Se – come dicono – quando si muore ti appare, a velocità incredibile, negli occhi che si stanno per spegnere, tutto il film della tua vita, so già quale sarà in questo “andare indietro” del nastro, l’ultimo fotogramma: il lago (rosso, allora) di Tovel. Uno dei pochi ricordi “fotografici” che ho dei miei primi anni, della mia prima infanzia. Con la luce intensa, bianca a strisce scure, quelle dei rami di pino. L’azzurro del cielo, il rosso incredibile di quel laghetto di montagna.
In mezzo, almeno fino alla tarda adolescenza, quando ho “scoperto” il mare, tanta montagna. Quella del nonno e del papà, cacciatori. Quella dei campeggi scout. Quella delle escursioni fin nel cuore delle Dolomiti di Brenta. Quella del servizio militare in val Pusteria. E quella di tante sciate spensierate dopo il periodo delle “gare” che invece sfocavano tutti i panorami attorno ai paletti del tracciato.
Le Dolomiti le ho viste quasi per intero. Non è un caso che siano il pensiero stupendo che induce alla tranquillità quando avverto nervosismi incipienti.
Delle Dolomiti propongo oggi un mio vecchio video. Ed una ricca galleria fotografica. Ecco quest’ultima è secondo me molto interessante per due motivi. Il primo: fa parte degli “Itinerari italiani” dal titolo “Italia nostra” dell’Automobile Club d’Italia, in un’edizione Lea Roma del 1961: oltre mezzo secolo fa. Il secondo: già allora si lanciavano allarmi per l'”invasione turistica selvaggia” e in particolare per l’assalto all’ambiente dolomitico del cemento, di costruzioni di notevole impatto per il paesaggio. Che direbbero Alfondo Vinci ed Emilio Frisia, gli autori di quel volume, adesso, a prescindere dal recente inserimento delle Dolomiti nel Patrimonio dell’Unesco?
Ho lasciato, sotto le splendide foto di Emilio Frisia, le didascalie del 1961 curate anche da Lorenzo Camusso. Proprio per evidenziare quello che allora c’era e quello che adesso non c’è più o è rimasto solo in parte.
IL VIDEO
LE FOTOGRAFIE (E LE DIDASCALIE) DEL 1961
Bosco di conifere
Le beve a Passo Pordoi
Montanaro della Val Badia
Donne di Vigo di Fassa
Campo sul pendio
Parete di roccia (la nord del Sassolungo)
Ombre delle creste sugli altipiani innevati
Le acque scivolano sul bianco calcare
Contadino trentino
Guida altoatesina di Sesto
Ragazza della valle di San Lorenzo
L’albero colpito dal fulmine
Il laghetto nel bosco
La stufa, in tedesco stube, in ladino stua. Qui in una casa dell’Agordino, a Cencenighe
Architettura montanara in val Gardena
Il voto: nella chiesa del monastero di Sabiona
Castelrotto: i giovani scendono a valle, emigrano oltre frontiera: nei paesi i vecchi sono in maggioranza
Cortina: allieve alla scuola di sci
Selva di val Gardena, maestro di sci
Dalla pista all’alta montagna: questa è la legge dei “puri” della montagna. Ma i proseliti, per la complicità di funivie, seggiove e altri mezzi meccanici di salita, sono minoranza
Sculture in legno
Cima Una, m 2696, nell’alta valle Fiscalina
L’Avisio in val di Fiemme
Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme a Cavalese
Latemar, le cime del versante di Fiemme
Le rupi del Latemar, versante atesino. Ghiaioni e abetaie sono l’ornamento del paesaggio del piccolo lago di Carezza
Il san Cristoforo, sulla facciata di un albergo di Pera di Fassa
Il martirio di santa Giuliana, affrescato nella chiesa dedicata alla santa a Vigo di Fassa
Casa di Tesero
La banda musicale in costume alla festa di san Vito a Vigo di Fassa
La banda musicale in costume alla festa di san Vito a Vigo di Fassa
La banda musicale in costume alla festa di san Vito a Vigo di Fassa
La banda musicale in costume alla festa di san Vito a Vigo di Fassa
Il rifugio del passo del Principe, ai piedi del Catinaccio d’Antermoia: sorge sul valico che mette in comunicazione la valle del vaiolet, laterale della val di Fassa, con la valle del Ciamin che scende nella val di Tires
Il Catinaccio di Antermoia è la cima più alta del gruppo, m 3004. In primo piano le Torri di Vaiolet
Guide alpine del Catinaccio
Guide alpine del Catinaccio
Guide alpine del Catinaccio
A Gardeccia, sotto il Catinaccio, vi è una scuola militare di montagna per alpini e paracadusti alpini. A squadre i soldati salgono verso le pareti dove averrà l’esercitazione. Qui gli alpini si distribuiscono sulle tre Torri di Vaiolet
La corda doppia è il sistema più spiccio per scendere da pareti verticali: l’alpinista si “siede” e si cala sulla corda infilata nell’anello del chiodo. La discesa è sempre controllata e sicura, solo che si badi che sia ben saldo il chiodo che sostiene la corda. Arrivati a destinazione si recupera la corda tirandone un capo
Le Torri di Vaiolet: una delle torri porta il nome dello studente Georg Winkler che, nel 1887, a 18 anni, la scalò per primo in solitaria. Un’altra, la centrale, ha il nome di Stabeler, una famosa guida che la scalò nel 1892
Esercitazioni di alpini nelle Torri di Vaiolet
Esercitazioni di alpini nelle Torri di Vaiolet
Tra i dirupi di Vaiolet
Il Sass Pordoi, m 2950, dalla valle di Lasties
Le rocce di Sella
Le rocce di Sella: la vetta più alta del gruppo è il Piz Boè, m 3151
Il lago di Fedaia gelato
Dalla vetta della Marmolada, verso sud. Il versante meridionale precipita con una parete verticale di oltre 700 metri. Sullo sfondo le pale di San Martino
Salire con gli sci in vetta alla Marmolada
Il passo Pordoi, m 2239, tra la val di Fassa e la valle di Cordevole, segna lo spartiacque tra il bacino dell’Adige e quello del Piave
Da Predazzo la val Travignolo e il passo di Rolle immettono nella valle del Cismon. L’alta val Travignolo è ricoperta da un’immensa foresta. Si sta tentando di ambientarvi il cervo; alcuni esemplari di questa specie vivono ora in un recinto presso il vivaio forestale di Paneveggio
Il Cimon della Pala, m3185. E’ la più nota ma non la più alta cima delle Pale di San Martino
Strati rocciosi ripiegati sopra San Martino di Castrozza. Le formazioni di calcari e di dolomie che costituiscono i gruppi dolomitici poggiano su uno zoccolo cristallino. La dolomia è la roccia di cui la dolomite (carbonato doppio di calcio e magnesio) è il componente essenziale. Le masse pure di dolomite sono piuttosto limitate; spesso il magnesio, costituente caratteristico della dolomite, è assai più scarso del calcio, caratteristico del calcare
San Martino di Castrozza, dalle pareti della Rosetta. Così, come dall’aereo, appaiono i paese di valle, quando superata la fascia di abetaie, si salgano le muraglie rocciose. San Martino era in antico un semplice ospizio, fatto costruire dal Principe Vescovo di Trento, come un altro a Paneveggio, per i viaggiatori che passavano dalla val di Fiemme a Primiero per il passo di Rolle
La Cima Canali, m 2897, del gruppo delle Pale, è uno dei più bei dirupi dolomiticii
La parrocchiale gotica di Fiera di Primiero. L’iscrizione sulla colonna è in lingua tedesca, residuo di un’isola linguistica scomparsa da alcuni secoli. Nella conca di Prmiero, nel XIV secolo, furono aperte miniere di rame, argento e ferro che ebbero rilevanza nel secolo successivo. La zona, nel 1384, fu separata dal Feltrino e data alla famiglia Welsperg (1401) che vi ebbe giurisdizione fino al 1827
Intorno alla metà del ‘600, i nobili Giuseppe e Antonio Grotta eressero in Agordo una grande villa, poi passata in proprietà de Manzoni
L’edificio testimonia dell’influenza culturale e artistica della Serenissima:questa zona fu di Venezia per quattro secoli. Le statue delle divinità pagane, sulla cinta esterna sono dette, con voce dialettale, Pop de Grotta
Campi di patate nella valle di Cordevole, a Taibon
La casa tradizionale delle vallate agordine e cadorine ha, in luogo del camino, un focolare, sito in un’abside su uno dei lati dell’ambiente principale della casa. E’ detto larin ed è circondato da sedili
Affresco della Crocefissione in una casa di Falcade
Lo spigolo nord del monte Agner, m 2872, nella valle di San Lucano. E’ lo spigolo più alto delle Dolomiti: oltre 1600 metri di dislivello. Il nome della valle sarebbe stato quello di val Serpentina, prima che vi giungesse, nel V secolo, Lucano, santo vescovo di Belluno, a liberarla miracolosamente dalle serpi
Torso virile, scultura in legno
Uno scultore montanaro: Murer di Falcade. Si propone di restare fedele allo spirito della materia, il legno degli alberi della montagna, che scolpisce con vigore plastico
Falcade è nella valle del Biois, affluente del Cordevole: alcune case portano antichi affreschi. La cultura pittorica veneta ha risalito le vallate degli antichi domini della Serenissima. Del resto, dai paesi della montagna, scesero alla pianura e alla laguna diversi artisti, massimo dei quali Tiziano, da Pieve di Cadore
Chiesa di San Simone, in comune di Vallada, anteriore al XIV secolo: partelle dipinte
Chiesa di San Simone, in comune di Vallada: sculture lignee policrome di un altare
Chiesa di San Simone, in comune di Vallada: affreschi di Paris Bordone, pittore trevigiano del XVI secolo, epigono non indegno della grande pittura veneziana del ‘500. Pare che Paris Bordone abbia affrescato la chiesina mentre s’era rifugiato fra queste valli per sfuggire alla polizia della Serenissima
Montanaro di Cencenighe, nella valle del Cordevole
Alleghe e il suo lago dalla mulattiera per il rifugio Coldai. L’11 gennaio 1771, un’enorme frana staccatasi dal Piz sbarrò il corso del Cordevole, seppellendo tre villaggi e quarantanove persone. Le acque del Cordevole, formando il lago, sommersero altri cinque abitati
La parte nord della Civetta, m 3218. Il muro dolomitico alto 1200 metri non è facilmente superabile da nessuna parte. Secondo Lino Lacedelli, la guida cortinese che salì il K2, l’ascensione invernale della nord della Civetta è un problema alpinistico ancora più difficile della invernale sulla terribile Nordwand dell’Eiger
Il rifugio Coldai, m 2135, alla testata della val Ziolere, sul versante di Zoldo della Forcella Coldai
Nel sacchetto di tela che porta legato alla cintura, questa ragazza zoldana, guardiana di mandrie, tiene il sale per le bestie che guida al pascolo estivo
Da Dont, in val di Zoldo, una carrozabile, per il passo Duran, m 1605, conduce nell’Agordino. Accompagna nella salita fra le conifere la vista di Chiesa. La val di Zoldo, solcata dal torrente Maè, un affluente del Piave, costituisce un tortuoso solco, che termina, alla testata, tra la Civetta e il Pelmo
Case nella valle di Zoldo. I paesi della alta valle Zoldana conservano i più bei gruppi di case di legno della zona. Gli zoldani, oltre che come esperti carpentieri e falegnami, sono noti come abilissimi gelatai. Alcuni valligiani, con questo mestiere, hanno fatto fortuna in Germania
Il Pelmo, m 3168, fu la prima cima delle Dolomiti ad essere scalata. Compì l’impresa, nell’estate del 1857, il geologo e botanico inglese John Ball, primo presidente dell’Alpine Club e membro del Parlamento. L’accompagnava un cacciatore di camosci della Val di Zoldo. John Ball, nel 1860, tentò di salire sulla Marmolada dal versante nord, raggiungendo un punto della cresta ma non la cima principale. Sulla Marmolada Ball lasciò un termometro, che fu ritrovato da Paul Grobmann due anni dopo
Nel regno del sesto grado: dalla Torre Venezia alla Torre Trieste, alle Moiazze, nel gruppo della Civetta, s’innalzano pareti verticali alte centinaia di metri, tutte difficilissime
La Torre Trieste, m 2436, la torre delle torri. Non ne esiste altra uguale nelle Dolomiti. Alta 700 metri, la via più facile che porta alla vetta è un quinto grado che vuol dire “straordinariamente difficile”
Nella chiesa del Crocefisso di Val Calda, alle porte di Pieve, è conservato il celebre Cristo da Cadore. E’ opera di Andrea Brustolon, scultore e intagliatore in legno, originario di Sottorogno, in valle di Zoldo (1662 – 1732)
Il tetto di scandole di una chiesa cadorina. Le scandole, tavolette di legno poste in opera a guisa di tegoli, sono la copertura tradizionale dell’architettura cadorina
La catena del Pomagagnon e Cortina d’Ampezzo. Per buona parte del ‘400 il Pomagagnon segnò il confine del territorio della Repubblica di Venezia. Dopo la guerra tra lo stato veneto e la lega di Cambray, gli Ampezzani si dichiararono per Massimiliano (1515) che unì Cortina al Tirolo con propri statuti. Cortina fu riunita al Veneto dopo la prima guerra mondiale
Cortina d’Ampezzo: l’insegnamenti dello sci comincia dall’allacciatura delle scarpe, operazione banale ma delicata e importante
Cortina d’Ampezzo: un monumento di ghiaccio
Cortina d’Ampezzo: al sole di primavera nello stadio del ghiaccio eretto per le Olimpiadi invernali
Cortina d’Ampezzo: la funivia del Faloria
Artigiano cortinese
Artigiano cortinese
Artigiano cortinese
Particolare del palazzo delle Poste a Cortina d’Ampezzo. E’ una delle non frequenti costruzioni nelle quali il problema del rapporto con l’ambiente naturale e con le particolari tradizioni montane è posto in termini schiettamente moderni senzamanierismi e stucchevoli leziosaggini
Il disfacimento di antichi ammassi di dolomia ha dato origine alle Cinque Torri di Averau. La Torre Grande è alta m 2366. Le Torri sono la palestra dei rocciatori cortinesi
Resti di affreschi sulle pareti della chiesetta di San Biagio a Ospitale (a Ospitale, sulla strada da Cortina a Carbonin a ala Pusteria, sorse nel X secolo un ospizio per i pellegrini)
Le rocce del Faloria
Il Sorapis, m 3205, dal lago di Misurina. Questo circo roccioso è chiazzato di ghiacciai. Le acque scendono in parte per via sotterranea, precipitando da una soglia rocciosa per una fragorosa cascata, il Piss. Il nome del monte significa, quindi, sopra la cascata, sopra il Piss.
Il lago di Misurina è uno dei luoghi delle Dolomiti cui ha più nuociuto la fama: molti fra coloro che amano la montagna ritengono che qui, come altrove, l’edilizia turistica si è sovrapposta troppo prepotentemente al delicato paesaggio
Il Piz Popena, m 3152, dal passo di Tre Croci. Il gruppo del Cristallo, di cui il Popena è la seconda cima, si erge relativamente isolato tra l’Ansiei e il Boite
I custodi del rifugio Auronzo, m 2320, alla Forcella Langeres, tra il gruppo dei Cadini e le Cime di Lavaredo (Cima Grande m 2999, Cima Ovest m 2973, Cima Piccola m 2856):. Sono state teatro delle più eccezionali imprese alpinistiche delle Dolomiti. Sulle loro pareti si misurarono Paul Preuss, Hans Dülfer, Tita Piaz, Innerkofler, Emilio Comici, Riccardo Cassin
Lo spigolo della Cima Piccola di Lavaredo. Una delle vie più eleganti e classiche delle Dolomiti, tracciata da Emilio Comici
La bottega dell’antiquario a Comelico
Il Comelico è la più orientale delle valli dolomitiche. Sulla destra si leva una costiera dolomitica che culmina nel monte Popena m 3045 e nella Cima Undici, m 3092. Il significato del nome di quest’ultimo monte, come della Cima Dodici e della Cima Una, diviene chiaro quanso si osservino le montagne da Sesto. Allora per la loro posizione, a sud rispetto al paese, diventano una gigantesca meridiana naturale: il sole passa sulla verticale della loro cima esattamente all’ora indicata dal nome
Collegiata dei santi Candido e Corbiniano di San Candido: un pilastro poligonale dell’interno
Collegiata dei santi Candido e Corbiniano di San Candido: il rilievo, del principio del XII secolo, Maiestas Domini, nella lunetta di un portale laterale
Nel 769, un duca di Baviera, Tassilone, fondò a San Candido, un’abbazia benedettina. Nel secolo XIII, fu eretta nelle forme attuali la collegiata dei santi Candido e Corbiniano, splendido monumento romanico con forte influenza lombarda
San Candido: si prepara la processione per solennizzare il giorno della prima Comunione
San Candido: la banda accompagna la processione dei comunicandi
La Croda del Becco, m 2810, domina il lago di Braies con maestose pareti stratificate. Nonostante l’aspetto aspro del monte, se ne può raggiungere la cima senza particolari difficoltà dal rifugio Biella, m 2300
Uno scoscendimento del Sasso del Signore ha dato origine al lago di Braies, m 1493, uno dei luoghi che riuniscono paradigmaticamente gli incanti del paesaggio dolomitico, aspro e delicato insieme
Pino cembro a Prato Piazza. Il cembro (Pinus cembra) cresce nelle zone più elevate, al limite altimetrico dei boschi
La Croda Rossa, m 3139, è una delle cime più alte delle Dolomiti orientali. Il nome le viene dalle macchie sanguigne delle sue pareti, poco frequentate per la cattiva qualità della roccia
Brunico è la cittadina più importante della Pusteria, la valle che costituisce il limite settentrionale della regione dolomitica. Il suo castello fu iniziato nel XII secolo da Bruno, vescovo di Bressanone, a cui la tradizione attribuisce anche la fondazione della città. Fu ampiamente rimaneggiato al principio del ‘500
Un prato fiorito, la staccionata, il maso, il bosco. Questo è il paesaggio della plaga atesina, su cui “galleggiano” le rupi dolomitiche
L’inverno è lungo sotto la nev: Pederoa in val Badia. La val Badia insieme alla valle del Cordevole costituisce, da nord a sud, un solco che separa le Dolomiti orientali dalle occidentali. E’ una valle ladina: i badiotti sono attaccati al loro antico dialetto
In val Badia è in ripresa la tessitura a mano, applicata a prodotti di pregio. Le attività artigiane, ove sostenute opportunamente nella qualità e nell’organizzazione commerciale, sono un elemento prezioso dell’economia montana
La porta della chiesa di Corvara
Una targa con intagliata la leggenda di sant’Uberto su una mulattiera di Valparola
Edicoletta sulla parete di una casa
Le case di legno di Corvara: sullo sfondo il Sassongher, m 2665
Pomeriggio domenicale a Cortina
Tra i vecchi: lunghi silenzi, bicchieri bevuti lentamente, più che malinconia, distacco
Tra i giovani: fisarmoniche e canzoni: quando arrivano le ragazze si balla
Le Dolomiti sono state una terra di confine. Ciò che della loro storia si è registrato nei testi, è spesso storia di “altri”, di contese estranee di potenze o poteri spesso lontani: tra queste montagne si sono avute più di settanta spedizioni militari. Ma la storia vera dei montanari è solo la storia del loro resistere e campare, nel villaggio, nella valle isolata, ed è storia di fatica e di solidarietà
Anche se le condizioni di vita nelle zone montane si sono, per le ultime generazioni, addolcite rispetto all’antico e nelle valli dolomitiche forse più che altrove per le facili comunicazioni, il turismo, gli scambi, tuttavia l’esistenza sulla montagna conosce durezze ignote in altra geografia; ma anche richhezza di calore umano, di legami, di amicizia, nella consapevolezza di un destino comune
La domenica volge al termine: si è consumato molto vino
Gli occhi sono lustri e le palpebre tavolta pesanti. Si suda per le robuste danze fatte e per interno calore
Il Sella dal passo Gardena. Il massiccio del Sella costituisce il centro dal quale si irradiano le quattro valli ladine delle Dolomiti: la val Badia, la val Gardena, la val di Fassa e l’alta val del Cordevole. I dialetti ladini dolomitici rappresentano gli ultini resti del neolatino, sopravissuto nelle valli più isolate all’influsso culturale, religioso e politico di Bressanone
Il Ciampinoi si alza sulla sinistra della val Gardena, sopra Selva. E’ il punto di partenza di numerose piste sciistiche di varia difficoltà. Famosi sono i “muri” della pista numero 3, accessibili solo a sciatori di classe
Selva di Gardena, dal Ciampinoi. Dal gruppo di Sella, la val Gardena scende tra il Sassolungo e le Odle alla valle dell’Isarco; la gola che immette nella bassa valle a Pontives è detta Porta ladina e segna il limite a monte del quale si conservò il dialetto ladino. La strada che dalla Selva sala al passo Gardena fu costruita durante la prima guerra mondiale dai russi prigionieri dell’Austria
Artigiani del legno gardenesi: i primi intagliatori gardenesi lavoravano a Pescosta, frazione di Ortisei, alla metà del ‘600
Noti e abili artifiani furono Cristiano Trebinger e i Vinatzer. Un documento del 1679 attesta che già vi erano realzioni commerciali con Genova, Venezia, Vienna e Francoforte. Alla fine del ‘700 gli intagliatori gardenesi erano più di trecento. Intorno al 1820 alcune centinaia di valligiani vivevano in vari paesi europei del commercio dei legni intagliati
I ragazzi della val Gardena imparano presto a muoversi con gli sci. Questo è figlio di un maestro: sa guizzare con perizia e spericolatezza fra le porte dello slalom e ha già vinto parecchie gare. Così hanno cominciato i campioni
L’Alpe di Siusi è un grande altopiano di pascoli e di boschi all’altezza media di 2000 metri. Si eleva con un erto gradino sulla sinistra della val Gardena e giunge ai piedi di tre gruppi dolomitici, lo Sciliar, il Catinaccio e il Sassolungo. L’inverno è attraversata in ogni senso da piste sciistiche
Una pausa sul lavoro
Boscaioli al lavoro all’Alpe di Siusi, ai piedi del Sassolungo.
Nelle due province di Trento e Bolzano i boschi, che sono per la maggior parte comunali, coprono più della metà della superficie (51 %) . I tre quarti sono costituiti da fustaie di resinose e vi prevalgono l’abete rosso e bianco, il larice, il pino silvestre e il cembro. La produzione complessiva di legname supera i 3 milioni di metri cubi
Altare con quattro tavole di Narciso da Bolzano (1488) nella parrocchiale di Santa Maria Assunta a Fiè (nella parte mediana aggiunte neogotiche). L’intaglio ligneo in questa regione è arte tradizionale che fu applicata tanto alla decorazione e al rivestimento di interni in cstelli, ville e palazzi, quanto nelle opere di destinazione sacra
Architettura di Castelrotto
La valle dell’Isarco dal convento di Sabiona. La chiesa di Sabiona risale a San Cassiano che la fondò nel 550. La scoscesa rupe era già abitata dai Reti e i romani vi avevano posto un presidio militare. Sabiona era sede vescovile dipendente dal patriarcato di Aquileia. Nel 798 la diocesi fu aggregata a quella di Salisburgo e nel 933 la sede vescovile fu trasportata a Bressanone
Da Siusi a Castelrotto, ampi gradini coltivati sovrastano il solco della valle del basso Isarco. Siamo sull’orlo occidentale della plaga dolomitica, nel paesaggio montano che quasi da ogni lato ne costituisce la cornice
Castel Cornedo, all’imbocco della val d’Ega e sullo sfondo Bolzano
Sculture all’interno di Castel Cornedo
Sculture all’interno di Castel Cornedo: nessuna regione italiana conta tanti castelli quanto le province di Trento e Bolzano: oltre trecento. Arnesi bellici o dimore sorsero per lo più in età romanica ma ciascuno fu ricostruito, ampliato, restaurato più volte
Affreschi della sala del Torneo nel Castello Roncolo
Queste figurazioni, come i castelli, rispecchiano il costume cavalleresco e la cultura dell’epoca feudale
SE ne hanno vari cicli, in luoghi diversi, di epoche dal XIII al XV secolo e costituiscono uno dei filoni più singolari e affascinanti dell’arte locale
Un ignoto artista del XVI secolo intagliò nel legno questo gruppo policromo della Pentecoste che, recuperato di recente, è esposto in Sant’Andrea, la parrocchiale di Chiusa. Nel Medioevo, a Chiusa, era la dogana che costituiva una delle principali entrate dei vescovi di Bressanone
La statua detta dell’uomo selvaggio, a Bressanone. Bressanone è stato il principale centro storico, artistico e culturale dell’Alto Adige. L’imperatore Corrado II creò nel 1027 i principati vescovili di Trento e Bressanone perchè fosse in mani amiche la via di comunicazione tra la Germania e i domini imperiali in Italia. Il principe vescovo di Bressanone ebbe poi da Enrico IV la contea di Pusteria (1091), dopo che a Bressanone un concilio di vescovi fedeli all’imperatore aveva dichiarato deposto Gregorio VII ed eletto l’antipapa Clemente III. I due principati vescovili furono secolarizzati nel 1803
Bressanone è sita alla confluenza della Rienza nell’Isarco. E’ una città austera piena di severe architetture per lo più di gusto gotico. Frequenti sono i portici e quelle sporgenze delle finestre che sono un carattere specifico dell’edilizia di influenza tedesca nell’Alto Adige
Le merlature, i frontoni a cuspide, le elaborate insegne di ferro battuto, le piante rampicanti, le inaspettate prospettive sono altrettanti elementi che contribuiscono a dare a Bressanone la sua singolare atmosfera architettonica: qui la via del ponte dell’Aquila con il campanile della parrocchiale di San Michele
Affreschi del Chiostro a fianco del Duomo brissinese. Il chiostro, che è romanico con arcatelle su colonne gemelle, fu modificato alla fine del ‘300, sostituendo al tetto di legno le volte gotiche a crociera. Su queste volte fino al principio del XVI secolo il clero del Duomo fece dipingere una serie di storie dell’Antico e del Nuovo Testamento. Gli affreschi segnano l’affermarsi di Bressanone come centro artistico dell’Alto Adige, sostituendosi alla guida di Bolzano, un ambiente culturale sempre più marcatamente tedesco
Lastra tombale del Duomo di Bressanone. la politica sostanzialmente ghibellina dei vescovi di Bressanone non fu esente da contrasti e lotte anche cruente con i conti di Tirolo che erano “avvocati” ossia difensori dei vescovi di Bressanone e di Trento, sia con la casa d’Austria, cui nel 1363 era passata per eredità la contea di Tirolo. Un grave periodo di crisi del principato si ebbe poi nel 1525 quando, nell’atmosfera della riforma luterana, scoppiarono sommosse contadine che portarono alla momentanea occupazione dello stesso vescovado
Il decano del convento di Novacella. Nel XVIII secolo i monaci, in una edicola intorno a un pozzo, fecero dipingere le sette meraviglie del mondo; poiché la costruzione era ottagonale, come ottava meraviglia fu posto lo stesso convento
Il convento di Novacella. Fondato nel XII secolo insieme a un ospizio per pellegrini, fu un importante centro culturale per tutto il medioevo. Il complesso di edifici, parzialmente cinto da mura, comprende notevoli costruzioni di varia epoca. Vi dipinse Michele Pacher da Brunico (1430 – 1498) il maggior artista atesino e il bolzanino Giuseppe Delai rifece in forme barocche la chiesa della Madonna nel XVIII secolo
Ordinate vigne circondano il convento di Novacella, sulle alture alla sinistra dell’Isarco. Danno un vino che gli intenditori ritengono fra i migliori dell’Alto Adige e che i religiosi invecchiano con perizia nelle loro cantine
Le botti di Novacella
Il Cristo del Ciampinoi. Tagliato con l’accetta, nel legno fessurato dal sole e dal gelo, dall’acqua e dal vento, inchiodato a una croce di tronchi, è un aspro capolavoro di arte popolare
Il cimitero sotto la neve. I morti stanno intorno alle chiese: i vivi incontrano le croci di ferro sul loro cammino ogni domenica. Ogni croce avrà sempre una preghiera e nella buona stagione un fiore di campo