese, mentre la notevole mole della documentazione non ne ha consentito l’analisi integrale, nei tempi preventivati per la missione.

L’SS-Brigadefuehrer Willy Tensfeld, responsabile della lotta alle bande partigiane nell’Italia nord-occidentale, ripreso a Milano con ufficiali italiani
Infine la Commissione ha effettuato una missione a Londra, dove la delegazione si è incontrata con i responsabili dei National Archives, a Kew, Richmond. È stata inoltre effettuata una visita all’Imperial War Museum di Londra, nel corso della quale l’archivista contattato riferiva che le carte di interesse per la Commissione si sarebbero potute rinvenire unicamente presso i National Archives a Kew Garden, Richmond.
Si è anche tenuto un incontro alla London School of Economics con il dott. Christopher Greenwood, professor of International law at the London School of Economics, esperto di diritto dei crimini di guerra e il dott. Gerry Simpson del dipartimento di legge del London School of Economics, anch’egli esperto di diritto dei crimini di guerra.

Christopher Greenwood
Ne è seguita una conversazione sui temi di indagine della Commissione con reciproco scambio di informazioni. In particolare si è discusso di politica estera inglese nell’immediato dopoguerra, dei lavori e della legittimazione della United Nation War Crimes Commission, della politica all’interno della coalizione alleata, rispetto al tema della punizione dei criminali di guerra e della legislazione inglese per i crimini di guerra.
Questi ultimi hanno rilevato che il rappresentante inglese in seno alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra U.N.W.C.C. una volta nominato era libero da condizionamenti governativi ed autonomo nelle sue decisioni. L’incontro tenutosi presso i National Archives, così come programmato, è avvenuto alla presenza di una delegazione composta dalla dott.ssa Elizabeth Hallam Smith, direttore National Advisory and Public Services, dott.ssa Sarah Tyacke, Chief Executive, dott. Stephen Twigge e signor Alan Bowgen, Record Specialists.

Elizabeth Hallam Smith
La documentazione custodita presso i suddetti archivi è apparsa di notevole rilievo per le finalità della Commissione. I fondi di interesse erano già stati peraltro individuati nel corso dello studio preliminare effettuato dal gruppo di lavoro appositamente incaricato. Sono stati, quindi, analizzati i singoli fondi di seguito analiticamente indicati, con riferimento alla sigla ed al numero corrispondente, provvedendo a riprodurre le carte il cui contenuto è apparso poter assumere maggiore interesse per l’attività della Commissione:
- documenti corrispondenza di protesta per atteggiamento britannico di rilassatezza sopravvenuta sui giudizi a criminali di guerra tedeschi nel 1951;
- corrispondenza con l’URSS;
- lista di estradandi con numero di riferimento U.N.W.C.C.;
- corrispondenza su accordo per regole comuni sull’estradizione;
- corrispondenza relativa a vari aspetti giuridici sui crimini di guerra. In appendice questione degli italiani detenuti a Procida per crimini di guerra nei confronti degli inglesi;
- proposta di accordo con Repubblica Federale di Germania sulla questione criminali di guerra;
- report visita in Italia di Adenauer: discussione sui criminali di guerra in particolare rilascio. Segue elenco dei criminali tedeschi giudicati da Tribunali inglesi;
- elenco di criminali con indicati i campi di concentramento;
- documentazione relativa alla trattazione del procedimento riguardo l’eccidio di Caiazzo;
- sulla ricerca di criminali di guerra e creazione di un registro centrale di sospetti (CROWCASS);
- liste CROWCASS – Sui crimini di guerra commessi soprattutto in Italia;
- Jugoslavia: questioni di rimpatrio profughi;
- casi individuali di crimini di guerra;
- fascicolo sull’eccidio di Marzabotto;
- discussione sul testo dell’art.38 del Trattato di pace con l’Italia. Copia del documento di accordo tra UK e governo italiano del 1 novembre 1946;
- policy riguardo i criminali di guerra dopo il 1 marzo 1947. Elenco eccidi commessi in Italia e indagati. Processo Kesselring. Corrispondenza e liste criminali di guerra italiani e tedeschi;
- reports con allegati su lotta tedesca ai partigiani con copia interrogatorio WOLFF e DOLLMANN – Sulle politiche di punizione dei criminali;
- sui crimini commessi da e contro italiani;
- richieste greche e jugoslave di criminali italiani. Risposte alleate – Liste di criminali di guerra;
- criminali di guerra italiani. Corrispondenza e liste criminali di guerra italiani detenuti a Procida;
- criminali italiani richiesti dalla Jugoslavia. Proteste e corrispondenza con richieste jugoslave per denunce crimini italiani;
- corrispondenza interalleata per soluzione problema delle richieste di criminali italiani da parte della Jugoslavia;
- elenco criminali italiani e richieste da altri stati
- report su cittadini italiani condannati da corti britanniche (1948) e detenuti a Procida. Corrispondenza per la liberazione;
- corrispondenza tra il governo inglese e quello italiano-Carte del Central Mediterranean Force (CMF);
- carteggio tra autorità militari sulla classificazione dei crimini in Italia;
- Statements by senior German officers relating to war crimes in Italy – Italian war crimes in Ethiopia – Amb. Etiopia richiesta accesso files militari inglesi per fatti in Eritrea. Corrispondenza per deposito delle denunce su crimini 1935-1941 alla U.N.W.C.C. con lista dei criminali;
- testo pubblicato da Governo etiope sui crimini italiani nella guerra d’Etiopia 1935 con allegati;
- sulle indagini per crimini di guerra TS 26/95 Italian War Crimes: correspondence and copy reports 1945, corrispondenza e report sulle indagini;
- relazioni circa il trattamento di prigionieri di guerra australiani. Crimini di guerra italiani nei campi di prigionia a danno degli alleati. Report – sistemi di rimpatrio degli italiani;
- dal fondo dei servizi di intelligence – info servizi 1944 su disertori e truppe nemiche (struttura Abweher) – documenti scheda personale Schleier attività nazista in Francia prima della guerra – Carte sulla direzione dell’intelligence militare;
- report annuale servizi su Italia 1958 – report annuale servizi su Italia 1959 -report annuale servizi su Italia 1960 – Fascicoli personali dei criminali di guerra;
- processi ai criminali di guerra;
- sulla Conferenza di Potsdam del 3 agosto 1945;
- la decisione della Grecia sui presunti criminali di guerra italiani;
- costituzione di Tribunali Militari ed i rapporti con le Autorità Giudiziarie Militari nazionali;
Per quanto riguarda invece l’attività istruttoria di natura eminentemente dichiarativa, la Commissione ha effettuato molteplici audizioni, riguardanti soggetti, a vario titolo, coinvolti, in maniera diretta o indiretta nella vicenda oggetto dell’indagine parlamentare. In particolare sono stati auditi tutti i magistrati militari ed i loro ausiliari che si sono occupati dei fascicoli de quibus, sia all’atto del rinvenimento nel 1994, che negli anni precedenti, se ancora viventi.

Nel riquadro, Saevecke
In alcuni casi le audizioni sono risultate difficoltose per le precarie condizioni di salute degli auditi. Si è inoltre provveduto a sentire personaggi politici coinvolti o comunque a conoscenza di detti fatti, nonché il giornalista Franco Giustolisi, editorialista de “L’Espresso”, che per primo diede risalto mediatico e scenografico alla vicenda afferente al rinvenimento dei fascicoli. Per completezza, si riporta, di seguito, una elencazione sommaria di tutte le audizioni svolte:
Infine la Commissione ha effettuato anche un accesso in loco, nel corso del quale si è potuto prendere visione diretta dei locali di Palazzo Cesi. Ciò si è reso necessario in considerazione della notevole imprecisione da parte degli auditi, in merito alla descrizione dei luoghi ove erano custoditi i fascicoli, nonché delle molteplici contraddittorietà emerse sul punto, nel corso delle audizioni.
È necessario premettere che sull’oggetto dell’inchiesta parlamentare erano già state svolte due distinte indagini: la prima, da parte del CMM, conclusasi con la relazione del 23 marzo 1999 e la seconda, condotta dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati e terminata con l’approvazione del documento conclusivo del 6 marzo 2001, oltre ad una ulteriore indagine disposta sempre dal CMM e conclusasi nel 2005.

Giustolisi
Con delibera in data 7 maggio 1996, fu istituita un’apposita Commissione, con il compito di stabilire “le dimensioni, le cause e le modalità del fenomeno”. L’inchiesta è stata condotta effettuando le opportune audizioni (Campanelli, Veutro, Bianchi, Conte, Scandurra, Intelisano, Nicolosi, Maggiore, Puliti, Orecchio, Giordano, Mazzi, Parisi, Giustolisi, De Feo.
È stata inoltre disposta l’acquisizione della documentazione esistente presso la Procura generale militare, nonché presso il Ministero della difesa, sotto il titolo di Repressione crimini di guerra. Detto carteggio, in quanto comprensivo di documenti con qualifiche varie di segretezza, risulta essere stato trasmesso al Consiglio con ritardo, in data 22 giugno 1998, in quanto sono state necessarie laboriose procedure di declassificazione.
Sulla scorta delle dichiarazioni raccolte e della documentazione acquisita, il CMM aveva accertato una “grave violazione della legalità” da parte della Procura Generale presso il Tribunale Supremo Militare a partire dall’immediato dopoguerra e fino al 1974, precisando che nell’illegalità “non possono che essere confluiti motivi di opportunità politica”.
Ad analoghe conclusioni era poi pervenuta la Commissione Giustizia della Camera, secondo cui “alla base dell’inspiegabile inerzia della magistratura militare vi fu, infatti, la ragion di Stato“ […]In data 18 gennaio 2001, infatti, la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, ha deliberato una indagine conoscitiva “sulle archiviazioni di 695 fascicoli, contenenti denunzie di crimini nazi-fascisti commessi nel corso della seconda guerra mondiale, e riguardanti circa 15.000 vittime”.
L’indagine, come si legge nel documento conclusivo, è nata dall’esigenza di verificare le cause di tali archiviazioni, le quali, già ad un primo esame, risultavano essere anomale in ragione del contenuto stesso dei fascicoli rinvenuti e delle modalità della loro conservazione. Inoltre, la Commissione Giustizia rileva che dall’indagine condotta dal CMM erano emersi fatti estremamente importanti per la ricostruzione storica della vicenda, che si era andata sempre più prefigurando di carattere politico, piuttosto che giuridico.