CESARE BATTISTI NELLA STORIA D’ITALIA – 2

CESARE BATTISTI: LA GUERRA E IL MARTIRIO

di Cornelio Galas

Seconda e ultima parte del video sulla storia di Cesare Battisti tratta dal saggio storico di Piero Pieri (che pure trovate nella versione integrale). Stavolta testi e immagini riguardano il Battisti in guerra, in prima linea. Con l’esperienza – sul posto – che come abbiamo visto nella prima parte, si è procurato con gli studi ma soprattutto con le ricognizioni sul territorio in veste di geografo.

Troviamo quindi un Battisti che “studia le azioni”. E dissente dalle strategie dell’Alto Comando, proprio perché conosce come le sue tasche quegli scenari di guerra. Non smette mai di scrivere alla cara moglie Ernesta, al figlio Gigino. E nemmeno ad associazioni culturali italiane. Vita di stenti quella nelle trincee ad alta quota. Ma fatta anche di momenti – come scrive lo stesso Battisti – in cui il pericolo (comune) annienta le differenze d’età, di stato sociale, persino di idee politiche.

Se n’è discusso, recentemente, anche sulla stampa locale: Battisti poteva salvarsi? Sì, a quanto pare. Gli sarebbe bastato seguire altri soldati lungo un canalone. Invece gli austriaci che lo catturarono lo trovarono chino a soccorrere il tenente Ingravalle, gravemente ferito. Un soldato austriaco gli colpì, col calcio del fucile,  la mano che impugnava una rivoltella. Arma che Battisti rifiutò di consegnare al nemico: “La darò solo ad un suo superiore di grado !”

Comincia da quel momento, quello della cattura sul Monte Corno, una vera e propria via Crucis per Battisti (e anche per Fabio Filzi, poi suo compagno di cella). Scherni, offese “preordinati” dagli austriaci nei vari passaggi: dal Monte Corno a Noriglio, da qui a Trento. Un’ignobile gazzarra, quella fomentata dai Comandi militari, contro “il deputato di Trento traditore e causa prima della guerra”.

Il processo – ne propongo gli atti sia in tedesco che in italiano – è di fatto una farsa. Perché nel Fossato del Buonconsiglio le forche sono già pronte. Battisti non cederà mai. Nemmeno di fronte – pare – alla proposta di una sorta di grazia (o commutazione della pena) in cambio di un deciso dietro-front politico, di “scuse”, di pubblico pentimento. Griderà “Viva Trento italiana, viva l’Italia” poco prima di morire.  E peraltro il primo cappio si rompe. Il boia Lang, quello coi baffi che sorriderà poi nella foto che lo ritrae vicino al cadavere di Battisti, ne appresta in poco tempo un altro. Poi il corpo di Cesare Battisti verrà sepolto senza una bara, come succederà anche per Fabio Filzi. Nel 1935 la salma troverà eterno riposo e giusto omaggio nel Mausoleo realizzato sul Doss Trento.

Ah, dimenticavo. In Cina, come sapete, ancor oggi tocca ai familiari dei condannati a morte pagare il costo della pallottola usata per il colpo di grazia alla nuca. Battisti e Filzi – ultimo oltraggio ai due martiri – furono costretti ad indossare, per andare al patibolo, vestiti borghesi (larghi, a scacchi) e un cappello pure a larghe falde. Tra l’altro in un primo momento c’era chi aveva proposto di vestire i due martiri trentini da … pagliacci. Bene: il Comando militare austriaco staccò regolare fattura per quei vestiti. E anche per l’ultimo frugale pasto dei condannati: due bottiglie di vino, due pezzi di pane, una scatola di sardine ed una scatola di sigarette. Non è dato di sapere chi abbia onorato quel conto.

PS: allego anche la notevole bibliografia su Cesare Battisti per chi volesse saperne di più. O magari confrontare più fonti sull’argomento. In coda al servizio infine alcuni video di Televignole sulla Grande Guerra, Eroi dimenticati e i Profughi trentini di quel periodo.

Buona lettura e buon ascolto

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IL VIDEO (SECONDA PARTE)

LE DIDASCALIE DELLE FOTO CONTENUTE NEL VIDEO

CESARE BATTISTI NELLA STORIA D’ITALIA

di PIERO PIERI

(seconda parte)

LA BIBLIOGRAFIA

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